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domenica 25 settembre 2011

postsecret: the hard way



ho scoperto
nel modo peggiore
che l'ingegnere che ha progettato
questo tipo di toilette
è un IDIOTA!


"PostSecret è un progetto artistico comunitario in divenire in cui le persone spediscono i propri segreti su un lato di una cartolina fatta a mano". La prima volta ne ho parlato qui.


segreti della settimana (92)

lunedì 19 settembre 2011

dagen H

Prova a immaginarti di fare come Alice e riuscire a passare dall'altra parte dello specchio. Tutto ti apparirebbe ribaltato. La maggior parte delle persone sarebbe mancina, i libri illeggibili, e le automobili andrebbero per l’altro verso, viaggiando sul lato sinistro della strada (a meno che non sia in gran bretagna, naturalmente).



Ecco, solo per quest’ultimo aspetto (quello del traffico) un’esperienza simile capitò a un’intera nazione. Era il 3 settembre 1967, la nazione era la svezia.
Quella notte tutti gli svedesi andarono a letto in un paese in cui le auto circolavano a sinistra (come in inghilterra, in india o in giappone) e si svegliarono in un paese in cui si doveva tenere la destra (come qui in italia e nella maggioranza degli stati del mondo).

Ci si erano preparati per quattro anni. Erano rimasti gli ultimi, nell’europa continentale, a tenere la guida a sinistra. Gli stati confinanti (come finlandia e norvegia) guidavano al contrario e questo era causa di continui incidenti. Inoltre, a differenza di quanto avviene in gran bretagna, dove tutte le automobili hanno il posto del guidatore a destra, la maggior parte degli automobilisti svedesi usava comunque “normali” auto con la guida a sinistra (comperate in germania, meno care di quelle inglesi) che risultavano difficili da guidare, specie agli incroci o in fase di sorpasso, che la strada si vede male!



[fonte]


Per prepararsi al “grande ribaltone” tutta la segnaletica orizzontale era stata raddoppiata: i vecchi segnali in giallo e quelli nuovi in bianco. E anche di cartelli stradali ne erano stati aggiunti di extra. Inoltre tutti i giornali, le televisioni e le radio da tempo non parlavano d’altro.

Ribaltare la rete automobilistica di un’intera nazione è un’operazione che costa un sacco di soldi. E questo era uno dei motivi per cui gli svedesi esitarono tanto prima di cambiare. Ciò che costò di più di ogni altra cosa furono gli autobus. Infatti dopo il cambio di senso di marcia i tram e gli autobus di tutte le città della svezia erano da buttare. Questo perché le porte si sarebbero aperte sul lato sbagliato facendo finire i passeggeri arrotati in mezzo alla strada. Quindi dovettero modificarli oppure venderli ad altri paesi ancora con la guida a sinistra (tipo il pakistan e il kenya, non proprio dietro l'angolo, per altro) e comperarsene di nuovi.



[fonte]


Finalmente arrivò il “dagen H” (il “giorno H”, la “H” sta per "högertrafik", ossia "circolazione a destra", ovviamente in svedese) o, come dicono oggi, l’högertrafikomläggningen (“la notte dell’inversione del traffico”). Quella notte il traffico venne bloccato, in tutta la svezia, dall’una di notte alle sei del mattino. Era consentito circolare solo a chi non poteva assolutamente farne a meno (i medici di turno o gli operai che dovevano modificare gli ultimi segnali stradali). Quei pochi autorizzati a viaggiare, alle cinque meno un quarto, dovettero comunque fermarsi, quindi, piano piano, passare sul lato opposto della strada e qui restare fermi fino alle cinque. Scoccate le cinque in punto, il traffico poté ripartire. Ognuno sulla corsia opposta.

Il passaggio dall’altra parte dello specchio era avvenuto.
E la mattina dopo: il caos!

Chi teneva la destra, chi la sinistra, chi se ne stava fermo, con la propria auto, in mezzo alla strada!
Però di incidenti stradali, rispetto a prima del cambiamento, ce ne furono meno e – per un po’ – quelli mortali scomparvero del tutto dalle statistiche (tornando ai livelli di un tempo solo due anni dopo). Un po’ fu perché la gente stava più attenta, un po’ perché molti dei guidatori più incerti (tipo gli anziani) col cambio mollarono l’auto per sempre. Un po’ perché, come detto, già in molti guidavano da sempre auto con la guida “giusta”.



