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giovedì 30 settembre 2010

si capisce

Vi ricordate il mio linguista computazionale preferito? Be' il suo blog pare tornato in vita con un riassunto per chi si fosse messo in ascolto in questo momento. Fossi in voi ne approfitterei per farmi una cultura (io l'ho fatto): QUI.

(più tardi vi metto giù un post sui cadaveri in avanzato stato di decomposizione, lo so che morite dalla voglia)

ieri, 29 settembre...




bonus la versione di battisti:

bonne nuit


Caroline Loeb – C'est la ouate (1986)

mercoledì 29 settembre 2010

canale 403

1. Una macchina per scrivere parole leggere, così leggere che volano:



[via Shapa]


2. Uno scanner usato per fare un cortometraggio:



[via Neatorama]


3. Uno spot di un cellulare:



[via Tralalère!]


canale 403 (1)

'cos you know it won't bring
them back to you


The Selecter – Celebrate the Bullet (1981)

martedì 28 settembre 2010

the dust has only just began to fall


Imogen Heap – Hide and Seek (da "Speak For Yourslef", 2005)

lunedì 27 settembre 2010

segreti e cuciture



Quando faccio i vestiti per mia mamma
nascondo messaggi segreti
nelle cuciture.

(ti amo, mamma!!)



segreti della settimana (58)
(di postsecret ho parlato qui)

domenica 26 settembre 2010

il cielo sopra milano...

Il cielo oggi è di una bellezza atlantica, tra poco me ne esco e poi me ne vado a vigevano a vedere questa cosa qui.

(il blog aspetterà)

buonanotte da joanna


Joanna Newsom – Peach, Plum, Pear



Lei suona lunedì qui a milano, sarebbe curioso, dopo averla vista un paio d'anni fa suonare in un posto poco più grande del salotto di casa mia, rivederla nell'immenso teatro Dal Verme, ma non credo che andrò. Il suo ultimo (triplo!) ciddì uscito all'inizio di quest'anno non ho ancora avuto voglia di sentirlo e qualche cosa vorrà pur dire.

'notte

venerdì 24 settembre 2010

editor severo fin nel subconscio...

Arrivo in redazione con un'idea per un post. Una cosa veloce che oggi qui c'è da lavorare parecchio. Lo butto giù in fretta, viene comunque lunghetto. La resa non è quella che avrei sperato, ma oggi qui c'è da lavorare parecchio e i miei cinque lettori se lo faranno andar bene com'è, che almeno l'idea è buona. Ho un po' di finestre aperte (per i link da mettere nel post e per verificare quei due o tre dati che cito). Il post è concluso. Prima di dargli una letta rapida e pubblicarlo chiudo qualcuna delle finestre che ho in giro.

Chiudo anche quella del post. Che, ovviamente, non è salvato.
È escluso che mi rimetta a scriverlo, almeno per oggi.

Il fatto è che il mio lavoro di oggi in redazione consiste, soprattutto, nel leggere e correggere una sceneggiatura che ha scritto un'altra persona, che necessita un discreto lavoro di editing, che mica si può pubblicare una storia così, un po' tirata via. E ho pensato che forse (ma l'ho pensato così, solo per consolarmi che avevo chiuso una finestra con un post finito, mi sa) forse io quella finestra l'ho chiusa perché sapevo che quel post poteva essere scritto meglio e invece oggi non avevo il tempo per farlo meglio, e mentre il bloggher che è in me voleva postare lo stesso – che al blog più gli dai da mangiare e meglio sta – l'editor che è in me ha approfittato di una distrazione del bloggher e gli ha chiuso la finestra. Che mica si può pubblicare una storia così, un po' tirata via.

Poi ho pensato che la verità vera è che forse sono un po' rincoglionito.

'notte - 1


Isobel Campbell & Mark Lanegan – You Won't Let Me Down Again
(da "Hawk", 2010)

giovedì 23 settembre 2010

e, all'improvviso, una roba romantica

La canzone è orecchiabile, abbastanza eltonjhoniana (quel poco d'altro che ho sentito di Daniel Powter non mi pare altrettanto piacevole). Ma è il video che mi piace proprio. Una commedia sentimentale in meno di quattro minuti, una storia leggera (tutta diversa dal quella del testo della canzone) di due mezze vite che s'incastrano, si sfiorano, si sbircinano, ma sembrano destinate a non riuscire a incontrarsi...



