Cosa accomuna un signore inglese nato nel 1912 di nome Alan Turing ai 400 e passa indiani navajo che dal 1942 vennero impiegati dai marines come marconisti durante le operazioni di guerra nel Pacifico?
A me vengono in mente tre cose: l'appartenenza a una minoranza discriminata (Alan Turing era omosessuale mentre i navajo erano navajo), l'essere stati determinati per l'esito del secondo conflitto mondiale a favore degli alleati (in particolare per i loro meriti in campo crittografico e criptoanalitico) e infine la successiva sostanziale ingratitudine di cui furono oggetto.
code-talker: come i pellerossa sconfissero i giapponesi
Chi ha visto il film di John Whoo
Windtalkers sa già di cosa parlo (o almeno così immagino, io il film non l'ho ancora visto).
È il 1942 quando l'ingegnere Philip Johnston ha un'idea per migliorare la situazione dell'esercito USA nella guerra che nel Pacifico sta combattendo contro il Giappone: usare il linguaggio dei navajo come se fosse un codice segreto già pronto per l'uso. Johnston ha ben presente quanto sia difficile capire il navajo, perché in tutta l'America (e quindi nel mondo) non ci sono neanche una trentina di bianchi che sono in grado di farlo e lui è uno di questi.
Non è che in quel momento l'esercito americano non abbia dei sistemi di cifratura efficaci, anzi. Durante la seconda guerra mondiale tutte le parti in causa possono contare su macchine per la cifratura dei messaggi estremamente sofisticate, se usate bene sono addirittura imbattibili. Però la cifratura meccanica è una questione lenta, ci vuole tempo per cifrare il messaggio, tempo per trasmetterlo, una lettera alla volta, e tempo per decifrarlo. Tutte cose che si possono fare con comodo stando dietro le linee, ma provate a farle in una trincea da evacuare di corsa mentre siete sotto il fuoco nemico.

L'idea di usare dei nativi americani da un capo all'altro della radio, per scambiarsi informazioni in sicurezza durante le azioni militari, come se fossero macchine da codifica viventi, in realtà era già stata messa in pratica altre volte, fin dalla prima guerra mondiale. Ma fu nel 1942 che l'uso dei nativi, e in particolare dei navjo, venne sistematizzato e venne elaborata una serie di convenzioni per esprimere in lingua nativa termini - ovviamente inesistenti - come "portaerei" o "bombardiere".
La scelta ricadde sui navajo perché erano una tribù abbastanza popolosa per avere un numero sufficiente di maschi, bilingui (che oltre al navajo sapessero anche l'inglese) in grado di diventare marconisti. Inoltre non solo la lingua navajo era una lingua a sé, parente di nessun'altra, ma nessun linguista tedesco, prima della guerra, l'aveva studiata (come era invece successo per le lingue di sioux, chippewa e prima-papago, le altre tribù candidate).
Nonostante i nativi fossero trattati da schifo (cittadini di seconda classe, senza neanche il diritto di voto) i volontari per difendere la "loro" patria non mancarono, anzi, alcuni arrivarono a falsificare i dati anagrafici pur di partire (anche quindicenni), altri si sottoposero a una dieta di acqua e banane pur di raggiungere i 55 chili, il peso minimo per l'arruolamento.
Dopo il primo gruppo di una trentina, ne verranno formati e inviati al fronte molti altri, in tutto i code-talker (i parlatori in codice) saranno 420.
I code-talker costituiranno un vantaggio non da poco per le forze americane, secondo alcuni determinante - per esempio - in occasione della presa di Iwo Jima.
Tornati in patria i marconisti navajo, che tanto avevano fatto per l'esercito USA, non ebbero i riconoscimenti che gli sarebbero spettati e la vita che li attendeva sarebbe stata forse un po' meglio di quella ante guerra, ma per tanto tempo restarono cittadini di seconda classe. Il fatto è che l'impenetrabilità del "codice" navajo aveva dato risultati così brillanti che la cosa rimase coperta dal segreto militare fino al 1968. Quindi fino al '68 nessun riconoscimento, nessun articolo di giornale che ne commemorasse le gesta. Poi, un po' alla volta, qualcosa si è saputo. Dal 1982 esiste pure una "giornata nazionale" dei parla-codice nvajo, cade il 14 agosto, giusto un paio di giorni fa.
QUI la storia dei parla-codice spiegata un po' più in dettaglio.
alan turing: salvare il mondo dal nazismo e poi morire come biancaneve

