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martedì 31 ottobre 2006

serendipità

Quello con cui stai parlando scopre che sei uno sceneggiatore di fumetti, a quel punto c'è poco da fare, è estremamente probabile che ti faccia una delle due solite domande.

Domanda uno: Che cosa viene realizzato prima: il testo o i disegni?

Domanda due: Ma da dove le tiri fuori le idee per le storie?

Sapevo della domanda uno anche prima di diventare sceneggiatore (leggevo interviste a sceneggiatori più vecchi di me e loro lo dicevano) e non ci ho mai creduto finché non hanno cominciato a farla anche a me.
È come chiedere a uno sceneggiatore cinematografico se viene prima girato il film oppure viene prima scritta la sua sceneggiatura.
A nessuno verrebbe in mente di chiederlo a un cineasta, ma per i fumetti è diverso. Moltissimi infatti credono che scrivere i testi dei fumetti voglia dire inventare il contenuto dei balloon quando la tavola è già disegnata. E infatti una variante della domanda uno è: ma tu scrivi i testi che vanno dentro le nuvolette? (sottintendendo: dopo che tutto il resto è stato disegnato?).
Che poi sarebbe come chiedere a uno sceneggiatore cinematografico (insisto) se i dialoghi li scrive, ad uso dei doppiatori, dopo che le scene del film sono state girate (e non è che non ci siano esempi di questo modo di lavorare, lo fa Riccardo Pangallo e lo ha fatto Woody Allen nel suo What's Up, Tiger Lily? però non è che sia così diffuso).
Insomma, rispondere alla domanda uno è abbastanza facile, grazie all'analogia col cinema di solito ci se la cava in fretta.

Rispondere alla domanda due è molto più complicato...
Da dove vengono le idee per le storie?

All'inizio non sapevo cosa rispondere. Vengono e basta.
Col tempo, visto che "vengono e basta" non piaceva, ho messo assieme questa risposta: le storie nascono dalla capacità di rielaborare creativamente gli stimoli (i più vari) che s'incontrano strada facendo.
Non è comunque una risposta divertente, dice comunque poco, ma per quanto mi riguarda è tutto quello che posso dire a riguardo.

Volendo metterla giù un po' spessa si può parlare di serendipity, l'arte di trovare le cose che non si stanno cercando. Che è arte e non semplice fortuna (ci vuole anche quella, sia chiaro) perché gli spunti non vanno solo incontrati, bisogna anche saperli riconoscere quando li si incontra.

In genere ogni storia ha un'origine a sé, non si può quindi rispondere a chi chiede da dove vengano tutte le idee, va già bene quando si è in grado di raccontare da dove ne è arrivata una in particolare. Perché spesso è difficile, l'idea è una combinazione di suggestioni, magari preconscie e quindi mica è facilissimo, dopo, dire da dove è arrivata (insomma, "le storie vengono e basta" mi pare ancora la risposta migliore).

Visto che in un prossimo post vi voglio parlare bene di uno sceneggiatore di telefilm americano, e che in chiusura del presente post vi voglio mostrare un telefilm di una serie pensata da lui, vi racconto come mi è venuta l'idea di una coppia di albi che scrissi tempo fa per Martin Mystère (ovviamente le due cose sono collegate per serendipità).

Tutto parte da un libro che compro a Londra più di dieci anni fa, si tratta di una sorta di enciclopedia della fantascienza televisiva che riporta i dati di decine e decine di serie televisive di SF e per ognuna ne elenca gli episodi trasmessi e di ciascuno fornisce una breve, efficace, sinossi.
Grazie a quel libro (che naturalmente non posso citare per titolo, perché è nel box insieme a tutti gli altri) scopro serie TV che qui da noi non si sono mai viste né sentite nominare (ed essendo la prima metà degli anni '90 neanche posso contare sull'internet). Qui scopro la serie per ragazzi "Eerie, Indiana" (USA, 1991) scritta da Jose Rivera e Karl Schaefer e diretta, tra gli altri, da Joe Dante.
Quelle trame in pillole mi conquistano. In una di queste, quella del decimo episodio, The Lost Hour, il giovane protagonista si ritrovava a vivere una brutta avventura durante l'ora "persa" del passaggio tra ora solare e ora legale.

Stacco, 1 marzo 1998. Sono passati alcuni anni e sto dando un passaggio in macchina a una mia amica, lei guardando l'orologio con datario che ha al polso nota distrattamente che deve regolarlo perché l'orologio sta segnando il 29 febbraio.

TIC

In quel momento mi viene l'idea. Penso che il 2000 dovrebbe essere bisestile, ma finendo con un doppio zero non lo sarà, quindi si può immaginare una storia di Martin Mystère in cui per lui, e per qualche altro personaggio, quel 29 febbraio che doveva esserci e che invece non ci sarà, ci sia lo stesso. Una storia in cui i protagonisti - buoni e cattivi - si ritrovino a muoversi in una città deserta (Londra, per via del meridiano di Greenwich, ma questo lo decido dopo, non lì in macchina), all'interno di un giorno che esiste solo per loro.

