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martedì 30 novembre 2010

if ever an angel fell, Jezebel, It was you

Anche per stanotte vi buonanotto con la regina biblica divenuta simbolo di ogni peccato declinabile al femminile, 'stavolta ce ne canta Francesco Paolo LoVecchio (in arte Frankie Laine).


Frankie Laine – Jezebel (1951)

segreti della settimana

Dopo l'ottima settimana scorsa, altra buona settimana per postsecret.



Abbiamo spento le luci delle vetture la notte per "risparmiare energia"
ma davvero, è perché la polizia era stanca di tutti quegli
avvistamenti ufo da parte della gente



Non piove davvero così tanto.
Noi diciamo che lo fa...
... così la gente la smette di trasferirsi qui.

[a me ha ricordato il postsecret su Detroit]



Non voglio farmi vedere in giro con te perché sei troppo più carina di me.
Hai il pisello piccolo
Fai la differenza
Penso a te quando mi masturbo.
Mastichi con la bocca aperta.
Sei un'amica terribile.
Sono innamorata di te.
Sei bello.

FANTASTICO TUTTO IL TEMPO DI MANDARE
BIGLIETTI ANONIMI ALLE PERSONE CHE CONOSCO
DICENDOGLI QUELLO CHE PENSO DI LORO.


La prima volta che ho fatto un post si postsecret è stato qui.

ADDENDA: Splinder è sempre più un colabrodo e ormai da un po' quando faccio un post "a tempo" (questo per esempio l'ho scritto ier sera per essere pubblicato stamani) lui lo mette regolarmente in coda di pubblicazione, in compenso pubblica immediatamente il relativo feed. Quindi chi mi segue via feed si è potuto leggere in anteprima il post. Poco male (ma che palle!)


segreti della settimana (66)

buonanotte da una regina biblica, pagana e perduta

Quando ero piccino i dischi che avevamo in casa non erano tantissimi (ma neanche pochi pochi) ma quelli che c'erano erano tutti belli e per nulla banali (e di questo va ringraziato il babbo). Tra quei vecchi vinili c'era una raccolta di spiritual del Golden Gate Quartet che io, bambino, amavo moltissimo.


Golden Gate Quartet – Jezebel


Purtroppo traggo questa versione da una raccolta su ciddì che non mi dice un cazzo, quindi ignoro da quale album originale sia presa. Proprio non mi pare quella campionata parecchi anni dopo da Recoil (che pure campiona tutto il cantato della propria Jezabel sempre da un'incisione dei Golden Gate).


Recoil – Jezebel ("Liquid", 2000)


Recoil è un progetto solista di Alan Wilder, ex Depeche Mode, che con Jezebel compie un'operazione analoga a quella fatta da Moby, l'anno prima, in parecchi brani del suo fortunatissimo "Play" (ossia prendere un brano della tradizione nera cristiana statunitense, rimontarlo appena, cambiargli la ritmica e oplà! Ecco un "nuovo" brano da firmare a proprio nome... su 'sta cosa ci tornerò quando mi deciderò a fare un post sui campionamenti).


lunedì 29 novembre 2010

se a milano ci fosse il mare...

Venerdì mattina a milano nevicava. Una nevicata leggera, allegra, che non è arrivata a vedere mezzogiorno. Al risveglio sono stato accolto da quel fioccare, tutto contento ho inforcato le mie calosce e me ne sono andato al lavoro. Autobus, metrò. Scendo come sempre a Conciliazione. Nel corridoio che faccio io per uscire c'è già una pozzanghera bella grande, la gente deve camminare tutta rasente al muro per non finirci dentro (io no: ho le calosce!) È strano, penso, neanche piove, mah... Poi vado filato in redazione.

All'una stacco. Me ne torno in metropolitana. Ha smesso di nevicare da un po'. Tutto tranquillo. In metrò no però. Quel corridoio nel frattempo si è allagato. Io ho gli stivali di gomma e sto tranquillo, ma gli altri devono confrontarsi con due, tre centimetri d'acqua, dappertutto. E se hai le scarpe da ginnastica come il ragazzetto e la ragazzetta che ho davanti, tocca che te la fai camminando sui talloni (ma loro ridono, si tengono per mano, non è una pozza che li metterà di cattivo umore).
A me invece il cattivo umore sta per venirmi, il cattivo umore di vivere in una città che si dà tante arie e che poi è così sgarrupata... sta per venirmi ma non mi viene, perché mi accorgo che in quel lago artificiale, sotterraneo, qualcuno ci ha messo due barchette di carta. Due barchette di carta vecchio stile, impeccabili. Tengono il mare senza problemi. Una viene anche calpestata da una passante distratta e regge al colpo con fierezza. Le guardo stupito e mi torna il buonumore.


Provo pure a fotografarle (tanto ho le calosce, posso stare in mezzo alla pozza quanto mi va!) ma ho dietro solo la macchinetta scrausa e non è che le foto vengano bene. E intanto che le fotografo penso che questo potrebbe essere un altro magistrale colpo messo a segno dall'assessorato ombra del buonumore.
Come a dire: fare una metropolitana che non si allaga (quando fuori neanche piove) non siamo capaci, o non ci abbiamo i soldi, o entrambi. Ma appena si allaga un pezzetto di metrò, un dipendente comunale è subito lì con le sue brave barchette di carta, per sdrammatizzare, per rendere l'inconveniente un'occasione di sorriso per i nostri cari concittadini. Che, a pensarci bene, nessun passante può avere il tempo di mettersi lì e fare e varare un paio di barchette di carta nel corridoio allagato (non una, un paio). Che mica può essere uscito di casa con le barchette già fatte, pensando: "ma sì, prendiamole sù, putacaso che ti trovo una grossa pozzanghera in metrò" (che poi oggi nemmeno piove).

