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venerdì 29 ottobre 2010

andersen...

Con tutto che nella sua breve vita non ha inciso molto, io piero ciampi non lo conosco quanto dovrei. Però la canzone con cui vi buonanotto oggi mi è sempre piaciuta tanto.
Forse perché mi suona amara senza essere triste, che è uno stato d'animo che mi capita di riconoscere in me e apprezzare negli altri.


Piero Ciampi – Andare camminare lavorare
(da "Andare camminare lavorare e altri discorsi", 1975)


coppie che un tempo confondevo...

Paia di cose che un tempo confondevo e che oggi, con un piccolo aiuto dei miei amici, non confondo più.

'sticazzi / me cojoni
Ne avevo parlato un annetto fa su OT (il mio blog di servizio che ho ormai abbandonato per dedicarmi anima e corpo a 403, che è il mio blog padronale) qui a milano si fa spesso un uso improrio della locuzione "'sticazzi" che viene usata con accezione positiva (come a dire "perbacco!") quando invece a roma si usa, a tal scopo, la locuzione "mecojoni" mentre "sticazzi" ha invece significato di disinteresse.

Io per fortuna, in adolescenza, ho avuto amici romani con cui ci si vedeva appena era possibile, per chi non avesse avuto la mia fortuna pubblico questo breve spezzone in cui il regista enzo g. castellari, parlando dei titoli dati ai propri film e grazie soprattutto alla sua intonazione, chiarisce bene la differenza.



bill evans / gil evans
Due capisaldi del jazz, così diversi e con due nomi così fastidiosamente simili, fortuna che conosco personalmente il gotha della critica jazz nostrana.



Quello del concerto con Sting a Perugia è Gil.
Quello noto soprattutto come pianista è Bill.
Quello canadese è Gil.
Quello nella foto a sinistra è Bill.
Quello con la vita sfigata è Bill.
Quello noto come direttore d'orchestra è Gil.
Quello che suona in "Kind of Blue" di Miles Davis è Bill.
Quello che ha arrangiato "Sketches of Spain" di Miles Davis è Gil.
Quello del primo filmato è Bill.





fare outing / fare coming out
In italia, a partire dai giornalisti, si fa un sacco di confusione tra questi due modi di dire che ci arrivano dritti dritti dagli stati uniti e, in particolare, dal movimento per i diritti di gay e lesbche. Ora, farebbe figo dire che a farmi chiarezza tra le due locuzioni fosse stato un amico gay, o un'amica lesbica, o entrambi, ma – in realtà – è stato un amico parecchio etero (e neanche troppo tempo fa).

Si tratta sempre di rivelare l'omosessualità di qualcuno, ma nel primo caso (ignorantemente stra-usato a cazzo dai nostri giornalisti) non si tratta della propria omosessualità ma di quella di un altro che NON vuole che questa venga resa nota. L'outing è un controverso strumento di lotta dei movimenti lgbt, in particolare è spesso usato come mezzo di ritorsione nei confronti di quei politici ufficialmente contrari ai diritti degli omosessuali e, in segreto, omosessuali loro stessi. Parlare di "outing" quando qualcuno confessa la propria omosessualità è sbagliato, in quel caso bisogna dire "coming out".
Naturalemente questo vale anche per l'uso in senso lato del termine, è scorretto dire "farò outing: andavo pazzo per i dischi dei Duran Duran"... per fare davvero outing devi rivelare che a qualcun altro andava pazzo per i dischi dei Duran Duran.

Non è neanche difficilissimo da ricordare se si sa l'inglese, partiamo dal fatto che un gay (o una lesbica) che non ammette pubblicamente la propria omosessualità è detto "closet gay" ossia un gay nascosto nell'armadio. Quando decide di rendere pubblica la cosa si esce fuori dall'armadio si fa quindi "coming out" ("to come out" in inglese vuol dire uscire) mentre se vuole tirare fuori qualcuno a forza da quell'armadio si fa "outing" (da un ipotetico verbo "to out" inventato per la bisogna).

Quindi, la recente notizia che tiziano ferro ha dichiarato la propria omosessualità è il coming out del cantante e non l'outing ("outing" sarebbe stato se un suo amante avesse rivelato il segreto alla stampa a sua insaputa). Ho fatto un piccolo esperimento per vedere se qualche giornalista del Corriere o di Repubblica ha fatto cenno alla cosa col termine sbagliato.

Qui i risultati per il Corriere.it
Qui quelli per Repubblica.it

allegria!

don't care when you go / how long you stay

Il blues incontra l'hip hop nell'ultimo disco di R.L. Burnside, uscito l'anno prima della sua morte. Il brano (versione originale di B.B. King) è stato rimissato da Lyrics Born che ha aggiunto la parte rappata.


R.L. Burnside (feat. Lyrics Born) – Someday Baby
(da "A Bothered Mind", 2005)

giovedì 28 ottobre 2010

l'età del consenso

Ché in italia non ha interesse nessuno a dirlo, ma qui un/una maggiorenne (foss'anche un settantenne) che andasse a letto con una/un minorenne (se sopra i quattordici anni) in genere NON commette nulla d'illegale.
Le testate vicine a berlusconi non lo dicono perché sarebbe visto come una conferma di quanto disse all'epoca veronica lario a proposito del marito, ossia, in soldoni, che è un uomo malato che pensa solo alla figa. Non hanno interesse a dirlo le testate lontane da berlusconi perché, visto che il presidente del consiglio di sicuro va con le minorenni, il fatto che molta della popolazione italiana sia convinta che sia una cosa illegale gli fa gioco. Le testate estranee o cerchiobottiste, m'immagino, che non vogliano parere schierate (o magari valutano che si abbiano meno ascolti/lettori a smorzare i toni).

Ciò detto, io penso che il fatto che uno dei principali interessi del mio capo di governo sia andare a troie (minorenni e non) anche coi miei soldi (dei voli di stato, degli appalti gonfiati...) non sia una buona cosa, e non lo sarebbe neanche se lo facesse anche solo coi suoi di soldi, per ovvie questioni legate alla sua ricatabilità e all'agenda delle sue priorità (in cui sospetto che, prima del bene del Paese, non solo venga il pararsi il culo rispetto ai processi che ha in corso, ma venga pure l'andare a puttane).

Questo però non cambia il fatto che in italia l'età del consenso sia fissata ai quattordici anni, con qualche eccezione in su e in giù. Visto che mi fa fatica spiegarlo io lo faccio spiegare dalla wiki, che a riguardo non mi pare dica cazzate.

