Medioevo. Sono un monaco e, sopratutto, sono un artista di arte "moderna", non ricordo se più tipo jasper johns o più tipo jackson pollock, insomma sono comunque fuori dal tempo.
Al convento presso cui sono ospite da qualche tempo giunge un inquisitore. È lì per me. Nel mio passato ho scritto cose al di fuori della dottrina canonica e ho avuto una condotta non consona a un monaco, condotta sessuale, ma forse anche di peggio (potrei anche aver ucciso qualcuno, su questo il sogno non dice chiaramente).
L'unica cosa che mi può accusare, però, sono i miei scritti, nient'altro. Il mio accusatore ne ha con sé parecchi. Come l'inquisizione sia riuscita a venire in possesso di miei appunti, mie missive mandate ad amici, minute di miei testi, non è cosa chiara. Ma tant'è, l'inquisitore è lì per convincere i monaci che mi ospitano che io sono colpevole, è sua intenzione lasciare il convento con me prigioniero.
Ci sono alcuni incontri tra me e l'inquisitore, alla presenza del padre priore. Il mio accusatore espone le sue tesi, a cui io ribatto prontamente. Mostra il molto materiale cartaceo che ha con sé e che, potenzialmente, potrebbe sancire la mia condanna a morte. Scopro con sollievo che l'inquisitore ancora non ha trovato le prove contro di me, le sta cercando, scartabellando tra tutta quella roba, si è molto avvicinato al trovarle, ma ancora non ha nulla di inoppugnabile da mostrare al priore.
Le buone notizie però si fermano qui. L'uomo ha infatti in mano un foglio di pergamena, una pergamena sottolissima, così sottile da essere pressoché trasparente (come fosse un moderno foglio di carta da lucido). Sul foglio sono tracciati dei segni colorati: righe, circoli. Sembrerebbe qualcosa d'inutile, nulla che possa nuocermi, ma io trasalisco, lo riconosco.
Quel foglio è opera mia e la sua funzione è quella di venir sovrapposto a una mia lettera. La missiva è all'apparenza innocua ma, sovrapponendogli quella pergamena trasparente, verrebbero evidenziate alcune lettere ed alcune frasi, rendendo palese il mio autentico pensiero. Un pensiero sufficiente a farmi salire sul patibolo.
L'inquisitore mi dà in mano la pergamena, mi intima di studiarla bene e quindi di dirgli se è opera mia o meno. Me la passo per le mani, la esamino attentamente, la guardo in controluce. Il tutto, sotto lo sguardo attento del priore. Intuisco che l'inquisitore si aspetta e spera che io lo neghi. Quasi certamente ha prove, inconfutabili, che l'autore del foglio sono io: se mentissi a riguardo avrebbe già qualcosa di solido contro me.
Non casco nel tranello, ammetto che è opera mia e affermo che si tratta di un bozzetto per una delle mie opere pittoriche che tanto irritano il mio accusatore. Lui reagisce stizzito, ma non contrattacca, capisco che ancora non ha trovato il testo a cui sovrapporre quel lucido, un testo che pure è certamente in mano sua. Un'altra buona notizia, almeno per ora. Ma la notizia migliore è che né l'inquisitore né il padre priore, si sono accorti che mentre osservavo, in mia mano, la pergamena trasparente sono riuscito a cospargerla un poco con un unguento di mia preparazione. Il mio accusatore la ripone assieme agli altri documenti, potenziali testimoni delle mie colpe, e si ritira nelle sue stanze. Il confronto continuerà l'indomani.
Ci si appresta a ritirarci per la notte e io proseguo col mio piano. Avvicino il vice priore, un uomo anziano e saggio, studioso stimatissimo ben oltre le mura del convento. Un uomo che non è certo vicino a posizioni eterodosse come le mie ma che, in un certo qual modo, mi stima. Dico al vice priore che ho paura, temo per la mia vita. Gli dico che l'inquisitore oggi non è riuscito a portare alcuna prova concreta contro di me (e il vice priore lo sa già, gli è stato detto dal priore) e ho paura che il mio accusatore non si darà per vinto, temo che durante la notte mandi nella mia cella uno degli uomini al suo seguito, con l'ordine di uccidermi e far passare poi la mia morte per il suicidio di un uomo colpelvole, terrorizzato dall'idea di venire presto smascherato.
Chiedo al vice priore di passare con me, nella mia cella, la notte. "No" mi risponde lui "farò di meglio. Resterò a vegliare davanti alla tua porta. Con me d'innanzi, nessuno oserà varcarla".
E così è. Durante la notte il mio unguento fa il suo lavoro e circa sei ore dopo essere stato applicato ed esposto all'aria, il foglio accusatore prende fuoco, dando lestamente fuoco a gran parte dei documenti che l'inquisitore aveva con sé.
Al mattino vengo convocato davanti al priore e a tutti gli altri confratelli. L'inquisitore è furente, sa di non avere più alcuna prova contro di me e forza la mano. Mi accusa di essere entrato nottetempo nei suoi alloggi e aver dato fuoco alle carte. Dice che mi ha visto mentre lo facevo, ha visto me, mi ha visto fuggire, lo giura su Dio!
Il vice priore, uomo al di sopra di ogni sospetto, lo affronta duro e aspro. Racconta di come ha vegliato su di me tutta la notte e testimonia che io non ho messo mai piede fuori dalla mia cella. Il mio accusatore ha giurato il falso, con ogni evidenza è stato lui a dar fuoco alle carte, ben sapendo che non potevano portarlo alla vittoria. Viene cacciato dal convento. Il priore scriverà a Roma per dire come si sono svolti i fatti. Al suo arrivo lo attendrerà forse un processo, a opera della stessa inquisizione, e di certo la cancellazione di ogni sua carica.
Io sono salvo.
Da me sognato nella notte tra il 21 e il 22 novembre 1998.
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lunedì 15 agosto 2011
nessuno si aspetta l'inquisizione
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andrea 403
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2 commenti:
Wow, bel sogno. Io di solito finisco sempre in sogni fantascientifici. :)
L'ambientazione fa molto "Il nome della rosa".
Ah già che ci sono vi passo un sito divertente passatomi da un Finlandese.
Buon mercoledì a tutti.
http://www.happyplace.com/4286/brilliantly-sarcastic-responses-to-completely-well-meaning-signs
Luigi
@Maria Elena il sogno è sicuramente positivo però: 1. il fatto che me la cavi nei sogni non vuol dire che io ce la posso fare anche in realtà e 2. il sogno è di una dozzina di anni fa :) nel frattempo sono cambiate un po' di cose... e comunque anche a me, da tempo, non capita più tanto di ricordare i sogni che faccio.
@Luigi sì, il sogno è molto debitore de Il nome della rosa, forse più del film che del libro. Grazie della gallery, certe cose sono sempre molto divertenti.
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