Poi, finite le foto, ho capito la verità.


Le barchette le avevano fatte i due signori fermi dietro l'angolo a vendere ombrelli. Non parlavano italiano, ma uno dei due è riuscito a comunicarmi, a gesti e sorrisi, che era contento che io avessi apprezzato e che avessi fotografato le loro barchette.
Io gli ho fatto i complimenti (in italiano e a gesti, che di sicuro neanche io sapevo la loro di lingua, e neppure sapevo qual era la loro lingua, ma tanto io so solo l'inglese e loro non mi sembravano inglesi). Poi sono andato a prendermi il metrò.

Per prima cosa ho pensato che non è giusto che due immigrati, venditori abusivi d'ombrelli, debbano fare –  aggratis – pure il lavoro di un assessore. Poi ho pensato, va bene, non è giusto, ma meno male che lo fanno.

tutto con la bocca - 1


Human beatboxin' (ossia fare le percussioni con la bocca e, magari, un microfono), è un'attività a cavallo tra la musica, la performance atletica e quella circense. Ha i suoi appassionati ma, se finalizzata a se stessa, dopo poco per me diventa noisetta.
Ve ne propongo tre esempi tutti diversi.


23. beatboxin' naturale
La disciplina è prevalentemente maschile, ma con qualche efficace eccezione. Sophia è una ragazzetta canadese, abbastanza brava. Se solo i suoi video avessero un audio decente...




24. beatboxin' artificiale
Questo non è vero beatboxin' (né vuole esserlo) è tutto frutto di un buon editing video e del tempo libero del suo autore, il norvegese Lasse Gjertsen, a mio avviso qui chiaramente ispirato dagli art of noise (Lasse l'avevo pubblicato un paio di anni fa su OT con un altro suo montaggio musicale, QUI).




25. beatboxin' ibrido
Ecco il filmato che davvero volevo pubblicare oggi, si tratta del musicista Dub FX australiano, ma molto attivo in giro per il mondo, specie in Gran Bretagna (qui ha conosciuto l'amore della vita sua "Flower Fairy" che nel video vediamo vendere i cd di Dub FX ai passanti).
In questo caso il beatboxin' non è fine a se stesso, perché grazie a una "loop station" (pilotata con una pedaliera) l'artista lo usa per fare, in presa diretta, una base campionata su cui poi cantare. Tutto dal vivo (magari qualcuno si ricorda qualcosa di analogo fatto con voce e chitarra da alex britti).




26. bonus
Sempre Dub FX (ma senza loop station) e Flower Fairy, sempre human beatiboxin' "di servizio" (qui lui fa da base ritmica a lei che ci rappa su).
Tratto da una tv russa.



Che poi, diciamocelo, l'human beatboxin' avrà anche il suo bel nome in inglese, che fa molto hip hop, ma in definitiva si tratta di pernacchietti, finti sputazzi e colpi di tosse, combinati ritmicamente.


canale 403 (6)

venerdì 26 novembre 2010

il miglior piano


«il miglior piano che sono stata capace di fare recita così:
vabè quando lo vedo improvviso.
che mi pare sempre un buon piano.»




viadellaviola, qui



pillole di saggezza (4)


una questione di fedeltà

Meteora di fine dei settanta. Tre ellepì e una partecipazione a un'antologia al femminile. Internet mi dice che, dopo una parentesi milanese e abbandonato lo shobiz, è tornata a Roma e si è messa a insegnare musica in una scuola media del Tuscolano. Be', in qualche modo, c'è chi ha continuato a godere delle sua arte.

A me 'sta canzone è sempre piaciuta.


Roberta D'Angelo – Cinecittà ("...Abitare a Cinecittà...", 197 8)



(buonanotte da milano)

giovedì 25 novembre 2010

devo preoccuparmi?

La stessa immagine, la vedo ieri su Catastrofe e non la capisco... la vedo oggi su Inkiostro (più in grande lei? a mente più fresca io? mah...) e finalmente la capisco.

E non è che fosse per i solutori più che esperti...

mmm...


oggi... - 2

splinder funziona molto peggio del solito... mah...

truganini

La canzone di questa notte è intitolata a un'aborigena della Tasmania.
Mica capita spesso.

Buonanotte.


Midnight Oil – Truganini ("Earth and Sun and Moon", 1993)

mercoledì 24 novembre 2010

run, baby, run

"Lola Corre" visto al cinema all'epoca e mai più rivisto, ne mantengo però un ricordo vivido. Mi piacque assai. Anche la colonna sonora, ripetitiva, pure un po' monotona, faceva bene il suo lavoro. E questo pezzo mi pare l'ideale per cominciare una giornata in cui ho da fare un sacco di cose.


