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martedì 10 agosto 2010

tre trame thriller e una no: 1. bad medicine

Da quando è andata giù la cortina di ferro scrivere thriller spionistici è un bel problema. Il socialismo reale avrà anche avuto qualche difetto ma almeno aveva il merito di essere una buona fonte d'intrighi internazionali e di cattvi da film e da romanzo.
In quale torbido (che sia di presa sul grande pubblico) si può andare a pescare oggidì? Ricordo che quando uscì The Peacemaker al cinema, nel '97, avvertì personalmente la fatica che gli sceneggiatori avevano fatto per tirare fuori la figura del cattivo (un leader bosniaco che vuole emblematicamente vendicarsi delle colpe occidentali, stando però attenti a non esplicitarne l'etnia e dandone comunque un ritratto dolente). Certo, poi è arrivato l'11 settembre e da allora con al-Qaeda si può andare sul sicuro. Però da un lato coi musulmani... insomma... è un argomento un po' delicato. Dll'altro al-Qaeda è un cattivo talmente semplice che è presto diventato più materiale da telefilm (tipo Jag) che non da complessi film di spionaggio.

Restano le multinazionali e la loro sete di guadagno priva di freni etici. Con quelle si può andare via tranquilli.

Visto che stiamo in mezzo ad agosto, mese tradizionalmente votato alla lettura vi segnalerò quattro letture "estive", molto diverse tra loro (ma tutte e quattro ben poco rasserenanti, per questo ho virgolettato estive) che - più o meno in nuce - suggeriscono avvincenti trame per storie tecno-thriller. Questo primo post nasce dalla lettura di un boxino trovato su una rivista uscita da poco.



Il numero di luglio/agosto del "mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità" Valori dedica copertina e ampio dossier all'industria farmaceutica. L'ho comperato da un paio di giorni e ancora devo leggermelo per bene. Comunque l'abbozzo di trama in testa l'ho già.
Si parte dal "movente": stanno andando a scadenza i brevetti di alcuni farmaci storici (antibiotici, antidepressivi...) che in tutti questi anni hanno resto alle multinazionali del farmaco decine e decine di milioni di euro all'anno per ciascun farmaco. Lo scadere dei brevetti comporta la liberalizzazione dell'uso di quelle molecole e quindi la nascita dei relativi farmaci generici, con un crollo dei profitti per le aziende che li hanno commercializzati finora. Nei bilanci si aprono voragini che vanno compensate.
Secondo Valori la strategia di Big Pharma è già quella di "creare malati per vendere più medicine". Ecco, la trama del thriller è tutta qui, nella creazione dei malati per poi potergli vendere le proprie medicine. Ma non malati veri, che quella storia lì è vecchia e già vista (è, per dirne una, l'idea base di Mission: Impossible II di John Woo) io penso piuttosto a malati immaginari.

Prendiamo l'influenza "A" (già "influenza suina") una malattia con la stessa identica sintomatologia della comune influenza ma con un tasso di mortalità di gran lunga inferiore. Pensiamo al putiferio mediatico che ha sollevato e alla psicosi che ne è conseguita. L'influenza "A" ha portato, qui in italia, un aumento del consumo di farmaci antivirali che è arrivato al 2.500% (ossia 25 volte più del giusto, ammesso che il solito fosse il giusto e non già più del giusto pure quello). Il consumo di farmaci legato alla paura di quell'influenza ha registrato un continuo aumento tra aprile e ottobre 2009 portando al paradosso che in piena estate, con i casi d'influenza prossimi allo zero, noi stavamo consumando una quantità di antivirali decupla rispetto all'inverno precedente.

Adesso basta sostituire alla sciatteria dei nostri mezzi d'informazione un piano ben orchestrato dalla lobby farmaceutica o da una particolare casa produttrice, inventarsi una ipotetica pandemia nuova di zecca (o meglio ancora un revival, per esempio la peste che è ancora presente non solo in asia ma anche tra i roditori delle aree rurali statunitensi) e la storia è già impostata.

Nel prossimo post di questa piccola serie vi parlo, brevemente, del secondo elemento più comune nell'universo e del perché potrebbero facilemente esserci cazzi legati ad esso (cazzi nel senso di: "e mo' so cazzi").

7 commenti:

alsoit ha detto...

ahahaha, bel post, l'ho letto con gusto! Primo perchè sono appassionata di James Bond, poi perchè stavo esattamente pensando le stesse cosa che hai detto tu ...
Ciao!

403 ha detto...

Benvenuta alsoit,
se sei appassionata di James Bond non perdere il mio post di domani ora pranzo!

(citerò pure Goldfinger, pensa tu)

anonimo ha detto...

le malattie immaginarie che stanno infilando in quella che dal 2012 o giù di lì (l'anno della fine del mondo, insomma) diventerà la nuova bibbia degli psichiatri farebbero già una trama a sé. se poi ci aggiungi la scelta della data si possono già pure vendere i diritti cinematografici!

403 ha detto...

Però bisogna fare un istant movie! che se il mondo finisce per davvero quell'anno lì si richia di bucare l'uscita nelle sale.

Ciao Chiara Buonanotte!
(da me e pure da Fred Buscaglione, qualche post sopra a questo)

FulvioLunaRomero ha detto...

L'apertura del tuo post mi piace da impazzire.
Penso a scrittori come John Le Carrè che hanno dovuto reinventarsi un genere e scoprire nuovi nemici. Con risultati, purtroppo, non all'altezza dei vecchi capolavori.
Segno dei tempi che cambiano.
Noi poveri scrittori non sappiamo più dove andare a pescare...
Ormai ci ridurremo ad inseguire le ambulanze... [IMMAGINE]

403 ha detto...

Ormai ci ridurremo ad inseguire le ambulanze

be' a inseguire le ambulanze però vengono fuori dei noir, come immagino tu sappia ;) il problema restano i tecno-thriller dall'ampio respiro internazionale... hai presente il cattivo dell'ultimo film 007 dell'era Brosnam? "La morte può attendere"? A me il film è pure sembrato divertente e ben fatto, ma l'idea di quel cattivo lì mi pare proprio che per la serie rappresenti "il salto dello squalo", come dicono gli americani.
La "rifondazione" operata col film successivo io l'ho molto apprezzata (che a ben vedere si può interpretare come una sorta di "downgrade" da tecno-thriller dal respiro internazionale a uno spy-noir di scala più ridotta :)

Ciao Fulvio! Benvenuto e in bocca al lupo per il tuo esperimento noir on line...

anonimo ha detto...


be' a inseguire le ambulanze però vengono fuori dei noir,

Il noir, unico genere letterario che, almeno in Italia, conta ormai più autori che lettori.

Ipo