In Italia (sebbene a causa di errate informazioni circolanti tra i media sia diffusa la convinzione che esista un reato di pedofilia che commetterebbe un maggiorenne di qualsiasi età che avesse rapporti sessuali con un minorenne di qualsiasi età), l'età del consenso è fissata a 14 anni, ma può salire o scendere a seconda dei casi. Infatti sale a 16 anni se uno dei due partner ha qualche forma di autorità o convivenza sul/la partner più giovane, ad esempio nel caso di insegnanti, catechisti, educatori, fratelli e/o sorelle maggiori, assistenti sociali, medici curanti e pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni. L'età sale a 18 anni (seppur con pene previste minori rispetto agli altri casi) se il fatto è compiuto dal genitore (anche adottivo), da un parente o dal tutore, o da una persona che convive con questi, nei confronti di un minore cha ha comunque compiuto 16 anni ed avviene abusando dei poteri connessi alla propria posizione; scende, invece, a 13 anni se i due partner sono entrambi minorenni, a condizione che vi sia una differenza d'età non superiore a 3 anni.

E per chiudere (che questo è un blog sia di ammaestramento sia d'intrattenimento) il video di "Small Town Boy", canzone dei Bronski Beat, tratta dal loro primo disco "The Age of Consent" del 1984.


buongiorno da mao

Come minacciato ieri notte, rieccoci qui.


Mao e la Rivoluzione –  Febbre (da "Sale", 1996)

buonanotte da mao

A me 'sto disco quando uscì piacque parecchio, tipo da ascoltarselo da cima a fondo almeno una volta al giorno tutti i giorni per qualche settimana. Ora di musica italiana ne ascolto meno... Però a questo disco sono affezionato, quasi quasi vi ci do anche il buongiorno domattina.


Mao e la Rivoluzione –  Come ho perso la guerra (da "Sale", 1996)

martedì 26 ottobre 2010

segreti piacevoli

I segreti di questa settimana sono tornati a piacermi un po'... (i segreti, dai, questi qui) niente che ti cambi la vita, ma alcuni li ho apprezzati. Magari non tanto i segreti in sé, quanto la realizzazione delle cartoline che li rappresentano (che i postsecret sono storie ma sono anche oggetti postali, a volte me ne dimentico).



Aspetterò fino a Halloween perché abbiamo già comperato la coppia di costumi.


Il mio cane mi capisce meglio di mia Moglie


Come dicevo storie non eccezionali, la seconda addirittura banale, ma mi piace il disegno col mostro di frankenstein e la moglie del mostro, tutta imbarazzata, e mi piace molto l'espressione seria seria del barboncino, tutto compreso nel suo importante ruolo.

Poi questa settimana c'è una cartolina che si chiede "che cosa salverei dalla mia casa in fiamme?" e c'è una mail di qualcuno a cui è capitato di scoprirlo – per fortuna non gli è andata proprio a fuoco la casa, ma c'è stato un incendio al piano di sotto e questa persona, scappando, ha preso su "il computer portatile, il coniglio, il caffè e alcuni video che doveva restituire a blockbuster", ecco, la cosa dei video mi è piaciuta molto.


segreti della settimana (61)

la buonanotte misteriosa

Della buonanotte di oggi non vi dico né titolo né interprete, non per stanotte almeno (se avete voglia di provare a indovinare potete tanto, con ogni probabilità, non si vince nulla di tangibile, vedremo).



Per intanto, buonanotte.

–––

AGGIORNO: si tratta di Richard Cheese (di cui già parlai qui) e il brano è il brano è il "Darth Vader's Theme" dal suo disco del 2007 "Dick at Nite".


lunedì 25 ottobre 2010

sotto il lenzuolo

Ieri, poco prima che la mia televisione smettesse di funzionare per sempre (credo per pudore), ho fatto zapping tra un po' di telegiornali, ché non volevo crederci che i principali tg d'Italia stessero mandando in onda le registrazioni audio degli interrogatori relativi all'indagine sull'omicidio di sarah scazzi. E non solo li mandavano, ma li mandavano così, come se fosse giusto o naturale, come se fosse normale disporre dell'audio degli interrogatori di un'indagine ancora in corso. Non che poi li abbia ascoltati, quegli interrogatori, l'ho già detto altrove, dei protagonisti di questa triste vicenda a me non interessa nulla. Quello per me è un dramma e un orrore privato, che riguarda la famiglia in cui si è consumato e gli inquirenti che devono stabilire dinamiche e colpe.

A me interessa molto di più il dramma e l'orrore dell'eco che questo fatto di nera sta mostrando nella nostra società. L'orrore dei "turisti" che invadono avetrana (in una sorta di grottesco pellegrinaggio – ma verso il male – che non  sfigurerebbe in un libro di Ballard) protagonisti di innumerevoli servizi "telegiornalistici" che, anche quando hanno un taglio di vaga riprovazione, non fanno altro che dare spazio e visibilità a simili comportamenti, di fatto spingendo altri a emularli. L'orrore dei "turisti" intervistati, che si dichiarano sdegnati, addolorati e vicini a sarah e alla sua famiglia, ma nel dirlo non riescono sempre a nascondere l'accenno di un sorriso soddisfatto ed emozionato, perché sono stati intervistati dalla televisione.

L'orrore di un'opinione pubblica superficiale e guardona che, seduta davanti al televisore, odia un uomo che gli è sconosciuto sulla base dei titoli di apertura dei tg, che lo condannano... titoli che però, la settimana dopo, passano con lievità a condannare prima entrambi, poi solo sua figlia, poi di nuovo entrambi. Con una simile "ruota della fortuna" applicata anche ai vari, possibili, moventi.

L'orrore di tutti i principali mezzi di comunicazione (telegiornali e siti di quotidiani) che diffondono, senza alcun pudore, senza alcuna giustificazione, le parole dei presunti assassini, le domande e le risposte su sarah. Per me quelle parole non sono una notizia, la notizia è che quelle parole io le possa ascoltare così facilmente, anzi che io debba fare una certa fatica per non ascoltarle, quelle parole, visto che tutti i tg serali sui cui sono passato le hanno mandate in onda.

E di quella notizia, di quella vera, stamattina ho cercato traccia. Repubblica e Corriere hanno in home il rimando ai filmati con l'audio delle registrazioni, ma non una parola su come l'audio sia arrivato a loro (per un attimo, data la capillare diffusione di quelle voci, ho anche pensato che potessero essere stati gli inquirenti, ufficialmente, a consegnarle alla stampa, ovviamente è un'assurdità, ma anche tutto il resto ormai mi sembra un'assurdità).
Sui siti di Unità e Manifesto in home non si parla di registrazioni (e meno male che non ci sono, peccato che non si parli neanche delle testate che le hanno messe) alla fine, grazie a un post del Post finisco su questo editoriale di mario calabresi, direttore della Stampa. Un editoriale che spiega come anche alla Stampa abbiano "avuto" quelle registrazioni e come, assieme alla redazione, lui abbia deciso di non metterle on line. Vi copio l'attacco.

