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venerdì 31 dicembre 2010

trentasei ore di buon anno

Come già avvenne in occasione del 15 di agosto, il presente blog sta per cambiare pelle. Resterà in livrea beneaugurale fino alla mezzanotte del primo gennaio!



Yeeeeeeep!

giovedì 30 dicembre 2010

quattrozerotré

Funziona così: da parecchio tempo le cose migliori di questo blog stanno nella mia testa.

Un po'  sono pigro e un po' ho da scrivere per lavoro (in questi giorni poi ne ho assai, che ho fatto un pasticcio e mo' devo rimediare). Quindi, sempre più spesso, le idee che mi vengono in mente, restano lì. E sono pure idee buone (certo, è il mio parere).



 


C'è poi che io non sono abituato a scrivere senza che qualcuno mi paghi per farlo. Non l'ho mai fatto, non con continuità almeno, quattrozerotré è la prima volta.

Lo so, detto così poi sembra che me le la tiro (sì, un po' forse me la tiro, ma poco poco, giuro) o che io sono attaccato ai soldi (e invece questo, purtroppo, neanche è vero) ma io volevo dire un'altra cosa (oltre che tirarmela, intendo). È che se ti pagano poi vogliono che tu le cose le scrivi davvero. E quindi una buona idea che mi pagano io la scrivo, perché dopo che gliel'ho detta e mi hanno detto: "bella! scrivila!", io poi la devo scrivere, non c'è verso.
Una buona idea per quattrozerotré che mi viene io mi dico: "bella!"... poi mi dico: "dovrei proprio scriverla!"... poi mi dico: "ok, con calma, che prima magari ci sarebbe da scrivere di quell'altra bella idea che aspetta già da un po'..." e poi, in genere, non scrivo né l'una né l'altra, faccio invece un'altra cosa ancora. Faccio da mangiare, è un esempio, o scrivo qualcosa che mi pagano (che poi in questi giorni devo pure rimediare a un pasticcio che ho fatto), o fo un pisolino di pomeriggio (ma corto), o vo a far la spesa. Spesso leggo un libro (che quelli son pericolosi, ché alle volte dai libri vengono fuori altre idee, sia di quelle che ti pagano ma più facile di quelle che non ti pagano, che andrebbero proprio bene per quattrozerotré), altre volte sto al telefono con un amico o vado a mangiare il sushi. Chiacchiero con una vicina di casa, oppure vado a trovare un'amica all'ospedale o vado in galera per qualche ora (queste le ho dette vicine perché si somigliano, sono due cose che a dirle sembrano brutte, ma sono due cose che mi piace molto fare, ossia è chiaro che in un mondo ideale non ci sarebbe nessuno da andare a trovare né in ospedale, né in galera, quantomeno non così spesso, ma in un mondo ideale neanche starei a fare un post che spiega perché non faccio i post, farei direttamente i post e morta lì. Insomma questo non è un mondo ideale, immagino che lo sapevate già).

Spessisimo mi metto al computer ma, invece di scrivere un post, finisce che faccio il flâneur in giro per l'internet (e prima o poi capita che scopro cose interessantissime che magari neanche voi ne avete idea e, di sicuro, non ce l'avevo io, e che giocoforza andrebbero proprio raccontate qui, su quattrozerotré, ma io ci avevo già tutte quelle altre idee di prima da raccontare, che sono più di due, ne ho nominate due per brevità, e così è un guaio). Per dire, i postsecret usciti a natale ancora non li ho postati, e quelli son pure facili da fare.

Insomma, quello che volevo dirvi con questo post è che non so se le cose cambieranno, che un po' si va a periodi, ma un po' sono proprio fatto così io. Comunque se cambierà non sarà prima di fine gennaio. Ora lo sapete.

(Che non so se l'ho già detto, ma ho fatto un pasticcio sul lavoro e mo' devo rimediare, e ne avrò ancora per un mese almeno)

martedì 28 dicembre 2010

there is a lot that we survived


Lali Puna –  Faking the books ("Faking the books", 2004)

lunedì 27 dicembre 2010

e zac...

