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lunedì 31 ottobre 2011

la settimana:
tazzine, brevetti, (libri) e orinatoi

Settimana veloce questa, sono stato parecchio distratto... sono stato così distratto che ieri, mentre lo cuocevo, ho bruciato il minestrone. Mai successo prima di bruciare una minestra, a me.

Nonostante la settimana sia stata veloce e distratta qualcosa d'interessante, trovato in giro (o arrivato a casa mia per posta), me lo sono comunque appuntato.

psico-caffè
Tazzine da caffé 20 sterline cadauna, le ho trovate qui e sono ispirate alle macchie di Rorschach (ma non sono le macchie vere, quelle sono protette da copyright e non mi risulta che vengano date in licenza per oggettistica).

Mi chiedo: per uno a cui caffé fa male, lo rende nervoso, molto nervoso, queste potrebbero essere tazzine adatte?

Io a Rorschach e alle sue macchie (Hermann Rorschach, il titolare, non il giustiziere di Watchmen) sono molto legato, una volta, nel 1996, ci ho scritto sopra anche una storia di martin mystère.

Per mettere il link qui sopra al sito bonelli faccio una breve ricerca su google e, grazie al primo risultato, scopro che pochi giorni fa sul sito della Scuola Romana Rorschach è stato pubblicato un articolo (lusinghiero, bontà loro) proprio su quella nostra storia del 1996. Ora si potrebbe tirare in ballo Jung e la sincronicità e invece passo ad altro, che a riguardo non ne so abbastanza.
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libri (non tanti questa volta, solo due)

In settimana mi sono arrivati solo due libri: uno a fumetti e uno no.


Dream of the Rarebit Fiend di Winsor McCay (Checker) è, ovviamente, una figata. Purtroppo questa non è l'edizione monstre curata da Ulrich Merkl che io (fesso) non comperai all'epoca e che adesso non riesco a trovare per meno di 200 euro e quindi non me la prendo, e mi accontento di questa che raccoglie non le strisce quotidiane ma una buona selezione delle tavole pubblicate il sabato (riprodotte al 98% delle loro dimensioni originali, mah...).

Si tratta di sogni, ogni tavola un diverso protagonista, un diverso incubo. Nata l'anno prima di Little Nemo questa serie ne anticipa la meccanica narrativa. Senza raggiungere le vette della sua serie più famosa, anche qui la composizione delle tavole è mirabile e l'edizione non è poi così male.

In ogni caso, tutte le scansioni (in alta risoluzione) fatte da Ulrich Merkl le potete scaricare da questa pagina di Archive.org sono più di 800 per più do 800 mega di roba, una schiccheria.

I Never Knew There Was a Word For It di Adam Jacot De Boinod (Penguin) è un librazzo di quasi 800 pagine, in realtà si tratta di una raccolta di tre libri distinti, tutti e tre riguardano curiosità lessicali e hanno avuto un buon successo in patria. Da noi il primo l'ha pubblicato Rizzoli: Il senso del Tingo e ce l'ho in italiano, ma gli altri due mi mancavano. Le parole sono una delle mie tante fisse. Di questi libri, prima o poi, ne riparlo, spero.
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cose trovate
Il brevetto americano del Lego, a quanto pare ormai scaduto, da boingboing:


Là il primo commento, brillantemente, si chiede: "ho usato il Lego al contrario tutti questi anni?".

L'immagine boingboimg la prende dal blog 365blac, che dedica un post ai brevetti di noti giocattoli:


C'è anche un brevetto di un gioco che assomiglia molto al monopoly, anche di quello mi piacerebbe parlarne qui, prima o poi.

A proposito di brevetti, in questi giorni, in giro, si leggono cose su Vittorio Marchis e sul suo libro Centocinquanta invenzioni italiane che esce dopodomani (un brevetto italiano all'anno per tutti i 150 anni in cui l'Italia è stata unita) a me però sono parse più interessanti le sue autopsie di macchine, a metà tra performance teatrale e divulgazione tecnologico scientifica (la prossima sarà a torino, il primo dicembre dove Marchis procederà all'esame autoptico di una Vespa).


Cambiando argomento: secondo voi, l'arte a quali bisogni dell'essere umano deve rispondere?