[fonte]


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Dopo lo “switch” della svezia ci fu quello dell’islanda l’anno successivo (26 maggio 1968) e, nel 1970, quello della birmania (probabilmente deciso dietro consiglio di un mago, il dittatore Ne Win era assai superstizioso).
E poi ce ne sono stati altri due ma in senso contrario: dalla guida a destra a quella a sinistra. Il 30 luglio del 1978 è toccato alla prefettura di okinawa (che dopo la guerra era diventata, per quanche decennio, "giusta" per via del controlo da parte degli americani) e il 7 settembre del 2009 alle isole samoa (che così si sono uniformate alle vicine australia e nuova zelanda).

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Il “dagen H” è alla base di un errore nel film di Bent Hamer “Kitchen Stories”.

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E in italia? Come fu la questione destra e sinistra? In italia, duole dirlo, fu l'usuale guazzabuglio. Dall'unità in poi, per decenni ci furono aree con la guida a destra e altre a sinistra poi (cito da qui): «Il Regio Decreto 8 gennaio 1905 cercò di dirimere l'ardua questione [...] con tale testo, infatti, venne introdotta la norma per la quale i veicoli nel procedere sulla strada dovevano tenere costantemente la destra [...]. Tuttavia alle città che avevano più di 25.000 abitanti fu riservata la facoltà di prescrivere che all’interno del loro abitato si potesse tenere la sinistra [...]. Ne derivò, com’è facilmente intuibile, una gran confusione. [...] A complicare lo stato delle cose fu la collocazione del volante nelle automobili circolanti in Italia, che fin dall’inizio fu a destra. Per cui ci si trovò da una parte con un Codice che imponeva, con scarsa chiarezza, la mano a destra, e dall’altra con la maggioranza delle vetture che avevano il volante a destra». Sarà solo durante gli anni '20 che il senso di marcia venne del tutto uniformato (per dire, ancora nel 1925 si girava nel senso giusto a roma e in quello sbagliato a milano).


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Di questa storia del “dagen H” ne ho avuta notizia la prima volta nel 1984, ne faceva rapida menzione martin gardner in un suo libro appena uscito in italia: Universo ambidestro. Lì si dava notizia del fatto che un quotidiano svedese, contrario al cambio, era uscito l'indomani con la prima pagina stampata specularmente e leggibile solo davanti a uno specchio.

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La base di questo post è un articolo che ho scritto per Focus Junior tre anni fa e che seguiva la ventireeseima avventura a fumetti della nostra serie AlterFocus. Ricordo che fornire la documentazione a lorenzo, il disegnatore, riguardo alle auto circolanti in svezia in quell’anno non fu facilissimo. Controllo oggi e la rete è piena di filmati!

Grrr!

domenica 18 settembre 2011

tì che te tacchet i tacc

Tì che te tacchet i tacc, taccum a mì i me tacc!
Mì taccat i tacc a tì?
Taccheti tì i tò tacc, tì che te tacchet i tacc!

(Tu che attacchi i tacchi, attacca a me i miei tacchi!
Io attaccare i tacchi a te? Attaccateli tu i tuoi tacchi, tu che attacchi i tacchi!)


Sheila Chandra – Speaking in tongues II
("Weaving My Ancestors' Voices", 1992)


 


Sheila Chandra – Speaking in tongues IV
("The Zen Kiss", 1994)

venerdì 16 settembre 2011

e poi...

Sono ormai giorni che Splinder ha i feed fuori uso. Uno aggiorna e nelle blogroll di blogspot che mettono i blog in ordine di aggiornamento tu resti in bassa classifica, come se non aggiornassi da chissà quanto.

E poi dicono che uno si butta su wordpress!

mercoledì 14 settembre 2011

editing minuscolo

Il testo non è mio, quantomeno non è mio il testo di partenza. Si tratta di un testo su cui ho lavorato per conto di un editore. Un editore con la "e" maiuscola, uno dei più importanti d'italia.

