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sabato 3 ottobre 2015

persi e ritrovati (3)

Se vi è piaciuta la storia de “La principessa sposa” (di cui parlavo due post fa) state a sentire quella de “I misteri di Harris Burdick”.

Under the Rug – Two weeks passed and it happened again
È il 1953 e Peter Wenders, un editor di libri per ragazzi di Chicago, riceve la visita di un uomo che si presenta come Harris Burdick. Gli dice di aver scritto e illustrato un libro di racconti, sono quattordici e, per ciascuno di essi, gli lascia uno dei disegni che ha realizzato. Se Wenders è interessato (e lo è parecchio) l'indomani passerà portandogli i testi relativi. Non lo farà.
Di lui si perde ogni traccia. Negli anni le ricerche di Wenders si dimostrano del tutto infruttuose: gli sono restati in mano quei quattordici disegni (corredati, ciascuno, di una didascalia e del titolo del racconto a cui si riferiscono) ma non un'informazione, non un indizio per ritrovare l'autore o anche solo il testo dei racconti e tutti gli altri disegni che Wenders non ha visto ma di cui conosce l'esistenza.
Quei quattordici disegni restano a casa di Wenders per trent'anni.

Mr. Linden’s Library – He had warned her about the book. Now it was too late
Poi, un giorno, capita che Peter Wenders mostri questi disegni e racconti la loro storia all'autore di libri per ragazzi Chris Van Allsburg e, assieme, i due decidono che quelle opere meritino la pubblicazione. Il libro The Mysteries of Harris Burdick esce nel 1984 e, da allora, non ha mai smesso di affascinare lettori di tutto il mondo. Per molti di loro (semplici lettori, studenti – spesso spinti dai loro insegnanti che hanno fatto del libro uno strumento didattico – ma anche scrittori autori affermati) è stato inevitabile provare a  immaginare quali potessero essere le storie di quei racconti e, negli anni, ne sono stati scritti centinaia.
Quei quattordici disegni si sono dimostrati vere e proprie macchine narrative dentro la testa di chi li guardava. In realtà, le illustrazioni, macchine narrative un po' lo sono sempre ma, in questo caso, il loro autore lo ha fatto in maniera un po' più consapevole e scoperta del solito. Già, perché l'autore di quei disegni non è mica per davvero Harris Burdick, l'autore è in realtà Chris Van Allsburg.

Oscar and Alphonse – She knew it was time to send them back. The caterpillars softly wiggled in her hand, spelling out “goodbye”
Basta un'occhiata allo stile per capire che sono disegni di Chris Van Allsburg, un apprezzato autore statunitense di libri per ragazzi da noi poco pubblicato. Qui è conosciuto, soprattutto, per due film tratti da due sue opere: Jumanji (libro del 1981, film – con Robin Williams – del 1995) e Polar Express(libro del 1985 e film – di animazione, regia di  Zemeckis – del 2004).
Né Harris Burdick né Peter Wenders (che secondo quanto leggo sulla wiki in inglese sarebbe morto a 91 anni nel 2000) sono mai esistiti.

Just Desert – She lowered the knife and it grew even brighter
La storia di come il libro sia arrivato all'autore che se ne fa curatore o interprete è un genere a sé, può essere la storia del manoscritto trovato (dal Don Chisciotte al nome della rosa, passando per Manzoni e Ivanhoe) oppure quella del libro ritrovato (come nel caso de “La principessa sposa” da cui è partito questo filo di miei pensieri un paio di post fa), Chris Van Allsburg ha applicato questo artificio ai suoi disegni.
I fatti inventati da Van Allsburg sono quelli che ho raccontato all'inizio, per l'uscita italiana del libro (I misteri di Harris Burdick Logos 2005) li ha raccontati, con un po' più di dettagli, anche un articolo del Post. La cosa un po' sconcertante è che per tutto il pezzo non si adombra neppure velatamente il sospetto che sia una storia falsa. Complicità del redattore con l'artificio narrativo dell'autore? O piatta cialtronaggine giornalistica?
(Il fatto che per tutto l'articolo il titolo del libro – nonché nome dell'autore fittizio dei disegni – sia scritto sbagliato mi fa temere per la seconda possibilità ma, per certo, non lo posso dire).

The House on Maple Street – It was a perfect lift-off
Dicevo che quelle macchine per provocare storie che sono i quattordici disegni di Burdick/Van Allsburg hanno generato una sterminata produzione di racconti: un lavoro di “retroingenieria narrativa” che non ha coinvolto solo scrittori amatoriali. Già nel 1994 Stephen King aveva cercato di svelare quale fossero gli avvenimenti che stanno dietro all'illustrazione che vedete qui sopra: “The House on Maple Street”. Nel 2011 è poi uscita un'intera antologia (“The Chronicles of Harris Burdick”) che propone tutti e quattordici i racconti di Harris Burdick scritti da altrettanti noti autori (oltre a King gente come Cory Doctorow, Jules Feiffer, Lemony Snicket, lo stesso Van Allsburg).
Curiosamente, qui da noi, Le cronache di Harris Burdick (Il Castoro, 2012) è uscito un paio di anni prima del libro a cui è ispirato (che, come detto, è stato pubblicato solo quest'anno).