Lo scultore Clark Sorensen una risposta se l'è data e la risposta sono i suoi orinatoi artisitici [via Ektopia]:


E non c'è solo l'aspetto estetico, c'è anche quello politico, per esempio in questo suo vecchio pezzo "il mondo secondo George" (Bush, suppongo):


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e per finire...
... David Calvo risolve il cubo di Rubik [via neatorama]:

domenica 30 ottobre 2011

segreti e controsegreti



Mi mancano i giorni in cui Halloween aveva a che fare col mostrare
il proprio costume piuttosto che la propria scollatura.


Ho scaricato l'app per iPhone di PostSecret (che funziona anche sull'iPad) e, in queste ore, il tema halloween naturalmente la fa da padrone. Più di un segreto è pubblicato da ragazze timide che – col pretesto della festa di vigilia di ognisanti – hanno finalmente la scusa, con loro stesse, per vestire un poco osé. Curiosamente l'unico segreto dei PostSecret cartacei di questa settimana, sull'argomento, va in tutt'altra direzione.

L'app di PostSecret è tecnicamente molto instabile, si chiude spesso, qualche volta si blocca, ma io l'ho trovata ipnotica. Sono i soliti PostScret, ma moltiplicati per mille e che si parlano tra loro, e si rispondono, e si ringraziano, di quando in quando s'insultano pure. E i lucciconi la fanno da padroni.

Alla fine mi sono fatto forza, mi sono strappato da quel mondo pieno di colori e sentimenti, ho spento l'iPad e l'ho nascosto sotto a un cuscino, che oggi avrei pure un po' di cose da fare.




"PostSecret è un progetto artistico comunitario in divenire in cui le persone spediscono i propri segreti su un lato di una cartolina fatta a mano".

La prima volta ne ho parlato qui.


segreti della settimana (96)



 



sabato 29 ottobre 2011

too tired for havin' fun

Dedicato a chi non fa il ponte e, anzi, magari gli tocca lavorare pure nel finesettimana.


Lee Dorsey – Working in the Coal Mine (1966)




Enoch Light – Working in the Coal Mine ("Enoch Light's Action", 1967)




Devo – Working in the Coal Mine (1981)


 



(anche se capiterà che io nei prossimi giorni debba lavorare un po' sia chiaro che né il post né il titolo del post si riferiscono per davvero a me... io, casomai, son troppo pigro per divertirmi, mai troppo stanco :)

giovedì 27 ottobre 2011

michael jackson songbook

Il canale 403 riprende le trasmissioni con l'ennesimo programma musicale, questa volta dedicato a una manciata di rifacimenti di canzoni tratte dai primi due album del periodo post Motown del signor Michael Jackson.

41: Camille – I Wanna Be Startin' Somethin'
La voglia di questo post mi è venuta qualche giorno fa incappando su Tralalére! in questo filmato da poco andato in onda su France 2. Il brano originale era su "Thriller", uno degli innumerevoli singoli di quell'album.



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42: Pomplamoose – Beat It
Sempre un singolo di "Thriller" rifatto da Jack Conte e Nataly Dawn. Se ogni tanto non pubblico qualcosa di loro due io non sono del tutto soddisfatto. Al momento i Pomplamoose sono in tour aggiro per la west coast. Le rimanenti date di ottobre son tutte esaurite. Buon per loro.



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43: Honeywagon – Billy Jean
Versione countryeggiante di un altro dei singoli di "Thriller", per quanto io in genere non ami il country questa non mi dispiace.



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44: Mike Tompkins – P.Y.T. (Pretty Young Thing)
Sesto singolo di  "Thriller", qui in versione vocale con video "didattico".




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45: Duwende – Don't Stop 'Til You Get Enough
Questo invece è il primo singolo dell'album precedente di Jackson "Off The Wall", uscito nel 1979. Ancora una versione a cappella, anche se di questa canzone avrei preferito metterci una versione di James Chance and the Contorsion, ma il video proprio non l'ho trovato.





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46: The Pride of Oklahoma – Thriller
Di Thriller a me piace la versione che ne fece Lester Bowie nel 1987, ma anche per questa di trovarne un video non se ne parla, però ho il disco, magari prima o poi ve la pubblico.

Per chiudere però va benissimo questa esecuzione bandistica qui (con tanto di balletto-zombie nel finale).



in fondo al mar...


All’amo di un pescatore abboccò una bella sirena.
Non se la cucinò sulla griglia per cena ma la mise nella vasca da bagno
e la fece cantare fino a notte per lui.

 





Questo sms favoloso è della mia amica di sei anni (tra non molto sarà della mia amica di sette anni, però) sua mamma avrebbe preferito ribaltarla, col pescatore che se la cucinava ai ferri ma giulietta è stata irremovibile: il finale doveva essere romantico!





storie di poche parole (6)



 

post fantasma...