Facciamo un passo indietro, torniamo durante il conflitto e spostiamoci in Gran Bretagna. Siamo verso la fine del 1941 quando il
Daily Telegraph organizza un concorso tra quei lettori che sono affezionati solutori del cruciverba pubblicato quotidianamente dal giornale. Se ci mettono meno di 12 minuti a risolverlo possono vincere 100 sterline. Ovviamente dovranno dimostrarlo risolvendone uno presso la sede del quotidiano. 25 lettori accettarono la sfida e cinque di loro la superarono. Ancora non lo sanno, ma hanno appena sostenuto la prima prova per entrare a far parte del servizio segreto di Sua Maestà (al secondo colloquio sarà ammesso anche Stanley Sedgewick, che allo scadere dei dodici minuti ha completato l'intero schema tranne una parola).
Il servizio segreto britannico sta infatti cercando personale per Bletchley Park (nota anche come Stazione X) il luogo dove centinaia di cervelloni sono impegnati nella crittoanalasi (ossia nella decodifica) dei messaggi cifrati dei paesi dell'asse. Soprattutto a Bletchley Park si cerca di violare il codice dei messaggi codificati da
Enigma. Si cerca e spesso, sempre più spesso, ci si riesce pure.
Per riuscirci il servizio segreto ha riunito a Bletchley Park le menti più disparate, non solo abili solutori di cruciverba (come Stanley Sedgewick), non solo linguisti e matematici ma anche "un noto collezionista di porcellane, un conservatore del museo di Praga, il campione britannico di scacchi e numerosi esperti di bridge"(*). Chiunque sia in grado di tirare fuori idee - meglio se innovative - per vincere la guerra dei codici, che corre parallela all'altra guerra, quella che si fa con navi, aerei e cannoni, a Bletchley Park è il benvenuto.

Nella composita umanità che abitava Bletchley Park c'è anche Alan Turing, brillante matematico e logico, uno dei padri teorici del computer. Di Turing ne dà una un ritratto efficace Piergiorgio Odifreddi
QUI, quindi io tiro via un po' rapido
[anche se purtroppo il link alla bio di Odifreddi non è più consistente QUI la wiki].
Turing sarà tra quelli che più contribuiranno allo scardinamento del codice di Enigma, da un lato scoprendo uno dei tanti errori commessi dai tedeschi nell'uso della macchina cifratrice, ossia che certe parti dei messaggi cifrati erano prevedibili a priori (per esempio il termine "wetter", "tempo atomosferico" in tedesco, che aveva una posizione fissa nei quotidiani bollettini meteorologici) dall'altro progettando una macchina elettromeccanica in grado di semplificare vertiginosamente il lavoro di decodifica.
Se i tedeschi avessero usato Enigma nel modo migliore possibile probabilmente il suo codice non sarebbe stato violato, ma - in ogni caso - senza il contributo di Turing i britannici non avrebbero mai avuto a disposizione gli strumenti per farlo.
Non è che il suo Paese non fu riconoscente verso Alan Turing, anzi, finita la guerra Turing ricevette anche un paio di onorificenze. Però Turing era omosessuale e negli anni '50 in Gran Bretagna essere omosessuale era un reato. Lo era a tal punto che quando Turing - denunciando alla polizia un furto che aveva subito - ammise candidamente di avere una relazione con un altro uomo (per altro il probabile colpevole del furto) la polizia lo arrestò per atti gravemente contrari alla pubblica decenza. Poi il processo, la notizia sui giornali, il governo che da allora gli negò l'accesso a tutte le informazioni riservate, la condanna, le sedute psicoterapia obbligatorie, la terapia ormonale - altrettanto obbligatoria - che lo rese obeso e impotente, la depressione e, infine. un paio d'anni dopo il suicidio: avvelenamento da cianuro.
E probabilmente il metodo che usò per uccidersi fu quello di immergere una mela in una soluzione al cianuro e quindi morderla. Morendo proprio come morì Biancaneve. Solo che per lui il principe azzurro non venne mai a destarlo dal sonno eterno.
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(*) cito da
Codici & Segreti di Simon Singh (Rizzoli, 1999) che è la mia fonte principale per tutto quanto scritto in questo post su Turing e i navajo.