Com'è naturale questo testo finisce in mano a un editor, un editor che non conosco e con cui non ho mai lavorato prima. Nel mio testo c'è la locuzione "gioielli della Corona di un Paese straniero". Dopo qualche giorno mi arriva una mail dell'editor in cui, a un certo punto, mi scrive:
ti segnalo che la parola "Corona" è in maiuscolo senza alcuna ragione, quindi correggerei mettendola in minuscolo.
al che, rispondo:
Il maiuscolo viene dal testo originale e, comunque, non è proprio senza ragione, è lì perché si tratta non di una corona come oggetto, ma della Corona in quanto "famiglia reale" (esattamente come, subito dopo, Paese è maiuscolo perché è uno Stato e non una piccola cittadina). In questo senso usano il maiuscolo per "gioielli della Corona" sia le guide Michelin sia il dizionario Garzanti giusto per dirne due.

Io, quindi, lascerei maiuscolo, la scelta comunque spetta a voi.
Se quanto sopra vi sembra che abbia un tono leggermente acido, da maestrino saccente con matita rossoblù, sappiate che è proprio così.

La cosa per me irritante non è che un editor di una delle principali case editrici d'italia, non la sappia, è irritante che non si faccia venire il dubbio, non apra un dizionario e faccia un controllo...
Sono editor anch'io e non è che la sappia così lunga (anzi, spesso non la so) ma almeno ne sono consapevole! (e quindi mi faccio venire dubbi, controllo, e magari scopro che avevo torto).

Se mi fosse stato scritto "l'uso delle maiuscole sa di vecchio, che dici se rendiamo minuscoli sia Corona che Paese?" non ne sarei stato entusiasta ma sarei stato comunque più contento.

Perché avere delle idee diverse dalle mie è comunque meglio che non averne idea.

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Mentre scrivevo 'sto post l'editor mi ha risposto:
perfetto, allora manteniamo così, grazie per
l'esauriente spiegazione (c'è sempre da imparare!)
Simpatico, adesso non ce l'ho più con lui... (ma con chi sta sopra di lui un po' sì :)


(lo so... là mi faccio delle menate sui gioielli della Corona e qui scrivo in minuscolo italia, può sembrare un filo schizofrenico, ma è la scrittura che cambia voce a seconda del contesto... qua sono io che scrivo in ciabatte, là deve essere una voce anonima e istituzionale, è diverso)

martedì 13 settembre 2011

inaspettatamente

La mia amica Lee mi segnala un cortometraggio.



E a me ne viene in mente un video (ovviamente solo il primo dei due che seguono) audio e video son quel che sono, sorry.



In facebook c'è a qualità un po' meglio.

mercoledì 7 settembre 2011

matite e magliette

Ognuno ha i suoi oggetti a cui è affezionato. Io ogni tanto qui parlo di matite e di magliette.

Grazie a un post di Ektopia scopro il sito che vende oggetti progettati dal designer sebastian bergne. Ci sono varie cose, attrezzi da cucina, per la casa, giochi per i bimbi, calendari. E ci sono anche delle magliette.



Si tratta di una serie di t-shirt bianche tinte con vino rosso. 25 pezzi unici, realizzati nel 2008. Qualcosa a metà "tra le maglie sportive e l'aquarello". Il sito dice che si possono indossare ma pensa sia meglio incorniciarle. E a 144 sterline al pezzo il dubbio si pone.





La "matita da cucina" è un incrocio tra un mestolo e una matita. L'idea mi pare sia che il mestolo tenesse nascosta l'anima di grafite che è stata messa a nudo facendogli la punta con un coltello da cucina. 12 sterline.





La mia preferita, nonché motivo del presente post. A una matita a sezione esagonale basta aggiungere dei puntini neri e, d'improvviso, diventa altro: un "dado matita". La si presenta come un aiutino per passare il tempo e, finanche, per prendere decisioni. 3 sterline, tasse incluse.

martedì 6 settembre 2011

ciao, mi chiamo andrea e ieri notte ho comperato un altro libro

Che uno si dice che sì, che ce la può fare, che aspettare il giorno di paga non sono poi tanti giorni. E passa la giornata in giro, con commissioni da fare, si distrae, e va a cena con due amiche, ride, scherza e proprio non ci pensa ai libri.

Ma poi la serata finisce presto. Uno torna a casa, da solo. A casa c'è solo il computer che lo aspetta, acceso. Per caso è aperto sulla pagina di abebooks.co.uk e allora uno pensa "gli do un'occhiata veloce, cinque minuti e poi a letto, tanto non compro nulla"... Ma poi i minuti da cinque diventano dieci e, dopo un quarto d'ora che gironzoli tra libri di ogni tipo, ti capita la schermata di un titolo che è fuori catalogo da sempre, che hai cercato invano, e che un venditore inglese dà via per qualche decina di pence. Fai due conti e con cambio e spese di spedizione vengono sì e no cinque euro. E allora ti dici "ma sì! ma che male vuoi che mi faccia!" e lo ordini.