Ho fatto casino con un post che ho cominciato a scrivere e per un po' è stato pubblicata una cosa a metà (una serie di filmati musicali, cover di michael jackson) mi è partito anche il feed non completo... Domani la finisco e la pubblico.

Per il momento l'ho tolta e in cambio vi buonanotto con nientepopodimeno che Brigitte Bardot, con una canzoncina corta e leggera che piglio da un suo disco del '68.

Brigitte Bardot – Ce N'est Pas Vrai ("Brigitte Bardot Show", 1968)

mercoledì 26 ottobre 2011

marvin suggs, topolino
e altri sadici musicisti

Stavo leggendo il mio libro da metrò del momento quando mi è venuto in mente Marvin Suggs e il suo crudele "muppaphone".


Questa qui sopra è la sua terza apparizione (nel quarto episodio della terza stagione del Muppet Show) l'informazione (e molte altre presenti in questo mio post) la prendo dalla completissima voce a lui dedicata all'interno della Muppet Wiki.
La sua prima apparizione la trovare circa a metà di questo filmato, mentre in questo sito polacco lo vedete mentre cerca d'imporsi come accompagnatore dell'attrice e cantante Lesley Ann Warren.

Perché mi è venuto in mente questo personaggio ricorrente dei Muppet?
Perché nel mio libro è riportata questa notizia qui:



L'ill'ustrazione è emblematica e non realistica, il vero "maialofono" era molto più voluminoso, ma contemplava realmente una tastiera d'organo che manovrava dei pungoli che colpivano i poveri suini, ordinati per età e stazza in modo che i loro grugniti fossero il scala dal più acuto al più grave (qui due fonti ottocentesche, in inglese, che fanno menzione dell'aneddoto).

Gli autori del Muppet avranno saputo del curioso accrocchio, voluto da Luigi XI e messo in piedi dal suo mastro musico? Non lo so, forse no, è più probabile che avessero presente una fonte d'ispirazione a loro più prossima: il signor Ewing e i suoi ventitré topini musicali:


Si tratta di Terry Jones in uno sketch della seconda puntata Monty Pyton Flying Circus (1969) poi ripreso nel loro film "E ora qualcosa di completamente diverso" (1971) questa seconda versione la trovate qui ma con la ratio sbagliata, è tutto stretto e lungo.

Se invece vogliamo trovare qualcuno che abbia colto a pieno l'eredità del maialofono quattrocentesco di Luigi XI, bisogna risalire al 1928 al debutto di Topolino: il corto "Steamboat Willie".


Avete visto (dopo aver suonato capre, gatti e anatre) che succede a partire dal minuto 5:45?

Ah, nel canale del tubo ufficiale Disney, "Steamboat Willie" è in versione censurata: hanno tagliato il topo che tocca le tette alla scrofa.

Il tag cialtroni questa volta è per loro.

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AGGIORNO: ho scoperto anche il katzenkavalier come a dire un "gattofono".

martedì 25 ottobre 2011

nuovi telefoni, vecchi problemi





Ho dovuto prendermi un iPhone
per capire quante poche persone vogliono parlare con me.


Sono passati quattro anni da questo altro postsecret ma, gira e rigira, la solfa è sempre quella, o anche peggio.

"PostSecret è un progetto artistico comunitario in divenire in cui le persone spediscono i propri segreti su un lato di una cartolina fatta a mano".

La prima volta ne ho parlato qui.


segreti della settimana (95)



lunedì 24 ottobre 2011

la settimana:
libri, esorcismi, gatti, libri e ancora libri

Non so se interessa, ma di seguito trovare un po' di appunti e spunti che ho raccolto nella passata settimana (se non interessa, pace).

libri da metrò: i consigli
Un paio di mercoldì fa ho parlato qui di libri da metrò e ho chiesto qualche consiglio. Qualcuno è arrivato (pochi, ma col pubblico sparuto e timido che si ritrova 'sto blog non speravo neanche in quelli, a esser sincero).

   

Aaron Copland, Come ascoltare la musica (Garzanti) – Consigliato da Ipofrigio nei commenti di detto post.

