È una giornata piovosa di settembre, sono al portone del femminile e attendo che l'agente di custodia mi apra. Entro. La detenuta è già lì che mi aspetta, ora dobbiamo andare insieme di là, in redazione al quarto maschile. Però l'agente di custodia ci ferma, l'usuale operazione di registrare i nostri nomi in uscita, questione che ha sempre preso poche decine di secondi, questa volta pare necessitare di minuti e minuti. L'agente controlla chissà quali circolari, si rilegge la sconsegna della detenuta (cioè il pezzetto di carta che l'autorizza a uscire dal reparto senza la presenza di una guardia). Questo agente non ha mai avuto una faccia cordiale ma oggi ha proprio un'espressione come un po' da stronzo e ho l'impressione che perda tempo a bella posta.
Finalmente ci dà il permesso di uscire e ci riapre il pesante portone blindato, usciamo e subito, a commento di quello che è successo, la detenuta mi dice che in quella settimana lei è in lite con gli agenti. Dice che durante una perquisizione in cella le hanno pretestuosamente sequesrtato i colori con cui dipinge e da allora lei sta facendo casino e qualcuno di loro le fa dispetti.
Per fortuna ha smesso di piovere e nel tratto all'aperto tra il femminile e il maschile non devo tirar fuori l'ombrellino che (non senza qualche dubbio) mi sono portato dietro. Il fatto è che quello che so io delle carceri (e del sistema giudiziario più in generale) è molto più legato ai film americani che non alla nostra legislazione (a proposito, lo sapete che in Italia a un giudice non si dice "vostro onore", vero?) e quindi non sapevo se in galera un esterno come me può portare dentro un ombrello. Perché in una prigione USA secondo me un ombrello non te lo fanno mica portare. Che poi, probabilmente, cambia anche da carcere a carcere, comunque di differenze tra i penitenziari USA e il mio carcere, per fortuna, ce ne sono parecchie. Da quello che so, nelle prigioni statunitensi non si possono tenere neanche dei cd musicali, che una volta spezzati possono risultare taglienti. Nel mio carcere invece non solo ci sono i cd e i dvd, ma si possono tenere addirittura delle scatolette del tonno, che poi i coperchi (che lo so bene io quanto tagliano) una volta ripuliti, possono essere usati come rudimentali coltelli da cucina, visto che i coltelli veri sono – comprensibilmente – proibiti. Insomma alla fine per l'ombrello non mi hanno fatto storie. E poi, per fortuna, neanche piove.
La sessione di lavoro va bene. Mettiamo a punto i testi della puntata, poi stiamo un po' a chiacchiera e infine ci si saluta. Quindi riaccompagno la detenuta.
Quando siamo a pochi metri dal portone del femminile, nella finestrella del quale già intravedo l'agente che prima ha fatto un po' lo stronzo, la detenuta fa un gesto molto normale e molto strano allo stesso tempo. Mette una mano nella borsina dove tiene il quaderno, il tabacco e le cartine per prendere le chiavi di casa.
Se ne accorge e, ridendo, me lo dice. E io penso che in fondo è naturale: sta per rientrare a casa, c'è il portone chiuso e quindi cerca le chiavi. Peccato che alle detenute le chiavi della prigione non le lascino tenere. Neanche in un carcere avanzato come il nostro.
Mentre ancora ridacchia per questo "lapsus" io penso anche che quello mi sembra comunque un buon segno di come si sta vivendo lei la prigione, e glielo dico. E poi le dico un'altra cosa: "comunque tu non hai bisogno delle chiavi, visto che hai un portiere a tua disposizione" e proprio in quel mentre l'agente di prima ci apre il portone e ci fa entrare.
Se non abbiamo nulla di particolare da dirci, a volte, saluto la detenuta sulla porta. Ma questa volta entro apposta nell'atrio e la saluto con calma, così l'agente deve rimanere ad aspettare sul portone che io me ne vada, per poi richiudere, proprio come se la detenuta fosse a casa sua e lui fosse l'usciere di un residence.
Che si crede? Di essere l'unico capace di ripicche piccine?
Esco sorridendo.
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2 commenti:
com'è silenzioso questo post....
bello. molto.
Grazie viadellaviola!
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