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venerdì 5 ottobre 2012

spara che ti passa

La cosa migliore è spararsi!
Questa è la frase classica di un suicida che voglia comportarsi da vero uomo: un bel colpo in testa e festa finita!

L’ho sentita talmente tante volte e altrettante mi sono chiesta: ma dove credono di recuperarla, al momento opportuno, questa pistola?
Non ci troviamo in America, dove basta andare in un negozio sotto casa o, se proprio non puoi passare per vie legali, con una certa probabilità e un poco di fortuna, dietro qualche angolo, per qualche centinaio di dollari un tipaccio te la vende. In Austria (e non solo in Austria) per entrarne in possesso legalmente si deve seguire un procedimento lungo e pieno di complicazioni burocratiche (che mal si adatta a chi ha fretta di farla finita) oppure sarebbero necessarie come minimo delle conoscenze galeotte per procurarsene una, ma quanti di noi hanno degli “amici” così?

Conosco un tizio 
tuttavia che, allepoca, riuscì a procurarsene una.

Ma, una volta portata a casa, le cose non filano mica lisce come lui aveva immaginato. Sua moglie infatti nutre dei fondati sospetti sulle sue intenzioni e allora lui, furbo, pensa bene di smontare l’aggeggio e nascondere i pezzi un po’ qua un po’ là, aspettando che si calmino le acque e che la moglie si tranquillizzi. Una sera, finalmente da solo, capisce che è l'occasione giusta per mettere in atto il suo intento ma, purtroppo, a quel punto non è più in grado di rimontare il tutto e così la moglie, rincasando, lo scopre nel garage ad armeggiare con i pezzi della rivoltella che proprio non vogliono saperne di tornare tutti quanti al loro posto. Incavolata nera, lei più che di lacrime lo ricopre d’insulti, gli toglie i pezzi di mano e va a sotterrarli nei campi, convinta di aver così risolto il problema.

E invece lui, da uomo vero, riuscirà comunque nel suo intento (pace all’anima sua) non con la pistola ma facendo, alla fine, ricorso a un banale veleno per topi.

Morale della favola: un’agonia durata parecchie ore con tutti i parenti più stretti intorno al suo capezzale, che tra le lacrime imprecavano sussurrando a voce sostenuta: “stupido!”, “come hai fatto?” “ma guarda come sei ridotto, ti rendi conto quanti fastidi avrà ora tua moglie, guardala in che condizioni è, non ti vergogni di lasciarla così, la casa a metà, i debiti da pagare, vedi di guarire e di tirarti fuori dai guai”. E la moglie: “dovevo rimontarla io e spararti, così mi sarei risparmiata questa vergogna”.
Una roba così non si ha da fare e basta.

Non posso affermare con certezza se la sua fine arrivò a causa della sostanza tossica per topi o piuttosto da tutto quel veleno rigurgitato dei parenti più cari.

Voglio aggiungere che questo evento ebbe luogo quarant’anni fa e nella campagna austriaca le reazioni erano influenzate dal pensiero di quell’epoca contro chi sceglieva di morire di propria mano. Non siamo ancora nel periodo della psicoanalisi per contadini né, tantomeno, le persone si chiedevano cosa potesse averlo spinto a quel gesto.

Io invece so perché l’ha fatto e, alla base, ci sta una storia terribile, che però non vi racconterò mai!

Attenzione: si può morire anche di curiosità, comunque tranquilli, nel caso, non sarà mai confuso con un suicidio.

Lucrezia


ammappate 5

2 commenti:

andrea 403 ha detto...

A me questa è la storia che mi è piaciuta di più (e io ho già letto quella di domani e l'ultima di posdomani)...

milo temesvar ha detto...

Diciamo che a livello di creazione di aspettative siamo un po' scadenti... ci anticipi che le prossime storie non sono migliori di quella odierna e Lucrezia dichiara che c'è una storia terribile che non ci racconterà...
Comunque effettivamente la storia dell'agonizzante & insultato è irresistibile.