 Tykwer/Klimek/Heil – Running One ("Lola  Rennt" OST, 1998)

 


Ah, la voce è quella dell'attrice protagonista: Franka Potente (che anni dopo avrebbe affiancato Matt Damon nella serie di film dedicata all'agente segreto Jason Bourne) che con un nome come Franka Potente potevano scegliere solo lei per interpretare un personaggio, Lola, che deve correre contro il tempo dall'inizio alla fine del film.

martedì 23 novembre 2010

sesso, tacchini e tradimenti

Questa settimana i postsecret (quelli di cui, per la prima volta, ho parlato qui) li trovo interessanti quasi tutti (chissà perché). Ho fatto fatica a sceglierne solo sei (!)




ho tradito mio marito
e questo mi ha dato la forza di lasciarlo
ha dato all'uomo con cui l'ho tradito
la forza di dare al suo matrimonio un'altra chance

non avrei potuto chiedere un risultato migliore



visto che sono lesbica mi sento obbligata a tenere i capelli corti e a vestirmi da uomo...
in realtà sono davvero femminile



Compro cibo dopo la data di scadenza e tolgo queste etichette
perché non voglio che mio marito, che lavora sodo, si accorga che dobbiamo risparmiare sulla qualità del cibo



da quando il mio cane è morto non riesco a ricordare un cazzo!
bizzarro – eh?!?



seppellisco "tesori" nella sabbia dei giardinetti. spero che i bambini continueranno a trovare il mio bottino negli anni a venire...
molto dopo che me ne sarò andato.



certe volte mi sento
un po' eccitata sessualmente
quando arriva il momento
di farcire il tacchino

battuta del tacchino: "e ora, il ripieno..."



segreti della settimana (65)

lunedì 22 novembre 2010

sara spelled without an "h" was getting bored...

Dal primo disco solista per Ben Folds dopo tre album coi Ben Folds Five. Questo non è il brano più famoso del disco ma è quello che piace di più a me.


Ben F  olds – Zac and Sara (da "Rockin' the Suburbs", 2001)

domenica 21 novembre 2010

perché non chiedo

Era già passato qualche mese da quando avevo cominciato ad andare in galera, tutte le settimane, per dare una mano a due detenuti (in realtà un detenuto e una detenuta) a fare una specie di fumetto (in realtà una specie di fotoromanzo) e, ancora, quando qualcuno a cui lo raccontavo mi chiedeva "che cosa hanno fatto?" oppure "perché sono in carcere?" io dovevo rispondere "non lo so, non gliel'ho chiesto". È curioso come tutti, o quasi, quando lo racconto per prima cosa mi chiedano "che cosa hanno fatto?".

Una mia amica, per un po', ha insegnato disegno in un carcere di massima sicurezza (terroristi assortiti, rossi e neri, mafiosi...) e, prima di cominciare il corso, non aveva voluto sapere il motivo per cui i suoi alunni erano lì. Lei temeva che certi suoi pregiudizi le avrebbero impedito di trattarli tutti nella stessa maniera e visto che lei voleva davvero trattarli tutti nella stessa maniera aveva preferito non sapere.
Per me non era così, è che a me proprio non sembrava tanto importante conoscere per quale crimine i miei co-autori stavano scontando una pena.

D'altronde anche a voler chiedere bisogna ragionare bene su cosa chiedere. Prendo come esempio una persona di cui conosco la storia (perché dopo un anno e passa che vado in galera un po' di storie le ho sapute, ma solo perché mi sono state raccontate, senza che io domandassi).

Chiedendole "come mai sei in galera?" quella persona potrebbe rispondere "perché una poveraccia che ospitavo in casa mi ha consegnato alla polizia", direbbe la verità e non avrebbe soddisfatto granché la mia curiosità. Chiedendole "per cosa sei stata condannata?" potrebbe rispondere "per tentata rapina e tentato omicidio" direbbe la verità, ma la risposta sarebbe molto parziale e pure fuorviante, perché chiedendole "che cosa hai fatto?" potrebbe rispondere "nulla che abbia rilevanza penale" e, anche in questo caso, direbbe la verità (visto che, nello specifico, la tentata rapina c'è stata, il tentato omicidio no, e quella persona - in ogni caso - non era complice del tentato rapinatore come invece il giudice ha ritenuto). Insomma, uno dei motivi per cui non chiedo e che – per poter farsi davvero un'idea – non basta fare una domanda e ricevere una risposta.

E questa è stata la ragione per cui, sin dall'inizio, non ho chiesto.

Poi, col tempo, cominciando a sapere qualcuna delle storie dei detenuti che stanno nel mio carcere, ho capito un'altra cosa: nessuna delle loro storie è divertente (sì, lo so, detta così è una cazzata, la ridico) nessuna delle loro storie è così interessante da essere, in sé, più interessante che triste o più interessante che dolorosa. Quindi, quando adesso mi capita di conoscere qualche nuovo detenuto (o detenuta) molto più di prima non mi viene da chiedere "come mai sei qui?"

Meglio conoscere chi ho davanti adesso, ignorando la sua storia, e se poi si stabilisce un rapporto, a quel punto, sarò anche disposto ad ascoltarla quella storia. Che, a quel punto, se già ti conosco e ti stimo, o anche solo mi sei simpatico, allora è facile che sia più interessato che intristito da quello che mi racconterai.



E poi resta il fatto che se a uno che sta in galera, per prima cosa, tu che vieni da fuori, gli chiedi "perché sei qui?",  io ho l'impressione che quello si senta visto prima come detenuto e poi come persona. E, visto che il mio compito è fare fumetti e non far sentire la gente detenuti, io non chiedo.


senza passare dal via (13)

il ritorno di catia gazzotti

403 esiste da poco più di quattro anni, se dovessi dire quale degli oltre 500 post da allora pubblicati è il mio "long seller" direi che, di sicuro, è uno del dicembre 2006 intitolato "Catia Gazzotti, Patrizia Barnaba e Renata Gastaldo".

