Recent Posts

mercoledì 27 febbraio 2013

...

Un mio breve commento al risultato delle elezioni per la giunta regionale della lombardia:


domenica 24 febbraio 2013

hey, hey we're the monkees

Ricevo oggi nella mia casella di posta:


Fa' un post sui Monkees.

Grazie, ciao,

M


I Monkees, un venticinque anni prima dei Take That, sono un clamoroso esempio di gruppo "artificiale". Un gruppo "finto" poi diventato "vero". Nascono come reazione televisiva USA alla travolgente onda della beatlesmania, fanno un paio di dischi di successo recitando la parte del gruppo musicale pop, sullo schermo e fuori, e poi però ci prendono gusto e diventano un gruppo musicale vero. Con tanto di "reunion" periodiche in ogni decennio a seguire.

Con questo post inauguro la categoria dei post a richiesta (ma NON tutte le richieste saranno esaudite, sia chiaro, anzi... diciamo che sarà arduo vedermene esaudire altre, ma non si sa mai :)




Questa gliela scrisse Neil Diamond, forse qualcuno ce l'ha nell'orecchia cantata da Caterina Caselli.

venerdì 22 febbraio 2013

google, gorey e amphigorey


Lo so che ve ne siete già accorti da soli che il doodle di oggi è dedicato a edward gorey, ma io lo segnalo lo stesso (sarebbe il suo ottantottesimo compleanno).

Mi serve per fare un prossimamente qui (non il primo che dedico a gorey): presto su 403 vi parlo di alcuni librini con le figure, librini con le figure che seguono un ordine alfabetico. Librini con le figure che seguono un ordine alfabetico e che ho regalato per natale a un'amica mia.

La maggior parte dei librini – con le figure che seguono un ordine alfabetico e che ho regalato per natale a un'amica mia – è di gorey.

Moltissimi lavori di gorey sono raccolti in una serie di quattro volumi antologici, la grafica dell'odierno dooodle si ispira fortemente alle loro copertine, specie a quella del primo volume: “Amphigorey”.



Ah, una volta ho dedicato a gorey un interminabile post.

lunedì 18 febbraio 2013

l'uomo fango, l'astice mascherato
e un po' di altri

I libri a fumetti che ordino in inglese (e pure quelli che compero in italiano, dai) ho deciso che magari provo a raccontarli qui, ma li dico solo dopo che le ho letti (così da un lato non rischiamo l'intasamento di post di 403 e dall'altro questo blog non diventa un triste elenco di inadempienze, di volumi presi e mai letti).

Questo è quindi un post da nerd, se non ti piacciono i fumetti con gli scienziati pazzi, i supereoi in costume o i fumetti di ammazzamenti, non lo consiglio. E se invece ti piacciono sappi che questo primo giro vede tutta roba in inglese, un giro spesso piacevole ma mai entusiasmante (e un paio di autori invece avrebbero anche potuto entusiasmarmi):

Wiebe/Kowalchuk
The Intrepids Vol. 1 TP
Image (2012)
isbn  9781607064978

Volume uscito poco più di un anno fa che raccoglie i primi sei numeri dell'omonima serie. L'idea di un gruppo di adoloscenti con poteri speciali messi assieme e coordinati da uno scienziato che si propone loro come una figura paterna è talmente consunta che la sua mancanza di originalità quasi non è un problema, diventa una base – ovvia – da cui partire. Ciò detto, lo svolgimento fin qui è da compitino, ben fatto ma compitino, sia per quanto riguarda trama e testi, sia per quanto riguarda i disegni.
Cyber-orsi sanguinari, scienziati pazzi inafferrabili, scimmie lottatrici ben addestrate, passa via tutto senza particolare entusiasmo. Prenderò il prossimo volume? Probabilmente sì... In certi casi mi accontento di poco.