Esiste un gesto antico di pietà che mi torna in mente continuamente in questi giorni, è quello di coprire il corpo di chi è morto in un luogo pubblico. Lo si fa con un lenzuolo bianco, una coperta, un qualunque indumento che protegga almeno il volto e il busto di chi ha perso la vita rimanendo esposto su un marciapiede, in mezzo alla strada, su una spiaggia o in un campo.

È un gesto codificato dal mondo greco, almeno venticinque secoli fa (anche Socrate si copre il volto mentre muore), e non serve soltanto a proteggere i morti dallo sguardo dei vivi ma anche noi stessi, i vivi, dalla vista della morte. È il limite del pudore, del rispetto, è il simbolo della compassione e della capacità di fermarsi.

Oggi si è fatta strada in Italia una strana concezione dell'informazione che si potrebbe sintetizzare in un gesto: quello di sollevare il lenzuolo e spingere tutti a fissare quello che c’è sotto. Molti restano incollati all’immagine terribile, altri sfuggono, alcuni cominciano a provare disgusto.

Ieri mattina - grazie al lavoro dei nostri giornalisti - abbiamo avuto gli audio degli interrogatori di Avetrana, le voci di Michele e Sabrina Misseri, con la confessione dettagliata e tormentata da parte dello zio dell’omicidio di Sarah Scazzi. Non era mai capitato di avere la possibilità di ascoltare in tempo reale un interrogatorio, divulgato fuori da ogni regola prima ancora dei rinvii a giudizio e di qualunque decisione della magistratura.

Ci siamo chiesti cosa farne e se metterli subito sul sito web, sicuri di fare un record di contatti. Ne abbiamo discusso e abbiamo deciso di buttarli, perché non aggiungevano nulla a quello che avete già letto fino a oggi, perché non servivano a chiarire nulla e perché potevano essere utili solo a solleticare le morbosità, a infilare la testa più in fondo nel pozzo.

L'articolo continua qui.

Sono pienamente d'accordo con calabresi. Gran parte di ciò che è successo a partire dalla notizia dell'uccisione di sarah si può sintetizzare con l'empio gesto del sollevare il lenzuolo, dello sbirciare e del voler far sbirciare gli altri. E l'orrore peggiore che ci è stato mostrato siamo soprattutto noi, questa società che, chi più chi meno, tutti contribuiamo a creare. Sotto quel lenzuolo ci siamo anche noi.

di cantanti yiddish e coincidenze

Io penso che le coincidenze vadano onorate. Insomma, che vadano festeggiate in qualche modo.

Questa sera, mentre ero immerso da più di un'ora in internet, nella vita e nelle opere di un duo vocale femminile americano (sì, oggi l'ho dedicato ai gruppi vocali americani) mi ha telefonato una mia amica.

Il gruppo in questione sono le Barry Sisters, due sorelle diventate famose negli anni '40 e '50 soprattutto per il loro repertorio swing in lingua yiddish. Ecco, la mia amica è una cantante specializzata, tra le altre cose, in repertorio jazz e yiddish, e mi chiamava per salutarmi al rientro dal suo viaggio negli States, da dove mancava da più di dodici anni... Io alle Barry Sisters volevo dedicare un post ma tra un po', non oggi, uno a loro e uno al Trio Lescano (altre sorelle ebree e canterine) e magari uno alle Boswell Sisters (altro trio vocale e sororale, "sorelle maggiori" sia delle Andrews Sisters sia del Trio Lescano e, in qualche modo, nonne delle Sorelle Marinetti) magari prima o poi succederà, ma stasera almeno una canzone delle Barry, la pubblico.
Si tratta di "Halevai" (traducibile, grossomodo, con "Vorrei") ed è cantata assieme a Moishe Oysher, uno dei più famosi "cantor" del suo tempo (devo mettervi il finto filmato di youtube perché nei ciddì che ho io delle Barry Sisters questa canzone non c'è, l'ho scoperta oggi e mi sembra la canzone giusta per onorare l'odierna coincidenza, io la trovo sommamente spassosa).

domenica 24 ottobre 2010

four brothers

Comperare una tromba o un trombone, se sei un nero, negli anni Venti in America, non è facile, è roba che costa cara. Una chitarra, magari, sì ma per il resto meglio usare un kazoo. Certo, non suona come gli ottoni, ma è economico e poi quello che conta nella musica è l'anima che ci metti, il senso del ritmo che hai.

Poi un giorno (cazzarola!) ti succede pure che lo perdi il tuo kazoo. E, allora, con i tuoi fratelli, un po' per scherzo e un po' per necessità ti metti a fare la tromba con la bocca, aiutandoti con le mani e, cazzarola, funziona!
Dicendo fratelli non intendevo "fratelli neri", intendevo proprio fratelli fratelli, stessa madre e stesso padre. A quel punto cambia tutto, un fratello può fare la seconda tromba e, per quel che costa, un altro può fare il trombone. La chitarra, vera, per fortuna già c'è e cantare in famiglia si è sempre cantato.

È così che nascono i Mills Brothers: John Jr. , Herbert, Harry e Donald Mills. Un gruppo vocale che si esibisce la prima volta nel 1928 e che è ancora oggi in attività (con gli eredi, che l'ultimo dei fratelli, Donald, è morto una decina d'anni fa a ottantaquattr'anni).

Io, tanto tempo fa, un loro ciddì me lo sono pure preso, e ora potrei farvi ascoltare qualche brano, ma secondo me questi qui è meglio se ve li faccio vedere, che così si capiscono e si apprezzano più cose. E visto che Canale 403 è una televisione d'intrattenimento, oltre che di ammaestramento, in questa quarta puntata della mia tv personale per ogni filmato dei Mills ci appaio un altro filmato, che in qualche modo c'entra.

Buona visione e buon ascolto.

13 Mills Brothers – I Ain't Got Nobody i quattro fratelli alle prese con uno standard in un raro filmato dei primi anni trenta. Come d'uso all'epoca, il testo scorre in sovrimpressione e una pallina vi indica cosa cantare, e così il mio blog oltre che multimediale diventa pure interattivo.


14. Louis Prima – Just a Gigolo/I Ain't Got Nobody ho sempre amato questo cantante italo-americano e la prima volta in vita mia che ho ascoltato una versione di "Ain't Got Nobody" era fatta da lui, all'interno dell'azzeccatissimo medley (sia musicale, che come contenuti) che Prima faceva assieme alla sua interpretazione di una vecchia canzone italina di Daniele Serra.