Daniel Powter - Bad Day (2005)

mercoledì 22 settembre 2010

oggi - 1

Oggi, in ordine cronologico, ho: messo in piedi un piano per rubare una parure di brillanti che è fallito all'ultimo momento, organizzato una rete di ricatti, ucciso non so neppure io quanti tizi, fatto arrestare una delle coppie criminali più famose della storia, organizzato due fughe spettacolari, fregato per l'ennesima volta un celeberirmo ispettore di polizia e, infine, ho fatto inaugurare un piccolo museo da un gran fanfarone.

Avrei pure un sacco di cose da raccontare a questo blog (di gemelli tedeschi, di formiche, di lourdes, di campionamenti muscali, di parole che non esistono) ma oggi, se sto ancora davanti al mac a scrivere, mi sa che vomito (e a quel punto la tastiera non funziona più e quindi niente blog comunque, bleah)

(e mi figuro che domani non andrà meglio di oggi)

il mio contributo al dibattito tra mattinieri e non

il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca...

(il dibattito è nei commenti di due post fa, essendo particolarmente fiero della mia uscita ho deciso di darle dignità di post)

martedì 21 settembre 2010

canzoni del giorno d'oggi

Oggi è il ventuno settembre, la canzone giusta per questo giorno qui è "September" degli Earth, Wind & Fire:



Do you remember the 21st night of September?
Love was changing the mind of pretenders
While chasing the clouds away



Insomma la canzone succede oggi, stasera. Le canzoni ambientate in un giorno preciso dell'anno sono un mio pallino, non ce ne sono molte, sapete?

L'anno scorso i Pomplamoose ne fecero una cover (credo per il complenanno del babbo della cantante, che questa è la sua canzone preferita). La versione di "September" dei Pomplamoose mi mette sempre di buon uomore.





I Pomplamoose si sono inventati un "formato" che chiamano VideoSong le regole da seguire per fare una VideoSong sono due:

1. Quello che vedi è quello che ascolti (niente playback né per gli strumenti né per la voce).
2. Se lo senti, prima o poi lo vedrai (niente suoni nascosti).


I Pomplamoose sono bravi, carini e simpaci e grazie al loro canale di yuoutube sono diventati abbastanza famosi. Neanche un mese fa si è parlato un po' di loro in giro per la rete perché hanno fatto questa VideoSong insieme a Ben Folds e Nick Hornby! S'intitola "Things You Think":





Il mio post di oggi scaturisce dal video messo in linea proprio oggi dai Pomplamoose, s'intitola "Jungle Animal" e vede la (discreta) presenza di Allee Willis.





Come viene detto in coda alla VideoSong Allee Willis è l'autrice di "September" (nonché della sigla della serie televisiva Friends, di “Boogie Wonderland” – sempre degli Earth, Wind & Fire – e di qualche altra canzoncina, che in tutto le ha fatto superare il traguardo dei 50 milioni di copie vendute).

Buon 21 settembre a tutti!
 

come on, boys, let's have a ball!

Questo l'ho appena segnalato io nei commenti da Ipo e subito dopo ho pensato: perché i suoi lettori devono goderne e i miei no? Ecco, prendete e godetene tutti: questo è Cab Calloway.



Cab Calloway and the Nicholas Brothers – Jumpin Jive
(dal film "Stormy Weather" 1943)

lunedì 20 settembre 2010

passaggi di confine


«credo di individuare il discrimine tra l’età infantile e quella (pseudo)adulta nel momento in cui, da un giorno all’altro, smetti di mescolare i gusti dei gelati nella coppetta»



chiaratiz, qui



pillole di saggezza (2)

buonantotte da ella...


salvare il mondo una persona alla volta

Di postsecret la prima volta ho parlato qui.



ogni volta che dormo col mio amico conservatore,
mi piace pensare di stare curandolo dal reaganismo...
UNA SCOPATA ALLA VOLTA!



segreti della settimana (57)

sabato 18 settembre 2010

sorrida, prego

Seconda pagina del mio album di foto ricordo (che, come già dissi, non è proprio un album). Questa volta: due feste comandate e una comune scena di vita familiare.