Howard Chaykin
Marked Man
Dark Horse (2012)
isbn 9781616550042

Qui non si raccoglie una serie uscita col proprio comic book ma una storia pubblicata in puntate da otto tavole cad. su Dark Horse Presents. Io ho una passione per Howard Chaykin per come disegna, per come scrive e per ciò che scrive e anche in un prodotto minore come questo (perché, nonostante la pubblicazione rilegata rigida, questo a mio avviso è un prodotto minore, sigh) dicevo anche qui qualche sua zampata c'è.
Non è male leggere qualcosa il cui ritmo del racconto ha bisogno di una pausa drammatica ogni otto tavole, in epoca di graphic novel imperanti questo respiro corto io lo trovo rinfrescante. Per il resto è Chaykin: ammazzamenti, personaggi stronzi (a partire dal protagonista), una spruzzata di sesso. Prenderò la prossima cosa di Howard Chaykin che uscirà, qualsiasi essa sia? Certo che sì! Quell'uomo sa come si fanno i fumetti!
Ah, a metà storia c'è un colpo di scena che segna tutto l'andamento del racconto, è anticipato in tutte le anteprime del volume e le interviste a Chaykin che ho letto in rete. A quel punto ero certo che capitasse all'inizio e mentre procedevo nella lettura non mi capacitavo che ancora non fosse arrivato. Questa cosa degli spolier andrebbe regolamentata per legge, io credo.

Paul Grist
Mudman Vol. 1 TP
Image (2012)
isbn 9781607065807

Nuova serie di Paul Grist (quello di Kane e di Jack Staff, per intenderci) e nuova quasi-delusione di questo giro. No, dai, quasi-delusione no, Grist continua a essere un drago nella composizione della tavola e nella capacità di articolare il racconto e questo volume (che raccoglie i primi cinque albi di Mudman) si legge in un soffio e volentieri. Però, almeno per ora, siamo in territori un po' troppo battuti, specie in casa Image Comics.
Spiego meglio: la serie segue la vita di un quindicenne di provincia (britannica) che acquista improvvisamente (e, per ora, incomprensibilmente) dei superporteri: diventa "l'uomo fango" (un po' come l'uomo sabbia, storico avversario dell'uomo ragno, solo che lui è umido) e, per ora, la serie ci racconta del suo scoprire e fare i conti con questa nuova condizione. Verso la fine comincia a far capolino un misterioso mentore che potrebbe aiutarlo a controllare e sfruttare a pieno i suoi poteri. Ecco, il direttore creativo della Image è Robert Kirkman e quello che ho appena raccontato a me ha ricordato prima il suo Invincible e poi il suo Stupefacente Wolf-Man.
Però qui la serie è ancora giovane e in Paul Grist io ho fiducia. Prenderò i prossimi volumi di Mudman? Ma sì! Ci sono un sacco di cose di quel ragazzo fangoso che sono curioso di sapere.

Mignola/Arcudi/Zonjic
Lobster Johnson: The Burning Hand
Dark Horse (2012)
isbn 9781616550318

Rispetto all'universo di Hellboy io sono un completista prendo tutto quello che esce. E, più in generale, sono un fan di Mignola, che penso sia bravo come autore ed è pure bravo a scegliere i collabolari e ad amministrare il "franchise" Hellboy, con tutti i suoi spin-off.
E Lobster Johnson, l'eroe pulp, che vive e opera negli anni '30 è l'ultimo, in ordine di tempo, di questi spin-off ad essere stato sviluppato. Questo è il secondo volume finora uscito e raccoglie l'omonima miniserie di cinque albi. Il primo è già uscito anche in italiano (ne parlai qui) e posso dire che, per ora, non mi sembra che il personaggio sia all'altezza né di Hellboy né dell'articolato mondo che ruota attorno al B.P.R.D. (il dipartimento federale anti-minacce-paranormali di cui ha fatto parte anche Hellboy).
Ciò detto non è che io abbia schifato i due volumi dell'astice mascherato. Più forte e mignoliana la trama del primo, più godibili i disegni di questo secondo (nel primo si avvertiva troppo la voglia del disegnatore di seguire lo stile di Guy Davis, all'epoca titolare della serie B.P.R.D.) qui il croato Tonci Zonjic non fa gridare al miracolo ma mostra uno stile pulito e leggibile.
La storia si muove tra minacce paranormali e più banali gangster e mostra bene non solo il sanguinario eroe mascherato (Lobster Johnson è uno che spara per primo e ammazza volentieri i cattivi) ma tutto il gruppo dei suoi aiutanti (al punto che, forse, alla fine agli occhi del lettore escono più vividi quelli che non questo).
Prenderò i prossimi volumi di Lobster Johnson? Che domanda! Io, rispetto all'universo di Hellboy, sono un completista: prendo tutto (e non è poi che siano così male).

sabato 16 febbraio 2013

forme di yé-yé

Tempo fa sono rimasto immerso per qualche settimana nella musica del 1962 e, giocoforza, mi sono fatto una scorpacciata di twist. Per me che il twist era solo sempre stato "a saintropez la gente si chiede perché tu balli il twist portando un vestito in lamé" oppure Chubby Checker che cantava "Let's twist again" è stata una curiosa scoperta, perché l'impressione è che da noi, per qualche anno tutta la musica ggiovane doveva essere twist. E quindi nel twist finiva dentro di tutto: da pezzi commerciali a quelli strampalati, dagli inni al divertimento frivolo, fino ad arrivare a brani che mostrano i primi pruriti di ribellione giovanile che poi, di lì a pochissimo, sarebbero sbocciati col beat.

