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lunedì 16 agosto 2010

buongiornooo!

Dopo la giornata di ieri passata nelle vesti di hello kitty sento la necessità di cominciare questa giornata con qualcosa di un po' più maschio. Direi che The Drummers of Burundi possono andar bene.

Qui sotto potete ascoltare l'intero loro cd, omonimo, del 1992, composto da un'unica traccia poco più lunga di trenta minuti. Consiglio di mettere il volume al massimo e di decarsi alle pulizie di casa, allo spostamento di mobili o oggetti pesanti, o anche solo a una mezzoretta di cyclette (insomma qualcosa di poco meditativo o comunque un po' fisico).





 



(ho un'amica settantenne che è un po' in guerra con i suoi rumorosi vicini di casa e, settimana scorsa, sono andato con lei a comperare un piccolo - ma potente - impianto hifi, visto che ha deciso di rispondere al fuoco col fuoco ossia al casino col casino, mi ha anche chiesto se avevo qualche cd adatto per la bisogna da prestarle, a me il primo che mi è venuto in mente è questo... appena quelli tornano dalle vacanze mi sa che si balla)

3 commenti:

alsoit ha detto...

spero che non ti offenderai, se ho ascoltato solo 2.26 di tale tambureggiamento.
Cmq il tag "i negri hanno il ritmo nel sangu" è davvero geniale!

403 ha detto...

figurati... questo mica è un corso per corrispondenza, con alla fine le verifiche che avete studiato bene tutte le varie "unit"... :)

il tag è una citazione, una volta, tanti anni fa, facendo zapping, sono capitato su un film di ettore scola in cui gassman parlava con una che tirava fuori, a dire di gassman, troppi luoghi comuni al che lui replicava (vado a memoria) "adesso ti resta da dire che di mamma ce n'è una sola e che i negri hanno il ritmo nel sangue e poi le hai dette tutte"... ecco il tag "di mamma ce n'è una sola" me lo tengo per maggio.

(il troncamento del tag è invece opera di splinder e penso che gli aggiunga un po' di fascino, mi fa tanto narratore italiano contemporaneo un po' sperimentale)

anonimo ha detto...


Bellissimo: il ritmo non è mai lo stesso da un minuto all'altro, siamo noi che non sappiamo coglierne le sottigliezze.

Ipo