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martedì 2 ottobre 2012

il primo suicidio non si scorda mai

Il primo tentativo di scendere da questa terra, al novanta per cento, finisce in un fiasco. Sono a conoscenza di questo fatto per il confronto con amici che hanno vissuto la mia stessa disavventura.

La prima volta si ricorre volentieri alle pastiglie. In fondo, per molti, la paura più grande è la sofferenza fisica quindi, ingerendo delle pilloline, ci s’immagina di addormentarsi serenamente e non svegliarsi più. Che fregatura invece che ti aspetta il giorno dopo!

Eh sì, perché per prima cosa non conosci l’effetto delle medicine e non sai quanta roba è necessaria per farti prendere dal sonno eterno. Inoltre, difficilmente per la prima volta si hanno a portata di mano dei farmaci sicuramente adatti, quindi si racimola tutto quel che capita dalla farmacia di casa.

E così, ai dilettanti solitamente capita che:

A) Butti giù tutto il miscuglio e dopo mezz’ora circa finisci in bagno e non solo ti alleggerisci delle pastiglie prese, ma ti si svuota l’intestino intero, come dopo una bella lavanda gastrica. A questo punto non ti resta che andartene a letto, sperando di non sporcare le lenzuola mentre dormi e il giorno seguente ti tocca rimediare alla disidratazione con una bella bevuta d’acqua pura e molto salutare per il tuo organismo che, non più di dodici ore prima, avevi intenzione di distruggere.

B) Non vuoi prenderne troppe, non per la paura di morire, ma che il risultato non sia quello di vomitarle tutte. Che cosa succede a questo punto? Ne butti giù cinque, sei, e aspetti una quindicina di minuti per vedere l’effetto che fa. Ti senti, almeno così ti sembra, già più tranquillo, anche un poco stanco e lo stomaco regge, quindi rifletti un attimo e decidi che altrettante sono proporzionate al bisogno. Chiudi gli occhi e dici addio a questo mondo di cioccolata che ti ha evitato il diabete, ma non ti ha risparmiato la stitichezza.
Il giorno successivo però ti svegli al canto del gallo e non di qualche arpa angelica e, bisogna dichiarare il vero, in fondo in fondo sei anche contento di aver come unico sconveniente soltanto l’alito cattivo.

In entrambi i casi non parli ad anima viva della tua esperienza finché, dopo il primo o secondo ricovero in psichiatria, non incontri un altro sciocco come te. Ci ridete sopra e nello stesso tempo vi scambiate dritte per evitare successivi fallimenti, se nuovamente vi dovesse prendere la smania di volerci riprovare.

Posso affermare che tentare di farsi fuori è un po' come mangiare noccioline: è difficile smetterla. Perché quasi mai sei a conoscenza del tuo vero problema e ti senti tutto il mondo contro. Però farsi fuori per davvero è molto più difficile che mangiare una nocciolina. Il più delle volte sbagli il modo, il tempo o il posto, così ti trovano prima di poter tornare a nuotare nel brodo primordiale. E questo (anche se nell’immediato può contrariarci parecchio) io penso sia davvero una grande fortuna.

Lucrezia

ammappate 2

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