Neanche il tempo di accorgermene e risono già a milano, da stamani. Questioni di lavoro.



(era da dieci anni che non lavoravo così tanto, anche se non ci ho mica più il fisico so che ce la posso fare)

(vediamo però come arrivo a fine gennaio)

(l'immagine l'ho presa qui)

venerdì 24 dicembre 2010

oplà

Non sono più a milano, sono bastate sei ore e passa di pullman (due in più del previsto, l'appennino e firenze un incubo, ma tanto io stavo largo e avevo da lavorare) ed eccomi qui a siena dalla famiglia per festeggiare il santo natale.

Nei prossimi giorni non posterò nulla (ma i commenti, ogni tanto, li leggo) quindi vi faccio già adesso gli auguri per il 25.



L'albero qui sopra l'ha disegnato – esaudendo una mia richiesta – la mia amica giulia, mi spiace che la scansione proprio non renda merito ai bellissimi glitter che ha usato.

Voi però potete provare a socchiudere un po' gli occhi e immaginarveli.

Auguri!

mercoledì 22 dicembre 2010

augurii

Dei segreti di domenica scorsa io ho scelto questo:



Ho trovato questa foto a scuola in uno dei miei libri di religione.
Spero che siate tutti e due ancora così felici!
:)


e questo:



Mando auguri di natale a tutti i miei ex per rompere il cazzo alle loro fidanzate :)


Ma di più il primo che ho messo.
Di postsecret già dissi qui, anni fa.


segreti della settimana (69)

non compleanni

Nel miglior mondo possibile (che non è questo, e lo so) nel giorno che si è appena chiuso frank zappa avrebbe compiuto settant'anni tondi.



Di frank prima o poi se ne riparla.

martedì 21 dicembre 2010

avviso ai parenti (e a non solo quelli)



Sono in redazione e o lasciato il cellulare a casa.
Non ho idea quando rientrerò.
Se non rispondo ai vostri sms o alle vostre chiamate quindi non preoccupatevi.

(ah, dimenticavo che oggi "potranno verificarsi alcuni malfunzionamenti e rallentamenti" – solo oggi?! – perché Splinder è in manutenzione, quindi, al momento, neanche mi sta pubblicando questo avviso ai parenti)

(visto che lo state leggendo ora, ovviamente, lo ha pubblicato)

lunedì 20 dicembre 2010

di pistacchi e lampostil

Prima mangiavo uno yogurt yomo al pistacchio, guardavo quel verde omogeneo, cremoso, color pistacchio, e pensavo che, quando ero piccolo io, il gelato al pistacchio mica era color pistacchio. No.
Era piuttosto un color pennarello, tipo i lampostil. E anche il sapore non era mica sapore di pistacchio (che io da piccolo i pistacchi neanche li conoscevo) no, era, non so come dirlo, era un  sapore a parte, sapore di gelato-al-pistacchio. A me neanche piaceva.

Poi, diventando grande, passata la moda del gelato al gusto di gelato-al-pistacchio e color pennarello, ho scoperto che non solo mi piacciono i pistacchi ma mi piace tantissimo pure il gelato al pistacchio (se lo fanno che sa di pistacchio). Anche se il colore del gelato vero al pistacchio (così come dello yomo "100% naturale goloso yogurt e pistacchi" che il nome giusto è questo) lo trovo un po' poco alimentare. È più edilizio che alimentare, secondo me. Anche se mi piace come colore (e poi non che i lampostil fossero più alimentari, sia chiaro).



È stato un po' come per i western.
Quando ero piccolo piccolo i western avevano gli indiani cattivi e i cavalleggeri buoni. Un po' come fossero tutti fatti coi pennarelli, campiture precise, niente sfumature. Adesso è diverso, e anche i western che fanno oggi hanno un altro colore, meno squillante, più polveroso. Probabilmente più vero, come per i pistacchi.

Anche se, in ogni caso, a me piacciono più i pistacchi che i western.

