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lunedì 8 aprile 2013

ritorni...

Una volta ho conosciuto una giovane psicologa che aveva appena cominciato la professione. Aveva un solo paziente. Una sola seduta alla settimana. Non è che ci campi.

E così, in attesa di un carnet d'impegni più pieno, aveva trovato un posto di lavoro part time presso un noto sito d'incontri. Mi raccontava che in parte faceva anche lì la psicologa, o vagamente qualcosa del genere, visto che dava consigli on line su come trovare l'anima gemella, in parte faceva cose meno nobili (visto che, a suo dire, ogni dipendente, maschio o femmina che fosse, era obbligato a mantenere cinque diversi profili femminili farlocchi, per dare corda ai molti uomini iscritti al servizio).

 
Fu lei la prima a raccontarmi di come facebook fosse una forte causa d'infedeltà coniugale (argomento poi diventato un classico da giornalismo di costume) con dinamiche peculiari, oggetto di studio anche da parte degli psicologi (quelli veri, non solo quelli dei siti d'incontri).
Io me la ricordo così (e un po' sarà come me l'ha raccontata lei, un po' sarà come me la sono poi raccontata io): grazie a facebook ritrovi i tuoi vecchi compagni di scuola o comunque quelli del tuo giro di allora. Hai così modo di riscoprire vecchie fiamme dimenticate da tempo o, meglio ancora, il tipo o la tipa di cui eri perdutamente invaghito e a cui non hai mai osato dichiararti. Ti pare di conoscerlo, o conoscerla, da sempre (anche se non è mica tanto vero, visto che nel frattempo chissà come si è cambiati, ma pace), è al contempo una novità (ché la tua vita attuale è tutt'altra) e tu, nel frattempo,  magari hai acquisito più sicurezza per provarci con lui (o lei che sia). Hai insomma strumenti diversi da quando te ne stavi lì, senza parole, in ammirazione silente.

Ci si rincontra, da cosa nasce cosa, e patatrak ci si ritrova coinvolti in una relazione extraconiugale e neanche lo si voleva.


Il mio attuale libro da metrò parla soprattutto di filatelia. È un libro inglese, in inglese, di un giornalista (inglese). Sono a metà, ancora non so bene bene dove voglia andare a parare, comunque si tratta in parte di un libro autobiografico, in parte di un reportage sul collezionismo dei francobolli (con qualche, raro, scantonamento sul collezionismo più in generale). Mi piace.
L'autore è un collezionista di francobolli, con una particolare predilezione per i francobolli sbagliati (in genere stampati per errore con un colore in meno, ma non solo). Lo è stato da ragazzo e poi è tornato a esserlo da adulto, seguendo un meccanismo del tutto simile a quello sopra descritto per facebook e le corna da ritorno di fiamma: un'occasione fortuita ti rimette in contatto con una tua vecchia passione (i costosi francobolli fallati) ma oggi hai nuovi strumenti con cui affrontarla (sei un affermato giornalista, quindi guadagni bene, ed esiste internet, quindi è più facile reperire certi pezzi). Nel suo caso il parallelo è ancor più clazante perché il ritorno alla filatelia, mi pare di capire, alla lunga è poi stato una delle cause del suo divorzio (spero che spieghi meglio la cosa nella parte conclusiva del libro).


Perché vi racconto tutto ciò?
Perché a me, nel mio piccolo, sta succedendo qualcosa del genere (più del genere francobolli, che del genere amorazzi su facebook). Forse anche a causa della lettura di questo libro, sono tornato (saltuariamente) a occuparmi di un vecchio amore che avevo del tutto abbandonato: le traduzioni italiane dei lavori di lewis carroll.

Come sempre non ho idea di ché ne sarà, sul breve, di 403... Avrei davvero voglia di scrivere ma c'è sempre qualcosa di meglio da fare (in questi giorni, per esempio, andare a trovare parenti stretti in reparti di terapia intensiva). Spero però di tornarne a parlare qui e del mio attuale libro da metrò e, soprattutto, di traduzioni carrolliane.

13 commenti:

Shapa ha detto...

Evviva!
(Tranne che per la parte finale...)

Anonimo ha detto...

mai riuscito a collezionare niente in vita mia ... ( a parte le sfighe varie , ma non credo che queste contino )...

nebbia

Marco Bertoli ha detto...

Una volta ho conosciuto una giovane psicologa

Ma la conosco, per caso, quella lì?

Marco Bertoli ha detto...

visto che, a suo dire, ogni dipendente, maschio o femmina che fosse, era obbligato a mantenere cinque diversi profili femminili farlocchi,

A me non dispiacerebbe quel lavoro. Riuscirei anche piuttosto bene, e dico proprio gestendo i profili femminili.

andrea 403 ha detto...

@Shapa Evviva! Per la parte finale va un po' meglio, speriamo.

@nebbia in genere c'è differenza tra una collezione e una raccolta. In genere si è più raccoglitori di sfighe che non collezionisti. Quindi direi che non conta (a meno che tu non sia un vero collezionista di sfighe, con tanto di catalogazione, ricerca spasmodica delle sfighe mancanti, scambio di sfighe con altri collezionisti...)

@Marco

Ma la conosco, per caso, quella lì?

Se un paio di anni fa eri iscritto a quel servizio d'incontri online probabilmente l'hai conosciuta e più di una volta.
Altrimenti no, tramite mio non è possibile.

A me non dispiacerebbe quel lavoro. Riuscirei anche piuttosto bene

Lo credo! è la cosa più simile – tra tutti i mestieri che io abbia mai sentito – all'essere un troll stipendiato!

Marco Bertoli ha detto...

Gnegnegné

Anonimo ha detto...

(a meno che tu non sia un vero collezionista di sfighe, con tanto di catalogazione, ricerca spasmodica delle sfighe mancanti, scambio di sfighe con altri collezionisti...)

ti prego , un minimo di pietà , non infierire :)

nebbia

Marco Bertoli ha detto...

Sai se lo fanno ancora il «Rosso Antico»?

Shapa ha detto...

Una volta facevi più post...

Marco Bertoli ha detto...

Aggiornare il blog non va più di moda.

Shapa ha detto...

Modaiolo.

Marco Bertoli ha detto...

E non solo: anche rispondere ai commenti è considerato gauche.

andrea 403 ha detto...

già...