Pisa, una qualche pasqua primi anni '80. Dall'alto: io, mio cugino (questo ora fa l'impegato), mia sorella, ancora mio cugino (questo ora fa il ruspista ed è la persona lavorativamente più realizzata di tutta la mia famiglia, me compreso) – foto: mio babbo.



Pisa, un qualche natale primi anni '80. Da sinistra: mio cugino (questo ora fa lo scultore), io – foto: mio babbo.



Milano, febbraio 1984. Svaghi casalinghi – foto: mia sorella.


sorrida, prego (2)

tema / svolgimento (1)

La_Koalina nei commenti di qualche giorno fa mi chiede:

quali altri gruppi del genere Linkin Park ti piacciono? tipo Limp Bizkit, Green Day

svolgimento:

La mia vasta e superficiale conoscenza della musica mi fa dire un po' quel che voglio, sì anche cazzate. Comunque mi pare che Linkin Park e Limp Bizkit se ne stiano da una parte e Green Day da un'alltra (i primi dalle parti del crossover i secondi – cioè i terzi – dalle parti della rilettura attuale, e più potabile, del punk), quindi risponderò a casaccio mettendoci dentro un po' di tutto (specie roba vecchia che io non sono tanto giovinastro da "nu metal"). Oggi resto però solo sul versante funk metal, rap metal, che il punk (pop o non pop) ce lo ascoltiamo un'altra volta (che a me i Green Day piacciono pure, ma tutto in un post vien troppa roba, anzi mi sa che alla fin fine le puntate saranno anche più di due).

Ah, i Limp Bizkit non mi dicono nulla quel poco che ho sentito non è stato in grado di convincermi ad ascoltarne di più.


Guano Apes – Oper Your Eyes (da "Proud Like a God" 1997)



Urban Dance Squad – Persona Non Grata (1994)
Io 'sto disco di 'sti tipetti di Amsterdam non posso dire quante volte lo avrò ascoltato, tutto, dall'inizio alla fine. Sono tante, ma tante.
Ora vi metto solo tre brani che, più di tre brani per disco in una volta, ho deciso che qui non li pubblico. Ma fosse per me ve li metterei tutti quanti (certo, lo so, il "fosse per me" in questa frase non ha alcun senso).


Demagogue


Alienated


Hangout


 



Red Hot Chili Peppers – Give It Away (da "Blood Sugar Sex Magik" 1991)
che se si parla di crossover i RHCP sono di prammatica



 



Livin Colour – Cult of Personality (da "Vivid" 1988)
primo singolo del loro primo album




Livin Colour – Leave It Alone (da "Stain" 1993)


(si tenga presente che la copertina di "Stain" è davvero così, però la scatoletta del ciddì che ho io è di plastica trasparente rossa, quindi immagine e scritte risultano tutte virate in rosso)

Infine. Ho un paio di dischi di Ice T e dei suoi Body Count (che in quel periodo me li mandavano aggratis) niente a cui sia particolarmente affezionato (anche se, lo ammetto, ogni tanto, ma raramente eh, mi sorprendo a canticchiare "body count, body motherfucking count"). In ogni caso la prima traccia di "Home invasion" (Ice T, 1993) non manca mai – mai – di mettermi di buon umore (vorrebbe essere l'equivalente parlato del bollino "Parental Advisory").


Ice T - Warning

(this is not a pop album, and by the way: suck my motherfucking dick!)



E con questa chiudo la prima puntata dello svolgimento del tema dato.

venerdì 17 settembre 2010

quattro anni dopo...

Ricerca fatta oggi, 17-9-2010, tramite Google:

triskaidekafobia: 21.900 risultati
eptakaidekafobia: 0 risultati

triscaidecafobia: 30.300 risultati
eptacaidecafobia: 4 risultati
(di cui tre in cui la parola è seguita da: "non credo esista")

triskaidekaphobia: 281.000 risultati
eptakaidekaphobia: 0 risultati



Rispetto a quattro anni fa, nulla è cambiato: il 13 batte il 17 per 333.200 a 4.
Se non è sfiga questa!

buon venerdì 17

(altre gustose fobie le avevo messe qui)

segreti in ritardo...

Già ve l'ho detto, e poi lo vedete da voi, questo blog in 'sti giorni si muove lentamente (come la camminata a rallentatore dei mimi).