[fonte]
Che poi a forza di stare immerso nel twist, di sbirciare il beat, uno si fa delle domande anche su altri fenomeni e quindi, finito il lavoro sui quarantacinquegiri usciti nel 1962, mi sono ripromesso di dedicarmi alla ricerca di materiale riguardante lo yé-yé. Che per me – a parte Paperetta Yé-Yé (personaggio Disney creato da Romano Scarpa nel '66) e la canzone "Sono un ragazzo Yé-Yé (e faccio il tifo per te)" del tanto misconosciuto quanto geniale cantante Ugo Ladoro (nome d'arte di Doriano Vimercati) – lo yé-yé mica sapevo bene che fosse.

Non è che poi questa richerca io l'abbia approfondita più di tanto, sì, ho scoperto che questo stile musicale nato a fine '50 ed emerso nei primi '60 ha mosso i primi passi in francia per espandersi poi soprattutto in spagna e nel quebec (!) e un po' si è visto anche da noi (anche eseguito da insospettabili).

Di sicuro uno dei numi tutelari dello yé-yé è stato questo signore qui:


Ho cominciato bene la mia escursione in questi tempi antichi, ma poi mi sono perso via in tempi più moderni e sono approdato a tutt'altri lidi.


Nel 1962 prendevo in giro "i Metafisici" e la loro passione per le parole sdrucciole e poi, uno dei motivi per cui trovo irresistibilmente ipnotica "Arriva lo ye ye" dei Baustelle è la successione: verso sdrucciolo, verso sdrucciolo, verso sdrucciolo, verso tronco del suo ritornello. Mah... Siamo fatti strani.


"I Was a Yé-Yé Girl" del meteorico gruppo Doing Time con alla voce In-Grid (al secolo Ingrid Emiliana Alberini, che non è quella che si vede cantare nel video) è invece un'operazioncina che, mi pare, se ne stia dalle parti dei Touch and Go o (volendo un po' esagerare) di questo successo dei Propellerheads, e a me, ogni tanto, stare da quelle parti per tre o quattro minuti mi mette allegria.

Certo, lo Yé-Yé è un'altra cosa.


domenica 10 febbraio 2013

regressioni


Questa è (parte) della mia attuale lista della spesa. Ormai adopero un sistema mnemonico pre-pittografico. Mettendomi di buona lena posso arrivare alla scrittura tra quanto? Duemila anni?

mercoledì 6 febbraio 2013

il re del torrone

Il maledetto criminale vive in un mondo tutto suo ma, occasionalmente, fa delle capatine anche nel nostro, di mondo. La sua geografia e la nostra si sovrappongono soprattutto in occasione di albetti “fuori collana” celebrativi di un qualche evento.

L'estate scorsa ne ho sceneggiato uno, la prima storia breve di Diabolik scritta da me (ma non solo da me visto che col soggetto io non ci ho avuto a che fare ed è stato firmato – un po' come certe canzoni di sanremo – da Marco Cottarelli, Michele Ginevra, Valentina Mauri e Mario Gomboli).

Adessso, per chi ha gli occhi buoni, le sedici paginette “Uno stradivari per Eva” sono leggibili on-line sul sito ufficiale di Diabolik. I disegni (realizzati all'epoca a velocità supersonica, ché si era in un ritardo pazzesco) sono di Giorgio Montorio.

Della scrittura di quell'albetto ricordo con divertimento parecchie cose: i reportage telefonici di Michele Ginevra che andava su e giù per le scale del Torrazzo per spiegarmi bene come erano fatti certi passaggi, il fatto che la storia l'ho scritta in pochissimo tempo (abituato a trame complesse di 119 tavole, scriverne una di sole 16 è stata una sorta di vacanza) e pure il fatto di aver potuto usare come documentazione una mia tumblerata di qualche mese prima.


