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giovedì 9 giugno 2011

formula uno di sopravvivenza!

Dopo corpi strapazzati da treni, alcolici consumati sul posto di lavoro e scambi di persone, ancorché defunte, oggi vi racconto dei metodi usati da Wolfi per passare il più velocemente il confine di stato col suo camion carico di bare vuote. Sì, perché nei sui compiti rientrava anche l’andare in Jugoslavia (allora da poco ex Jugoslavia) con qualche bara piena dei corpi di immigrati morti lontano da casa per poi tornare in Germania pieno zeppo di bare vuote comperate in loco a buon prezzo.

Ci sono persone tra voi che hanno già fatto il camionista? Si! Anch’io, anch’io! Comunque pure gli automobilisti sicuramente ricordano, quando ancora si girava con il passaporto in tasca, le file di camion in attesa che aspettavano i controlli della guardia di finanza. In questi casi, novità nemmeno questa per nessuno, con un piccolo regalino in tasca te la spassavipiù velocemente dal confine. Chi trasportava frutta mollava giù qualche cassetta d’arance, altri consegnavano spontaneamente bottiglie di vino, sigarette, caffè, e gli immancabili giornalini pornografici accettati con entusiasmo ancora ai giorni nostri.

Anche Wolfi chiaramente era provvisto di ogni ben d’iddio, che a un finanziere dell’Est poteva far gola e indurlo così ad accelerare le sue pratiche senza rubargli del tempo prezioso; però, nella vita c’è sempre un però, e Wolfi un giorno dovette fare i conti con questo però.

«Senti, gli disse il comandante, sei un tipo simpatico, perché non ti lamenti neppure se a volte, nonostante tutti i nostri sforzi, non ti possiamo far passare davanti agli altri camion. Con la guerra a due passi siamo costretti a controllare come mai abbiamo dovuto fare prima, ma tu questo lo capisci e passi la notte con noi al bar a ridere e a bere. Io e i miei colleghi, per darti una mano, abbiamo cercato una soluzione al tuo problema perché sei un gran lavoratore, e un lavoratore non si deve ostacolare ma agevolare. Allora, senza dare troppo nell’occhio quando ti facciamo un controllo così, per modo di dire, alla buona, e perché per questo nessuno debba correre dei rischi, sai la guerra, abbiamo pensato che basterebbe che tu ci concedessi il permesso di scaricare una bara a scelta, come campione per tutti gli altri, ogni volta che passi. Noi abbiamo famiglie numerose, nonni vecchi, zii malati e amici. I rischi qui sono tanti, i soldi pochi e dei funerali costano un occhio della testa. Noi ti vogliamo aiutare perché sei un brav’uomo, e sappiamo che capisci anche le nostre necessità».

Wolfi mi raccontò, che la difficile costruzione di questo discorso, che io ho riportato in poche righe, aveva avuto bisogno di una notte intera bagnata da una bottiglia di Slivovitz, intercalata da spuntini di Cepapcici e riso al peperoncino piccante.
Il risultato: Posizione in pool-position, perché alleggerito del peso di una delle centinaia di casse da morto pro passaggio.

Chi non avrebbe accettato, volendo portare a casa sane e salve le sue bare, scagli la prima pietra!
Buon tiro ai moralisti!


Lucrezia

Wolfi 4 continua.

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