Il bello di avere un blog è che – se ti viene in mente una cosa così – tu la scrivi e, magari, c'è pure qualcuno che ti legge fino in fondo, visto che è corta. Chissà dopo la faccia che fa però.

domenica 19 dicembre 2010

swiisss!

Di riffa o di raffa, negli ultimi tre anni ho firmato molte storie per Diabolik. Come co-soggettista, come sceneggiatore o co-sceneggiatore.
Data la mia naturale modestia e ritrosia, non è che ogni volta che ne esce una sto qui a dirvelo. Non l'ho mai fatto (anche se di là, celebrai la pubblicazione della mia prima sceneggiatura) e difficilmente lo farò in futuro. Ma oggi ci tengo a segnalare una doppietta di cui siamo (e sono) particolarmente orgogliosi.

Ancora per qualche giorno trovate in edicola "Fermate la ghigliottina" sceneggiatura mia, soggetto di Gomboli/Ferraresi da un'idea (e che idea!) di Elena Fuccelli. Disegni di Di Bernardo/Brandi.



In gennaio invece (ma esce un filo prima) troverete "Terra bruciata" sempre mia la sceneggiatura, mio pure il soggetto, scritto insieme a Gomboli. Disegni dei Ricci (Angelo Maria e il figlio Marco).



Noi ci siamo divertiti a farli, e del primo il fandom vocifera che potrebbe essere il miglior albo del 2010...
Insomma, se proprio non ti piace Diabolik lascia pure perdere, non saranno queste nostre storie a farti cambiare idea, ma se sei di quelli che un numero ogni tanto lo legge, su questi due puoi farci un pensierino.

Ah, quello già uscito mi ha anche valso la mia prima segnalazione su Nuvole Anomale (anche se il merito – purtroppo – è di Giuseppe e non mio).

venerdì 17 dicembre 2010

portate via quel gato

L'altro giorno ero in macchina in zona ticinese e mi ha attraversato la strada un gatto nero. Be' sembrava nero, poi a passargli vicino forse aveva qualche macchia marrone scuro scuro. Però non ho visto bene, posso continuare a pensare che fosse nero. Già è raro che un gatto ti attraversi la strada, a milano, un gatto nero poi è rarissimo.

Una volta da piccolo ero in macchina con mia zia, eravamo a forlì oppure a rimini, non ricordo preciso, a un tratto quella inchioda di brutto. Il tipo dietro manca poco che ci tampona. Ché un gatto nero ci ha tagliato la strada. Mentre veniamo sommersi dal rumore del claxon dell'auto che – dopo esserci quasi venuta dentro – ci supera (perché noi abbiamo frenato e non ci siamo più mossi di un millimetro) mia zia tutta convinta dice tra sé e sé "sì, sì, suona suona, intanto superandomi sei tu quello a cui ha tagliato la strada il gatto nero".
Molti anni dopo la zia è morta in un incidente, in autostrata, di cui non si è mai capita bene la dinamica, non ci risulta però che ci fosse di mezzo un gatto.

Per la paura dei gatti in generale ci sono diverse parole (ailurofobia, elurofobia, galeofobia, gatofobia) per la paura dei gatti neri in particolare non ne ho trovata nessuna (ma alla ricerca ho potuto dedicare poco tempo, in verità).



Nel 1968 Brian Auger con i suoi Trinity pubblica il quarantacinque giri "Black Cat" (qui un notevole filmato del pezzo), l'anno dopo (o almeno mi pare di aver capito che è l'anno dopo, io lo prendo da una raccolta di molto successiva) lo pubblica in italiano, il tiro del pezzo resta il medesimo, ma il testo delirante (e il modo in cui pronuncia "gato") me lo rende molto più gustoso.
Sempre nel 1969 esce un'altra canzone dedicata a un gatto nero, ma questa la conoscete di sicuro (quella di Auger magari no) la conoscono pure in giappone, dove col titolo de "Il tango del gatto nero" ("Kuroneko No Tango") ha spopolato.