Dalla pubblicazione ogni mese, piovesse o facesse bello, c'è qualcuno che è finito qui con uno dei nomi del titolo come chiave di ricerca. È l'unico mio post che, a distanza di anni, viene ancora commentato (e, di sicuro, è anche il mio post che abbia ricevuto più commenti in assoluto).



È anche l'unico che abbia (sia pure velatamente) ricevuto nientepopòdimeno che una minaccia di querela (in realtà non proprio il post bensì un paio di commenti, per altro recenti, apparsi sotto lo stesso... poi è tutto finito bene, ci siamo chiariti, evviva).

Ecco, da almeno un paio d'anni quel post era mutilo dei brani musicali che lo concludevano (ché andò alle cozze lifelogger, il server che li ospitava) e la mia proverbiale pigrizia mi ha impedito, fino a oggi, di ricaricarli.

Ora sono ricaricati.

Il post è QUI.

venerdì 19 novembre 2010

segreti della settimana (in corso)



Non credo in Dio
... ma continuo a pregare per te :)
(hai visto mai)



Voglio che tu voglia frequentarmi all'una di giorno, non all'una di notte.


Tu sei, senza dubbio, la MIGLIORE amica che abbia mai avuto.
Ma se mai tu morissi... Sposerò tuo marito!


La prima volta che ho parlato di PostSecret è stato qui


segreti della settimana (64)

porci con le ali

Lo avevo visto anni fa al Pergola in giapponese coi sottitoli, rivederlo al cinema è stato un vero piacere.

(Shapa, ce la fai a vederlo, vero?)


mercoledì 17 novembre 2010

non ci siamo già visti da qualche parte?

Stasera passo da Ipofrigio prima di cena e mi mostra, sul tubo, uno sketch del Flying Circus dei Monty Python che non avevo mai visto, quello sul deja-vu:

19.

(sì, lo so, è molto in inglese, ma una volta che si sa che il conduttore sta parlando del cuoriso fenomeno mentale del deja-vu lo si capisce bene anche senza capire una cippa di quello che dice)

E questo filmato, che non avevo mai visto prima, mi fa venire in mente un'altra gag televisiva e mi ricorda un'altra serie tv inglese (non comica) di poco precedente al Flying Circus. Come dire: lo vedo e mi lascia un senso di doppio deja-vu.
La gag è qui, in fondo in fondo:

20.

(Purtroppo il filmato senza Sturby non l'ho trovato la gag di Vulvia è proprio alla fine fine, dal minuto 2:38 in poi, ma prima fa i subbaqqui, vale la pena di vederseli i subbaqqui)

La serie televisiva da cui la parte finale del filmato dei Python trae, a mio avviso, soverchia ispirazione è The Prisoners (Il Prigioniero, 1967).
Da ragazzino la vidi sul secondo canale e mi fece parecchia impresione e a più di quarant'anni dalla sua creazione non mi pare abbia perso neanche un po' di smalto (e da qualche parte devo avere quasi tutti i dvd, magari li tiro fuori).

21.

(non potendo mettere qui tutta la serie mi limito al trailer)

Sulla scorta di questa deriva mnemonico televisiva mi sono appena rivisto un po' di spezzoni del Prigioniero, tra cui la sigla, quella in cui la voce del Numero Due chiede al prigioniero informazioni, chiamandolo Numero Sei, e lui risponde che non è un numero, bensì un uomo libero. Ciò non poteva non farmi venire in mente "The Prisoner", l'omonima canzone degli Iron Maiden tratta dall'album del 1982 "The Number Of The Beast".
Gli Irons li vidi dal vivo poco dopo l'uscita di questo disco, l'unica mia volta a un loro concerto (ricordo positivo della giornata: potei assistere alle prove, una figata – ricordo negativo: a fine concerto mi feci fregare il giubbotto di pelle nuovo, un fighissimo giubbotto blu scurissimo per nulla tamarro)

22.

(Iron Maiden – Live at Hammersmith, 1982)


canale 403 (5)

domenica 14 novembre 2010

buonanotte dall'urlante jay

Questa canzone è stata il suo più grande successo. Negli anni eseguita oltre che da lui e da molti altri artisti (da Nina Simone a Diamanda Galas). Racconta di un amore folle, travolgente e non corrisposto. Lui è Screamin' Jay Hawkins e lo prendo da un disco che mi ha regalato lui.

Per quanto possibile dopo aver ascoltato un cantante che si esibiva con teschi e simboli voodoo: sogni d'oro.


Screamin' Jay Hawkins – I Put A Spell On You

sabato 13 novembre 2010

l'assenza del pisquano

Quando ero ragazzino io, a milano, negli anni settanta, capitava di sentire, perfino con una certa frequenza, la parola "pisquano". Non che ci fossi molto affezionato, di mio poi credo di averla usata pochissimo o per nulla (come insulto di area lombarda gli ho sempre preferito il più maneggevole "pirla", ma persino il mio natio "bischero" l'ho di certo usato più spesso di "pisquano"). Però faceva parte del paesaggio lessicale che avevo intorno, quello delle mie elementari, delle medie.

