Il post di ieri di diego mi ha fatto voglia di raccontare una cosa molto tecnica legata allo scrivere sceneggiature per diabolik, che a mio avviso esemplifica bene come esistano diverse "grammatiche narrative" a seconda di cosa stai scrivendo. E soprattutto diabolik (che esiste da quasi cinquant'anni e, come spiega bene cajelli, è da sempre concepito in modo da privilegiare la propria voce rispetto a quella dell'autore che lo sta scrivendo) ne ha una sua ben definita.
L'ho già raccontato nei commenti da lui, ora la copincollo qui, limando qualcosa e aggiungendo un po' d'altro (che come commento era già troppo lungo, ma come post a casa mia posso, e poi lì parlavo a gente del mestiere, qui sento di dover qualche spiega in più).
Prendo una regola, una delle tante, dello scrivere sceneggiature per diabolik e l'adopero per fare qualche esempio di come questa regola si possa declinare. Parlerò di flashback, ossia di quando un personaggio sta raccontando qualcosa e invece di vedere il personaggio che racconta i bordi della vignetta diventano ondulati, la "voce" del personaggio passa a raccontare in didascalia (dida posta fuori dal quadro della vignetta, e non dentro i bordi della stessa come avviene per le normali dida di tempo, tipo "intanto..." o "poco dopo...") e le immagini prendono a mostrarci quello sta raccontando il personaggio in questione.
Naturalmente anche i bordi ondulati e le dida fuori quadro fanno parte del "dialetto grafico" di diabolik, quando lavoravo per bonelli (martin mystère e zona x) le vignette-flashback avevano bordi uguali a quelle normali, ma cambiavano gli angoli, che diventavano arrotondati (e le dida restavano dentro il bordo della vignetta).
La regola è questa: in un albo di diabolik quando un personaggio racconta qualcosa, e parte un flashback, non solo tutto quanto viene mostrato deve essere realmente avvenuto, ma chi racconta deve esserne stato in qualche modo testimone, ossia non può raccontare cose, pur vere, ma a cui non ha assistito (e le rarissime volte che si trasgredisce a quest'ultimo precetto la cosa va sempre giustificata con frasi, in dida, tipo: "ho ripensato a quella scena così tante volte che è come se fossi stato lì" e, comunque, è sempre meglio evitare situazioni del genere).
Per me, che venivo dalla scrittura di martin mystère, dove nei flashback si può mostrare davvero di tutto è stato un piccolo trauma. Ossia se martin mystère deve raccontare una storia "falsa" (per esempio una teoria che sappiamo già non essere vera, o un'ipotesi di come possono essere andate le cose che poi invece scopriremo andate altrimenti) può comunque raccontarla con la propria voce in didascalia, gli angoli delle vignette arrotondati e i disegni a illustrare quanto sta raccontando. Nessuno dei personaggi presenti in diabolik potrebbe farlo, dentro una storia di diabolik quello sarebbe "ingannare il lettore". Non è che un modo sia meglio di un altro, si tratta solo di un diverso patto stretto col lettore.
Per me, che venivo dalla scrittura di martin mystère, dove nei flashback si può mostrare davvero di tutto è stato un piccolo trauma. Ossia se martin mystère deve raccontare una storia "falsa" (per esempio una teoria che sappiamo già non essere vera, o un'ipotesi di come possono essere andate le cose che poi invece scopriremo andate altrimenti) può comunque raccontarla con la propria voce in didascalia, gli angoli delle vignette arrotondati e i disegni a illustrare quanto sta raccontando. Nessuno dei personaggi presenti in diabolik potrebbe farlo, dentro una storia di diabolik quello sarebbe "ingannare il lettore". Non è che un modo sia meglio di un altro, si tratta solo di un diverso patto stretto col lettore.