15 Mills Brothers – Carvan tempo fa ho visto un documentario molto interessante sul ruolo dei neri nelle pellicole americane, dagli inizi del cinema fin quasi ai giorni nostri. Personaggi neri di un qualche rilievo sono stati quasi sempre assenti nelle storie di Hollywood e, per molti anni, i negri apparivano solo con personaggi marginali, stereotipati ritratti in modo spesso razzista e macchiettistico. Il filmato che segue (tratto da film a me sconosciuto) mostra abbastanza bene quello che intendo, tutti i personaggi sono mostrati secondo la classica caricatura che vede il nero buffo, animalesco, campagnolo e affamato mangiatore di cocomeri! Però questo filmato mostra altrettanto bene quanto l'abilità dei fratelli Mills consentisse loro fare a meno di trombe e tromboni.


16 Duke Elligton – Caravan lo stesso brano eseguito (nel 1952) dall'orchestra del suo autore, con un dispendio di mezzi decisamente maggiore.



17 Mills Brothers – Tiger Rag tratto dal film del 1932 "The Big Broadcast" noto anche come "Hold that tiger".


18 Dastardly e Muttley e le macchine volanti (sigla d'inizio) serie a cartoni di Hanna e Barbera, anche di questo brano avrei il disco originale, ma anche in questo caso m'immagino che siate più contenti di vedervi il filmato. Io ho trovato che, musicalmente parlando, tra "Hold That Tiger" dei Mills e "Stop the Pigeon!" delle macchine volanti, ci fosse più di una vaga somiglianza. Insomma la tigre e il piccione (nonostante siano divisi da più di trentacinque anni) potrebbero essere fratelli pure loro.



canale 403 (4)

after you revolution, baby, / there is nothing you can't be


World Party – Private Revolution (da "Private Revolution", 1986)


Ai cori in questa canzone c'è Sinéad O'Connor, ventenne. L'anno successivo avrebbe debuttato col suo primo disco da solista.

sabato 23 ottobre 2010

quella volta che ho conosciuto uno di hollywood



Modena, 1982: io (in seconda fila) insieme a un attore hollywoodiano (giustamente in prima fila). La foto è stata scattata lo stesso giorno in cui cenai con Ray Harryhausen (ma non era un tête a tête, eravamo in metà di mille a quella cena) – foto G. Mangoni.

Ché la mia memoria è quella che è (ma è anche il 1982 che è lontano!) e non mi ricordo se l'attore della foto ha lavorato in "The 7th Voyage of Sinbad", in "Jason and the Argonauts", oppure in entrambi i film.

Simbad:

Jason:
sorrida, prego (3)

buonanotte portoghese

Per 'stanotte tre canzoni di Dulce Pontes prese dal disco "O primeiro Canto" del 1999.
Sogni d'oro.


Dulce Pontes – Alma Guerreira (Fogo)


Dulce Pontes – O Primeiro Canto (Dedicado A José Afonso)


Dulce Pontes com Waldemar Bastos – Velha Chica


venerdì 22 ottobre 2010

caroline laughs / and It's raining all day


The Psychedelic Furs - Pretty In Pink (da "Talk Talk Talk", 1981)

giovedì 21 ottobre 2010

off topic

1.
Torno a casa dopo un pranzo col capo e apro la posta. Mi scrive LinkedIn, LinkedIn è una delle cose a cui sono iscritto per finta. LinkedIn nella sua mail mi propone otto persone sconosciute a cui potrebbe farmi piacere connettermi. In realtà una so chi è. È una mia ex collega, della casa editrice dove lavoravo prima. La tipa, mi dice LinkedIn, attualmente è vice capo servizio presso quell'editore, però io ho appena saputo che l'azienda è stata messa in liquidazione e, da poco, chiusa. Tutti i mei ex colleghi hano perso il posto di lavoro. In ogni caso, la cosa non può aver riguardato più di tanto quella mia ex collega, perché quella mia ex collega a cui oggi LinkedIn mi suggerisce di connettermi se è uccisa lo scorso aprile. Mestizia 2.0.

2.
Per fortuna non ci sono ad aspettarmi solo le mail di LinkedIn. Il mio feedreader mi segnala un nuovo post di Si capisce (il mio linguista computazionale preferito) il post si imita a segnalare una parola: "coniglio" in armeno. Lui dice che forse è la parola più bella da guardare che c'è. Può essere, carina è sicuramente carina:


3.
A proposito di cose che mi sono piaciute (v. punto 2.) e di cose che lasciano l'amaro in bocca (v. punto 1) tempo fa Valentina Tanni, Swissimiss ed Ektopia mi segnalavano questa idea di Tom Scott: etichette di avvertenza, autoadesive, da applicare agli articoli di giornale (sono tante, e tutte, spesso, dolorosamente vere). Sa il cielo quanto ci sarebbe bisogno anche di una loro versione tradotta in italiano.





4.
E visto che chiudere con una cosa col retrogusto amaro non mi va, riposto qui una foto che ho trovato su Indizi dell'avvenuta catastrofe (il tumbrl che io amo!) foto che non manca mai di strapparmi un sorriso (e anche l'originale non è male):



off topic (1)

rumori ma con swing


Dean Eliott And His Swinging Big Big Band – Lonesome Road
(da "Zounds! What Sounds!", 1962)


Folgorato sulla via di casa, fermo a un semaforo, Dean Elliot sente i rumori di un cantiere edile e capisce che quei suoni hanno ritmo! E si chiede come sarebbero stati se, oltre al ritmo, qualcuno gli avesse aggiunto delle melodie. Questo album è la risposta che Elliot si è dato. Ventun'anni prima degli Art of Noise (ma cinquant'anni dopo Luigi Russolo).

Io però questo brano non ce l'ho sul disco originale, ma nel primo volume della capitale antologia di Re-Search "Incredibly Strange Music", se ne riparlerà.

are the stars out tonight?

Altra buonanotte luuunga stanotte (poco più di dieci minuti)... Una versione per brass band di una vecchia canzone firmata negli anni '30 da Warren e Dubin.


Lester Bowie's Brass Fantasy – I Only Have Eyes For You
(dall'omonimo disco del 1985)


Però questo disco io lo comperai solo nel 1997, durante una memorabile giornata milanese interamente dedicata alle spese, si era decisa una cifra ed, entro sera, inevitabilmente doveva essere andata, non l'ho mai più fatto in vita mia (c'erano un paio di cose da festeggiare, non ultima il fatto che in quel periodo ero proprio ricco, almeno per i miei standard).

mercoledì 20 ottobre 2010

amare le città, amare le parole

All'inzio sembra che il protagonista (nonché narratore) della canzone abbia una perversione sessuale di tipo geografico (con particolare predilezione per le città sarde) poi sembra che sia piuttosto una perversione su base lingustica. Poi però quando tira fuori la planimetria si capisce che la perversione è proprio geografica con selezione a monte di tipo linguistico.