Tutto tronfio della mia idea mi metto a svilupparla per scoprire, subito dopo, che il 2000 essendo divisibile per 400 avrà comunque il suo bel 29 febbraio... ne parlo sconsolato a una mia collega giornalista (allora la mia attività prevalente è quella di grafico) ed è lei che mi dà l'idea di una storia in due parti: una si svolgerà il 29 febbraio del 2000 e lì si getteranno i presupposti per una che si svolgerà il 29 febbraio del 2001 (e questo sì che non ci sarebbe stato).
Così sarà. I cattivi nel 2000 compiranno il sanguinoso rito che li porterà ad avere, nel 2001, un giorno tutto per loro in cui mettere a compimento il loro disegno di conquista del tempo. Essendo però presenti al rito anche i nostri eroi, nel 2001, quel giorno extra ci sarà anche per loro e dovranno fare il possibile per salvare il mondo. Questo è ciò che scrissi.
Stacco, 30 ottobre 2006. Ieri, vagolando tra i blog che leggo, capito su questo post di Elettroni Condivisi che, riprendendo e chiosando un post di Psicocafé, parla spiritosamente dell'ora legale, dell'arrivo della della stagione buia e nomina l'ora inesistente del passaggio tra ora legale e solare (in un contesto del tutto altro dalla narrativa fantastica, mi auguro).

Leggendolo mi viene in mente di segnalare all'autrice l'esistenza di un telefilm tutto ambientato in quell'ora che non c'è e mi metto a cercare una qualche pagina internet che ne racconti la trama (visto che il mio prezioso libro è irraggiungibile). Non trovo nulla che sia meglio di questo in compenso scopro che su YouTube c'è l'intero episodio vedibile dall'inizio alla fine (ma non c'era un limite di 10 minuti?!)

Così, dopo più di dieci anni di attesa, cercando un riassuntino, trovo un'intera puntata di "Eerie, Indiana" (anzi, a dire il vero, ne trovo quattro).

Serendipità...

Chissà se è vero che in Indiana non viene (o non veniva) adottata l'ora legale?

La prima sensazione è stata di gioia. "Eerie, Indiana" è proprio come me lo immaginavo: un ottimo prodotto televisivo con un piccolo budget e delle grandi idee.
La seconda sensazione è stata di lieve imbarazzo: certe atmosfere di questa storia sono molto... simili a quelle della storia che ho scritto io (ehm... è più giusto dire che sono le atmosfere della mia ad assomigliare a questa, visto che io l'ho scritta sette/otto anni dopo).
Poiché questo telefilm l'ho visto ieri per la prima volta (il riassuntino in mio possesso era veramente minimo) non si può dire che io abbia copiato, potrei cavarmela dicendo che le grandi menti pensano le stesse cose ma com'è, come non è, un po' d'imbarazzo resta...

Di "Eerie, Indiana" su YouTube ci sono anche i primi tre episodi (tra l'altro un'ulteriore coincidenza, c'è il primo, il secondo, il terzo e il... decimo, poi basta), per ora me li tengo lì, sono solo tre, sono pure corti (era uno show di una ventina di minuti al netto delle pubblicità) non posso finirli subito.

Per oggi è tutto, di Karl Schaefer sarò lieto di parlarvi in un prossimo post.

9 commenti:

katiuuuscia ha detto...

lieta di essere una piccola scintilla per la creatività altrui.

inoltre si sa che le idee sono nell'aria, ed è facile avere un'idea che magari qualcun altro ha già realizzato, o a cui sta pensando.immagino una nursery di idee in fasce in cerca di genitori che le adottino, oppure un supermarket di idee in svendita per un solo giorno.

il post è stato scritto tra veglia e sonno, senza mettere mano al raziocinio, e chissà forse qualche ispirazione l'ha trovata anche nella mia passione per la fantascienza, che ho dall'infanzia. con mami e papi accaniti lettori di asimov e collana urania non poteva essere diversamente.

il mio telefilm cult? Spazio 1999, prima serie, naturalmente.

403 ha detto...

il mio telefilm cult? Spazio 1999, prima serie, naturalmente.


il mio (ma mi sa che sono giusto un filo più vecchio di te :) è stato Il Prigioniero (sì, lo so che dire che il mio telefilm culto è stato Il Prigioniero equivale a tirarsela un frego, però per me è la verità, che ci posso fare?). L'altro è stato U.F.O.


Spazio 1999 lo seguivo puntualmente anch'io... pecato però che la produzione di Spazio 1999 abbia impedito a U.F.O. di vedere una seconda seire. Ciò mi addolora.


Approposito di dolori e di U.F.O. poco più di un anno fa, in meno di una settimana sono morti Paul Foster (Michael Billington) e Ed Straker (Ed Bishop). Porca pupazza!

403 ha detto...

Per la cronaca, è succensso anche ieri, un'amica mi ha presentato a una sua amica.

mia amica: lui scrive fumetti...

l'altra: ah, tu scrivi dentro i balloon?


"balloon", non nuvolette, perché questa i fumetti li conosce, ne ha letti, ha un fidanzato fan di martinmystère... insomma è una di quelle che quando dico "no, scrivo le sceneggiature" rispondono "ah, certo..." perché alcuni lo sanno, lo sanno come funziona, però in quel momento lì devono chiedertelo lo stesso. È più forte di loro.


misteriose compulsioni della psiche...

biancac ha detto...

ah, questo sì che era un bel post...

che concetto diverso che abbiamo di serendipità io e te, però...

;-)

403 ha detto...

ah, questo sì che era un bel post...


eh sì... non ci sono più i bei post di una volta...


che concetto diverso che abbiamo di serendipità io e te, però...


ah sì?... quando se ne parlò da te non mi pareva la si pensasse così diversa... vabbe'... mi sbaglierò... mi pareva di ricordare una tua frase del tipo "in quanto al tuo commento ultimo, lo condivido in pieno e per una volta io e te, siamo completamente d'accordo"... ma sicuramente mi sbaglierò... neanche posso controllare che al momento sei pure col blog fuori linea :P

biancac ha detto...

posso averlo detto, ma lo nego ora ;-)

403 ha detto...

si sa... la volubilità è femmina...


(mi sa che quella era la curiosità, ma fa uguale...)

biancac ha detto...

la donna è mobile, qual piuma al vento...

403 ha detto...

già...