E pubblico solo oggi i miei tre postsecret preferiti tra quelli usciti domenica scorsa (di postsecret la prima volta ho parlato qui).



Detroit non è davvero così male.


Non sono mai stato a Detroit, non so se poi sia davvero così male, ma mi diverte l'idea che non lo sia e che questo sia un segreto che sanno in pochi.



– IDIOTA!
– Spero che a Dio vada bene quanto sono stupido.


Le persone credenti pensano strane cose, sempre detto io...



Amo guardare nei garage della gente,
perché sento che il modo in cui organizzano i loro garage
riveli come organizzano i loro pensieri


Qualche giorno fa, qui si diceva (nei commenti) dell'attrazione compulsiva a guardare i libri nelle librerie della gente, questa mi pare un po' la stessa cosa.
C'è poi da dire che se fosse vero quello che pensa l'autore del postsecret qui sopra io sono del gatto (toscanismo per "fregato") ché il mio garage è un orrendo e inutile casino.


segreti della settimana (56)

mercoledì 15 settembre 2010

sei libri con le figure (anzi sette)

C'è questa bambina in ospedale da un po'. Ha sei anni e ancora non sta male. Presto lo starà.
Credetemi, voi questa cosa non volete sentirla raccontare e, anche se fosse, io questa cosa non voglio raccontarvela. E infatti non ve la racconto. Se è per questo in questi giorni non vi racconto molto altro, ossia è proprio per questo che da un po' di giorni non vi racconto molto altro, non ci ho la testa. Ché la mia testa è in ospedale (e spesso sta là anche tutto il resto).

Comperare libri mi fa bene, credo c'entri qualcosa con le endorfine, la dopamina, non so di preciso, bisognerebbe chiedere a un'endocrinologo appassionato di librerie. Comunque sabato ho passato il pomeriggio a comperar libri per questa bambina (e l'ho fatto più per me che per lei).
A milano abbiamo un'ottima libreria per ragazzi in via tadino, ma io non volevo andare in un posto pieno di cose belle, sceglierne un po' e tornarmene a casa. L'effetto sarebbe durato meno. Allora sono andato in centro con questa idea: battere un po' di librerie grosse e generaliste a caccia di libri per bambini che so già che mi piacciono. Meno la gioia della scoperta e più la gioia della caccia, quindi.

Mi sono passato al setaccio il reparto ragazzi di quattro grosse librerie, ci ho speso un bel pezzo del pomeriggio, e alla fine ho comperato due libri bellini, due libri selvatici e due libri da maltrattare. Un libro invece non l'ho comperato, ma solo perché era rovinato.

I due libri bellini sono:

Fabian Negrin – Favole al telefonino (Orecchio Acerbo) ve ne ho già parlato qui.
Questo l'ho preso perché mi pare un libro che possa germogliare nella fantasia di chi lo legge, fornendo i semi delle storie, delle figure per quelle storie, e lasciando al lettore (piccolo e grande) d'immaginarsi dettagli e sviluppi.




Bruno Munari – Nella nebbia di Milano (Corraini)
Io a parlare bene di Munari oggi non ci riesco, è come parlar bene degli spaghetti, è come parlar bene delle vacanze, io oggi proprio non sono così brillante. Tra le tante cose che è stato Munari (pittore, designer, bella persona, grafico editoriale, insegnante...) è stato anche un autore di libri, molti per ragazzi. Molti splendidi.
"Nella nebbia di Milano" è quello a cui sono più affezionato, non pretendo che sia il più bello (per quello c'è solo l'imbarazzo della scelta) ma io ci sono affezionato.
È un libro che comincia e finisce nella nebbia, il tutto grazie alle pagine stampate su carta da lucido che ti fanno avanzare, velo dopo velo, in mezzo alla foschia di milano per poi arrivare a un cuore coloratissimo e pieno di buchi (per guardare da una pagina all'altra) e di fantasia.
Lo so, dico cose confuse, ma io parlare di Munari oggi non son capace, ve l'ho detto (e l'illustrazione qui sotto nemmeno la prendo dal libro, ma da una mostra dedicata al libro).




