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lunedì 4 ottobre 2010

letteratura induttiva:
io, elena e j.g. ballard

Io non ho mai scritto narrativa. L'unico racconto uscito a mio nome non l'ho scritto io. S'intitola "Autogrill" ed è stato pubblicato su un'antologia del giallo mondadori: "Inverno Giallo 1996".
È firmato da me e da elena colombo, io ho avuto l'idea iniziale e lei l'ha scritto (ché, in famiglia, all'epoca, era lei quella che scriveva).

L'io narrante è un tipo seduto a un tavolino di un autogrill e, non visto, ascolta fortuitamente la telefonata di una ragazza a un telefono pubblico (non era epoca di telefonini onnipresenti). Nel racconto lui e, di conseguenza, il lettore sentono solo metà della conversazione e devono fare uno sforzo per capire cosa lei stia raccontando e a quali domande stia rispondendo. Poi la ragazza finisce la telefonata e se ne va. Il racconto è breve ma due colpi di scena siamo comunque riusciti a metterceli. Però, più ancora della storia (una piccola cosa), fummo soddisfatti della resa del meccanismo narrativo, che tanto non era nostro.


Quando ci fu commissionato il racconto, l'idea mi venne ricordando un'antologia di j.g. ballard uscita qui da noi nel 1993: "Febbre di guerra", rizzoli. All'interno ci sono due racconti dalla struttura notevole.

"Risposte a un questionario" è un racconto del 1985 costituito da cento risposte date (a domande che non conosciamo) da un uomo, riguardanti una vicenda complessa. L'idea è mirabile, la realizzazione un po' meno. Di fatto non è quasi mai importante che il lettore s'immagini la domanda, le parti significative della storia, che alla fine si compone come un mosaico, sono in realtà sotto forma di risposte lunghe e discorsive. La vicenda che si riesce a mettere a fuoco a fine racconto è quella di una sorta di nuovo messia, arrivato in Gran Bretagna ai giorni nostri, per portare la vita eterna (tramite un farmaco da iniettare a tutta la popolazione maschile) ma il compilatore del questionario lo ha ucciso perché non voleva passare tutta l'eternità in compagnia di se stesso.

"L'indice" è un racconto del 1977 costituito dall'indice analitico di una biografia di tal henry rhodes hamilton un personaggio immaginario che sarebbe stato una delle figure più importanti del '900 (in un mondo alternativo al nostro, mi verrebbe da pensare). Ora faccio una scansione di due pagine così si capisce bene che il racconto è proprio l'indice di un libro che non c'è, né più né meno (clicca e ingrandisci, se lo gradisci).


Temi, personaggi e avvenimenti sono presentati in ordine non cronologico e, dal numero di pagina abbinato, noi possiamo immaginarci a che punto, della propria vita, h.r. hamilton abbia fatto certe cose o conosciuto certe personalità. Questo racconto l'ho sempre trovato geniale nella forma e decisamente più riuscito del precedente nel complesso. È solo un po' sciupato da una nota introduttiva che lo presenta come se fosse l'unico frammento rimastoci di un'opera andata perduta e, contestualmente, riassume i tratti salienti della vicenda umana e pubblica del protagonista, rovinando la sorpresa al lettore e il gusto di capirle lui quelle cose (evidentemente non confidando troppo nelle sue capacità co-autoriali).

A questi racconti non ci pensavo più da anni, quando però ho letto quel pezzo con le parole chiave della biografia di Carver sono tornai tutti e tre a galla (la parentela tra quelle parole chiave e questo racconto di Ballard è innegabile) insieme alla battuta di rebotti di cui al post precedente :)

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