Sono anni che non sento più usare "pisquano" e oggi, mentre guidavo in tangenziale, di ritorno dalla galera, senza una ragione avvertibile, mi sono reso conto che un po' mi manca. Come può mancare una casa, neanche bella, che ha fatto parte del panorama fuori dalla tua finestra e che, a un certo punto, hanno tirato giù.

Così sono tornato a casa e l'ho cercato su qualcuno dei miei dizionari. Sul garzanti 2006 non c'è (mmm...) sul devoto oli c'è (una certezza! :) sul "Dizionario degli insulti" di gianfranco lotti (prima edizione nel 1984) non c'è! (già non lo tenevo in grandissima stima). In ogni caso su wikipedia c'è.

Però mi chiedo se qualcuno lo usi ancora "pisquano".

imparare a essere normali

Domenica escono i nuovi postsecret e io non ho ancora scelto quali mi dicono di più tra quelli vecchi. È che quel filmato sulla guerra mi ha proprio deluso.

Ora ho scritto a Frank dicendogli che mi ha proprio deluso e così, rasserenatomi, posso pubblicare i segreti che mi hanno colpito maggiormente questa settimana, prima che spariscano.



Persino quando sono così sola da star male... preferisco restare per conto mio.


mi dispiace di non aver imparato come essere NORMALE abbastanza in fretta per te


La prima volta che ho parlato di PostSecret è stato qui.


segreti della settimana (63)

giovedì 11 novembre 2010

buonanotte con le balene

Mount Wittenberg Orca: un EP solo digitale pubblicato lo scorso giugno, sette brani che vedono la collaborazione tra i brooklynesi Dirty Projectors e l'islandese Björk (e che suonano, i sette brani, molto più come un disco dei primi che della seconda).


On and Ever Onward


When the World Comes to an End


Beautiful Mother


Tutto il ricavato delle vendite va alla National Geographic Society per la creazione di aree marine internazionali protette.

diegozzilab al via – o della non consecutività della scrittura


Oggi comincia il diegozzilab, se non siete tra i 150 fortunati iscritti ormai è troppo tardi per rimediare, ma potete sempre seguire tutto il corso lo stesso: è parimenti gratis e avrete il vantaggio di non dover fare i compiti (che poi Diego Cajelli correggerà, ossia correggerà aggratis i compiti di 150 iscritti, quell'uomo saprà anche scrivere ed insegnare, però è pazzo!)



Se non sapete cosa sia il diegozzilab potere scoprirlo leggendo questo post e quest'altro. In ogni caso, detto in due parole, si tratta di un corso di scrittura creativa e sceneggiatura, on line, tenuto aggratis da Diego Cajelli (lo scrittore atomico) che è pazzo.




Nella prima lezione di oggi il maestro fa un po' di chiarezza su vari aspetti dello scrivere e, tra le altre cose, dice:

In tutti i manuali che ho letto, in molti dei corsi che ho seguito in incognito, di solito si parte analizzando il primo scoglio della scrittura: la pagina bianca.
Sul blocco della pagina bianca sono state scritte intere enciclopedie.
Tutte sbagliate.
Il primo passo per scrivere è capire una differenza. Una differenza sottile, forse ovvia, ma spesso sottovalutata.
Non confondere mai l’azione di battere i tuoi ditoni sulla tastiera, o di pasticciare su un foglio con una penna, con l’atto di scrivere.
Azione e atto. Vanno separati.
Per scrivere, qui nel Diegozillab, intendiamo l’elaborazione della storia. La scrittura esercitata come puro pensiero o come film nella testa. Io scrivo mentre lavo i piatti, o fisso nel vuoto, o guido in autostrada. Dopo che l’atto è stato compiuto, in modo più o meno approfondito, puoi passare all’azione.
Ovvero: Non metterti mai davanti ad una pagina bianca se non sai prima che cosa scrivere.

[...]

Scrittura e lettura vanno d’accordo e sono amici. Lo sanno tutti.
Però, a livello creativo, è importante non confondere il rapporto con la narrazione che si ha da lettore, con quello che deve avere uno scrittore.
Da lettori, o da spettatori al cinema o alla tele, abbiamo un interazione lineare con il materiale narrativo che stiamo guardando/leggendo.
Iniziamo dall’inizio e finiamo alla fine. Non leggiamo i libri al contrario e non guardiamo i film usando il rewind. 
In molti pensano che anche la scrittura proceda allo stesso modo della lettura.
No.
No.
Non è così.
Non bisogna confondere il prodotto finale, che arriverà domani nelle mani dei lettori, con il prodotto in lavorazione, che è nelle tue mani adesso.
Ovvero: Non necessariamente una storia viene scritta nell’ordine in cui il lettore la leggerà.

Ecco, a quest'ultima affermazione mi fa piacere aggiungerci, di mio, un paio di esempi.

Lewis Carroll compose il suo poema "The Hunting of the Snark" partendo dall'ultimo verso: "For the Snark was a Boojum, you see" ("perché lo Snark era un Boojum, capite"). Carroll stava passeggiando e gli venne in mente quella frase, neanche lui sapeva cosa volesse dire, poi scrisse i tre versi precedenti in modo da avere in mano l'ultima strofa del poema e quindi buttò giù quella che alla fine risultò essere l'ultima (ottava) sezione dell'opera, con un curioso lavoro compositivo a ritroso. 