Poi ho pensato che vanno bene i libri bellini, che ti metti lì e li ammiri, che ti lasci rapire. Ma se sei una bambina di sei anni all'ospedale, magari a volte puoi avere voglia di strappazzarlo un libro, di prenderlo a matitate, di avere un rapporto un po' più muscolare con lui. E allora le ho preso:

Taro Gomi – (Ancora) scarabocchi tutti diversi (Corraini)
Seconda raccolta monstre di pagine (360 e passa) in grande formato da disegnare, completare, scarabocchiare, colorare (la prima è in ristampa). Il libro suggerisce una traccia (minimale, sempre discreta) e al "lettore" è dato il compito di farselo lui il libro... insomma se il libro di Negrin ti fa lavorare dentro, con quelli di Gomi tocca anche metterci l'olio di gomito.
Era da qualche anno che aspettavo l'occasione per regalarlo a qualcuno.




Hervé Tullet – Pasticci e colori (Rizzoli) quelli della Rizzoli devono aver capito che l'internet è una moda che non dura, visto che il loro catalogo online – le poche volte che lo consulto – non perde occasione per deludermi (di questo libro trovate un'immagine della copertina a una risoluzione che fa vomitare, una scheda con tre dati in croce di cui uno – il numero di pagine – è clamorosamente sbagliato e nessuna descrizione).
Ve lo descrivo io: è come il libro precedente ma molto più fighetto, formato più largo e poche pagine (ma a colori e molto più disegnate). Insomma se sfogliando il libro di Gomi è chiaro che si sta sfogliando un libro di tracce, sfogliando questo libro si protrebbe anche pensare di essere già a posto così. Alla fine qui il lettore collabora con l'autore e quello che viene fuori è un'opera a quattro mani (mentre in scarabocchi tutti diversi Taro Gomi alla fine sparisce lasciando tutta la scena al "lettore").




Infine, trattandosi di una bambina un po' selvaggia ho pensato che potesse farle piacere leggere di altre creature selvaggie (la frase che precede è vera, ma è anche una cazzata messa lì tanto per introdurre gli ultimi due libri che ho preso, perché questi due libri quì, anche a un bambino tutto a modino io penso piacerebbero lo stesso):

Maurice Sendak – Nel paese dei mostri selvaggi (Babalibri)
Io sono sicuro che Spari saprebbe dirvi molto meglio di me che figata sia questo picture book. Spero anche che molti di voi sappiano già che figata sia questo picture book. Gli altri che non lo sanno potrebbero procurarselo e scoprirlo da soli che figata sia questo picture book (che arrivato a questo punto del post sono un po' stanco, e per essere uno che in questi giorni non ha voglia di scrivere qui, mi pare di aver scritto già un frego).
Nel paese dei mostri selvaggi è l'avventura che ogni bambino vorrebbe vivere, io di sicuro l'avrei voluto, se non lo conoscete fatevi un favore e scopritelo da soli che figata sia (se siete sulle spese e non vi spaventa leggere il testo in inglese – che di testo ce n'è poco poco qui – bookdepository ve lo manda a casa per 5 euro e 75).




Pablo Prestifilippo  – Manuale dei calzini selvaggi (Orecchio Acerbo) ve ne ho già parlato al termine di questo post qui.
Nel mio personale manuale di zoologia fantastica i calzini selvaggi hanno un posto d'onore, sono una delle invenzioni più belle in cui mi sono imbattuto negli ultimi diecianni.




Il libro che non ho preso (ché l'unica copia che ho incontrato era troppo rovinatella) e questo:

Peter Newell – Il libro sbilenco (Orecchio Acerbo) pubblicai il book-trailer qui.
Un libro che è un incubo per i librai, ché ha una forma diversa da tutti gli altri, fatta apposta per non stare bella composta negli scaffali. Un libro che con la semplice trasformazione da rettangolo a parallelogramma riesce a fondere forma e contenuto in una storia che in discesa è un aeroplano!



Di visite in ospedale ce ne saranno ancora e ancora. Se qualcuno di voi ha voglia di suggerirmi un suo libro del cuore tra quei libri con le figure mi farà piacere (ah, Ma tu lo sai cos'è un vombato? gliel'ho già regalato in altra, ben più lieta, occasione).

domenica 12 settembre 2010

lounge-a-palooza

Magari certi dischi li amiamo ben oltre i loro meriti musicali, magari sono arrivati in casa nostra in un attimo di particolare felicità della nostra vita, magari hanno portato nel momento giusto la musica che volevamo ascoltare, oppure è proprio che quella musica ci piace tuttora un casino, ma il nostro "super-io musicale" ci suggerisce che sarebbe più figo se in pubblico ci dichiarassimo appassionati di altro, magari di roba più intellettuale.