Si tratta della versione demo della canzone "Plafone" di Elio e le storie tese, cantata qui da Rocco Tanica poi, sul disco, dopo una lunghissima intro strumentale (chiaro omaggio alle sonorità prog della Premiata Forneria Marconi) verrà cantata da Antonella Ruggero con un testo tutto diverso (lì si parla di cantare sotto la doccia, andando a prendere note altissime, e dei danni che può fare ai condomini il proprio impianto idraulico casalingo se trascurato).

Che io un po' il maniaco della canzone lo capisco, che anche a me piacciono molto le parole sdrucciole (non quanto a lui, sia chiaro), forse perché hanno un bel ritmo, forse perché in italiano suonano al contempo esotiche e normalissime.

In ogni caso io penso che chi ha tirato giù il testo per il video qui sopra abbia sbagliato il finale, l'ultima parola del testo non è l'Aquila ma l'Afiga (per altro che cosa può importare alla fidanzata del maniaco se lui apprezza o meno l'Aquila? Molto di più le gioverebbe che lui si eccitasse anche con la di lei intimità).

Infine, come bonus, la versione ufficiale del brano:


Elio e le storie tese (feat. Antonella Ruggiero) – Plafone
(da "Studentessi", 2008)


(ah, ma ci avete fatto mai caso che "sdrucciola" è una parola sdrucciola, "piana" è una parola piana, mentre "tronca" non è una parola tronca, a me non sembra giusto)

terrore e magnificenza

John Harle, sassofonista, compositore, membro della Michael Nyman Band. Nel 1996 pubblica il suo secondo album da solista per l'etichetta Argo, dal titolo "Terror and Magnificence".
Al disco collaborano, tra gli altri, Elvis Colstello, Sarah Leonard, soprano, Andy Sheppard, un altro sassofonista e William Purefoy, un controtenore, ossia un uomo che canta da soprano (il corrispettivo moderno, e intonso, degli antichi sopranisti, ovvero i castrati).
È vero, il disco è un po' kitsch, ma a me piace moltissimo lo stesso (e quindi per 'stanotte ve ne tocca una generosa dose).


When that I was and a little tiny boy (5'10")



The three ravens (5'37")


How should I my true love know? (4'53")


Terror and Magnificence (20'06")


When that I was and a little tiny boyè l'ultima parte della prima sezione del disco intitolta "Mistress mine", sezione cantata da Elvis Costello (e che vede l'apporto del quartetto d'archi Balanescu Quartet). Il testo viene da "La Dodicesima Notte" di Shakespeare.
The three ravens e How should I my true love know? – sono la seconda e terza parte della sezione "The three ravens" e sono cantate da Sarah Leonard. Il secondo brano ha un testo che è un pastiche ispirato, tra l'altro, al personaggio di Ofelia dell'Amleto, "I tre corvi" ha invece un testo, di anomino autore, tratto dalla raccolta ottocentesca "Popular Music Of The Olden Time" ed è di chiara ambientazione medioevale.
Terror and Magnificence – questa occhio che dura venti minuti! (sì, come canzone della buonanotte è forse un po' lunghetta) ispirata all'autore dalla chiesa (anglicana) settecentesca (londinese) Christcurch Spitalfields ma che usa dei testi del poeta e compositore francese Guillaume de Machaut (che è di quattrocento anni precedente alla chiesa). La voce recitante è di Thomas Russel.



(voi oggi non mi avete cagato – è il caso di dirlo – di pezza la coprocinomanzia, ma guardate che sbagliate di grosso)

martedì 19 ottobre 2010

coprocinomanzia


L'uomo ha sempre avuto la possibilità di leggere i segni del proprio destino attraverso la foresta di simboli che gli presentava il mondo della natura. Vuoi seguendo il volo degli uccelli o osservandone le viscere; vuoi leggendo la superficie di uno stagno, o la fiamma o le nuvole. Ciottoli, ossa, conchiglie... tutto poteva funzionare una volta individuato il nesso sottile fra l'apparente disporsi nello spazio di tali indicatori e l'ineffabile. Ma questo è diventato impossibile nelle moderne città. Di qui la necessità di un supporto naturale e mutevole da «leggere». Qualcosa che faccia capolino dalla colata di asfalto e cemento e che ancora affidi la sua collocazione nello spazio all'imperscrutabile, ma apparente, casualità.
Sfortunatamente c'è chi si oppone all'esigenza legittima e umana di interpretazione dei segnali possibili. In molte città sindaci imprudenti impongono l'uso di palette ecologiche e fanno sovente ripulire marciapiedi e giardini.

Parla ora lo sponsor: «Noi, per una modica cifra, forniamo il prontuario per chi volesse intraprendere la carriera di coprocinomante.»
«Il coprocinomante sa vedere il senso profondo della geografia sottile. Delle linee vitali che uniscono aiuole asfittiche a marciapiedi e ad angoli indifferenti delle città che i cani individuano, "sentono" e segnano con le cattedrali naturali che a loro è dato di edificare. Coglierne il significato assoluto e individuarvi segni premonitori è il fondamento dell'arte coprocinomantica.»

Da "Amen" romanzo del 1999 di Gianluca Nicoletti.




cacche di cane (1)

lunedì 18 ottobre 2010

ain't no skin and bone

Dopo tante musichine un po' soffici ominciamo la settimana con qualcosa di un po' più robusto...


AC/DC – Whole Lotta Rosie
(da "If You Want Blood You've Got It" live del 1978)


 



Quello che urla il pubblico, all'attacco della canzone, tra un riff di chitarra e un altro è "Angus... Angus..." Angus Young: chitarra solista e leader della band... chitarra ritmica del gruppo è suo fratello Malcom. Produttori dell'album (e dei precedenti degli AC/DC) sono invece Harry Vanda e George Young (fratello maggiore di Angus e Malcom). Vanda & Young non sono solo produttori, sono anche musicisti, la buonanotte di sabato scorso ve l'ho data con un loro brano (altro genere).

La canzone parla di Rosie, una donna con cui il cantante Bon Scott ha avuto una relazione, una donna ciccionissima che a letto è stata una delle partrner più dotate con cui Scott si sia mai trovato a fare sesso (e stiamo parlano del muscoloso cantante di una rock band di successo, non di un ragazzetto brufoloso e sfigato, insomma nella sua breve vita Scott di esperienze deve averne fatte il giusto).