Al lettore di diabolik spesso presentiamo una storia che sembra procedere in un modo e poi si scopre che era tutt'altro, lo facciamo soprattutto attraverso le omissioni, non facendo capire che un certo personaggio non è davvero quel personaggio lì (ma è diabolik con la maschera di quel personaggio lì) o non mostrando diabolik che, prevedendo una mossa dei suoi avversari, ha preparato – per tempo – uno dei suoi trucchi per garantirsi una via di fuga. Il gioco col lettore è anche quello di far arrivare questi colpi di scena senza che lui li intuisca prima del tempo, se vinciamo noi è quello che succede, se vince lui si perde la sorpresa del colpo di scena ma ha la soddisfazione di averci battuto (e se noi non siamo stati dei polli, e abbiamo ingenuamente "telefonato" il colpo di scena, credo che il lettore sia comunque contento). Perché questo gioco funzioni il lettore deve essere certissimo che tutto quello che gli diciamo sia vero. Possiamo non mostrargli qualcosa di essenziale, ma ogni scena che mostriamo deve essere proprio andata così. Un personaggio, ovviamente, può mentire a un altro personaggio (e quindi anche al lettore) ma chi sceneggia non può essergli complice.
Questo gioco in martin mystère non c'è, e quindi non c'è bisogno che nel patto implicito che (in ogni caso) si stringe tra chi narra e chi segue la narrazione sia inclusa anche la clausola di assoluta veridicità dei flashback.
Questo gioco in martin mystère non c'è, e quindi non c'è bisogno che nel patto implicito che (in ogni caso) si stringe tra chi narra e chi segue la narrazione sia inclusa anche la clausola di assoluta veridicità dei flashback.
Io questo l'ho scoperto a mie spese scrivendo una scena un cui eva kant (sotto mentite spoglie) raccontava a un personaggio una balla, diceva che era stata in un certo posto e aveva visto a una certa persona capitare una certa cosa (non era vero, ma il lettore non lo sapeva) visto che il racconto di Eva era un po' lunghetto ho pensato di alleggerirlo con alcune vignette in flashback. Anatema! Stavo ingannando il lettore! La mia capa, con garbo, mi spiegò che diabolik (la testata, non solo il personaggio) non lo fa, mai. Ho corretto e non l'ho più fatto.
Altro esempio: in una mia sceneggiatura DK ed EK dovevano fare uno dei soliti "spiegoni finali" in cui si raccontano su tra di loro come sono andate veramente le cose (a uso del lettore, perché dopo che arriva il colpo di scena bisogna che al lettore venga chiarito bene tutto quello che è successo prima e che gli abbiamo tenuto nascosto), nello specifico dovevano riferire di un dialogo tra due personaggi a cui loro avevano assistito attraverso una telecamera spia. Be'... in quel pezzo di flashback dovetti tenere l'inquadratura pressoché fissa per tutto il dialogo, perché solo quello era ciò che i Nostri avevano visto davvero (quindi niente vignette di alleggerimento in cui si vede l'esterno della casa e un balloon che arriva dall'interno ché, se un dialogo dura troppo, per non annoiare il lettore una vignetta la si fa così, con una panoramica dell'esterno e un fumetto che viene dall'edificio).
Altro esempio: in una mia sceneggiatura DK ed EK dovevano fare uno dei soliti "spiegoni finali" in cui si raccontano su tra di loro come sono andate veramente le cose (a uso del lettore, perché dopo che arriva il colpo di scena bisogna che al lettore venga chiarito bene tutto quello che è successo prima e che gli abbiamo tenuto nascosto), nello specifico dovevano riferire di un dialogo tra due personaggi a cui loro avevano assistito attraverso una telecamera spia. Be'... in quel pezzo di flashback dovetti tenere l'inquadratura pressoché fissa per tutto il dialogo, perché solo quello era ciò che i Nostri avevano visto davvero (quindi niente vignette di alleggerimento in cui si vede l'esterno della casa e un balloon che arriva dall'interno ché, se un dialogo dura troppo, per non annoiare il lettore una vignetta la si fa così, con una panoramica dell'esterno e un fumetto che viene dall'edificio).
Il caso più complesso che mi è capitato finora è questo: finale di una storia in cui due personaggi cercano di ricostruire quanto è accaduto, fanno ipotesi, quindi per la nostra legge anti inganno non possiamo mostrare i relativi flashback (anche se quello che stanno ipotizzando è giusto, non ne sono stati testimoni, quindi niente flashback). E invece... quando parla uno dei due i flashback ce li ho potuti mettere (e ce li ho messi, altrimenti la scena sarebbe stata pallosissima).