In realtà la vera ragione di questo post è che, parlando di Diabolik e Cremona, ho potuto usare come titolo un nomignolo che, da sempre, diamo al Re del Terrore in redazione (specie sotto Natale). E quando mai mi ricapitava un'occasione così?

martedì 5 febbraio 2013

niels bohr e la sparizione dell'oro

Parlando dei libri arrivati in dicembre ho detto che il protagonista di uno (Niels Bohr) lo avevo trovato in un altro. A seguire la relativa citazione (dalle pagg. 44/45).
Il processo di dissolvimento dell'oro è stato inaspettatamente messo a frutto in almeno un'occasione degna di nota. Nel 1933, la persecuzione nazista degli scienziati ebrei in Germania stava spingendo molti di loro a emigrare o a rifugiarsi in laboratori di Paesi stranieri. Due premi Nobel per la fisica, Max von Laue (vincitore nel 1914 per la scoperta della diffrazione dei raggi X) e James Franck che aveva ottenuto il premio nel 1925 per aver prodotto una conferma sperimentale della quantizzazione dell'energia), consegnarono le loro medaglie a Niels Bohr perché le custodisse presso l'Istituto di fisica teorica di Copenaghen. Nell'aprile 1940, quando l'esercito tedesco invase la Danimarca, Bohr aveva già donato la propria medaglia Nobel a un'asta di beneficenza per le vittime della guerra, ma voleva nascondere quelle degli scienziati tedeschi perché, se fossero state scoperte nel suo laboratorio, la loro già difficile posizione sarebbe stata ulteriormente compromessa: le medaglie, infatti, portavano i nomi dei vincitori ed essendo d'oro la legge non consentiva di farle uscire dalla Germania.
Uno dei colleghi di Bohr a Copenaghen era il chimico ungherese George de Hevesy, che nel 1923 aveva scoperto un nuovo elemento, l'afnio (da Hafnia, il nome latino della città). Il suo primo consiglio fu quello di seppellire le medaglie, ma Bohr temeva che in tal modo sarebbero state facilmente rinvenute; così, mentre le truppe naziste entravano in città, decise invece di scioglierle nell'acqua regia (con una certa difficoltà, raccontò in seguito, dato che si trattava di una notevole quantità d'oro e persino questo forte acido faceva fatica a intaccarle). I nazisti occuparono l'Istituto e perquisirono a fondo il laboratorio di Bohr, ma non si presero la briga di accertarsi del contenuto delle bottiglie di liquido marrone su uno scaffale, che rimasero lì indisturbate per tutta la durata del conflitto. A guerra finita, Bohr poté cosi rimandarle all'Accademia reale svedese delle scienze, spiegando in una lettera che cos`era successo; l'oro venne quindi recuperato e la Fondazione Nobel coniò due nuove medaglie per i fisici tedeschi.

Hugh Aldersey-Williams
Favole Periodiche
Rizzoli
Traduzione di Daniele Didero
22 €
592 pagine
Isbn: 9788817048583

lunedì 4 febbraio 2013

addirittura magro


Avete presente quel programma tivù in cui secondo i miei familiari più stretti paio "addirittura magro"?

Adesso potete vederlo anche voi grazie al sito della rai: qui.
(e potete vedere anche tutte le altre puntate andate in onda sinora)

Ah, ci vuole installato microsoft silverlight e prima del programma c'è la pubblicità.
Questo non è il migliore dei mondi possibili, ma già lo sapevamo.

cose sovietiche, mattoidi, fumetti
e un libro misterioso

Se nei tag metto più di 200 caratteri di roba, blogspot si rifiuta di pubblicarmi i post. Per cui tocca che certe cose (come questa lista dei regali libreschi più significativi da me ricevuti in dicembre) io le spezzo in due puntate, la prima puntata è nel post avanti a questo.
---
Gian Piero Piretto, La vita privata degli oggetti sovietici, Sironi.
208 pagine


Regalo di una persona che mi conosce pochissimo (per dire, fino all'anno scorso mi regalava narrativa, alla fine ho dovuto dirglielo che non leggo narrativa, non ne vado fiero, ma è bene lo si sappia) e pare un libro davvero strano. L'autore racconta di 25 cose comuni nella fu-unione-sovietica (ma molto comuni, come il bicchiere di vetro a faccette, ossia il normalissimo bicchiere di vetro che abbiamo sempre avuto anche noi e che, tuttora, spopola pure all'ikea). "Cose comuni" e non "oggetti" visto che un capitoletto è dedicato pure alle polpette. Non so... Devo leggerne un po' per capire meglio, io non subisco molto il fascino dell'URSS però i regali di cose che stanno fuori dal tuo usuale campo visivo servono anche a scoprir cose. Vedremo, per ora resta in pila assieme ai millanta libri da leggere.
---
Paolo Albani, I mattoidi italiani, Quodlibet.
348 pagine.