Brian Auger And The Trinity – Gatto nero (1969)



Vincenza Pastorelli – Volevo un gatto nero ("11° Zecchino D'Oro", 1969)


Questo post lo pubblico oggi, ovviamente, perché oggi è venerdì 17 e a me stanno simpatici i gatti neri e stanno simpatici i venerdì 17.

Questo post, per un po', sarà l'ultimo vero post che faccio. Improvvise questioni lavorative reclamano tutte le mie (già modeste) energie.

Comunque resto in zona.

giovedì 16 dicembre 2010

lontano lontano nel tempo

Ieri pranzo natalizio in redazione. Sono seduto accanto a un collaboratore di lunga data. Uno che nella vita ha fatto il grafico, il pianista, il manager... Un tizio simpatico e interessante di cui sapevo abbastanza poco.

Chiacchieriamo un po' e mi racconta parecchie cose del suo passato, la più divertente è forse questa: lui è giovinotto a genova, più o meno coetaneo di gino paoli e luigi tenco, suoi amici dai tempi del liceo con cui suona nei locali della zona, fanno jazz. Lui è il pianista, paoli è alla batteria e tenco suona il sax "e cantava con una voce splendida, degna di nat king cole" mi dice.
Una sera, dopo una loro esibizione lo avvicina un impresario del posto, uno abbastanza noto, lo prende da parte e si complimenta con lui, suona proprio bene, "però" gli dice "se vuoi sfondare nel mondo della musica, devi mollare i tuoi due amici, che proprio non son capaci".

Neanche troppo tempo dopo paoli e tenco erano noti in tutta italia.


Luigi Tenco – Un giorno dopo l'altro (1966) 



Questa (che i più vecchi di voi magari ricordano come sigla finale dei Maigret con Gino Cervi) prima o poi ve la faccio sentire anche cantata da Steven Brown, quello dei Tuxedomoon...

mercoledì 15 dicembre 2010

più tardi...

Quest'anno sono cambiate certe consuetudini familiari e devo occuparmi di molti meno regali degli altri anni. Questa è la buona notizia.

La cattiva notizia è che me ne devo occupare oggi pomeriggio.


martedì 14 dicembre 2010

sì, meglio così...



L'ultima volta che abbiamo parlato, mi hai chiesto di lasciarti in pace.
Sto cercando di rispettare i tuoi desideri. Gli auguri di Natale per te invece li mando a Postsecret.


Be'... come "Christmas  card" a me non pare 'sto gran che. Guardo l'immagine, leggo il tono aggressivo-passivo e penso che abbia fatto proprio bene a mandarla, invece, a Postsecret.

(cos'è Postsecret lo sai, sì?)


segreti della settimana (68)

I thought it was a bird, but it was just a paper bag

Dal suo secondo album (bello anche più del primo), ormai di undici anni fa...
accipicchia!


Fiona Apple – Paper Bag ("When The Pawn", 1999)

lunedì 13 dicembre 2010

di non compleanni
e magiche disfunzioni postali

Premessa 1
La prima volta che ho ragionato in questo blog sul mondo com'è e come vorrei che fosse è stato più di tre anni fa a causa delle poste italiane.

Premessa 2
Capita che io, essendo nato vicino vicino a natale, abbia sempre avuto una questione aperta rispetto ai regali di natale e di compleanno. Nessuno ha davvero la testa per farti un vero regalo di natale e un vero regalo di compleanno quando sei nato il 21 dicembre.

Per anni: "ma il regalo vero lo preferisci per natale o per compleanno?" sigh (e stiamo parlando di una che mi amava e che, almeno, si preoccupava di farmi avere due pacchetti diversi).

A causa di ciò, per qualche anno, su iniziativa del mio amico carlo, ho avuto una sorta di "compleanno di medio termine", il 21 giugno. Come fosse un non-compleanno più non-compleanno degli altri, con regali, torta, amici festeggianti. È durato per un po', è stato bello finché è durato. Non mi è neanche dispiaciuto quando è finita, ché certe cose van prese così.