Chiudi tutto. Vai a letto. Ci dormi sopra e al mattino neanche te lo ricordi. Ti alzi, ti lavi, vai in redazione. Controlli la posta e tac!
Trovi la mail di conferma d'ordine che, e ti pare quasi lo faccia con tono irridente, si complimenta pure per l'acquisto effettuato. Volevi dimenticare ciò che hai fatto, non si può.

Però il libro, a me, pare proprio una figata!

sabato 3 settembre 2011

terapia a scalare - 1

Per un momento avevo pensato d'intitolare questo post "smetto quando voglio" poi ho pensato che fosse più beneaugurale (nonché più corrispondente al vero) quello che poi ho usato.




Comperare libri mi libera endorfine. Spesso più che leggerli (lo so, non è bello da dire, ma è così).

Il mese d'agosto con amazon.it al 40% di sconto è stato impegnativo e sublime. E per fortuna che poi me ne sono andato via per qualche giorno e così il mese è finito prima.

Tirando le somme, ho speso (tra libri per me e libri da regalare, che le endorfine mi si liberano uguali) l'equivalente di quello che avrei speso per una settamana di vacanza in una qualche capitale europea. Non me ne dispiaccio. A ben vedere, quando lo leggi, ogni libro è una piccola vacanza.
E così mi sono garantito molti frammenti di vacanza, per molti mesi a venire (e, a causa del fatto che alcuni libri ordinati dieci giorni fa, hanno consegne previste fino ai primi d'ottobre, mi sono garantito anche regali a sorpresa per un po' di settimane, ché io mica mi ricordo bene bene quello che mi deve ancora arrivare, perciò ogni pacco che arriva è natale).

Di quello che ho comperato (di sicuro non di tutto, però) poi magari se ne riparla.

Oggi invece parlo di endorfine. Della mancanza di endorfine. Ahì! Perché quando per settimane pratichi qualcosa che ti fa stare bene, poi smettere, d'un botto, mica è facile. E, infatti, con moto naturale, io ho rivolto la mia attenzione da amazon.it a bookdepository.com e (in modo minore) a play.com. Però, per ora, non ho ordinato nulla. Per ora mi sono limitato a gonfiare la mia wishlist di bookdepository (un po' come quei tossici che, non potendo iniettarsi niente di buono s'iniettanto acqua, giusto per).

Le mie finanze non possono permettersi il tenore di vita bibliomaniaca che ho menato per buona parte d'agosto, però il mio organismo neanche può accontentarsi del mimare l'acquisto dei libri, qui servono endorfine.
Così ho deciso di porre regole per una terapia a scalare: non più libri fin quando non consegno (e quindi mi viene pagata) la sceneggiatura che ho in chiusura (mancano un paio di settimane al massimo) e, nel frattempo, ieri sera mi sono concesso un acquisto di quattro libri ormai fuori catalogo (presente la scrittina "4 items used and new" di amazon.com, amazon.co.uk, play.com e abebooks.co.uk? ecco quelli) con la scusa che erano occasioni da cogliere e che costavano poco o pochissimo (che poi con le spese di spedizione da stati uniti, canada o anche solo belgio, tornano a costare il giusto se non di più, ma ora non stiamo a cercare il pelo nell'uovo).

Staremo a vedere nei prossimi giorni il percorso di disintossicazione come procede.





sì, molti dei libri che ho preso (o regalato) sono fumetti
e sì, la foto su l'ho appena scattata da me, in sala

giovedì 1 settembre 2011

buon primo settembre


«l'anno che viene inizia lunedì 29 che ritorno dalle ferie.
Come il nuovo giorno non inizia il secondo dopo la mezzanotte
ma la mattina quando ti svegli. "Perché finché non vai a dormire non è mai domani" l'ho detta io eh, questa.»


viadellaviola, qui

Non ho cominciato a lavorare lunedì, ho cominciato dopo. Diciamo che l'inizio dell'anno nuovo è un po' variabile, come i mesi del calendario lunare musulmano che, a regola, cominciano con l'avvistamento della luna nuova (e quindi nei posti in cui è nuvolo potrebbero cominciare pure il giorno dopo :)



pillole di saggezza (6)