Francesco Gazzara, Lounge Music (Castelvecchi) – Alessandro, dopo aver tirato fuori una ridda di titoli, sempre là nei commenti (molti dei quali inadatti) questo libro (che invece pare adattissimo) me lo ha regalato. Ecco, 403 avrebbe bisogno di più lettori così :)

Occhio che se la cosa v'interessa esiste un'edizione più recente del libro e, comunque, il libro di riferimento sull'argomento io credo resti questo qui

Foer Joshua, L'arte di ricordare tutto (Longanesi) – Questo me l'ha segnalato Shapa dopo averne letto sul Post (che ne pubblica uno stralcio dedicato ai sessatori di pulcini). A parte il fatto che il libro è rilegato, sembra interessante pure a me.

Paola Cantù, E qui casca l'asino (Bollati Borignhieri)Samuel me lo ha consigliato addirittura dentro un suo post! Non c'è da stupirsi se Samuel è e resta il mio linguista computazionale preferito, e di gran lunga.
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ancora libri
Questo però mi sa che costa un po' di più: 206.924 euro e 20 centesimi. Un costo sopra i duecento mila euro mi sembra sospettamente tanto, anche per essere un libro del 1488 in due volumi, precisamente l'editio princeps, in greco, degli scritti attribuiti ad Omero stampata a Firenze.
Lo vende un libraio britannico. La cosa buffa è che – a causa del template di AbeBooks – oltre al vertiginoso prezzo ci sono anche le spese di spedizione: 9 euro e 18 centesimi, ma se ci si compera assieme qualche altro titolo, per i successivi bisogna spenderne solo altri 2 e 47.

L'idea che qualcuno spenda anche solo qualche decina di migliaia di euro per un libro antico e poi se lo faccia spedire per posta ordinaria mi ha fatto ridere (lo so, alle volte, mi diverto con poco).

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esorcismi
Mi son trovato a dover consigliare a un'amica (ma per scherzo, eh) un sito che l'aiuti a trovare un buon esorcista (sì, i miei amici spesso hanno problemi bizzarri) mi ci son messo d'impegno e tosto ho scovato la pagina che faceva per lei:

Trovare un sacerdote esorcista al giorno d'oggi non è difficilissimo, bisogna solo trovare il canale giusto di ricerca, quindi amici, conoscenze, tramite notizie riportate dalla tv e dai giornali, ma la via più giusta è passare attraverso la propria diocesi di residenza!

Qui troverete gli indirizzi di tutte le diocesi italiane reperibili sul web!

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gatti e sofà

Per illustrare il post sul gatto senza stivali di venerdì scorso, ho fatto una ricerca di immagini che mettessero insieme gatti e divani. Tra le moltissime foto di gatti spaparanzati è stata una bella sorpresa trovare questa cosa qui:

http://img811.imageshack.us/img811/9489/giantkittehcouch2585712.jpg

Si tratta di una creazione dello studio belga Unfold, qui trovate anche una spiega (in inglese) su come l'han fatto.

Altre cose molto grosse in passato io le avevo segnalate qui.
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tom gauld




La conversazione tra personaggi di un romanziere indeciso

K – Ciao Brian!
B – Non sono più Brian, in questa bozza sono Ben. Sono stato Susan per attimo, ma non parliamone.
– Io sono ancora Keith ma lui contina a cambiarmi la moglie. Mi confonde parecchio.
– Già.
– E ci va anche bene: hai sentito di Muriel?
– No.
– Cancellata completamente! E tutte le sue battute buone date al barista nel capitolo due!
– È orribile!

Vignetta pubblicata da Matteo Stefanelli per segnalare questa intervista a Tom Gauld pubblicata da The Rumpus.

A me Gauld piace, e visto che all'inizio del prossimo anno (113 giorni da oggi) esce un suo libro per Drawn & Quarterly, mi sa che tempo qualche mese (se non prima) ne riparliamo.


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e per finire... libri!
Questa settimana mi sono arrivati un po' di libri. Di un piaio non vi parlo perché non sono sicuro ne valga la pena, vedremo dopo che li avrò letti, di un paio non vi parlo perché sono belli belli e spero di dedicar loro degli appositi post. Ne restano tre, due a fumetti e uno su un fumettaro (che qui si è un po' in fissa).



"Action Pholosopher! vol. 1" di  Fred Van Lente e Ryan Dunlavey (Evil Twin Comics). Ne avevo letto bene su questo libro qui, l'idea è quella di presentare vari capisaldi della storia della filosofia con brillanti bigini a fumetti. L'ho già scorso tutto e leggiucchiato qua e là, sì Platone è presentato come fosse un wrestler, ma non è che mi paia pieno zeppo di grandi idee. Comunque me lo leggerò. In realtà l'ho preso per regalarlo a un'amica, ex filosofa, che sta studiando l'inglese, magari fa.




