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lunedì 28 maggio 2012

nel paese di rovereto

Non ero mai stato a Rovereto. La cittadina è proprio bella e ospitale. Ma è disabitata!

Io e la mia amica giravamo per il centro venerdì sera chiedendoci dove fosse la popolazione locale. Di sicuro non era a spasso per il paese, né nell'ottimo ristorante che avevamo selezionato dopo una attenta disamina di tripadvisor, un dibattito e uno spareggio tra i due candidati più promettenti attraverso breve sopralluogo.
Magari quelli di Rovereto erano tutti a Milano per il weekend.

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Al MaRT non c'ero mai stato, è proprio un bel museo. Forse hanno esagerato un po' con gli scalini, ma a parte questo direi che è a posto.

Abbiamo visto tre mostre. Una dedicata a Gina Pane, un'artista francese che quando si faceva fotografare da lontano, vestita di nero, sdraiata in una cava mi piaceva anche. Ma poi ha fatto parecchie cose tipo tagliarsi con le lamette o i cocci di vetro, filmando e fotografando tutto, e quello m'è parso disturbante. Che poi, da ragazzino è capitato anche a me di tagliarmi con le lamette (intendo intenzionalmente, non facendomi la barba le prime volte, ossia anche radendomi, ma pure intenzionalmente) però è stato per un breve periodo e non ho mai pensato di chiamarla "body art", piuttosto "un momento difficile dell'adolescenza" ma non "body art". E Gina Pane ce la siamo passata via un po' in fretta, coprendoci gli occhi come i bambini coi film di paura.

Un'altra mostra era dedicata al "postmodernismo". Fatta bene. Penso che dia bene l'idea di cos'è stato questo movimento architettonico e di design. Mostrava anche un po' di cose di contorno (quadri, video musicali, costumi di scena). Magari nelle cose di contorno hanno largheggiato un po' con la definizione di postmoderno (Laurie Anderson che canta "Oh superman" è postmoderna? a me pare di no, ma vedere la sua bella faccia, in primissimo piano, proiettata 3 metri per 5 mi ha fatto comunque piacere).
Io negli anni '80 ero al liceo e il postmoderno me lo ricordo da vivo. A rivedere oggi quei mobili del Gruppo Memphis o dello Studio Alchimia fa una certa impressione. Quanto è più datata la roba anni '80 rispetto a quella dei '70 o dei '50. Chissà se l'essere programmaticamente effimeri era nelle intenzioni dei postmoderni...

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Alla fin fine mi è piaciuta più la mostra sul postmoderno che quella che ero andato a vedere "Alice in Wonderland": «la prima mostra che affronta e analizza in modo completo l’influenza che i celeberrimi racconti di Lewis Carroll hanno avuto sul mondo delle arti visive». Concepita dalla Tate di Liverpool delle due l'una: o non è vero che questa eredità l'ha affrontata in modo completo oppure c'è da dire che l'influenza di Carroll sull'arte moderna e contemporanea è stata, in fondo, poca cosa.
Però di cose interessanti e piacevoli ne ho trovate, specie nella parte iniziale, quella ottocentesca, con stoffe, carte da parati e giocattoli ispirati alle illustrazioni del libro, qualche foto scattata da Carroll e – soprattutto – parecchie matite originali di Sir John Tenniel per le illustrazioni dei due libri di Alice. Che quelle io non le avevo mai viste, né a Londra né a Oxford, perché quelle – ho scoperto – se ne stanno al Rosenbach di Filadelfia.

Be' quando ho visto quei disegni a matita leggera, messi lì, così piccini (ché loro sono grandi tanto quanto le dimensioni dei disegni a stampa, ovviamente) mi sono un po' commosso.

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Insomma, una due giorni in cui ci sono stati turismo, cultura, buona tavola, buona compagnia e pure un po' di commozione. Una gita completa nel suo genere.

Ah, c'è stato pure l'aneddoto curioso.
Poco prima di lasciare l'albergo vado in bagno e passo di sfuggita davanti alla sala del ristorante interno. Ci sono un sacco di persone a tavola, ma non stanno mangianfo (d'altronde son le tre, ormai avranno finito). Sono assorte, zitte, non parlano, non si guardano in faccia, sguardo a terra, serie serie. Qualcuno (da dove sono io non vedo chi) sta parlando a un microfono, non afferro le parole ma il tono è grave, quasi solenne. Torno nella hall e dico alla mia amica "in sala da pranzo c'è gente strana, forse è qualcosa di religioso... oppure una ricorrenza funebre".
Poi va in bagno lei e quando torna mi dice "ma hai visto quanti bicchieri hanno sul tavolo?" e io "no", e lei "ne hanno una decina a testa! guarda che quella è una degustazione di vini".

Ecco il perché di quelle facce comprese e assorte!
Be', io sono un cretino, si sa, che non si accorge che la gente invece che con un paio gli hanno apparecchiato con dieci bicchieri, ma i sommellier si prendono spesso troppo sul serio.
Almeno io la penso così.

5 commenti:

Marco Bertoli ha detto...

Beati voi che siete giovani!

I sommelier andrebbero sterminati con il Neocid Florale («Wilma, dammi la clava»), su questo come sai siamo perfettamente d'accordo.

E siamo d'accordo anche su Gina Pane, Marina Abramovic e quell'altra testa di cazzo si Stelarc, che si fa appendere al soffitto tramite dei ganci infilati nelle palle e si è fatto innestare un orecchio su un braccio.

Ecco, il pubblico abituale di queste esibizioni avvilenti e criptonazistye è composto secondo me in massima parte da sommelier.

Marco Bertoli ha detto...

Sul po-mo il discorso è più complesso, se si esce dall'architettura per andare nella letteratura o nella filosofia; comunque in linea generale non hai torto, per essere un movimento che obliterava la modernità è davvero invecchiato male.

Foto non ne avete fatte?

andrea 403 ha detto...

Foto all'interno del Mart non ne fanno fare, neanche senza flash (atteggiamento un po' da barboni, a mio avviso)...

Marco Bertoli ha detto...

Ma chi se ne frega dell'interno del Mart. Dicevo foto di voi a Rovereto.

andrea 403 ha detto...

Te ne ho spedita qualcuna :)