L'estate scorsa ne ho sceneggiato uno, la prima storia breve di Diabolik scritta da me (ma non solo da me visto che col soggetto io non ci ho avuto a che fare ed è stato firmato – un po' come certe canzoni di sanremo – da Marco Cottarelli, Michele Ginevra, Valentina Mauri e Mario Gomboli).
Adessso, per chi ha gli occhi buoni, le sedici paginette “Uno stradivari per Eva” sono leggibili on-line sul sito ufficiale di Diabolik. I disegni (realizzati all'epoca a velocità supersonica, ché si era in un ritardo pazzesco) sono di Giorgio Montorio.
Della scrittura di quell'albetto ricordo con divertimento parecchie cose: i reportage telefonici di Michele Ginevra che andava su e giù per le scale del Torrazzo per spiegarmi bene come erano fatti certi passaggi, il fatto che la storia l'ho scritta in pochissimo tempo (abituato a trame complesse di 119 tavole, scriverne una di sole 16 è stata una sorta di vacanza) e pure il fatto di aver potuto usare come documentazione una mia tumblerata di qualche mese prima.
Della scrittura di quell'albetto ricordo con divertimento parecchie cose: i reportage telefonici di Michele Ginevra che andava su e giù per le scale del Torrazzo per spiegarmi bene come erano fatti certi passaggi, il fatto che la storia l'ho scritta in pochissimo tempo (abituato a trame complesse di 119 tavole, scriverne una di sole 16 è stata una sorta di vacanza) e pure il fatto di aver potuto usare come documentazione una mia tumblerata di qualche mese prima.
In realtà la vera ragione di questo post è che, parlando di Diabolik e Cremona, ho potuto usare come titolo un nomignolo che, da sempre, diamo al Re del Terrore in redazione (specie sotto Natale). E quando mai mi ricapitava un'occasione così?
4 commenti:
Già...
Son cose...
Eh...
Eh…
Posta un commento