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martedì 26 aprile 2011

segreti di ieri e di oggi

L'altra settimana ho saltato i PostSecret, però li ho salvati e quindi posso fare un post in differita. Poi nel frattempo sono usciti quelli nuovi e così posso prendere due piccioni con una fava o due settimane con un solo post, come dir si voglia.

Dai segreti di questa settimana:



Organizzare il mio matrimonio
mi ha fatto capire che i miei amici fanno schifo


Da quelli di settimana scorsa:



Quando gli uomini per strada mi fischiano dietro,
non posso fare a meno di pensare che siano sarcastici.


Di PostSecret, la prima volta ho parlato qui.


segreti della settimana (85)

lunedì 25 aprile 2011

marco

Quando arrivava il 25 aprile, qui a milano, marco era un punto di riferimento per tutti noi.

E non mi riferisco alla sua preparazione o al suo impegno politico (che pure era preparato e impegnato, partecipe e spesso critico), alla lucidità di pensiero (che era lucido, e parecchio) e all’onestà intellettuale (in lui così limpida), né alla straordinaria capacità di non essere giudicante quando si parlava delle persone (non lo era quasi mai, e mai – mai, mai – frettolosamente), e neppure al suo essere sempre molto informato sui fatti di casa nostra e, soprattutto, sui fatti del mondo (“ora lo chiediamo al berrini”, quante volte l’ho detta o l’ho sentita dire) senza per questo pretendere di avere risposte in tasca.

Mi riferisco, più che altro, al fatto che marco era alto due metri e cinque centimetri. Quando sei alto due metri e cinque centimetri, durante le manifestazioni diventi giocoforza un punto di riferimento (“dai, magari ci si becca dopo, in porta venezia, dalle parti del berrini”).

Ma non c’era solo la sua altezza (che comunque fa), c’era anche la sua stanchezza.
La resistenza fisica di marco era quella che era, farsi un corteo in movimento dall’inizio alla fine non era cosa, quasi mai. Il 25 aprile, per esempio, in genere camminava fino all’incrocio tra corso di porta venezia e via palestro, sull’angolo dei giardini, e si fermava lì, a veder scorrere tutta la manifestazione.
E così tu non solo lo potevi beccare – comunque – con un colpo d’occhio (che quando sei alto due metri e cinque la tua testa, semplicemente, emerge – per intero – da quelle di tutti quanti gli altri), ma spesso sapevi già dove andare a cercarla, quella testa.

Però il motivo principale per cui in manifestazione ci si vedeva “dai berrini” è che attorno a marco e gabriella girava il mondo. Per dire, quando è stato cremato il corpo di marco, al cimitero eravamo in quattrocento (uno più uno meno) e nessuno era lì per questioni formali o di cortesia e, per altro, nessuno della famiglia si era preoccupato di annunciare la cosa o far girare la notizia. Eravamo lì per marco, tutti quanti. Milano non è proprio un paesino (be’, come mentalità degli abitanti un po’ a volte sì, ma come numero di abitanti meno) in certi ambienti però ci si conosce, se non proprio tutti, quasi… ecco, in quegli ambienti lì non solo marco lo conoscevano davvero tutti, ma gli volevano pure bene.

A quel punto (che sei altro due metri e cinque centimetri, che in manifestazione ti muovi lentamente, ti muovi poco e poi stai fermo parecchio, che ti conosce mezzo mondo e che mezzo mondo ha voglia di salutarti e di fare due chiacchere con te) per forza che poi la gente ti usa come punto cardinale.

A me marco manca. Spesso.
Non proprio tutti i giorni, ma spesso.
E, tutte le volte che vado in manifestazione, non è solo come se mancasse un pezzo di me (quello già capita e spesso, l'ho detto) è come se mancasse anche un pezzo di milano.