Il suo “Dizionario degli istituti anomali nel mondo” è stato per breve tempo in carica come mio libro da metrò del momento ma poi lo trovavo un po' noioso e ora è nella famigerata pila dei libri di mezzo (quella sorta di limbo in cui vanno i libri che non sono né del tutto letti né propriamente ancora da leggere). Su quest'altro repertorio nutro, ciò non di meno, buone aspettative. Vi saprò dire.
---
Magnus, Lo sconosciuto. Edizione integrale, Rizzoli/Lizard.
416 pagine.


Le prime sei storie dello sconosciuto, quelle uscite in edicola, all'epoca, in formato diabolik, sono qui nella versione "rimontata dall'autore” per farcele stare in formato album. Non me ne frega nulla se lo ha fatto l'autore, rimontate sono più brutte e funzionano meno (anche se restano leggibili, che è già qualcosa).
Per quelle sei storie l'edizione di riferimento, per me, resta l'uscita del '98 per Einaudi Stile Libero. Col tempo alla mia copia si è scolorita la costa gialla, ma la carta è buona (non come quella schifa e trasparente che usarono per l'antologia Stile Libero di Andrea Pazienza) e le storie sono tutte e sei lì, nel formato giusto.
Per il resto l'edizione Lizard è a posto, la carta è ottima, c'è tutto lo sconosciuto in un unico volume (be'... tutto tutto tutto no, un paio di storie in cui aveva solo il ruolo di narratore non sono incluse, fortuna che io le ho altrove) e c'è pure lo storyboard di una storia breve inedita (seguibile ma non proprio godibilissimo). E comunque, purtroppo, il libro Einaudi è fuori catalogo da un po'.

---
Gianni Bono e Matteo Stefanelli, Fumetto!, Rizzoli.
576 pagine.


Questo, lo ammetto, l'ho solo sfogliato (tanto) e letto un po' qua e un po' e là (poco). Che per un libro impegnativo come questo (pesa più di tre chili, è grosso come un vassoio e spesso molto di più) è anche un buon modo di affrontarlo. Però avrei dovuto leggerne di più, conosco di persona i curatori, sono amico dai alcuni contributori e anche di un paio di quelli a cui è stato dedicato un capitolo... Insomma, il fatto che non me lo sia ancora letto dall'inizio alla fine è un po' colpevole (lo dicevo che a fare l'elenco dei libri che mi entrano in casa io poi m'imbarazzo per le inadempienze, dannazione!)
Quindi dei testi non dico (ma i curatori ispirano fiducia a prescindere) però mi piace spendere due parole sulla grafica, che in una strenna come questa ha il suo bel peso. Io la grafica l'ho trovata tanto bella (quasi) quanto irritante (un filo più bella che irritante, se proprio devo dire).
È che in "fumetto!" le immagini dei fumetti subiscono un processo di "de-narrazione",  anche quando una tavolta a fumetti viene riprodotta pressoché per intero (spesso ingrandendola, ché il formato del libro è notevole) la si taglia in modo tale da farle perdere la sua funzione di racconto, si lasciano fuori pezzetti di balloon e di testo, la si rende illeggibile (o, comunque, molto meno leggibile) privilegiando la messa in mostra del tratto del disegnatore da un lato e la funzione di illustrazione "figa" dall'altro.
Questo trattamento "pop-artistico" delle immagini a me da lettore di fumetti (e da sceneggiatore :) fa davvero incazzare però, da ex-grafico, devo ammettere che funziona.
---
???, ???, ???
??? pagine


Poi mi è stato regalato, per natale, un libro che è ancora impacchettato e quindi non posso dire.
È che è un “regalo vincolato”, come certi depositi bancari, ed è possibile svincolarlo solo a certe condizioni che ancora non si sono verificare. Quindi il pacchetto sta lì, e mi guarda, e io ci passo accanto e lo guardo. Qualche volta (ma poche) lo prendo in mano, lo smanaccio (posso dire che è in brossura) me lo rigiro, lo soppeso (non è né grosso né piccolo, questo con tanto di pacchetto pesa due etti e settantaquattro grammi) e poi lo metto giù.

domenica 3 febbraio 2013

libri, liste e fisica quantistica

Ho scoperto che c'è chi viene qui, quando vuole regalarmi un libro, per vedere se ce l'ho già... si va a vedere i tag... usa la casellina di ricerca in alto a destra... e io quando l'ho scoperto ho pensato che, se le cose stanno così, forse doveri dire più spesso a questo blog i libri che compero, che mi regalano o che leggo.