Ossia è come se io e te stessimo facendo ipotesi su cosa sia successo veramente, ci rimpalliamo il discorso, io finisco le tue frasi e viceversa, però quando ipotizzo io come sono andate le cose il flashback non parte, quando lo fai tu il flashback parte. Come mai? La spiegazione è che tu non sei tu, non sei il mio amico, tu sei diabolik con la maschera del mio amico, quindi le mie sono vere supposizioni, mentre tu stai facendo finta di supporre, ma in realtà sai benissimo che le cose sono andate proprio così. Se io fossi un lettore sgamato di diabolik, come vedo i tuoi flashback dovrei capire che c'è qualcosa che non va. E infatti, appena è finito lo spiegone tu ti togli la maschera e mi ammazzi. In questo caso, scrivendo questa scena, abbiamo – consapevolmente – corso il rischio che i lettori più attenti arrivino alla soluzione prima del colpo di scena. La speranza è che chi ci arriva sia comunque contento di esserci arrivato "prima di noi".
Questi limiti che la serie ci impone in fase di scrittura si possono usare anche a proprio vantaggio. Per esempio ieri ho letto una sceneggiatura (non mia) in cui, a un certo punto, c'è qualcuno che racconta a eva qualcosa e eva (e con lei il lettore) deve sospettare – ma ingiustamente – che non sia la verità. Brillantemente chi ha sceneggiato (oppure chi ha scritto il soggetto, ché diabolik è davvero un'opera collettiva e a volte è anche difficile risalire a chi ha avuto quale idea) insomma chi ha concepito quel passaggio, durante il racconto che viene fatto a eva, non ci mette neanche una vignetta di flashback (che pure ci sarebbe stata bene) rafforzando così i dubbi di chi legge che quella sia una palla (ma senza ingannarlo!)
Insomma film come "Rashōmon" di kurosawa (o anche un noto film di bryan singer di cui non faccio il titolo, ché sarebbe un super spoiler) sarebbero inevitabilmente fuori dal canone diaboliko.
Ossia è come se io e te stessimo facendo ipotesi su cosa sia successo veramente, ci rimpalliamo il discorso, io finisco le tue frasi e viceversa, però quando ipotizzo io come sono andate le cose il flashback non parte, quando lo fai tu il flashback parte. Come mai? La spiegazione è che tu non sei tu, non sei il mio amico, tu sei diabolik con la maschera del mio amico, quindi le mie sono vere supposizioni, mentre tu stai facendo finta di supporre, ma in realtà sai benissimo che le cose sono andate proprio così. Se io fossi un lettore sgamato di diabolik, come vedo i tuoi flashback dovrei capire che c'è qualcosa che non va. E infatti, appena è finito lo spiegone tu ti togli la maschera e mi ammazzi. In questo caso, scrivendo questa scena, abbiamo – consapevolmente – corso il rischio che i lettori più attenti arrivino alla soluzione prima del colpo di scena. La speranza è che chi ci arriva sia comunque contento di esserci arrivato "prima di noi".
Questi limiti che la serie ci impone in fase di scrittura si possono usare anche a proprio vantaggio. Per esempio ieri ho letto una sceneggiatura (non mia) in cui, a un certo punto, c'è qualcuno che racconta a eva qualcosa e eva (e con lei il lettore) deve sospettare – ma ingiustamente – che non sia la verità. Brillantemente chi ha sceneggiato (oppure chi ha scritto il soggetto, ché diabolik è davvero un'opera collettiva e a volte è anche difficile risalire a chi ha avuto quale idea) insomma chi ha concepito quel passaggio, durante il racconto che viene fatto a eva, non ci mette neanche una vignetta di flashback (che pure ci sarebbe stata bene) rafforzando così i dubbi di chi legge che quella sia una palla (ma senza ingannarlo!)
Insomma film come "Rashōmon" di kurosawa (o anche un noto film di bryan singer di cui non faccio il titolo, ché sarebbe un super spoiler) sarebbero inevitabilmente fuori dal canone diaboliko.
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