Ora voi potreste anche dire che, vabbe', quella è poesia e viene un po' come viene. Ma per la prosa è un discorso che vale ancora di più. Per esempio, quanto segue lo scrive Umberto Eco nel suo "Postille al Nome della rosa" pubblicato originariamente sul numero 49 di Alfabeta (giugno 1983):

Ho incominciato a scrivere nel marzo ‘78, mosso da una idea seminale. Avevo voglia di avvelenare un monaco. Credo che un romanzo nasca da una idea di questo genere, il resto è polpa che si aggiunge strada facendo. 

È spesso così, una storia nasce attorno a un osso, a volte un ossicino, il resto poi è polpa (e magari altre ossa) che si aggiunge strada facendo. A volte si parte da un alluce, a volte dalla spina dorsale, a volte dal naso, che non è neanche un osso, lo so.

Nella redazione di Diabolik di storie ne maciniamo parecchie (con un mensile e due speciali annuali, ci toccano più di una dozzina di storie l'anno, giocoforza) e, anche se Lewis Carroll o Umberto Eco giocano in un altro campionato, sempre narrazioni sono, narrazioni che nel caso di Diabolik – proprio per il loro essere "narrativa popolare" – devono avere nella solida costruzione dell'intreccio uno dei loro punti di forza.
Be', è quasi impossibile che una storia di Diabolik nasca dall'inizio. Spesso nasce attorno a un colpo di scena situato nella seconda metà della storia, a volte si struttura attorno a un'idea che invece sta nel primo terzo (e poi da questa scaturisce il grosso della vicenda) ma anche in questo caso all'idea ci si arriva dopo un po', che prima c'è quasi sicuramente un innesco narrativo e prima ancora un prologo, magari anche due.
Proprio in questo momento io e il capo stiamo lavorando a una trama (per combinazione nata da un'idea proprio di Cajelli) di cui fino a poco fa avevamo solo un colpo di scena che avviene abbastanza all'inizio e il finale della vicenda. Punto. Negli ultimi tre pranzi passati assieme abbiamo aggiunto quasi tutta la polpa che mancava (e una certa scena, che abbiamo già decisa in dettaglio, ancora non sappiamo se sarà il prologo o un flashback in fondo alla storia – che starebbe benissimo come prologo, ma nella seconda metà c'è poca azione e quella scena invece è molto forte).

E questa non consecutività della narrazione non vale solo per la stesura del soggetto (ossia l'ideazione vera e propria della trama) ma può valere anche in fase di sceneggiatura (ossia quando la storia è già tutta precisamente delineata e si tratta "solo" di scriverla, vignetta dopo vignetta, battuta dopo battuta).

Per esempio io mi lascio da scrivere per ultime le scene più "elastiche", ossia quelle che possono essere risolte in poche pagine oppure tenerne anche di più senza annoiare (è il caso di certe scene d'azione secondarie) e scrivo per prime quelle "fisse" (è il caso dei dialoghi esplicativi, gli "spiegoni", che più corti non si può farli e più lunghi spaccherebbero solo i maroni). E questo per semplici ragioni di comodità: visto che un albo di Diabolik è fatto tassativamente da 119 pagine a fumetti, se arrivo verso la fine che sono lungo la scena elastica la scrivo in modo sintetico, se sono corto la racconto più rilassato.

Ma mi è anche capitato di essere un po' in crisi con la scrittura di una storia e di procedere con qualche fatica, allora a quel punto sono passato diretto a scrivere il finale (e magari ero solo a metà del lavoro) e l'ho scritto subito meglio che potevo (che alle volte non scrivi meglio che puoi, scrivi un po' come viene e solo dopo ci torni sopra e lo fai bellissimo) e così, dopo aver scritto la frasetta "fine dell'episodio", sono ripartito a scrivere tutto il resto molto più spedito. Ché era un peccato far languire una storia che finiva così bene.

'cause lately I've been losing on my own

La buonanotte di oggi viene dal secondo album per i britannici Zero 7, io loro li trovo un po' noiosi ma questa canzone mi è sempre piaciuta parecchio. Qui a cantare è la danese Tina Dico.


Zero 7 – Home (da "When It Fall  s", 2004)

  

mercoledì 10 novembre 2010

ancora lì

Io e la detenuta andiamo verso l'atrio della sezione femminile della prigione. Il nostro incontro è finito e io devo uscire. Come a volte succede all'entrata non c'è nessuno. Il personale carcerario è così ridotto che le agenti di custodia sono quasi sempre sotto organico. Per uscire mi tocca aspettare, ché il pesante portone in ferro è, naturalmente, chiuso. La detenuta aspetta con me, in piedi, nell'atrio.
La guardo e le dico "se hai altro da fare, su in cella, vai pure... non c'è bisogno che aspetti con me".
Lei mi lancia un'occhiata furbetta e mi fa "guarda, il mio fine pena è per il 2016, se anche aspetto qualche minuto qui non mi succede nulla di male".
Ridacchio. La battuta è carina: detta con tono serio e faccia che dichiara lo scherzo. Cerco di risponderle a tono, ma non mi viene subito la cosa giusta da dire. In quel mentre arriva la secondina.

La secondina è una ragazza molto giovane, bassotta, molto carina, dall'aria simpatica. Arriva veloce, che la guardiola è sguarnita chissà da quanto, ci viene vicino e si ferma di botto, ha la grossa chiave d'ottone del portone in mano.
Guarda me, guarda la detenuta e poi tutta sorridente chiede "chi dei due deve uscire?" e lei e la detenuta si mettono a ridere.

