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lunedì 24 gennaio 2011

per riconoscere un buon dizionario

È in sospeso da un po', è il post ispirato da questo post del mio linguista computazionale preferito e che fa seguito a quest'altro mio. È l'ultimo post "vero" che conto di fare prima di mandare in pausa 403 (prima ci si rilegge comunque per saluti e per prendere accordi su appuntamenti futuri).

Parte tutto dall'idea di avere a portata di click un po' di dizionari e il dover decidere quale consultare per primo in caso di dubbio su una parola. Insomma la domanda che mi è subito venuta in mente leggendo il post di Samuel con il suo bravo elenco di dizionari è stata "ma come si fa a capire così, su due piedi, se un dizionario è buono o no?"

Io, di mio, mica saprei rispondere, però non conosco soli linguisti computazionali, per fortuna conosco pure una manciata di lessicografe. Il cui mestiere è, per l'appunto, anche fare dizionari. E allora ho fatto avere il quesito a quella di più lungo corso e il presente post è quello che mi ha detto (riassumo, interpreto, magari fraintendo... insomma le parole sono mie,  i concetti spero non più di tanto).



Un dizionario può essere fatto male in vari modi diversi. Può essere fatto male dal principio, o può essere partito bene ma aggiornato male negli anni, oppure può essere stato messo assieme con poca cura (ché le definizioni dei vari lemmi le scrivono mille autori diversi e poi ci vuole una robustissima cura per uniformarle).

Una delle cose che si possono fare per vedere se un dizionario e redatto bene è scegliere un gruppo di parole, come potrebbe essere degli animali (con o senza pelliccia, per esempio: "camoscio", "vitello"  e "lucertola" o anche altri che siano più di vostro gusto) e confrontare come vengono trattate, se c'è coerenza tra le varie definizioni e quale accezione viene messa al primo posto.
Un altro gruppo utile di termini potrebbe essere "meridionale", "settentrionale", "centrale", "occidentale" e "orientale" non occorre che siano definiti tutti proprio allo stesso modo ma l'importante resta sempre la coerenza (così come per "nord", "sud", "est" e "ovest").

Poi si possono scegliere parole che esprimono concetti controversi come "omosessualità" e "omosessuale" e vedere se il modo in cui vengono trattate ci soddisfa. Queste parole, a volte, possono essere anche sintomatiche di quanto accuratamente è stato aggiornato un dizionario, perché probabile che nelle edizione di qualche decennio fa ci fossero definizioni ai giorni nostri superate. Ed è pure successo che un dizionario vedesse la via delle librerie con la definizione aggiornata di "omosessualità" – che, ricordo, anche secondo l'OMS, e da più di vent'anni, non è una malattia, ma un normale comportamento umano – e non quella di "omosessuale". Definendo quindi "omosessualità"  (senza alcun giudizio morale o "clinico") come attrazione nei confronti di persone del proprio sesso ma definendo poi "omosessuale" come una persona "affetta da omosessualità". Ouch!

Piccolo intervallo a proposito di inciampi nell'aggiornamento. Da piccolino, il mio primo dizionario è stato "Il Nuovissimo Melzi", in due volumi, uno linguistico, l'altro enciclopedico. Un'opera antica (primi anni del '900) ma costantemente ripubblicata e aggiornata. Be'... la cura che hanno messo nell'aggiornare il testo non era stata pari a quella dedicata alle illustrazioni, perché nella mia edizione (anni '70) nella tavola dedicata ai costumi regionali italiani c'era anche... la Somalia!

Invece un'ottima parola per vedere se, di base, il dizionario è stato ben scritto può essere "ordine". Si tratta di un lemma con parecchie accezioni e stare a vedere come è stata strutturata la voce, e se le definizioni ci paiono adeguate, può essere un buon modo per valutare la qualità del lavoro fatto.

Infine un mio vezzo. Di mio controllo sempre la parola "ardiglione" (che è il cazzillo della fibbia, quello che s'infila nel buco della cintura, ed è anche il controcazzillo dell'amo da pesca, quello che impedisce all'amo di uscire dalla bocca dell'animale) che è un oggetto comune, ma il cui termine è poco noto e capita che qualcuno se lo perda per strada.



"Amo senza ardiglione", Enrico Mitrovich, olio su tela.


“Sul ponte del torrente Timonchio, a Motta di Costabissara, è posto un cartello con il divieto di utilizzare nella pesca ami con l’ardiglione (la contropunta che impedisce lo sfilamento dell’amo dalla bocca del pesce). Questo tipo di pesca permette al pesce di sopravvivere nel caso venga liberato. Sul significato metaforico rimando alla canzone di Sting: If you love somebody set them free (1985 A&M Records).” – Enrico Mitrovich
(trovato qui)

4 commenti:

anonimo ha detto...

lo conosco, mitrovich (vabbè, era facile)

403 ha detto...

Vi ho proprio pensato quando ho visto dov'era nel mondo Motta di Costabissara :)

Marte ha detto...

Nel tuo blog, ci si perde.
Tutte le volte che ho bisogno di cura, carezze, voli pindarici e poesia vengo qui. Bello. Un rifugio imbottito di parole.

andrea 403 ha detto...

Qui, magari, un ci si avrà altro, ma di parole ce ne stanno a iosa!

Grazie Marte.