Mi sembra un buon pezzo con cui cominciare il lunedì.

they paved paradise to put up a parking lot

Il titolo del post è preso dal verso, forse, più famoso di questa canzone. Ma, insieme a quello, i versi che tornano più spesso, nel testo, son questi qui:

Don't it always seem to go

That you don't know what you've got

Till it's gone


per me questo pezzo della mitchel ha sempre avuto un significato più intimo che impegnato... certo, il messaggio ambientalista è quello per cui è ricordata, era il 1970 e parlare di cementificazione, o di uso intensivo del ddt, in una canzone mica era comune. Ma il grosso taxi giallo del titolo è comunque quello con cui l'uomo di joni mitchel se n'è andato via: "non ti rendi conto di ciò che avevi finché non se n'è andato"... una o due volte è capitato anche a me (non più di una o due, però).


Joni Mitchell – Big Yellow Taxi (da "Ladies of the Canyon", 1970)

domenica 17 ottobre 2010

gente distratta


Toni Esposito – Gente distratta (da "Gente distratta", 1977)

sono loro o sono io? mah...

Terza settimana consecutiva in cui i postsecret mi dicono poco (sì, i postsecret, questi qui) sto cominciando a chiedermi se non sia per caso colpa mia... oppure se non abbia ragione uno dei postsecret di oggi.



Penso spesso che io potrei fare un lavoro migliore nello scegliere i segreti.
Mi spiace Frank

(Frank Warren è quello che ha inventato e che manda avanti postsecret)



segreti della settimana (60)

walking down the street kicking cans

Ancora un ricordo radiofonico: è una notte del 1979 io ho quindici anni e sto ascoltando Radio Milano International, la voce di Leopardo (Leonardo Re Cecconi) con quella sua splendida erre (io ho una cosa per le voci hanno e non hanno la erre) annuncia questo brano del duo australiano Flash & The Pan.


Flash & The Pan – Walking In The Rain  (da "Flash and the Pan", 1978)


Stanotte a milano piove, mi sembra la notte adatta per darvi la buonanotte con questa canzone.

sabato 16 ottobre 2010

l'età dell'oro, l'età del bronzo...

C'era un tempo, tanto tempo fa, che io avevo sconti d'oro e d'argento sui ogni libro che uscisse in italia. 50% su tutto il gruppo rizzoli (fabbri, sonzogno, bompiani...) e 45% (sceso poi a 35%) sulle distribuite (tra cui adelphi!), 50% su mondadori (e 30% sulle distribuite tipo einaudi o elekta)... su qualsiasi altro editore avevo il 25%...
Privilegi del lavorare in editoria e, quindi, di avere amici e parenti che lavoravano in editoria o in libreria.

Poi, nel giro di un paio d'anni, io ho smesso di lavorare in una distribuita della rizzoli, il mio amico ha smesso di lavorare in mondadori e amici e parenti che dirigevano librerie hanno fatto carriera e quindi sono andati a lavorare "sopra" le librerie (e non più dentro) rendendo tutto più difficile.
Sono tornato un comune mortale.

Dopo qualche anno di comune mortalità ho deciso che basta, è vero che a me i libri piace comperarmeli di persona (e un po' continuerò a farlo) però da oggi qualcosa lo compererò pure attraverso la mia amica libraia che ha fatto carriera (e che, più o meno ogni sabato, passa da qualcuna delle librerie che stanno "sotto" di lei, non proprio "sotto", diciamo "sotto un po' di lato", e quindi mi può comperare lei i libri col suo sconto argenteo). Funzionerà così: io le mando un sms coi titoli entro sabato mattina, lei se li piglia su e la domenica sera ci si vede per un sushi o un cinemo e me li dà (ché noi la domenica sera già ci vediamo lo stesso per un sushi o un cinemo, sia chiaro).

Tutto questo preambolo per dire che ho appena mandato il mio primo sms di questo nuovo corso. E l'ordine include i seguenti libri illustrati:

Edward Gorey – L' arpa muta – Adelphi

Viorel Boldis e Antonella Toffolo – Il fazzoletto bianco – topipittori

Jules Feiffer – Un sacco di risate, una valle di lacrime – Fabbri (i Delfini)


  


Il libercolo di Gorey è già uscito da mesi e mesi e io, colpevolmente, non l'ho ancora preso. "Il fazzoletto bianco" è uscito da poco, l'ho scoperto leggendo spari, avere per le mani un nuovo libro di antonella sarà di sicuro un'emozione. Infine un libro uscito dieci anni fa che mi sa che è esaurito e che – per davvero – mi toccherà aspettare che l'anno prossimo lo ripubblichi rizzoli, però io ci ho provato, che sempre spari (nei commenti, qui) mi ha detto che è "estremo e necessario" e io quando sento dire che un libro è "necessario" mi vengono in mente le lettere che scriveva, per lavoro, italo calvino e a me viene subito da comperarlo un libro che è necessario.

Poi ho ordinato anche un paio di libri non illustratiperragazzi che però non vi dico, mi serviranno per altrettanti post e non voglio fare spoiling.

venerdì 15 ottobre 2010

disordine (mentale e non)

Io sono abbastanza disordinato. E la situazione del disordine della mia scrivania in redazione aveva, da tempo, superato il livello di guardia. Dopo ripetute battute a riguardo del capo e della capa dell'amministrazione, un paio di settimane fa ho deciso che – dopo aver chiuso la revisione di una certa sceneggiatura – avrei bonificato il tavolo su cui lavoro da tutta la carta che si è accumulata dal rientro delle ferie a oggi.

Ieri, chiusa detta sceneggiatura a metà mattina, per il resto della mattinata ho spostato, archiviato e smaltito carta. Così ho scoperto che la mia scrivania è di colore grigio chiaro. Bene.

Oggi arriva una mia collega, una collega con cui non ho molta confidenza, mi guarda un po' disorientata e dice "ieri pomeriggio sono passata di qui, che non c'eri, e vedendo la tua scrivania sgombra sembrava che ti avessero licenziato".

E io in quel momento ho capito che ho fatto male a non fotografarla prima del riordino, avrei postato le foto qui e mi sarei vantato. Un'occasione persa.

cominciare con saggezza...

Tom Weller pubblicò "Minims" nel 1982, poi il libretto andò fuori catalogo e lui allora lo ha messo on-line. Si trova QUI (in inglese, e la risoluzione delle scansioni è pure bassa, abbiate pazienza).

Una "minima" è, a detta dell'autore, "un'asserzione espressa in forma di proverbio o di sentenza che però risulta priva di un qualunque uso generale o impiego pratico – vedi massima". 

Mi piace cominciare questa giornata citandovene tre.

Buon venerdì!



Solo perché una cosa ha un bell'aspetto
non vuol dire che sia buona da mangiare.




La buona sorte aiuta i fortunati.