"I Shall Destroy All the Civilized Planets" di Fletcher Hanks a cura (e con postfazione) di Paul Karasik (Fantagraphics). Attivo solo tra il 1939 e il 1941, Fletcher Hanks è stato un autore di comic book un po' strampalato, un po' visionario, per centi versi anticipatore (la sua Fantomah precede di poco Wonder Woman). Molti lo hanno scoperto col numero cinque di Raw, che ristampava una sua storia, e tra questi anche Paul Karasik che per Raw lavorava e che ha, più recentemente, messo insieme questa antologia (poi seguita da un'altra che ha raccolto il resto della magra produzione di Hanks). 


  

Al momento mi sono letto solo la prima storia e la post-fazione, costituita da un fumetto dello stesso Karasik in cui  racconta dell'incontro che ebbe col figlio del fumettista. Una conversazione da cui viene fuori che merda d'uomo dovesse essere Fletcher Hanks: alcolista, violento, pessimo padre e marito, che non abbandonò presto solo il mondo dei fumetti, ma anche la propria famiglia. Tristezza.

"The Art of Jaime Hernandez" di Todd Hignite (Abrams).  Un bel librone, pesante, in grosso formato e con tante pagine. Bella carta, ben stampato. Tutto dedicato alla vita e alle opere di uno degli Hernandez Bros (quelli di Love & Rockets per capirsi). Il libro non l'ho ancora letto (che questo come libro da metrò è un po' ingombrante e quindi qui in casa sta in pila dietro un po' di altri) ma l'ho sfogliato e risfogliato, beandomi.


Mi ha stupito quanto siano pulite le sue tavole originali (ben pochi ripensamenti deve avere quel tipo) ma soprattutto il fatto che cominci a inchiostrare le tavole senza aver finito le matite (c'è qualche tavola incompiuta in cui alcuni personaggi sono ripassati a china senza che lo sfondo sia ancora neanche abbozzatto, mentre magari la vignetta accanto è già tutta matitata precisa precisa).

Mi ha anche sorpreso (ma questo da prima, da quando so dell'esistenza del volume) che sia uscito un librone solo su di lui e non su lui e suo fratello Gilbert (detto Beto) oppure due libri diversi uno per fratello. Insomma, Jamie ha un tratto più preciso, più dettagliato, le sue storie pure sono belle. Ma a me è sempre stato un filo più simpatico l'altro e anche le storie, sono state quelle di Beto a emozionarmi di più (per dire, Beto è stato uno dei pochi fumettisti a farmi piangere, ma può essere che quella storia l'abbia letta in un mio momento di fragilità :)

E quindi, arrivato in chiusura, mi chiedo e chiedo a voi (pubblico sparuto e timido di questo blog, e magari pure disinteressato ai fumetti, ma pace) ma davvero Jamie è così meglio di Beto?

sabato 22 ottobre 2011

fermami se la sai già

1987, il quarto disco degli Smiths esce che il gruppo è già, di fatto, sciolto. Tra i quattro singoli previsti ce n'è uno dal titolo bello lungo "Stop Me If You Think You've Heard This One Before" sono state anche già fatte le riprese del video, ma in patria quel quarantacinque giri non uscirà.
Il testo poco prima di arrivare a metà recita: "e il dolore è abbastanza da far sì che un timido buddista pelato rifretta e pianifichi una strage" ("a mass murder") solo che proprio quell'estate, a Hungerford, una cittadina dell'Inghilterra del Sud, un ventisettenne armato di due fucili semiautomatici e una pistola uccide sedici persone e ne ferisce quindici, prima di spararsi a sua volta. La BBC decide che, a causa di questo tragico avvenimento, non trasmetterà la canzone degli Smiths i quali scelgono quindi di non pubblicare il singolo nel Regno Unito (uscirà comunque in parecchie altri parti in giro per il mondo).
The Smiths – Stop Me If You Think You've Heard This One Before
("Strangeways here we come", 1987)


Per la BBC questa sorta di bigottismo non è certo stato un caso isolato, per dire, io ho una copia dell'album d'esorido dei Massive Attack su cui il nome del gruppo è solo "Massive" perché, essendo uscito nel 1991, durante la prima guerra del golfo, l'emittente britannica aveva chiarito bene (se non ricordo male) che non avrebbe mai mandato in onda un gruppo che avesse come nome "Attacco Massiccio".

