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giovedì 30 agosto 2012

e quindi uscimmo...

Nicaragua, siamo in una riserva naturale sulla costa pacifica, usciamo dalla pineta e arriviamo sulla spiaggia che è notte, tra poco vedremo le testuggini depore le loro uova lì, a dieci centimetri da noi. Gli alberi finiscono e all'improvviso si apre il cielo sopra di noi, io guardo quelle centinaia di stelle, così tante da togliere il fiato, e penso: "il planetario!"

I planetari moderni nascono nel 1923, il planetario ulrico hoepli di milano è del 1929, all'epoca era ancora una novità. La macchina, il cuore del planetario, è stata poi cambiata nel 1968 e da allora basta. Qualche tempo fa, per un po', si era parlato di ammodernarlo, ma i soldi non son saltati fuori e ora si è smesso di parlarne.
Io sono arrivato a milano nel 1969 che ero all'asilo, l'unica volta che sono stato al planetario è stato pochi anni dopo, all'elementari. Ci sono tornato questo agosto, su desiderio della mia ospite (grazie rosalia!)
Me lo ricordavo benissimo.
Mi ricordavo l'ombra della grande e complessa macchina di ingranaggi e lenti al centro della sala semisferica, mi ricordavo il profilo della città che orna tutto il perimetro della sala, mi ricordavo quella sensazione magica di quando la cupola in muratura sopra la tua testa scompare per lasciar posto al cielo stellato.
Pura emozione infantile. Anche oggi.

Nel corso della settimana di vacanza ci siamo pure ritornati (per dire quanto ci ha convinto) e, nonostante il fatto che con un titolo diverso ci abbiano propinato sostanzialmente la medesima "osservazione guidata del cielo" di un paio di giorni prima, la magia è rimasta la stessa.

Ci tornerò, presto.


Prima di andare al planetario abbiamo fatto un salto al museo di storia naturale (nei medesimi giardini di porta venezia). La mia ospite non è una fan della tassidermia, quindi non è che l'abbiamo visitato davvero (ché vedere le bestie impagliate a lei faceva tristeszza). Però, visto che i musei civici in agosto erano tutti gratis, siamo entrati per andare a vedere un altro dei ricordi della mia infanzia: il triceratopo. Non è un triceratopo vero e neanche uno scheletro di triceratorpo, ma una ricostruzione in scala uno a uno della bestia, così come doveva essere.

Se l'emozione del planetario era lì, intatta ad aspettarmi dopo quarant'anni, non posso dire altrettanto del triceratops horridus che abita accanto. Ovviamente lo ricordavo più grande, molto più grande, "adesso" ha le dimensioni di un elefante obeso, da piccolo mi sembrava grande come una casa.
Anche perché al tempo del suo arrivo stava in una sala tutta per sé, che lui occupava per intero (certo, una sala piccina, posso dire adesso) oggi invece coabita con altri colleghi dinosauri e lo scheletro del T-Rex, lì a due passi, fa sicuramente più effetto.

Ah, tornando ai planetari. Ho scoperto che l'italia è piena di planetari: ce ne sono a roma, a torino, a venezia, a modena, a firenze, a lecco, a ravenna, a cagliari e chissa quanti altri. Sarei curioso di sapere come sono, come funzionano e se hanno dentro tutta la magia che ha il nostro qui a milano.

2 commenti:

Shapa ha detto...

Il T-rex fa sempre la sua figura :)

andrea 403 ha detto...

È vero, pensavo di mettermene una replica in casa, ma ho pensato che dopo un po', però, rischia di stufare, che dici?