La rubrica di Tullio De Mauro sul numero di Internazionale attualmente in edicola è dedicata alla parola inglese esquivalience.
Esquivalience significa "ostinato rifiuto delle proprie responsabilità ufficiali" e con questa accezione la si può trovare, per esempio, citata nel New Oxford American Dictionary. Solo che non è vero.
Esquivalience è una parola che i signori del New Oxford American Dictionary hanno inventato di sana pianta per ragioni loro (che poi spiego). Dopodiché capita che adesso, con questi chiari di luna, sempre più spesso, esquivalience venga usata come se fosse una parola vera (specie per parlare di George W. Bush, mi dice il De Mauro).
Sempre il De Mauro cita una parola che si era inventato lui per gioco: orchidorragia ossia "nel linguaggio medico, rottura di coglioni"... uno scherzo tra redattori dell'Enciclopedia italiana che per distrazione (e forse negligenza) ha rischiato di vedere la pubblicazione. La parola non fu pubblicata, venne beccata all'ultimo, però in qualche modo è riuscita a sopravvivere e, per misteriose ragioni, il neoDizionario ne riporta il significato (sia pure in modo eufemistico).
Esquivalience, orchidorragia, sono parole speciali, parole che hanno un significato ma che, a differenza di tutte le altre, nascono con uno scopo altro rispetto all'esprimere quel significato.
E le parole o non hanno un significato, e nascono per uno scopo che non sia quello semantico (artistico, musicale, mnemonico, magico... possono essere password o nomi in codice) oppure, se sono nomi comuni, che nascono con un significato, in genere il loro scopo originario è proprio quello di veicolare detto significato.
A dar retta all'Accademia della Crusca, in questa ristretta categoria di "parole per caso" ce ne può stare almeno un'altra: perplimere. Però io credo che non sia proprio così. Ne riparleremo presto (per questo post c'è già troppa carne al fuoco, vedrete).
Torniamo a esquivalience: cosa può spingere gli stimati redattori di uno stimato dizionario a inserire, consapevolmente, una voce falsa tra quelle vere?
Parole trappola
La spiegazione è semplice: protezione del copyright.
Il modo più semplice per dimostrare che il proprio lavoro di enciclopedista è stato copiato da qualcun altro è quello di mostrare nell'opera plagiaria gli stessi errori che ci sono nella propria.
Se io faccio un dizionario e poi ne esce un altro che contiene (proprio come il mio!) le parole casa, piede, abbambinare, sparuto, incunabolo e mamma, non è che posso pensare che questo secondo dizionario mi abbia copiato. Ma se nel mio dizionario alla lettera A c'erano quindici refusi e una definizione sbagliata e nel nuovo dizionario ritrovo i quindici refusi tali e quali e la stessa imprecisa definizione, non solo ho il dubbio, ma anche le prove che sia avvenuto un plagio.
Per questa ragione gli estensori delle opere di consultazione giungono, talvolta, a inventarsi completamente dei termini, in questo modo se un concorrente li inserisce è caduto nella trappola e tocca che paghi pegno.
E non pensate che le trap word siano le uniche copyright trap esistenti. Le trap street le usano i cartografi e sono ancora più frequenti e di ancor più antica tradizione.
Anche in questo caso, il modo migliore per dimostrare che una certa carta geografica è mia è quello di inserire qui e lì qualche luogo di mia invenzione, una forma "commerciale" di geografia fantastica.
La pratica è abbastanza diffusa ma, ovviamente, trovarne esempi (in rete o altrove) non è facile, una parola-trappola (o una strada-trappola) funziona finché nessuno ne conosce la natura, sono a tutti gli effetti delle spie, una volta che sia saltata la loro copertura sono bruciate e vanno sacrificate (a meno che, come esquivalience non abbiano cominciato ad avere un'altra vita, un'altra attività oltre a quella di spia).