Fine delle premesse


Quest'anno capita che un'amica mia carissima, quando arriva giugno, pensa di rinverdire questa tradizione e, un paio di giorni prima del 21, prende una busta e ci mette un biglietto d'auguri, un paio di foto di me con sua figlia che io non ho e un regalone bello grosso (ancorché piccolo a sufficienza da stare in una busta). Quindi la spedisce con la rinomata posta prioritaria (anche se verrebbe da chiedersi prioritaria rispetto a che? visto che ormai c'è solo quella...).
Lei sta a roma e io a milano.

La busta è arrivata oggi.
Cinque mesi, tre settimane e quattro giorni dopo.

E io ho pensato (ma senza crederci eh...) che magari non è che alle volte le poste funzionano malissimo, ho pensato (ma per finta) che magari le poste funzionano così bene che sono quasi magiche (che poi è la stessa cosa che avevo pensato più di tre anni fa) e che quella lettera non è in ritardo di cinque mesi, tre settimane e un paio di giorni, e che invece è solo in anticipo di otto giorni.
Ché le poste hanno capito che io preferirei avere un vero compleanno a dicembre piuttosto che un compleanno di medio termine a giugno e così hanno pensato di aspettare un po' prima di farmela avere, tutto qui.

(peccato che nel frattempo Tania – preoccupata per la lettera andata persa – abbia annullato l'assegno che c'era dentro e mi abbia fatto un bonifico, ancora a giugno scorso)

domenica 12 dicembre 2010

bullarsi del proprio lavoro

È domenica e io sto lavorando, però non mi lamento, anzi. In particolare sto pre-sceneggiando una storia di Diabolik. Ossia, mi sto passando la scaletta e, blocco per blocco, mi appunto come ho intenzione di articolare le varie scene. Se è complicato faccio schizzi della successione delle vignette, scrivo stralci di dialogo, prendo parecchi appunti, se la scena è lineare non devo scrivere molto, basta la scaletta che mi hanno dato.

Il blocco 9 è parecchio lineare:



Fine della scena.

Ho preso questo appunto, l'ho riletto e ho immediatamente pensato che dovevo vantarmene qui sul blog. Ora vado a presceneggiare il blocco 10, che quello è un flashback già meno lineare.

sabato 11 dicembre 2010

bastian cuntrari

Da quando ho scoperto che divshare ha un contatore d'ascolti e – di conseguenza – ho scoperto che le musichine che pubblico se le inculano in pochissimi (nel senso che quando va bene hanno una decina di ascolti, quando va male zero) a me vengono in mente solo post musicali. Ossia, in mente ho un sacco di post anche non musicali, ma sono lì da prima, quelli nuovi sono tutti musicali. E quelli vecchi non ho voglia di farli (anche se sono post letterari parecchio interessanti, me lo dico da me, o storie personali che potrebbero piacere o racconti di fatti storici curiosi e avvincenti) in questi giorni potrei tenere un blog musicale e basta. E neanche su musica di facile ascolto, solo cose strane, alcune difficili, altre clamorosamente brutte, altre solo strane.

E non è per ripicca. Non mi pare. Quantomeno, se lo è, non ne ho consapevolezza (però a ragionarci sopra forse lo è).

Poi io sono pigro, sono (come sempre) un pochino in ritardo col lavoro e non è che poi mi metterò davvero a fare tutti quei post musicali che ho in testa. Ma qualcuno magari sì.



Con buona pace dei miei 25 lettori e dei miei 5 (di media) ascoltatori.

mac nostalgia

Un tempo mi guadagnavo da vivere, tra l'altro, trovando in giro per l'internet cose come questa qui e scrivendone su un giornale. Altri tempi...



(ora neanche c'è più quel giornale)

[trovato qui]

mercoledì 8 dicembre 2010

plus dur, meilleur, plus rapide, plus fort



In realtà la "legacy" di "Harder, Better, Faster, Stronger" non si è mica conclusa col post precedente... stasera voglio farvene ascoltare ancora un'altra versione, tutta diversa. Una cover "anticata" eseguita dai francesi La Pompe Moderne (già Les Brassens).



