Io non è che ci riesco a spiegarvi bene quanto è stato bello e importante, per me ragazzo, scoprire londra e la Dover Pubblications. Erano i primi anni '80, i miei viaggi a londra duravano ventuno giorni filati a botta, appena finito l'anno scolastico, e il tempo che non passavamo nei musei, o nei negozi di dischi, lo passavamo nelle librerie di Charing Cross Road (da quelle piccolissime e specializzate a Foyles, che allora era la più grande del mondo) e delle viette verso Convent Garden (ma ce n'era una ottima dalle parti di Angel, e poi Forbidden Planet in New Oxford Street non solo per i fumetti, anche per le fanzine). Ci nutrivamo di kebab mangiati sedendoci sul marciapiede fuori dal locale (che costava meno che mangiarli dentro) da noi a milano i kebabbari non c'erano ancora e per poco più di una sterlina il kebab, a sberle di proteine, ti teneva in piedi per un giorno intero passato a scarpinare. E quando avevamo sete, c'era sempre un pub entro 15 metri (massimo 20 in qualche area un po' depressa).
Il catalogo dei libri della Dover era spettacolare (probabilmente lo è ancora, è che nel frattempo mi è arrivata l'internet) soprattutto ristampavano opere fuori diritti, di qualunque tipo. La qualità era onesta e il prezzo davvero basso (che si era ragazzi, tirati tirati con la lira e per fortuna che non pagavamo l'aereo).
So che quelli della Dover erano famosi per gli spartiti musicali (e con questa frase mi assicuro almeno un commento di Ipofrigio) ma io ero interessanto ai libri illustrati e alla letteratura per l'infanzia (la prima traduzione in italiano di Alice, commissionata a Londra nell'800 dallo stesso Lewis Carroll, oppure la traduzione in russo di Alice fatta da Nabokov, per dire) la mia prima copia anastatica del manoscritto di Alice Adventure in under Ground è stata una spartana edizione Dover.
Oggi per trovare documentazione visiva di qualsiasi cosa basta Google, all'epoca ci volevano le biblioteche, le fotocopiatrici, gli amici che la sapevano oppure la Dover Pubblications.
Tra i libri e libretti Dover che, negli anni, mi sono portato in casa ce n'è anche qualcuno sulle ombre cinesi (ed ecco che torniamo sul tema del giorno: le mani).
Non so se quando li ho presi avevessi già qualcosa di preciso in mente, ma forse sì (forse una storia a fumetti piena di cose visivamente strane, di doppie figurazioni – tipo la coniglia-papera –, di immagini anamorfiche, di idee rubate all'arte moderna, di immagini nascoste in altre immagini – come nelle cartine delle cicche di quando ero piccolo –, di immagini cripto-enigmistiche, di ombre cinesi e di molti altri artifici... poi non la scrissi).
Ora i titoli che presi non li ho sottomano (nel senso che non ho sottomano i libretti in questione) ma di sicuro ho Hand Shadows di Henry Bursill. Be' il Progetto Guttemberg quel libro lì (originariamente pubblicato nel 1859) lo ha messo on line da qualche hanno, lo trovate qui.
Gli altri libri a cui ho pensato in questa giornata nazionale dei post sulle mani figurative sono i libri di mario mariotti (da non confondere con remo remotti, di cui parlerò prossimamente). Magari gli appassionati di cinema conoscono mario mariotti (da non confondere con mariottide) per le copertine che fece per il Castroro, i libri che dico io invece sono quelli basati sul suo lavoro di pittura sul corpo (e in particolare sulle mani), i primi sono: Animani (1980), Umani (1982), Inganni (1984), poi ne sono seguiti altri.
Questi libri io non ce li ho, me li aveva prestati il mio amico marco, poi glieli resi. Un giorno magari almeno Animani me lo compero.
Bonus: Guerre Stellari fatto a mano: QUI. E per un po' di mani, basta.
5 commenti:
e con questa frase mi assicuro almeno un commento di Ipofrigio
Altroché. Tutto il repertorio pianistico, sinfonico e cameristico del Sette-Ottocento, ma anche, per esempio, Monteverdi nella revisione di Malipiero…
Post esemplare! Mi sono sempre chiesto chi facesse le copertine dei librini quadrati del Castoro, quelli sugli scrittori.
Ipo
ehm... dici che non era il Castoro cinema eh... era il Castoro e basta... ecco alla faccia del post esemplare... non correggo, se uno viene qui, mi legge i post, e non si legge i commenti, è giusto che resti nell'ignoranza!
Anch'io e (soprattutto) Paola siamo stati degl affezionati clienti di Dover, pur nel nostro piccolo (nel senso che mi par di capire che i nostri viaggi a Londra siano stati molti meno dei tuoi e probabilmente successivi: primi anni novanta, quelli insieme). E poi -- vero -- è internet (compreso magari il sito della stessa Dover) che ha soppiantato tutti quei bellissimi librini di ilustrazioni fuori diritti. Ciò nonostante, una tappa da Dover non manca mai nei miei viaggi a Londra, neppure nei più recenti, sempre e comunque con la sensazione di trovare qualcosa che altrove non avremmo scovato, anche se probabilmente non è vero. E non ci si passano più le ore, incantati.
Invece da Forbidden Planet non vado quasi più: mi sembra che abbia tutta roba poco interessante o forse che non mi interessa più così tanto. Però potrei andarci quando porterò a Londra mia figlia per la prima volta. Chissà: a lei potrebbe piacere.
Quanto ai negozi di dischi e ai posti in cui mangiare discretamente spendendo poco, stavo pensando che si distinguono da librerie e negozi di fumetti anche per la messe di chiusure, riaperture, cambi di nome o di gestione, trasferimenti, sparizioni, nascite... E intanto Dover, Forbidden Planet e (ok, in un'altra sede) Skoob Books restano.
Ciao
Alessandro
io manco da londra dal 1996... non ho mai visto la nuova Tate, la nuova British Library... sono quattordici anni che non entro da Forbidden Planet, chissà se al piano di sotto hanno ancora tutte quelle cose così strane? (lo escludo, visto che molta "fringe culture", se non tutta, si è spostata in solido sull'internet) probabilmente anche a me interesserebbe molto meno... e poi le mezze giornate che ho passato a spulciare i vinili usati nelle varie filiali della Music & Video Exchange (be', già nel '96 erano i cd usati)... bello...
Grazie alessandro di aver condiviso i vostri ricordi, mi piace immaginarti con paola in giro per londra... (mi piace anche immaginare me in giro per londra, prima o poi ricapita sicuro, è già da un po' che è tempo)
la messe di chiusure, riaperture, cambi di nome o di gestione, trasferimenti, sparizioni, nascite...
verissimo, il primo anno che fui là mi affezionai molto a un negozio di dischi di Soho neanche piccolo, anzi (non mi ricordo il nome, ma ho ancora sicuramente qualche suo shopper, ma chissà dove :) che già l'anno dopo non c'era più! Lo stesso per uno pseudo fast food (ma semi-artigianale) che faceva delle rondelle di cipolla fritte fenomenali...
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