La più nota "persona trappola" è sicuramente Lillian Virginia Mountweazel, nata in Ohio nel 1942, progettista di fontane prima, fotografa poi, morta tragicamente all'età di 31 anni a causa di un'esplosione mentre stava lavorando a un servizio per la rivista Combustibles.
In realtà Lillian Virginia è un'entrata fittizia (del 1975) della New Columbia Encyclopedia.
Altre "persone trappola" sono quelle inserite dagli editori di elenchi telefonici negli USA nel tentativo di proteggersi dal furto dei dati a opera della concorrenza. Decine e decine di persone fantasma, senza consistenza, senza un'esistenza ma con indirizzo e numero di telefono.
Un po' di strade fittizie le trovate elencate qui all'interno del progetto OpenStreetMap, una sorta di Wikipedia cartografica.
Qui possiamo passeggiare per Lye Close a Bristol, per Moat Lane o per Torrington Place entrambe a Finchley, Londra (N3). Ma possiamo passeggiarci solo qui, perché sono tutte trap street di varie mappe commerciali.
Reference
QUI un articolo del New Yorker (agosto 2005) dedicato all'argomento.
Il mese scorso si è occupato della cosa anche il New Scientist (ma bisogna essere abbonati paganti per leggere tutto l'articolo).
Qui un altro articolo (Chicago Tribune, settembre 2005) sull'esquivalience affair.
Qui la puntata (agosto 1991) di Straight Dope dedicata alle strade fantasma causa copyright trap. (Come? Non conoscete The Straight Dope?... male...)
Note
Honeytoken. In informatica è qualcosa che assomiglia alle trappole di cui parlo qui. Ho letto di sfuggita e capito ancor più di sfuggita.
Pensando a entrate fittizie in una enciclopedia che poi s'impongono alla realtà non è che si può evitare di pensare a Tlön, Uqbar, Orbis Tertius mirabile racconto di Jorge Luis Borges.
Qui oppure qui il testo, in italiano, del racconto di Borges.
Qui un sito italiano tutto dedicato al mondo di Tlon.
Qui l'approfondito articolo di Wikipedia (in inglese).
Altra cosa che mi viene in mente, la carriera di "Stronzo Bestiale" un fittizio ricercatore che ha firmato alcuni lavori scientifici. La storia la racconta Umberto Eco da qualche parte (non ricordo bene dove, di sicuro in un libro che se ne sta nel mio box al posto della mia auto). In rete se ne parla un po' ma molto poco.
La donna trappola è un volume a fumetti della bella Trilogia di Nikopol di Enki Bilal, Non c'entra nulla con questo post.
Nelle opere di consultazione finiscono delle voci fittizie anche per altre ragioni che non siano la difesa del copyright (errori e scherzi le cause più comuni). Questo è un altro bel tema, vasto, di cui non mi occuperò. Non qui almeno. Però già che ci sono adesso vi segnalo ancora un paio di link sull'argomento.
Dord è una parola che non esiste che, nel 1934, si è ritrovata nell'edizione del Webster's New International Dictionary. Qui tutta la storia.
Appleton's Cyclopædia of American Biography è un'enciclopedia in sei volumi, pubblicata a New York tra il 1887 e 1889, che raccoglie e propone biografie di Americani illustri. È nota soprattutto perché circa duecento di queste biografie sono di persone mai esistite. Qui la storia raccontata dal Museum Of Hoaxes (come a dire, il museo delle bufale).
La voce della Wikipedia dedicata alle voci fittizie ha una ricchissima sezione di esempi... ora però devo proprio fare dell'altro, me la leggerò in un altro momento...
4 commenti:
Che consolazione questo blog, conforto e luce ai silenzi dell'anima!
dimmi, ridimmi e stradimmi come e dove vai a cercare ste cose... sempre la serendipità?
katiuuuscia
dimmi, ridimmi e stradimmi come e dove vai a cercare ste cose... sempre la serendipità?
¡claro que sì!
Ho letto un bel librino del Prof.De Mauro-napoletano- Parole di giorni lontani.
Posta un commento