Ma un po' m'imbarazzo, perché i libri che compero (specie se in inglese, ma non solo) sono molti di più di quelli che leggo e quindi, se segnassi tutto, 'sto posto diverrebbe una sorta di catalogo di inadempienze...

Chissà che farò... per ora ho deciso di stilare un breve elenco, brevemente commentato, dei libri più significativi che ho ricevuto in regalo nello scorso mese di dicembre. Non sono recensioni, perché di tutti quelli ne ho letto giusto mezzo.

Robert Gilmore, Alice nel paese dei quanti, Raffaello Cortina Editore.
Traduzione di Pier Daniele Napolitani. 248 pagine.


La fisica quantistica spiegata prendendo a prestito la protagonista dei due romanzi più famosi di Carroll.  Su Alice mi sento tranquillo, sulla fisica quantistica un po' meno... Staremo a vedere.
Comunque il libro lo ha scritto un professore universitario di fisica, con attitudine per la scrittura e che ha fatto di persona tutte le (onestissime, vedi su) illustrazioni, anche solo per questo: chapaeau.
---
Hugh Aldersey-Williams, Favole Periodiche, Rizzoli.
Traduzione di Daniele Didero. 592 pagine.


È il libro da metrò attualmente in carica. L'ho già nominato in un paio di post recenti ed è quello di cui ne ho letto mezzo.
Un chimico inglese passa in rassegna la tavola periodica degli elementi profondendo aneddoti storici (soprattutto) e (saltuariamente) personali. Ogni tanto si mette in testa di rifare un qualche esperimento che ha portato, all'epoca, alla scoperta di un nuovo elemento e non necessariamente le cose vanno a buon fine. Tante pagine, scritto mica troppo piccolo (riesco, quasi, a leggerlo senza occhiali) un libro che mi sta dando parecchie soddisfazioni. Certo, dà soddisfazioni a me che mi appassiono scoprendo che il blu dei fuochi d'artificio è stato ottenuto solo dopo decenni di prove modificando certi sali di rame, oppure che a metà dell'ottocento, quando si cominciò ad estrarre industrialmente l'alluminio usando il sodio metallico, il procedimento era talmente costoso che l'alluminio (l'elemento mettalico più diffuso nella crosta terrestre) venne salutato come il nuovo oro. Costava trecento volte il prezzo dell'argento, veniva usato per fare gioielli, e l'imperatore Napoleone III aveva un servizio di posate d'alluminio per i suoi ospiti di maggiore riguardo.
---
Jim Ottaviani e Leland Purvis, Un pensiero abbagliante, Sironi.
Traduzione di Martha Fabbri, disegni finali di Jay Hosler, Steve Leialoha, Linda Medley e Jeff Parker. 320 pagine.


Ne avevo letto bene da qualche parte un paio d'anni fa e mi ero appuntato mentalmente di comperarlo (il punto debole è stato quel “mentalmente”). Fortuna che poi ci ha pensato un'amica mia. Il sottotitolo del libro (che è una biografia a fumetti) fa: Niels Bohr e la fisica dei quanti. Insomma, il mio giro di amicizie ha deciso che per il 2013 io mi devo dare alla quantistica, mah... Niels Bohr doveva essere un tipo notevole, me lo sono appena ritrovato citato anche in “Favole Periodiche”.
---
Umberto Eco, Vertigine della lista, Bompiani.
408 pagine.


L'ho visto in libreria da filomena e ne sono stato subito rapito, l'ho quindi lestamente messo nella mia letterina per babbo natale e me lo sono ritrovato sotto l'albero. Certo, il libro è di qualche anno fa ma svenarsi (o far svenare babbo natale) per l'edizione rilegata era troppo. Questa edizione in brossura mi va bene uguale. Un saggio su elenchi ed enumerazioni con relativa antologia letteraria in appendice ai singoli capitoli e un repertorio di “liste visive” che, già da solo, mi avrebbe mosso all'acquisto (o, comunque, al porlo in lista, la lista per babbo natale).
---

La lista dei libri regalati invece la finisco domani, parlerò di fumetti, di mattoidi e di un libro misterioso (misterioso anche per me).