Il carcere del buonumore.

(mica sempre è così, però)



Io quest'anno sono stato in galera quasi tutte le settimane, ma per vari motivi non era più cosa di parlarne. Ci sono stati molti cambiamenti. Magari prima o poi qualcosa si vedrà anche qui, su 403, lo spero.


senza passare dal via (12)

lunedì 8 novembre 2010

la notte di un giorno faticoso

Sto lavorando parecchio (e, ormai da anni, non sono mica più tanto abituato a questa cosa) quindi anche il blog ne risente, pace, verranno tempi migliori...

Prendo tempo e resto in tema con un round up di versioni della canzone di "A Hard Day's Night" (scritta da Lennon nella notte tra il 13 e il 14 aprile del 1964 e incisa dal gruppo il giovedì successivo, 16 aprile).

Cantata in yiddish (da Gerry Tenney):




Cantata in napoletano (dagli Shampoo, di cui ho già parlato qui):




Latrata e belata (dai neozelandesi Woofers & Tweeters Ensemble, noti anche come Beatle Barkers, di cui ho già parlato qui):




Recitata alla maniera di Lawrence Olivier nel Riccardo III (da Peter Sellers, di cui ho già parlato qui – con link ad altre sue notevoli interpretazioni beatlesiane):




BONUS – gli LSD che la cantano in dialetto parmigiano: QUI.

l'illusionista

Visto ieri. Un film di Tati (meno comico e più malinconico dei film di Tati) disegnato benissimo, girato altrettanto bene.


domenica 7 novembre 2010

cartoline di guerra

Raramente si capisce Postsecret dove vuole andare a parare, ossia la selezione dei segreti che opera Frank non permette molto di capire Frank come la pensa e questo a me pare un bene. L'impressione che mi dà è che sia una persona di ampie vedute, che dà voce a tanti, non necessariamente che la pensano come lui.

Però, rispetto alla guerra in Iraq, ho paura che la posizione di Postsecret sia sempre troppo poco critica... I segreti di oggi si aprono con un video dedicato alla guerra (da tempo Postsecret pone particolare attenzione al tema), ma nella pluralità di voci non ci sono voci davvero contrarie alla guerra. Ci sono le voci di chi ha paura per i propri cari partiti soldati o per chi piange un soldato che non è tornato. Ci sono storie più allegre e storie più tristi, ma non c'è neanche una parola di condanna della guerra, in pratica è un video dedicato ai ragazzi che stanno facendo il loro dovere in Iraq.

Questo mi disturba, mi pare un tradimento del ruolo di testimonianza che Postsecret, da sempre, mi pare abbia.

(poi io non seguo la community di postsecret, magari se la seguissi ne saprei di più e sarei meno disturbato)

(comunque degli altri segreti di questa settimana ne parlo un'altra volta)


venerdì 5 novembre 2010

ammesso...

... e non concesso che la cosa vi interessi: da ieri splinder non aggiorna più la sezione "commenti recenti" nella colonna qui di sinistra. Quindi di commenti nuovi ce ne sono (non più del solito eh, che questo è un blog a basso tenore di commenti) ma appaiono solo sotto i relativi post.

giovedì 4 novembre 2010

segreti che restano tali

Le storie di postsecret (sì, dai, postsecret) quasi sempre sono accennate, non raccontate. Sono più titoli di storie, che il loro svolgimento. A volte poi, sono solo indizii di storie. E questo quasi sempre mi va bene, sono piccole macchine per mettere in moto la propria fantasia. A volte, però, ci sono storie che non mi basta immaginarmi come potrebbero essere, sono storie che vorrei proprio sapere come sono. Ma questo, postsecret, non me lo può dire, sono segreti che resteranno tali.



Ho accettato la ichiesta di amicizia di chi mi molestò da piccola


Di questa poi non è che vorrei sapere chissà quali dettagli, solo se l'autrice, quello che ci sta raccontando, l'ha vissuto come una vittoria, una sconfitta o cosa (io m'immagino "cosa", ma non so bene cosa, e comunque credo più una vittoria di una sconfitta).


segreti della settimana (62)

martedì 2 novembre 2010

domani, in sepoltura, porvere addiventà

Dalla commedia "Gaetanaccio" duetto tra Proietti e la Morte, interpretata da Daria Nicolodi (perfettamente in parte essendo, all'epoca, moglie di Dario Argento e reduce dai successi di "Profondo rosso", come attrice, e "Suspiria" come soggettista e sceneggiatrice).

Gigi Proietti e Daria Nicolodi - Tango della morte
(da "Gaetanaccio", 1978)



E con Gaetanaccio che, sia pure temporaneamente, si lascia la morte alle spalle, che lui ha altro da fare, questo blog si lascia alle spalle questo due novembre e vi augura la buonanotte!

per cortesia


«È più forte di me: andare a trovare i morti, io non ci riesco; quindi, se volete che venga a trovarvi, per favore restate vivi». 




chiaratiz, qui


Capita lo stesso a me, o meglio, non è che non ci riesco, è che non m'interessa proprio. Frequento i cimiteri solo per turismo e non credo di essere mai stato in visita alla tomba di qualcuno a cui ho voluto bene (giorno del funerale a parte). Se poi ci aggiungete il fatto che io coi miei amici sono un po' stronzo e, in genere, non sono io a chiamare loro ma loro me si capisce che, in caso di premorienza, è esclusa ogni ulteriore frequentazione da parte mia.


pillole di saggezza (3)


riposa in pace,
ma solo fino a un certo punto

Nadine Jarvis, classe 1982, è una designer di base a Londra che ha concentrato buona parte del suo lavoro di progettazione sul post mortem.