Hanno rifatto anche il video delle mani, ovviamente anticato pure quello.



A me le cover anticate mettono sempre allegria (avete presente i Big Daddy o Gli Ufo Piemontesi?) vabbe', mi sa che se ne riparlerà, prima o poi.

harder, better, faster, stronger: discendenti e antenati

Edwin Birdsong è un musicista, suona le tastiere e canta. Sì, col cognome che tiene proprio questo ha deciso di fare. Ma non ha avuto molta popolarità: cinque album in una decina d'anni (i '70) e nessun vero successo.
Però nel suo penultimo album c'è questa canzone qui:

Edwin Birdsong – Cola Bottle Baby ("Edwin Birdsong", 1979)



I più sgamati di voi hanno già capito dove vado a parare, il brano è stato pesantemente campionato dai Daft Punk per la loro "Harder, Better, Faster, Stronger".

Daft Punk – Harder, Better, Faster, Stronger ("Discovery", 2001)



Nel complesso i Daft Punk a me un po' annoiano, ma alcuni loro pezzi mi piacciono parecchio, "Harder, Better, Faster, Stronger" è uno di questi. Lo avevo già pubblicato qui, in forma di video manesco.

E il brano deve piacere mica solo a me, visto che ne esistono svariati remix più o meno ufficiali, più o meno legali. Due sono anche ospitati dall'album di remix che i Daft hanno pubblicato nel 2003.


Daft Punk – Harder, Better, Faster, Stronger (The Neptunes Remix)
("Daft Club", 2003)


Daft Punk – Harder, Better, Faster, Stronger (Jess & Crabbe Remix)
("Daft Club", 2003)





Ma non finisce mica qui. Nel 2007 la canzone è stata, a sua volta, pesantemente campionata dal rapper Kanye West per farne un proprio pezzo.



Kanye West – Strong er ("Graduation", 2007)

 


Il quale, quest'anno, è stato coverizzato dal mio amatissimo Richard Cheese che, al suo solito, ne ha dato una versione lounge, piacevole e spiritosa.


Richard Cheese – Stronger ("Ok, Bartender", 2010)



(lo so, lo so, certe cose un po' ossessivo-compulsive, nella loro compilatorietà, interessano solo me, d'altronde il blog è mio)

martedì 7 dicembre 2010

perle ai porci

DivShare ti permette di prendere il codice embedded postato da qualcuno e ripostartelo. Era da tempo che aspettavo l'occasione per utilizzazionare questa importante funzionalità, e mi viene data da Ipofrigio che posta il seguente brano, disdegnandolo, in occasione della prima della scala. Io invece 'sto brano lo trovo deliziosamente "camp", e lo riposto convinto.


Sten Kenton –   Ride of the Valkyries ("Kenton Wagner", 1964)     
 

voyeurismo domestico


Non spiare le persone, spiare le loro cose per poi immaginarsele, le persone. In questo blog il tema è già affiorato, per esempio negli ultimi commenti di questo post, si era visto nel lavoro fotografico di Mark Menjivar e aveva già fatto capolino in un altro postsecret (i postsecret sono quelli di cui la prima volta ho detto qui).

Di voyeurismo domestico parleremo ancora.
 



Mi piace raccoglie le liste della spesa della gente + gli scontirini
e immaginare che tipo di persone sono.

 


Un commento, arrivato via mail, a questo segreto racconta di una coppia di innamorati che trova liste della spesa del droghiere e s'ispira a queste per creare i propri pranzetti.



I modi di comunicare di Frank Warren (il factotum di postsecret) sono anche obliqui, per esempio il nome del file immagine qui sopra è checkout.www.foundmagazine.com.jpg ma l'indicazione può coglierla solo chi si carica (o si scarica) il solo file dell'immagine (no, non mi sono messo a controllare i nomi di tutte le altre immagini di questa settimana, né penso di farlo in futuro).

