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venerdì 3 settembre 2010

un'aggressione immotivata a un prodotto dolciario sostanzialmente innocuo

Da quanto ho ripreso a venire in redazione (due settimane) io, giornata più giornata meno, patisco un po' l'alzata mattutina ("patisco un po'", quando si dice l'understatement).
In queste mattine, per tutto il viaggio da casa a ufficio, non fo che ripetermi un paio di versi di una canzone di Radiogladio (alias Sergio Messina), "La vendetta del Mulino Bianco" che io ricordo in una audiocassetta allegata a Cuore nel '94 ma che di sicuro è uscita anche su un cd di Radiogladio.

I versi sono questi:

e al mattino io mi sveglio affranto,
altro che biscotti,
mi ci vuole un trapianto!



Radiogladio – La Vendetta del Mulino Bianco





Che poi è chiaro il valore metaforico dell'affermazione di Messina, ché qualunque trapianto, di qualsivoglia pezzo di ricambio, anche il più piccolo, è ovvio che mi lascerebbe più affranto di come sono stamani (e vi assicuro che stamani sono affranto un gran bel po' :)


A proposito del Mulino Bianco, ricordo che, da ragazzino, mi facevano molto specie le loro campagne pubblicitare infarcite di retorica pre-industriale: "Quando i mulini erano bianchi..." e poi giù a spalare luoghi comuni sulla genuinità dei prodotti e altre piacevolezze poco credibili – che già da quando ero piccolo io non era difficile associare il marchio Barilla alla meccanizzazione dei processi produttivi, che io sono cresciuto a milano, e me li ricordo i capannoni della Barilla che vedevamo dall'autosole andando al mare a Cattolica, capannoni industriali blu, mica mulini ad acqua bianchi. Che io sono cresciuto a milano e noi le uscite scolastiche alle medie mica le facevamo per andare nelle fattorie a vedere le mucche, le facevamo per andare a vedere gli stabilimenti, "le fabbrichètte", tipo quello della Star... dove a ben vedere, alla Star, le mucche le vedevamo anche lì, sia pure durante il loro processo di trasformazione in dado per il brodo.

Insomma, crescendo, a noi questa cosa di un'italia vintage e bucolica, piena di Mulini bianchi e migliore della nostra, convinceva poco, e quindi avevamo sostituito il marchio, il jingle, della Barilla con un altro, di nostra invenzione.
In luogo di
Muuliinoo Biaanco! noi cantavamo: Buuriinoo Staanco! E poi attaccavampo col loro stesso pippone bucolico-retorico: "Quando i burini erano stanchi..." seguiva il resto del loro testo, che però, così ci sembrava più digeribile. Che immaginarsi un'italia preindustriale piena di burini stremati dalla fatica era più facile che immaginarsene una piena di mulini bianchi e famiglie felici, il cui principale problema fosse se scegliere "le macine" o "i galletti" per la loro prima colazione.

È così, stamattina ho così sonno che, pur di rimandare l'inizio del lavoro qui in redazione, mi metto pure a raccontarvi delle cazzate del liceo... delle gite delle medie... abbiate venia...

5 commenti:

403 ha detto...

Che poi a me viene in mente radiogladio, ma anche la bandabardò di "Vento in faccia" andrebbe benissimo:

La mattina mi ci vuole un cardiologo, un veterinario o una plastica facciale.

e poi ancora:

La mattina mi ci vuole una foto incollata per salvare l'apparenza che non inganna,

(bandabardò, ibid.)

ehvvivi ha detto...


non la conoscevo.
sto ascoltando ora. e ghigno.
grazie :)

403 ha detto...

l'odore delle Ascelle del Mulino Bianco
le Caccole nel Naso del Mulino Bianco

anonimo ha detto...


Su quella cassetta c'era ritmo politico di Africa Unite e Mau Mau. Vado a cercarla.

anonimo ha detto...

x Spari (ma anche per tutti gli altri):

http://www.megaupload.com/?d=9SBB8SBU