Missing in Venice – Even with her mighty engines in reverse, the ocean liner was pulled further and further into the canal
Un'altra cosa accomuna “I misteri di Harris Burdick” alla “La principessa sposa”: sono stati entrambi libri di tale successo in patria da aver avuto edizioni successive in qualche modo accresciute che nelle recenti edizioni italiane sono però state ignorate. Del libro di Goldman e delle sue edizioni per il 25° e 30° anniversario già ho detto nel primo post di questa piccola serie, dei misteri di Burdrick invece esiste una portfolio edition” uscita a una dozzina d'anni dall'originale che contiene una quindicesima immagine, più precisamente quella che dovrebbe essere una seconda immagine tratta dal racconto “Missing in Venice”. Van Allsburg racconta nell'introduzione la storia di come questa nuova immagine di Harris Burdrick si saltata fuori, c'entrano un antiquario che nel '63 ha rilevato mobili e libri di un defunta signora e uno specchio con una cornice in legno intagliata con i personaggi di “Attraverso lo specchio”, chi mastica l'inglese può leggerla qui.

A Strange Day in July – He threw with all his might, but the third stone came skipping back
Infine esiste una sedicesima immagine in qualche modo collegata alle quattordici/quindici di Harris Burdrick. Si tratta di un disegno inedito di Chris Van Allsburg, datato 1985, che circola in rete perché in tempi recenti (2008 e 2010) è andato due volte all'asta. L'atmosfera richiama quella dei disegni del libro e il titolo pure (ammesso che sia vero che si chiami proprio “La strana scomparsa di Victor Simms” non ne sono certissimo) ma il formato è orizzontale ed è mancante di didascalia. Lo si può vedere qui, ovviamente ciò che sostiene la casa d'aste, ossia che l'opera sarebbe stata pubblicata in “The Mysteries of Harris Burdick” è una falsità visto che loro stessi dichiarano essere stata fatta l'anno dopo la pubblicazione.

The Seven Chair – The fifth one ended up in France
Ecco, su “La principessa sposa”, “Confessioni di una mente pericolosa”“I misteri di Harris Burdick”, almeno per ora, non mi viene altro da dire.

Il prossimo post lo faccio su Diabolik.

Another Place, Another Time – If there was an answer, he’d find it there

8 commenti:

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Boia che megapost!!! Io per fare un post di questo peso ci metterei almeno una settimana… Evidentemente sei di buon umore e in buona salute, e questo non può che rendermi felice.

Mi sembra che questa trilogia di post si possa suggellare ricordando imprecisamente l'affermazione di Borges a corredo di qualcuna delle sue recensioni di libri immaginari, forse L'accostamente ad Almotasim.: triste il destino dell'autore di lunghi libri che possono essere compendiati nel giro di poche frasi…

andrea 403 ha detto...

Ottima chiusa, grazie. La frase di Borges si trova nella premessa a Finzioni e si riferisce, in effetti, proprio ad Almotasim (ma anche a Tlön e a l'Herbert Quain), mi pregio di riportarla verbatim e per intero: «Delirio faticoso e avvilente quello del compilatore di grossi libri, del dispiegatore in cinquecento pagine di un concetto la cui perfetta esposizione orale capirebbe in pochi minuti! Meglio fingere che questi libri esistano già, e presentarne un riassunto, un commentario.»

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Ma è morto ’sto blog?

prospettive musicali ha detto...

C'è tutto un dossier di "Quaderni d'altri tempi" su – per così dire – opere immaginarie che esistono:
http://www.quadernidaltritempi.eu/rivista/numero55/q55_sommario.html
Ciao
Alessandro

Jazz nel pomeriggio ha detto...

È vero!

Osservo ancora che uno dei pochi racconti di JD Salinger, se non mi sbaglio l'ultimo pubblicato lui vivo, e cioè Seymour - An Introduction, contiene un penetrante saggio critico, con analisi delle fonti e rilievi metrici e stilistici, delle poesie di Seymour Glass, di cui non leggiamo un solo verso per il fatto che Seymour Glass, come i suoi sei fratelli, è un personaggio di fantasia, che ricorre in diversi racconti di Salinger.

Di fatto, per chi sia così inclinato, finito di leggere il racconto viene voglia di cimentarsi a scrivere qualcuna di quelle poesie, descritte nei minuti particolari in modo molto allettante.

andrea 403 ha detto...

E a proposito di "retroingegneria poetica"esiste questa cosa qui, gioco a due durato anni purtroppo interrotto dalla morte di uno dei due autori: http://www.oplepo.it/Eclisse.html

Jazz nel pomeriggio ha detto...

http://leggimiognigiorno.blogspot.it/2012/12/hapworth-16-1924-j-d-salinger.html

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Osservo infine che il cinema di Wes Anderson, di cui tu sei ammiratore più grande che non sia io, che pure lo sono, deriva tutto senza eccezione, o così pare a me, da Seymour: An Introduction: in modo particolare Rushmore e The Royal Tennenbaum.