Questa settimana Frank ha fatto un'altra cosa un po' ellittica, senza alcuna spiega ha pubblicato questa cartolina qui:
 



 


Avendo letto un po' di sue interviste posso immaginare che potrebbe essere una delle cartoline da cui è nato il tutto. Perché postsecret nasce come un esperimento di Frank, che più di cinque anni fa ha lasciato in giro un po' di cartoline prestampate invitando la gente a rispedirgliele anonimamente con sopra un loro segreto, mettendo in moto una macchina che non si è più fermata (anzi).
 


segreti della settimana (67)

lunedì 6 dicembre 2010

tutti i bambini sono artisti...

Io lo avevo già capito da anni che sto un po' fuori dal mondo, che per scoprire cosa succede dietro casa mia lo devo leggere sui blog americani (lo spiegato anche qui).

Ecco, oggi ho saputo che l'anno scorso è stato pubblicato un libro parecchio interessante, qui in italia, e lo devo scoprire – un anno dopo – leggendo il blog (questo) di una designer svizzera che vive a new york (e che ha saputo del libro da un sito, olandese, di uno che lo ha trovato a parigi e lo vende).
Da questa scoperta è nata l'idea del presente post che mi ha portato (come relazionato nella mia entrata precedente) a cercare in internet immagini e notizie che avevo qui, a pochi metri dalla mia scrivania.
Mah...


(il vero post inizia dopo il continua, che metto perché è un post molto illustrato, con molte cose come questa qui sopra, e occupa un sacco di spazio – ma è di poche parole)

Tutto comincia con la scoperta da parte mia, tre anni e mezzo fa, del Dave DeVries' Monster Engine: un libro, un ciclo di conferenze e una mostra.

L'idea è di una semplicità geniale: si prende un bambino e gli si fa disegnare un mostro, dopodiché si dà il disegno a un illustratore professionista, anzi a più illustratori professionisti, e si fa loro reinterpretare quel disegno lì.


Un anno e mezzo dopo, grazie a ffffound! trovo qualcosa che gli assomiglia parecchio, però questa volta i mostri vengono realizzati in tre dimensioni, con lana, stoffa e imbottiture e vengono fatti pupazzi, costumi e installazioni (e non sono solo di mostri, in realtà, di un sacco di altre cose).
Si tratta del lavoro di grecolaborativo il laboratorio familiare della famiglia Greco, californiani, padre, madre e due bambini (ma accettano commissioni anche da disegni di altri bambini).

Il loro sterminato archivio su Frickr lo trovate qui.


E arriviamo così al libro che ho scoperto oggi grazie a Swiss Miss che lo ha trovato un paio di settima fa tra le cose trovate da James a parigi (ma che è uscito l'anno scorso e, almeno parte delle delle illustrazioni contenute, erano già state in mostra a bologna nel 2005).


Si tratta di "Potente di fuoco" (Mondo Infoshop, 2009) lavoro firmato congiuntamente da Leonardo e da Ericailcane, che sono poi la stessa persona.
Ma andiamo con ordine: Ericailcane è un giovane artista bolognese (graffitaro, illustratore, aimatore, regista di video), capita che i suoi genitori abbiano conservato un po' di disegni di quando era piccino, venti anni dopo glieli fanno vedere, lui li piglia su e li ridisegna. Il lavoro esce quindi a doppio nome: Leonardo (che è come si firmava nel 1985) e Ericailcane (che è come si firma vent'anni dopo).
Insomma, un'opera a quattro mani, tutte e quattro della stessa persona ma con due di queste che sono mani cucciole (il booktrailer del libro è qui).

A me "Potente di fuoco" ha ricordato un racconto di Borges ("L'altro" pubblicato nel 1975 ne "Il libro di sabbia"), in cui l'autore si ritrova seduto su una panchina accanto a se stesso molto più giovane, un fuggevole incontro, una conversazione impossibile. E anche Ericailcane si è trovato, vent'anni dopo, a conversare (a duettare) con se stesso bambino (un po' come Natalie Cole che nel '91 duettò con la voce di suo padre, Nat King Cole, proveniente dal 1961 cantando "Unforgettable" operazione poi ripetuta un paio di anni dopo con "When I Fall In Love").