2007, vent'anni dopo la mancata uscita del singolo degli Smith ci pensa il dj e produttore Mark Ronson a far finire quella canzone nella top ten del Regno Unito. È l'anno del secondo album a suo nome, un album tutto fatto di cover. Un album ottimo, che ho ascoltalto e riascoltato fin quasi a consumarlo. Tra i brani scelti da Ronson c'è anche "Stop me" una versione giusto un filo rimaneggiata rispetto al pezzo di Morrisey e Marr. A cantarla è l'australiano Daniel Merriweather.

Mark Ronson – Stop Me ("Version", 2007)

Nella versione di Ronson però, alla fine, appare un pezzo di testo nuovo: "lasciami libero, perché non lo fai? / esci dalla mia vita, perché non lo fai? / perché tu non mi ami davvero, no / tu mi lasci appeso a un filo". Solo che questo testo non è poi così nuovo, visto che viene dritto dritto da una canzone, portata al successo dalle Supremes, che apre un loro album uscito esattamente quarant'anni prima, nel 1967 (ma c'è da dire che il singolo è dell'ottobre dell'anno prima).

The Supremes –You Keep Me Hangin' On
("The Supremes Sing Holland-Dozier-Holland", 1967)

Io alla musica della Motown le ho sempre voluto bene. E penso che quando si è un po' giù si può sempre contare sulla musica della Motown per stare un filo meglio (certo, forse vale solo per me, voi però magari provateci).

Sempre quell'anno lì, il 1967, quella canzone lì le Supremes la pubblicano anche in italiano (ai tempi si usava, lo faceva anche Stevie Wonder). A me pare che il testo italiano sia un po' moscio e che il terzetto capitanato da Diana Ross lo proponga senza molta convizione. Meglio la versione inglese.

The Supremes – Se il filo spezzerai (1967)

Ma "Se il filo spezzerai" non è la sola traduzione italiana di questa canzone, ben più famosa è "Chi mi aiuterà", la versione che i Ribelli pubblicano alla fine dello stesso anno, reduci dal successo di "Pugni chiusi" (canzone che aveva visto il debutto nel gruppo di Demetrio Stratos).

I Ribelli – Chi mi aiuterà (1967)

Se vi siete entusiasmati per quanto l'arrangiamento nostrano dei Ribelli differisce dalla versione originale del terzetto vocale di Detroit, aspettate un attimo riponete trombette e coriandoli e sentite qua:

Vanilla Fudge – You Keep Me Hangin' On (1967)

Eh già, il nostrano arrangiamento molto deve a quello psichedelico pubblicato oltre oceano, sempre quell'anno, dai Vanilla Fudge. Però Demetrio Stratos aveva una voce che levati!...

E per finire questa lunga deriva partita nel 1987 e arrivata nel 1967, passando dal 2007, vi pubblico un'altra versione di "You Keep Me Hangin' On" che tanto quelli poco ossessivi a questo punto del post li ho già persi da mo'. Si tratta sempre della band di Carmine Appice e soci, ma qui il pezzo dura quasi il triplo, essendo che è preso dal loro ellepì di esordio.

Vanilla Fudge – You Keep Me Hangin' On ("Vanilla Fudge", 1967)

venerdì 21 ottobre 2011

meooow-yaaawn!


Basta!
Sono stanco!
Disse il gatto.
Buttò via gli stivali 
si infilò le pantofole 
e si mise sul divano 
con un gran sospirone.


[fonte]


Dopo un'anno e passa dall'ultima che ho pubblicato su queste pagine ecco che tornano le favole ridotte a sms.

Questa è opera di Shapa a cui mi pregio di dare il benventuo come autrice ospite su 403.


storie di poche parole (5)

giovedì 20 ottobre 2011

fantasie dimenticate

Peter Maresca è un collezionista americano appassionato di quando i fumetti erano giovani: grandi paginate domenicali pubblicate dai quotidiani primi '900.
Dispiaciuto del fatto che non esistessero ristampe adeguate di quei tesori e non trovando un editore disposto a pubblicare un'edizione di Little Nemo, da lui curata, che rendesse il giusto merito alle migliori tavole della serie, nel 2005 quella edizione se l'è pubblicata da sola, fondando così la Sunday Press.

Il volume, di gran pregio, è stato un successo (siamo in attesa della terza ristampa che, se ho bene inteso, conterrà nove tavole in più rispetto alle precedenti, con buona pace di chi ha speso all'epoca i suoi bravi 120 dollari e che forse non sarà proprio entusiasta della cosa) ed è stato seguito da un secondo volume antologico, sempre dedicato al personaggio di Windsor McCay.

