Com'è naturale questo testo finisce in mano a un editor, un editor che non conosco e con cui non ho mai lavorato prima. Nel mio testo c'è la locuzione "gioielli della Corona di un Paese straniero". Dopo qualche giorno mi arriva una mail dell'editor in cui, a un certo punto, mi scrive:
ti segnalo che la parola "Corona" è in maiuscolo senza alcuna ragione, quindi correggerei mettendola in minuscolo.al che, rispondo:
Il maiuscolo viene dal testo originale e, comunque, non è proprio senza ragione, è lì perché si tratta non di una corona come oggetto, ma della Corona in quanto "famiglia reale" (esattamente come, subito dopo, Paese è maiuscolo perché è uno Stato e non una piccola cittadina). In questo senso usano il maiuscolo per "gioielli della Corona" sia le guide Michelin sia il dizionario Garzanti giusto per dirne due.Se quanto sopra vi sembra che abbia un tono leggermente acido, da maestrino saccente con matita rossoblù, sappiate che è proprio così.
Io, quindi, lascerei maiuscolo, la scelta comunque spetta a voi.
La cosa per me irritante non è che un editor di una delle principali case editrici d'italia, non la sappia, è irritante che non si faccia venire il dubbio, non apra un dizionario e faccia un controllo...
Sono editor anch'io e non è che la sappia così lunga (anzi, spesso non la so) ma almeno ne sono consapevole! (e quindi mi faccio venire dubbi, controllo, e magari scopro che avevo torto).
Se mi fosse stato scritto "l'uso delle maiuscole sa di vecchio, che dici se rendiamo minuscoli sia Corona che Paese?" non ne sarei stato entusiasta ma sarei stato comunque più contento.
Perché avere delle idee diverse dalle mie è comunque meglio che non averne idea.
---
Mentre scrivevo 'sto post l'editor mi ha risposto:
perfetto, allora manteniamo così, grazie perSimpatico, adesso non ce l'ho più con lui... (ma con chi sta sopra di lui un po' sì :)
l'esauriente spiegazione (c'è sempre da imparare!)
(lo so... là mi faccio delle menate sui gioielli della Corona e qui scrivo in minuscolo italia, può sembrare un filo schizofrenico, ma è la scrittura che cambia voce a seconda del contesto... qua sono io che scrivo in ciabatte, là deve essere una voce anonima e istituzionale, è diverso)
4 commenti:
perfetto, allora manteniamo così, grazie per
l'esauriente spiegazione (c'è sempre da imparare!)
È vero, ma è giusto che uno che fa l'editor (cioè che prepara per la pubblicazione testi altrui) abbua tutto da imparare?
Coglione…
Come dicevo io non ce l'ho con lui, così come lo è l'istruzione anche l'ignoranza penso che sia un diritto...
Però ce l'ho con chi, sopra a lui, ritiene che l'ignoranza in una casa editrice non sia un problema.
<i>anche l'ignoranza penso che sia un diritto...</i>
Sì, se uno di mestiere spurga le fogne (con tutto il rispetto). Diversamente, non si può dare tutta la colpa a 'quello di sopra': come hai detto anche tu, a certe cose uno dovrebbe arrivarci da solo.
E' vero ma ormai in editoria la qualità viene considerata un lusso (e una perdita di tempo) inutile: parlo a ragion veduta, facendo anch'io il redattore.
a
Posta un commento