A proposito di disegni a quattro mani, di cui due cucciole, e di padri e figli che duettano, non posso non ricordare un lavoro del 1969 fatto da Roland Topor su disegni di suo figlio Nicolas, di cui io vidi gli originali nel 1986 (ne parlavo, per l'appunto, nel post prima di questo).

Si tratta di una serie di disegni a doppia firma, padre e figlio, e a guardarli mi pare di poter dire che il piccolo Nicolas abbia fatto realizzato la figura ritratta, mentre Roland gli ha poi dato spessore col tratteggio.
Le immagini ve le scansiono dal catalogo della mostra milanese del 1986. Ho anche provato a vedere se esiste una specifica pubblicazione in commercio per questi disegni, mi pare pure di averla trovata, ma solo in polaccco ("Połamany ludzik" edizione del 1995 che, a giudicare dalla doppia firma e dalla copertina, sembra proprio essere ciò che cerco ma, miseriaccia, è in polacco! Metti che oltre ai disegni ci sia anche una storia, che Topor era pure romanziere, quello).

(clicca per ingrandir)


Tutti i bambini sono artisti, diceva Picasso, il problema è rimanere artista una volta che cresci.

domenica 5 dicembre 2010

brzzzzzzzzzzz

Son qui che raccolgo le idee per un post che, prima o poi, farò. Incidentalmente penso di nominare (e magari mostrare) certi disegni di Roland Topor che ho visto in una bella mostra qui a milano nel 1986. Per farlo devo anche scoprire come si chiama il figlio dell'artista francese e magari trovare una riproduzione di quei disegni (in vero sua opera minore e poco nota). Comincio una (breve) serie di inutili ricerche... Non so il francese, mi stufo presto.
Ma mi dispiace mollare, il post che intendo fare – per due terzi – ripubblicherà cose che ho già pubblicato su OT e mettere un paio di quei disegni di Topor lo renderebbe, ai miei occhi, un filo più inedito.

Me ne sto lì uffoso, quando ho un illuminazione: "sono un cretino".

Perché io nel 1986 non solo vidi quella bella mostra qui a milano, ma mi comperai pure il bel catalogo della suddetta, dove ci sono tutte le informazioni e riproduzioni del caso. E non è che quel catalogo sia in uno scatolone chissà dove. È sempre stato lì, in bella mostra in una delle mie librerie. E non è neanche che io mi fossi dimenticato di averlo, no. È che nella mia testa, evidentemente, blog è uguale rete, e quindi le info per 'sto post le cerco in rete, ovvio. Insomma, scarsa elasticità mentale o, se si preferisce, rincoglionimento.



Comunque, il figlio di Topor si chiama Nicolas.

(e visto che mo' ho tutto, magari presto faccio anche il post)

giovedì 2 dicembre 2010

buonanotte dalle tiptons

Negli ultimi dieci anni non so neanch'io quante volte le ho viste dal vivo. Tante volte e mai abbastanza. Quattro sassofoniste e un batterista (adesso, che prima era una batterista, che ancora prima era una percussionista, che ancora rimpiango, la percussionista e nel pezzo di stanotte suona ancora la percussionista). Loro vengono dagli Stati Uniti (Seattle e New York) ma sono molto legate all'italia e sono spesso qui.

Il brano della buonanotte di oggi è di un paio di album fa.


Tiptons – 12 Days ("Drive", 2005)


Ah, il loro nome se lo sono scelto in omaggio a Billy Tiptons, di cui ho parlato qui (e a fine post ho parlato anche di loro, anche se da allora la formazione è cambiata un paio di volte – ma Amy, Jessica e Tina son sempre al loro posto).

(l'ho già detto che rimpiango l'uscita dal gruppo della percussionista, vero?)