Come che sia io questo ciddì del 1997 l'ho consumato a furia di ascoltarlo. Eravamo in pieno revival del lounge (exotica, space age pop, cocktail music, et cetera, nel caso c'è il monumentale e bel libro di adinolfi per saperne di più) e questa qui è un'antologia pensata e registrata a bella posta da artisti variamente assortiti che mettono lì una dozzina abbondante di brani (quasi tutte cover, variamente assortite pure queste) che contividono però lo stesso sapore di martini postmoderno ("martini postmoderno"?! ma come mi salteranno in mente?)


Ben Folds Five – She Don't Use Jelly


Fun Lovin' Criminals – I'm Not In Love


Jimmy Scott & Flea – Love Will Keep Us Together



Di Little Jimmy Scott mi piacerebbe proprio riparlare da queste parti (e mi sarebbe piaciuto davvero tanto vederlo registrare 'sto pezzo insieme a Flea)

Bonuses, le versioni originali (che non erano male neanche loro :)


Flaming Lips – She Don't Use Jelly (1993)


10cc – I'm Not In Love (1975)


The Captain & Tennille – Love Will Keep Us Together (1975)


Lo so, la versione originale di questa canzone non è quella qui sopra (ma come siete pignoli!), lo so era stata già pubblicata nel 1973 (credete che non l'abbia anche io wikipedia?), era successo a opera del suo co-autore Neil Sedaka (ma quella di The Captain & Tennille è la versione più conosciuta), comunque, giusto per completezza:


Neil Sedaka – Love Will Keep Us Together (1973)



nowhere

L'ultimo film di sofia coppola è insensatamente noiso.
Ci tenevo a dirvelo.
'notte

venerdì 10 settembre 2010

ciao!

Non lo so. Nei prossimi giorni facile che non posto nulla. Vedremo. Ci sono questioni lavorative e personali che premono e la testa per i post mi sa che proprio non la trovo (con tutto che di storie da raccontare ce ne sono sempre e io sono pure in arretrato).

In ogni caso sono qui. Non vado via. Leggo la posta e leggo i commenti (e rispondo pure). Non perdiamoci di vista.


Quartetto Cetra – Ciao Mama

occhio!

Se da mesi leggi molto meno, perché spesso, quando prendi in mano un lbro, lo metti giù poco dopo ché "non ti va più": occhio, potresti essere diventato presbite.

Se da settimane un amico che legge il tuo blog ti mena il torrone per tutti i refusi che ci infili e ti prega di rileggere quello che scrivi, almeno una volta, prima di postare (e tu sai che quei post li hai riletti dalle sei alle otto volte cadauno): occhio, potresti essere diventato presbite.

Se ti sorprendi mentre stai mandando sms "a braccio teso": occhio, sei sicuramente diventato presbite!


gocce

Ho amato molto i Massive Attack, c'ero quando sono nati, c'ero quando si sono dovuti chiamare solo "Massive", durante la prima guerra del golfo (altrimenti la BBC non li mandava in onda, ché il loro nome ricordava troppo la guerra), dopo "Mezzanine" li ho un po' persi di vista (li ho ascoltati, li ascolto, ma non mi emozionano più come con i loro primi album).

Se stanotte vi do la buonanotte con una cover dalla loro Teardrop (loro e di Liz Fraser) non è perché la preferisca all'originale ma perché le canzoni che mi piacciono mi piace anche sentirle in diverse incarnazioni (e comunque l'uso della voce e la ritmica sulla cassa della chitarra di questa versione le trovo notevoli).