Dopo i due dedicati a Little Nemo, Maresca ha curato una manciata di altre splendide raccolte. Un paio le ho già prese (quella dedicata a Little Sammy Sneeze e quella dedicata alla bizzarra serie verticalmente palindroma The Upside-Downs of Little Lady Lovekins and Old Man Muffaroo di Gustave Verbeek) e altre, mi sa, che presto o tardi le prenderò.



Due giorni fa, girovagando nel sito del libraio statunitense Atomic Books (sito che forse dovrei frequentare di più) scopro che la Sunday Press quest'estate ha pubblicato una nuova antologia: "Forgotten Fantasy" che raccoglie tavole domenicali pubblicate tra il 1900 e il 1915 all'interno di diverse serie. Forse potrei anche parlarvene, ma preferisco pubblicarne qualcuna qui sotto (che son francobolli, lo so, ma qualcosa si capisce uguale).








Il libro costa abbastanza, 125 dollari, ma sono sicuro che li vale tutti. Purtroppo però l'ho trovato solo su un paio di siti americani (che ci caricano sopra pure le spese si spedizione) e non sui miei fidati siti inglesi (bookdepository, play.com e amazon.co.uk). Per altro a comperare un simile librone dall'america ho pure paura che possa andarmi male con la roulette della dogana. Quindi per il momento aspetto. Uff!

(ah, l'ultima tavola che trovate qui sopra è tratta dalla serie di Peter Newell "I pisolini di Polly", a cui qui da noi Orecchio Acerbo ha dedicato una raccolta. A me di Orecchio Acerbo piace parlare bene perché mi pare un'ottimo editore, però l'idea di smontare le grandi tavole di Newell per farne un librino piccino picciò non mi è piaciuta neanche un po')

martedì 18 ottobre 2011

defunkt

Uno dei meriti che riconosco alla Radio Popolare (di milano) della mia giovinezza è quella di avermi fatto scoprire mondi musicali tutti diversi tra loro.
Dai Duran Duran di Rio alla musica etnica di mezzo pianeta, da "My Life in the Bush of Ghosts" ai Defunkt.


Defunkt – Defunkt ("Defunkt", 1980)

lunedì 17 ottobre 2011

segreti ad personam



Ho pianto di più quando è morto Steve Jobs
di quanto abbia fatto ai funerali dei miei nonni.



Penso che Mahmoud Ahmadinejad sia SEXY!
In quanto specializzanda in relazioni internazionali
questo mi fa sentire come una *traditrice*



"PostSecret è un progetto artistico comunitario in divenire in cui le persone spediscono i propri segreti su un lato di una cartolina fatta a mano".

La prima volta ne ho parlato qui.


segreti della settimana (94)


sabato 15 ottobre 2011

fatta la legge...


Nel 1760, il Collegio di medicina e la facoltà di Teologia di Parigi classificarono il castoro come pesce per via della coda squamosa. Ciò significava che i coloni francesi in Nord America potevano ufficialmente mangiare castoro in Qaresima e negli altri giorni di digiuno. Pare che la coda di castoro sappia di roastbeef.



Altra citazione dal libro da metrò del momento, trovo grottesca l'idea di questi teologi che, non potendo cambiare l'antico precetto del non poter mangiar carne in certi periodi, ascrivono 'sto povero mammifero alla categoria dei "pesci" e così si può gabbare lo santo senza neanche aspettare che la festa (anzi la quaresima) sia passata.

(che poi, per quel che ricordo io dal catechismo, più che digiunare in quaresima si deve mangiar di magro, altrimenti anche il pesce te lo dovresti scordare, comunque ci siamo capiti)

venerdì 14 ottobre 2011

she knocks upon my door and then she comes in my room

Cd singolo che ho comperato a Parigi per 32 franchi nel 1993 (è tratto dall'album, che non ho, "Too Long in Exile" dello stesso anno).

Io, a Parigi, che compravo cd single pagandoli in franchi.
Decisamente un'altra vita, una vita fa.


Van Morrison e John Lee Hooker  – Gloria

giovedì 13 ottobre 2011

mutamenti


«Quando una tecnologia è rimpiazzata da un'altra tecnologia,
la tecnologia precedente o diventa arte o muore.»