(ché gabriella è sì una donna alta, è sì una donna a cui vuole bene mezza milano, ma la sua testa mi resta comunque sotto la linea di galleggiamento delle altre teste, e lei non ha nessun bisogno di muoversi piano e di star ferma in un punto, che di suo è una delle donne meno ferme che io conosca)

buon 25 aprile!


venerdì 22 aprile 2011

avere trent'anni


«quando conosciamo qualcuno di nuovo
non gli chiediamo mai "che cosa fai nella vita?",
ma "l'hai visto l'ultimo film dei fratelli Cohen?"»


s. raule, qui

io sono più vecchio. Magari non come prima domanda, ma a me viene ancora da chiedere "che cosa fai nella vita?". Però spesso, sempre più spesso, le risposte che ricevo non sono buone.

E mica solo da parte dei trentenni.


pillole di saggezza (5)

lunedì 18 aprile 2011

run baby, run... - 1

Oggi niente post, sono troppo in ritardo con una consegna.

Vi lascio però con un film d'avventure. È dell'estate scorsa, e quindi in molti lo avrete già visto. Si tratta di un lavoro sponsorizzato dalla nokia (per realizzarlo è stato usato un loro cellulare assieme a un aggeggio che lo trasforma in microscopio). Si propone come la più piccola animazione a pupazzi animati del mondo.



Nokia 'Dot' from Sumo Science on Vimeo.


La protagonista è una ragazza alta 9 millimetri ed è stato realizzato da Sumo Science presso gli studi della Aardman (quelli – tra l'altro – di Wallace & Groomit, per capirci).

Bonus: due "making of", il "making of" vero e proprio e un'altra cosa.

mercoledì 13 aprile 2011

la macchina del tempo

Due istantanee provenienti da qualche mese nel futuro: giulietta con tantissimi capelli (che, al momento, ce li ha corti corti corti) e il sottoscritto con pochissima pancia (che, al momento, ce l'ha... cof cof... ehm... dicevamo?) 


 


(io però sono più alto di lei, le due illustrazioni mica sono in scala)

lunedì 11 aprile 2011

prove tecniche di picture book

Non so se ne faremo mai qualcosa, ma oggi pomeriggio mi sono visto con una mia amica di sei anni e abbiamo riparlato di una storia che, magari, prima o poi, potremmo anche realizzare, più probabilmente no.

All'epoca, la mia proposta è stata quella di inventare insieme una storia che rispettasse tre regole:

1. deve essere una storia di paura.
2. deve essere una storia che ha per protagonista un bambino o una bambina.
3. deve finire bene.

Per la paura abbiamo deciso di partire da un classico che vale un po' per tutti, un mostro, e da una cosa che invece vale in particolar modo per me e per lei, le analisi del sangue, che io son sempre stato fobico e lei pure (poi io da poco non son più così fobico, ma non è che non mi ricordo com'è).

E allora ne è nato un mostro che di notte visita un bambino e, con un'unghia lunghissima, succhia un pochino del suo sangue. Il bambino è terrorizzato e nessuno gli crede. E ha paura, perché quel mostro ritorna e rifà quella cosa.



Perché il mostro preleva il sangue del nostro terrorizzato protagonista?

Perché è un gourmet.
Farà una cena a casa del bimbo e lo offrirà in pasto ai suoi amici mostri, ma deve decidere bene come cucinarlo e con quali salse, perché ogni bambino ha il sangue di un sapore diverso e quindi le ricette vanno studiate ad hoc.
Per questo deve fare le prove.



La storia ha anche già un finale e un finalino. Manca un po' di quello che ci va in mezzo.
Però non sto qui a raccontarvi altro per non rovinarvi la sorpresa. Putacaso che poi lo facciamo sul serio.


Lei: ma poi facciamo un libro vero che lo vendiamo?
Io: se viene bene sì.
Lei: i soldi posso tenerli io?
Io: no, si divide.

segreti della settimana (84)



Voglio ricominciare il ciclismo...
così ho una scusa
per depilarmi le gambe


Quando mi masturbo uso
sempre la stessa federa tie dye.