Un letto di rose non è lo stesso di un sacco di rane.

zitto che c'è il lupo

Questa canzone, negli anni è stata rifatta anche dal Quintetto X (comperai il loro ciddì apposta, e ce l'avevo già in una raccolta chissà dove avevo la testa) e da Meg e non mi pare che le loro versioni aggiungano nulla a quella della Vanoni (che mi piace anche di più dell'originale brasiliana).

Buonanotte!


Ornella Vanoni, Vinicius De Moraes, Toquinho – Senza paura (Sem medo)
(da "La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria", 1976)

giovedì 14 ottobre 2010

undergound

Per più di due mesi sottoterra, a settecento metri di profondità, in una miniera che ti è crollata addosso. Tu e altri 32 tuoi compagni. Come topi: in trappola, con una montagna sopra alla testa. Anche senza soffrire di claustrofobia (e se sei un minatore non ti è concesso soffrirne) c'è da uscirne pazzi. Ma per un po' tutti hanno temuto che non ci fosse modo di uscirne e basta, né pazzi né sani.

E invece ce l'hanno fatta: sono fuori. Tutti e trentatré. 

Mi piace ricordare questa terribile avventura (a lieto fine) con un video che documenta uno dei momenti più leggeri e surreali di tutta questa storia: è l'otto settembre e i minatori intrappolati si godono l'amichevole di calcio che la nazionale del Cile sta giocando contro l'Ucraina.

E quella volta lì hanno pure perso: due a uno.



(è da più di un mese che lo volevo postare,
ma avevo deciso che, finché non erano tutti fuori, io non postavo)

thud!

In questa puntata di Canale 403 qualche video di gente che ho visto dal vivo, che più o meno ho visto dal vivo e che forse ho visto dal vivo... mo' vi spiego.


7. Ensemble Bash non li ho visti da per loro, li ho visti all'interno di due progetti di Sterwart Copeland, "Orchestralli" al teatro smeraldo nel 2003 (quella sera lì, finito lo spettacolo, sono stato piantato dalla tipa, che però aveva ragione a piantarmi, si lo so, v'interessa ma fino a un certo punto) e almeno due volte con la "Notte della taranta" edizione Cosma/Copeland. Nella taranta veniva lasciato loro anche un po' di spazio da soli e quindi, più o meno, posso dire di averli visti dal vivo.




8. Con i Tambours du Bronx casca l'asino, cioè io. Sono quasi sicuro di aver visto un loro concerto, una loro partecipazione a qualcosa, insomma di averli visti, ma non ricordo né dove né quando. Che poi ora magari ve li sentite, vi rendete conto che baccano fanno, e mi dite se ha senso che uno non sappia di averli visti oppure no. Che io neanche mi sono mai drogato, per dire.



 –
9. 10. 11. Stomp invece è un musical (sì, una specie) che ho sicuramente visto. Anche un paio di volte: al teatro nazionale nei primi anni '90 (mi pare fossero i prima '90, che sulla mia memoria ormai non scommetterei un nichelino) e poi allo smeraldo due anni fa (qui della data son sicuro). Sempre molto divertente (i tre pezzi che seguono sono tratti dal loro dvd "Out Loud").








canale 403 (3)

ho scambiato una vanga per un rastrello

Assistere a un concerto di Davide Van De Froos nel comasco, nel lecchese, nel canton ticino è uno spasso. Bravo è bravo, ma il vero spettacolo è il suo pubblico. Numerosissimo, partecipe, affezionato. Sanno tutto a memoria, dall'inizio alla fine.

Prima di cominciare la sua carriera solista Davide ha pubblicato il suo primo album con un gruppo, i De Sfroos ("di frodo", "di contrabbando") nel 1995, dal titolo "Manicomi" (stessa grafica dell'amaro Braulio). Ebbi la fortuna di averne una delle prime copie perché un mio amico suonava come chitarrista ospite in qualcuno dei brani.

Ed è così la buonanotte di stasera capita che sia in comasco in laghée.


De Sfroos – La Curiéra


De Sfroos – Camel


De Sfroos – De Sfroos


mercoledì 13 ottobre 2010

questo l'ho fatto io...

Ieri pranzo di lavoro col capo (i pranzi di lavoro col capo meriterebbero un post apposta, chissà che prima o poi...) un po' si lavora, un po' si chiacchiera del più e del meno (che detto così non fa scena, ma i nostri più – e pure i nostri meno – spesso sono di molto interessanti). A un certo punto salta fuori che lui è bravo a fare "i dettati di disegno".
Funziona così: lui si mette davanti a una classe di bambini, diciamo di seconda o terza elementare, e a ciascuno di loro fa disegnare un leone, un dinosauro, qualcosa così. Però a rate, senza dirgli prima come andrà a finire, dicendogli pezzetto per pezzetto cosa devono disegnare (tipo: "adesso disegnate due cerchi che si toccano, uno accanto all'altro, come un otto sdraiato di lato... bene... ora al centro dei due cerchi fateci due pallini neri, bene...") e intanto che mi spiega questa cosa, ha preso un foglio di carta e passo passo disegna una cosa e passo passo la fa disegnare anche a me (che io a disegnare sono peggio di uno di seconda elementare). Alla fine si capisce che mi ha fatto disegnare un gufo.

E a me viene da chiedergli: "ma tu intanto il disegno glielo fai su una lavagna?" e lui mi risponde "sì, ma non è indispensabile, per esempio io per anni ho fatto i dettati di disegno per radio" e io "per radio?!" e lui "sì, facevo disegnare i bambini a casa parlando alla radio".
E salta fuori che lui collaborava a uno storico programma della radio svizzera del mattino, molto ascoltato nelle scuole, e lui per radio dava le istruzioni per disegnare qualcosa, sempre passo passo, e anche lì non diceva prima che cosa stava facendogli disegnare. E poi la prima classe che indovinava che cosa stava disegnando (immagino telefonando agli studi della radio, boh) vinceva un premio.

A me questa cosa che dieci o quindici anni fa, o quello che è, il mio capo faceva disegnare i bambini svizzeri parlandogli alla radio mi è piaciuta moltissimo.

(e il gufo che mi ha "dettato" ieri a pranzo non mi è venuto neanche male, però è restato al ristorante e così non ho nulla con cui illustrare questo post, grrrr)

anche se non è sabato mattina...

Amo molto le sigle dei cartoni. Questo ciddì di cover di sigle di cartoni lo trovai in un negozio dell'usato qui a milano, lo pagai lo stesso un botto. Pace. S'intitola "Saturday Morning – cartoon's gratest hits" ed è del 1995. Il sabato mattina negli USA è una fascia televisiva storicamente dedicata ai cartoni animati.

Ah, i brani qui sotto sono un po' rumorosi, se mi state leggendo di mattina presto e siete di quelli che la mattina presto hanno bisogno di calma, riascoltatevi pure il brano della buonanotte di ieri subito sotto e tornate qui quando siete più vispi.