RIP – Rest In Pieces: "riposa in pezzi" è un'urna cineraria in ceramica concepita per essere appesa a un albero, il cordino che l'assicura al ramo però è fatto per durare non più di tre anni, dopodiché si spezza, l'urna cade, va in frantumi e le ceneri vengono, di conseguenza, disperse dal vento (qui testimonzianza video della cosa, protagonista: Joseph Wald e i suoi resti mortali).


Bird Feeder: anche questo oggetto si appende agli alberi e contiene le ceneri del defunto, ma non è realizzato in ceramica bensì con mangime per uccelli pressato. La morte di un proprio caro si trova così in relazione con la vita degli uccelli e le sue ceneri vengono lentamente disperse mentre quest'urna commestibile si consuma.


Carbon Copy: dalle ceneri di un corpo umano si può produrre grafite per realizzare, in media, circa 240 matite. Una scorta che può durare anni e anni ma che, se usata, inevitabilmente finirà. Dalle foto qui sopra posso azzardare l'ipotesi che il signor Wald sia il nonno materno della Jarvis che, essendo lei un'artista, una designer e un'insegnante, avrà modo di consumarlo in molto meno tempo di quanto non ci metterei io.

Nadine Jarvis avrebbe ben due siti web: uno che, almeno al momento in cui scrivo, parrebbe morto e l'altro che parrebbe non nato (insomma, perfettamente in linea col suo lavoro).

riposa in pace e con stile

Vi piace l'idea di far finire le vostre ceneri in qualcosa di unico ed originale, ma l'artigianato africano vi fa troppo cheap? Vorreste qualcosa di più chic? Di più consono alla nostra cultura? Siete pieni di soldi e state cercando un modo per portavene, almeno un po', con voi nella tomba?
Funeria vi viene incontro.

Funeria è un'azienda californiana (ma che opera su scala internazionale) la cui missione è coniugare il mondo dell'arte moderna con quello delle onoranze funebri. Una vasta schera di artististi produce pezzi d'arte che sarebbe un peccato rinchiudere in una cappella (e, infatti, molti sono concepiti come oggetti di arredamento, considerando che vengono proposti non solo per ospitare i resti mortali dei vostri parenti, ma anche dei vostri animali domestici).


Prezzi, pressoché, per tutte le tasche: da qualche centinaio di dollari a parecchie migliaia.

riposa in pace, equo e solidale

Oggi ricorrono i morti ma, finito di correre, il morto tocca che riposi. Ed essendo che, secondo molti, si tratta di un riposo eterno sarà bene scegliere con cura tutti i dettagli che lo riguardano.

Per esempio la bara.

Che ne dite di una bara equa, solidale, fantasiosa e colorata?
Il sito eShopAfrica si occupa della vendita on line di oggetti di artigianato, soprattutto dal Gahana. Tra questi si possono scegliere anche bare e urne realizzati da artigiani della tribu Ga. Nella cultura Ga la bara del defunto deve rappresentare come si è guadagnato da vivere e come ha vissuto la propria esistenza. Non stupisca, quindi,se sono diponibili bare e urne a forma di cellulari, aerei, automobili, palloni da calcio, carote, mouse di computer e bottglie di birra. Il tutto QUI.

















lunedì 1 novembre 2010

non agitatevi senza motivo

Visto che domani ricorrono i morti e questo blog ama celebrare l'occasione (lo fece anche quando era nato da poco: qui, qui, qui e qui) a voi una tripla buonanotte in tema.

Decibel – Sepolto vivo (da "Vivo da re", 1980)


Musica per bambini – Morto vivo (da "DioControDiavolo", 2008)



Squallor – Tutto il morto minuto per minuto (da "Tromba", 1980)


Secondo album dei Decibel, quello di "Contessa", quello che fece il botto e fece conoscere enrico ruggeri al grande pubblico (grazie, anche, alla partecipazione a Sanremo). "Sepolto vivo" è ancora sospeso tra il punk, che avevano ormai alle spalle, e la new wave.

Musica per bambini, negli ultimi dieci anni, è stata la mia più bella scoperta riguardo alla musica italiana, qui ne riparlerò senz'altro e vi farò ascoltare altre cose. Questo brano è tratto dall'ultimo disco (il quarto, dopo "Del superuovo", "Nacondino con l'assassino" e "M_sica") e vede la partecipazione di alessio bertallot, è sua la voce del cittadino indignato che scrive al direttore del giornale per lamentarsi della situazione del protagonista della canzone, il morto vivo che dà il titolo al pezzo, che per il suo solo esistere è un affronto all'ordine precostituito delle cose.

Gli Squallor sono degli adorabili cialtroni, sempre stati. I loro pezzi sono spesso troppo lunghi, il giochino dopo un po' mi annoia e questo (dal titolo esilarante, però) non fa eccezione. Anche se, devo dire, la radiocronaca dal cimitero al Verano mi fa ridere anche trent'anni dopo l'uscita dell'album.

Buonanotte e buon due novembre.