Ora, ogni volta che la vedo,
ho un'erezione.


S e a t t l e
Guardo la mia vecchia casa
su Google maps e piango.

Odio l'Arizzona.


Per questo lunedì mi sa che restiamo a posto così. Non avrò tempo e modo di fare altri post. Godetevi questi tre PostSecret (e se masticate l'inglese pure tutti gli altri). Di questa bella cosa che è PostSecret, la prima volta ho parlato qui.


segreti della settimana (84)

giovedì 7 aprile 2011

oggi - 3

Monto sul metrò. Carrozza di testa. Sono, come sempre, in ritardo. Fortuna che non timbro.

Arrivo alla fermata di Porta Genova e la metropolitana inchioda. Il primo vagone, quello su cui sono sopra io, è entrato in stazione solo per metà, il resto del treno è tutto ancora in galleria.
La frenata è stata così brusca che una signora, cadendo, è stata presa al volo da un altro passeggero. In una vita passata da passeggero non ho mai assistito a una fermata così.

Nessuno si è fatto male. Dopo lo spavento arriva il sollievo. La signora che quasi finiva stresa dice sorridendo "ma questo qui è matto!" attorno mormorii di approvazione.

Poi però non succede niente.

Il treno non si rimette in moto. Gli altoparlanti tacciono. Non è un'attesa lunga, forse solo un paio di minuti. Per gli altri non so, ma per me fare due più due è inevitabile: il punto d'entrata in stazione, l'inchiodata, la metrò che non riparte...
Si apre la porticina della cabina di guida, il conducente ha l'aria un po' attonita, ci dice: "vi devo far evacuare si è appena buttato sotto uno" e apre, a mano, la prima porta del treno, una delle due che danno sul marciapiede.

Io sono tra i primi a scendere. Ho paura di quello che mi aspetta fuori e prima ancora di uscire cerco l'espressione delle facce di chi stava aspettando sulla banchina, accanto a quello che si è buttato. Dalle facce, dalla postura dei corpi, è chiaro che sono disorientati, non orripilati, la maggior parte non deve aver neanche capito cosa è successo. Bene. E infatti non si vede nulla. Non c'è nulla da vedere. Il poveraccio è sotto il vagone (proprio sotto i miei piedi, quando ero dentro).

Esco. Vado a cercare un tram che mi porti in redazione.

Arrivato in ufficio scopro che la nuova collega era su una corsa dopo la mia, lei è completamente bloccata. Arriva parecchio dopo di me. E però ci racconta che voci di popolo dicono che, all'aspirante suicida, la metropolitana è passata sopra e non deve aver fatto gran danni perché poi lui si è rialzato ed è scappato nel tunnel e c'era la polizia che lo stava inseguendo nel tentativo di recuperarlo...

Se le cose stanno davvero così, la situazione si stinge di drammatico e si tinge di grottesco.

Sono sollevato. Di primo acchito sono sollevato per lui. Poi però penso alla sfiga di quell'uomo, a cui i problemi che lo hanno portato sulla banchina di Porta Genova non si sono certo risolti e, in più, quando in fine trova il coraggio di farla finita: non gli succede nulla, sopravvive, la polizia lo insegue, magari lo piglia e lo ricoverano con TSO, vedendosi poi pure recapitare il conto dei danni (e il fermo di una linea della metropolitana deve essere un botto)... Poi però penso che magari il suo è stato solo un momento nero, la debolezza di un attimo, e che l'essere sopravvissuto sarà l'occasione per svoltare. 

Ma soprattutto sono sollevato per il conducente del metrò. Quando ci ha detto "si è appena buttato sotto uno" non aveva una bella faccia neanche un po'. Il sapere di non averlo ammazzato (sia pure del tutto incolpevolmente) lo avrà rinfrancato di sicuro.

Sempre che le cose stiano davvero come hanno raccontato alla mia collega, naturalmente.

lunedì 4 aprile 2011

segreti della settimana (83)



Chiedo ai semafori di restare verdi per me
(e li RINGAZIO quando lo fanno!)