Liz Phair with Material Issue –
The Tra La La Song (One Banana, Two Banana)



The Ramones – Spider-Man


Face To Face – I'm Popeye The Sailor Man


ambition is a bloody game


David Sylvian & Robert Fripp – Jean The Birdman
(da "The Fisrt Day", 1993)


martedì 12 ottobre 2010

raccontare la società

Seconda settimana di seguito che postsecret (di cui la prima volta parlai qui) mi emoziona proprio poco. Ho però trovato un segreto che mi pare verosimile ed emblematico dei tempi che corrono:



La mia figlia più grande, di quattro anni, ha appena iniziato l'asilo.
Ho rubato tutto il materiale per lei al mio Safeway, qui in periferia.

(Safeway è la terza catena di supermercati negli USA)


A me le cose, lavorativamente parlando, vanno bene, non si può dire in altro modo: davvero bene. Ma amici e amiche che non ce la fanno a stare al passo col mutuo, situazioni di precarietà estrema (quando non di disoccupazione pura e semplice) ne ho di vicine, anche vicinissime.

Di crisi economica (sociale e... narrativa) parla anche il post odierno di Spari. Insomma, si direbbe sia nell'aria.


segreti della settimana (59)

lunedì 11 ottobre 2010

ammazzare un uomo: null'altro

In questo post si parla di orrore, di orrore vero, non di horror. Dell'orrore che ci portiamo dentro, dell'orrore che si porta dentro la "gente comune". Se preferite le musichine che pubblico di solito o i post che parlano di bei libri per l'infanzia, saltatelo pure.

Seguo un po' di blog dei fumettisti (mica tutti e mica sempre), non solo perché anche io faccio fumetti (o perché anche loro fanno fumetti, si può guardare in tutti e due i modi), ma perché spesso chi si occupa di fumetti sa, prova e racconta cose che trovo interessanti. Anche quando non si parla di fumetti (soprattuto quando non si parla di fumetti).

Sul blog di Roberto Recchioni trovo un post in cui ripubblica un video realizzato da Gipi (video e post s'intitolano "A 1562 persone piace questo elemento"), mentre sul blog di Susanna Raule trovo un suo post intitotolato "Mostri come noi" in cui parla delle attività e della fine di Ted Bundy, serial killer, e dei neuroni mirror che tutte le persone sane dovrebbero avere nella loro testa, ma – a mio parere – racconta e spiega quella stessa cosa che il video di Gipi invece mostra (e lo fa con la delicatezza del raccontare di cose passate, lontane, che però si rispecchiano in quello che abbiamo sotto gli occhi anche oggi, molto vicino).

Se fossi in voi prima leggerei il post della Raule (che è scritto bene, scorre via rapido e lo trovo, in qualche modo, propedeutico al video di Gipi) e poi mi guarderei un po' del video qui sotto (io me lo sono visto tutto, ma non è indispensabile, si capisce presto di cosa si tratta).




L'ho cercato il gruppo di facebook "Lasciate lo zio di Sarah alla folla" da cui sono tratti questi commenti (e le facce dei relativi commentatori) ma non l'ho trovato, magari è stato cancellato dopo il filmato di Gipi, magari non son bravo con facebook (anzi, questo è certo: non son bravo con facebook e va bene così). In compenso il gruppo "Pena di morte per Michele Misseri, zio di Sarah Scazzi" al momento piace a 35.000 persone o giù di lì.

Ma loro sono gente molto più civile, un'avvertenza infatti spiega bene che "I commenti ESTREMAMENTE violenti che inneggiano addirittura alla tortura (ricordate che qui si parla di pene capitali in stile USA: null'altro) verrano rimossi". Insomma, lì si parla di ammazzare un uomo: null'altro.

jazz di sera

Son giorni in cui qualcun altro fa i miei post (be', più o meno i miei) prima di me. Ieri ipofrigio, ospite a casa mia nel pomeriggio, mentre io ero in galera (che a lui ancora l'internet non gliel'hanno ridata e quindi viene qui da me a guardare la posta quando io sono altrove), ha aggiornato il suo Jazz nel pomeriggio caricando un brano di Annie Ross preso da un mio disco che lui non ha (probabilmente l'unico disco jazz che io ho e lui no).
Non solo quel ciddì lo avevo già tirato fuori perché avevo intenzione di fare un post sulla cantante inglese in questione, ma marco ha scelto lo stesso brano che avevo in animo di pubblicare io: "I Fell Pretty", rifacimento di una delle canzoni di "West Side Story". Visto che mi piace parecchio la ripubblico qui, e ne approfitto per metter su qualcosa d'altro di Annie.


Annie Ross – Twisted ("King Pleasure Sings/Annie Ross Sings", 1952)



Annie Ross e Jerry Mulligan – I Feel Pretty
(da "Sings A Song With Mulligan!", 1958)



Lambert, Hendricks, & Ross – Summertime
(da "Lambert, Hendricks, & Ross!", 1959)




Lambert, Hendricks, & Ross – Main Stem (da "Sing Ellington", 1960)



Lambert, Hendricks, & Ross – Come On Home (da "High Flying", 1962)


Il vocalese è un genere di jazz cantato: si prende un brano jazz strumentale e si sostituisce la voce allo stumento solista che esegue la melodia, scrivendo a posta le parole che il brano originariamente non ha. Magari avete presente "Birdland" fatta dai Manhattan Tranfer (originariamente dei Weather Report) ecco è quella roba lì. A parte "I Feel Pretty" e "Summertime" il resto è vocalese.

"Twistet" è stato inciso nell'anno dell'osordio discografico di Annie, aveva 22 anni e ha scritto lei le parole per questo brano che il sassofonista Wardel Gray aveva pubblicato un paio di anni prima. Io però il brano l'ho scoperto solo nel 1997 quando me lo sono trovato in una raccolta della rivista Musica Jazz dedicata al vocalese e nei titoli di testa del film di Woody Allen "Harry a pezzi".

Di "I Feel Pretty" ho già detto e ha già detto marco (ma quanto mi piace "West Side Story"! Troverò modo di riparlarne).

Apprezzo moltissimo Gershwin ma non amo particolarmente "Summertime", però fatta così mi piace (e poi è particolarmente corta :) Le note del disco mi dicono che questa versione è basata sulla registrazione del brano fatta da Miles Davis e Gil Evans.

"Main Stem" è, ovviamente una composizione di Ellington (dato il disco da cui è tratta) con parole aggiunte da Jon Hendricks.

Infine un brano tratto dal settimo (e ultimo) disco del trio: "Come On Home" del pianista Horace Silver (sempre con testo aggiunto a opera di Jon Hendricks).