Art Spiegelman citando Marshal McLuhan, qui

È un'intervista (in inglese) pubblicata da Publishers Weekly in cui parla del futuro del libro, sostenendo (come fa da tempo) che la carta stampata si salverà perché è bella e perché favorisce la concetrazione di chi legge.


pillole di saggezza (7)

mercoledì 12 ottobre 2011

libri da metrò

Ieri ho citato il mio attuale libro da metrò, ogni tanto in queste pagine mi capita. Oggi spiego cos'è per me un libro da metropolitana.

Fondamentalmente è un libro che leggo in metrò (l'avreste mai detto?)

Tutti i giorni lavorativi io ho un paio di viaggi da fare in metropolitana, una mezzoretta cad. con cambio di linea in mezzo. Se non ho troppo sonno leggo un libro. Il candidato ideale per la posizione "libro da metrò" è un avvincente saggio in brossura, dai capitoli corti e autoconclusivi (e non deve essere scritto troppo piccolo).
Deve pesare poco ed essere maneggevole, deve poter essere interrotto, mollato e ripreso, spesso (e devo fare i conti col fatto che son diventato presbite, specie di mattina).

Oltre a quelli che trovate citati in queste pagine pigiando sul tag apposito, questi sono alcuni dei titoli che, più o meno recentemente, hanno rivestito la carica di libro da metrò:



Stewart Copeland – Strange Things Happen (Minimum Fax)
L'ho appena finito e mi sono divertito parecchio. Da ragazzo ho molto amato i Police e Stewart è l'unico dei tre che io abbia continuato a seguire. Leggere i retroscena di un disco che ho amato o di un concerto a cui ho assistito è stato, a tratti, entusiasmante (in pila ho anche quello scritto da Andy Summers – che mi si dice essere anche più divertente – ma è di formato un po' grosso, non so se potrà ambire alla lettura in metrò).



W.G. Clotworthy – Censurato! (Sagoma Editore)
Questo tizio è stato per vent'anni l'uomo che, per conto della rete NBC, bocciava e tagliava gli sketch del Saturday Night Live. Libro tradotto e regalato dal mio amico traduttore (seguendo il tag apposito trovate altri due libri da metrò tradotti e donati da lui, a riguardo è quasi il fornitore ufficiale della mia real casa). Non lo avrei comperato e invece è stato interessante leggerlo.



Simon Garfield – Just My Type (Profile Books)
È in inglese (il che lo rende un po' meno adatto al metrò, specie per via delle mie ossidate sinapsi che mal funzionano durante il viaggio di andata, al mattino) ed è con rilegatura rigida, però è un libro di storia e coriosità tipografiche, era tale la voglia e il piacere di leggerlo che ho fatto volentieri un'eccezione.



Nassim N. Taleb – Il cigno nero (Il Saggiatore)
Best seller di qualche tempo fa che io ho letto un po' in ritardo. Alcune idee sono interesanti, a volte pure affascianti, peccato che l'autore venga fuori dalle sue pagine un po' antipatico (e passi, nenche con Clotworthy ci farei volentieri una vacanza assieme) ma sopratutto che le idee non siano poi tantissime (in compenso mi sono parse ripetute, più volte, per qualche centinaio di pagine. Personalmente mi sarei accontentato di un pamplhet).



Nick Hornby – Una vita da lettore (Guanda)
Una sorta di libro (da metrò) al quadrato: ogni capitoletto è come averne letti due, tre, cinque di libri. Si tratta delle recensioni che Hornby scrive per The Believer (da noi pubblicate su Internazionale) prima o poi mi prenderò anche la seconda raccolta "Shakespeare scriveva per soldi".



Sylvie Coyaud – La scomparsa delle api (Mondadori)
Saggio che parte dalle recenti (e misteriose) sparizioni di api in mezzo mondo per parlare della storia delle api e del futuro del nostro pianeta.
Non propriamente rassicurante, ottima la base per fare un appassionante fanta-thriller catastrofico.

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Naturalmente quella di "librò da metrò" è una carica temporanea, come miss italia o la squadra di calcio campione del mondo, finito di leggerlo il libro torna a essere un libro normale e un nuovo libro da metrò viene nominato.

Caratteristica del libro da metrò è anche quella di venire letto solo in metrò (o in tram, o alla fermata del tram, o in posta facendo la coda, in vero ovunque ma non a casa) perché a casa, ovviamente, leggo tutto quello che non si può leggere comodo in metrò.

(Ora che sapete le cartatteristiche necessarie per ambire alla carica di "libro da metrò", se avrete da segnalarmi dei titoli, ve ne sarò grato)