Il cane del mio ragazzo...
mi piace più del mio ragazzo.


Questa settimana c'è un altro segreto riguardo a cani e alla ricerca dell'anima gemella ma questo qui sopra per me è meglio.



AL MIO CAPO:
Mi chiedo se hai notato che alcuni
assegni non vengono incassati...

DA:
La tua impiegata da 17 anni che si rende conto che
l'attività ha bisogno dei soldi
 più di quanto ne abbia bisogno lei.




Di PostSecret la prima volta ho parlato qui.



segreti della settimana (83)



 

la ritenzione degli spazzolini e altre piccole storie di casapasini


contraddizioni


Un'amica che è potenzialmente a rischio di robusti malanni cardiocircolatori mi chiede se, già che passo lì davanti, faccio un salto in farmacia a prenderle la cardioaspirina. Lo faccio. Poi arrivo a casa, l'appoggio sul tavolo e mi ricordo che lei, l'ultima volta che era stata da me, aveva dimenticato accendino e sigarette. Per ricordarmele gliele metto accanto.



Le guardo e mi pare un quadretto emblematico. Dato che sono un amico servizievole ma stronzo, lo fotografo e intanto penso: "questa la pubblico sul blog e la intitolo contraddizioni".


la ritenzione degli spazzolini


Rientro. Mentre ero in redazione è passata da casa la fantasiosa fatina brasiliana. Ha fatto le puilizie. A un primo esame mi pare che, questa volta, non abbia fatto danni. Bene. Nel bagno di sopra trovo questo:



Il biglietto parla chiaro: i miei vecchi spazzolini per lei son di troppo.

Il fatto è che la dottrina ecologista con cui sono cresciuto al capitolo "Lavarsi i denti" prevede: 1. tenere la cannella dell'acqua chiusa quando li si sfrega e 2. non buttare gli spazzolini usati che possono servire per altro, tipo pulire le scarpe o l'argenteria.

Evidentemente non sono un gran pulitore di scarpe e, anche i miei servizi di argenteria, li trascuro parecchio.

Comunque ho molto apprezzato la soavità della fatina che, col suo italiano stentato, non mi intima di buttarli, ché a lei fa un po' ribrezzo vederli lì, in bagno, insieme a tutto il resto (ché, c'è da dirlo, l'armata degli spazzolini usati non è dormiente in un cassetto o in uno sgabuzzino; sono tutti quanti nel catino porta oggetti, esposto sul ripiano blu di fianco al lavabo). Invece mi chiede il  permesso di buttarli lei, come se per me lo scriverle "va bene, buttali" fosse meno faticoso di prenderli e gettarli io nel pattume.


ready made


Tanto tempo fa ero redattore di una rivista di informatica (traducevo dall'italiano all'italiano le cose scritte dai collaboratori). La mia scrivania, giocoforza, era posta in modo da dare le spalle all'universo mondo. Chiunque poteva passare di lì, fermarsi dietro di me e, a mia insaputa, spiare lo schermo del mio mac.
Mauro, nostro grafico, ma prima ancora mio amico nonché ex compagno della scuola di grafica, pensò quindi di realizzare questo oggetto.



È che quando si trovò a dover rottamare la propria auto, ne staccò un pezzo e lo modificò quel minimo da farlo diventare un "retrovisore da scrivania". Così un pezzo della sua defunta macchina aveva cominciato, con me, una nuova vita e io, grazie a questo, potevo guardarmi le spalle.

Ora non esiste più né quella redazione, né quella testata (né nella mia nuova redazione ho motivo di guardarmi le spalle). Ma quella opera d'arte applicata fa ancora bella mostra di sé nella mia libreria.

Questa settimana i PostSecret mi paiono abbastanza buoni.
Poi ci faccio un post apposta.  

Ah, facendo clic sulle foto qui sopra, queste – come per magia – s'ingrandiscono.