Per dirla con uno degli ultimi neologismi raccolti da wordspy: ero un cyberflaneur, ma pagato per esserlo.
In realtà ero uno dei redattori della rivista Macworld Italia, assieme a marco aka ipofrigio (già mio compagno delle medie) e a enrico, direttore della testata (e già mio vecchio socio di sceneggiature) che mi aveva voluto lì con loro quando avevo deciso di prendermi una (lunga) pausa dallo scrivere fumetti.
Non ricordo come nacque l'idea di una rubrica, in chiusura di giornale, che si occupasse di quanto più strambo ci venisse in mente. Ricordo però che titolo e sottotitolo li inventò enrico: "Terminal – il miglioramento prima della fine".
Ai testi c'ero quasi sempre io (ma col saltuario contributo degli altri due) e all'impaginazione il nostro grafico mauro (anche lui un mio ex compagno di scuola, giusto per dire quanto mi sentivo a casa in quel posto lì).
La rubrica era comunque sempre firmata da un eteronimo: Massimo Bizarro.
È durata qualche anno (e, verso la fine, ha avuto anche una versione estesa sulla testata cugina PC World Italia, lì s'intitolava "Reset" e me la impaginavo da solo, ma era più bravo mauro, va detto).
Si parlava delle cose più oscure o anche solo curiose che avessero a che fare con la tecnologia e/o con la rete (questo post, per dire, è stato ripreso da una puntata di Terminal) e io mi divertivo un sacco. E ve l'ho detto che mi pagavano pure?
Poi spesso le cose belle finiscono, e per Macworld non c'è stato nemmeno il miglioramento prima della fine, anzi. Noi ce ne siamo andati e dopo qualche tempo smise pure di esistere la testata.
Uscito ormai da qualche mese dalla redazione ho aperto questo questa cosa, sì, insomma, ho aperto 403 (che all'inzio mi faceva impressione avere un blog e lo chiamavo 'sta cosa) l'ho aperto soprattutto per avere una ragione per continuare a navigare alla ricerca di cose eccentriche, sorprendenti o interessanti e per avere un posto dove riporle una volta trovate (poi, col tempo, 403 è diventato anche altro, soprattutto altro).
Con queste premesse, quando ho dovuto decidere il nome del blog, ho pensato alle mie scorribande nell'internet, alla ricerca di bit da dare in pasto a Terminal e allora l'ho chiamato "errore 403".
Che io all'epoca (e anche molto prima di Terminal) di errori 403 ne ho beccati tanti, da navigatore. Specie nei primi anni del web, quando i siti che trovavi in giro erano molto più spartani di adesso. Modificando a mano le url delle pagine in cui finivi, capitava spesso di trovare directory senza il file "index.html" che ti permettevano di vedere tutto l'albero dei loro contenuti, con cartelle e sotto cartelle e, magari, di accedere pure a file che il webmanager neanche pensava che fossero in linea.
Quando dall'altra parte trovavi un tecnico un po' più scafato, capitava che il suo server ti rifilasse un errore 403 ogni qual volta cercavi di ficcare il naso dove lui non voleva.
Lo so, quello che ho appena scritto, ancorché esrpresso a spanne, è un po' tanto tecnico, ma in soldoni vuol dire che all'origine del nome di questo posto c'è un messaggio d'errore ("accesso negato" o "indice della directory negato" o "privilegi non sufficienti") che a me ricorda i bei tempi in cui giravo la rete ficcando il naso un po' ovunque, anche dove non mi era permesso farlo.
In più di cinque anni di vita di questo blog non credo di aver mai raccontato il perché si chiama così. L'ho recentemente fatto in una mail al mio consulente (vedi il post precedente) e così ho pensato che anche i miei 25 lettori era giusto sapessero.
[fonte] |
Pace.
6 commenti:
403 è stato ed è uno dei capisaldi del web italiano, nella sua invero rara mistura di curioso, di narrativo e (poco e filtrato) di autobiografico.
Era bella anche la sua perenta dependence, ot, alla quale mi sono anche pregiato di collaborare.
Gli archivi di OT stanno per tornare in linea (sempre grazie ai buoni offici del mio consulente). Lo sarebbero già se io non fossi così pigro e così pieno di cose da fare.
Grazie delle belle parole.. ma... ehm... perché "è stato"?
Sai qualcosa sul mio stato di salute che io non so?...
Ho scritto è stato ed è. Non sei ancora andato a fare gli occhiali?
Non sei ancora andato a fare gli occhiali?
No, cazzo!
(e, evidentemente, sto peggiorando ancora, che palle!)
(be', in fondo, una cosa di salute che non sapevo c'era: son peggiorato con la vista, uff!)
Devo rifarli anch'io. Andremo insieme, sostenendoci e guidandoci lungo la via come il gatto e la volpe (dei due non saprei proprio chi sia, la volpe).
La volpe la fo io!
(non per altro, ma perché fare lo zoppo vien meglio a me che a te)
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