Newton Faulkner – Teardrop


Quarto singolo dal suo album di esordio "Hand Built by Robots" del 2007 (il singolo però è dell'anno dopo).

giovedì 9 settembre 2010

stamani avevo così sonno che ho scritto un romanzo

(non è vero, non ho scritto un romanzo, però avevo tanto sonno)

Da qualche tempo di giorno ho sonno... Stamani, in metropolitana, avevo così tanto sonno che non riuscivo a dormire (in genere, quando ho sonno, un pisolo di un quarto d'ora ci scappa, ma se ho troppo sonno no). Visto che ero lì che non riuscivo a dormire e che però non riuscivo a pensare ad altro che al sonno che tenevo... mi è venuto da immaginarmi lo spunto per un romanzo di fantascienza che almeno lo giustificasse tutto quel sonno...

Perché per me funziona così, arrivato il momento di andare a letto, per me non è il momento di andare a letto. Nel senso che in quel momento lì io non ho sonno. Che se fosse per me dormirei non prima delle tre, delle quattro di notte. Verrebbe da dire che soffro d'insonnia ma non è vero, una volta che mi sono addormentato io dormirei per nove ore filate, anche più. Solo che a quel punto la notte dopo non mi addormenterei più alle tre, mi addormenterei alla cinque, e mi sveglierei ancora più tardi e così via.

Detta tirandomela un po', il mio ritmo circadiano non è tarato sulle 24 ore. Ossia è come se la mia "giornata interiore" fosse di 28/29 ore mentre quella fuori si ostina a essere di circa 24, ma com'è?...

Be' la risposta mi sembra semplice (o almeno mi sermbrava così stamani, in metrò, con la mente preda delle nebbie del sonno): l'umanità è originaria di un altro pianeta, di un altro sistema solare, in cui il tempo di rotazione era un po' più lungo che qui... magari una qualche catastrofe ha distrutto il nostro pianeta d'origine ma qualcuno (noi stessi?) ha trovato il modo di trasportarci qui, dove la razza umana ha ripreso il suo corso, sostanzialmente perdendo la memoria di quanto gli è accaduto...
Be', proprio prendendo la memoria del tutto no: un mito come quello del diluvio universale potrebbe essere un'eco della remota distruzione della nostra casa madre... e potrebbe esserlo anche il mito di atlantide (oppure il mito di atlantide potrebbe essere un tentativo dei nostri trisavoli di spiegarsi perché non trovavano più le cose al loro posto: "ma come, qui prima c'era un continente! ma dov'è finito?" in realtà è nella casa vecchia, quella di prima del trasloco, che lì c'era un continente, sulla Terra, nella casa nuova, al suo posto c'è un oceano).

E la prova di tutto questo è che stamattina io in metrò avevo proprio tanto sonno... già... non è perché io sono un pirla che dovrebbe andare a letto prima, specie quando il giorno dopo deve andare in ufficio, è perché io sono la prova vivente che, non solo nei miti, ma anche nel nostro dna è rimasta questa memoria, è rimasto il retaggio del Grande Esodo Interstellare (retaggio che magari in certi soggetti – io – è più evidente che in altri, che in certe mattine – oggi – è più evidente che in altre).

Poi è arrivata la mia fermata e sono sceso.



(che, a voler ben vedere, c'è un'altra prova che le cose stanno proprio come mi sono inventato io stamani per via del sonno: avete presente quegli speleologi che vanno nelle grotte e, per esperimento, ci stanno dentro per un mese, due mesi e poi qualcuno se li viene a ripigliare? Ecco, spessisimo, quando vengono a ripigliarseli quelli gli chiedono "ma voi che ci fate qui? siete in anticipo!" perché in assenza dell'alternarsi del giorno e della notte, gli speleologi, in fondo a quelle grotte, regolano gli orari di sonno e veglia secondo il proprio orologio interno, e per loro i giorni diventano presto di 28 ore, 29 cose così... per cui mentre per noi fuori sono passati i 60 giorni che si era detto, e si va giù a riprenderli, per loro di giorni ne sono passati ben meno, e si stupiscono... io almeno la so così)

I slept with Marilyn she sung me “happy birthday”!

Dall'album del 2001 "Stay Human", gran bell'album.
Franti lo vidi dal vivo tanto tempo fa, gran bel concerto.



Michael Franti & Spearhead – Oh My God

mercoledì 8 settembre 2010

ecco...

A me hanno appena regalato l'iCoso e subito salta fuori questo nuovo aggeggio che fa sembrare l'iCoso pura prestoria! Quanto è difficile stare al passo coi tempi. Uff...




(grazie a gianfranco che me l'ha segnalato)

paese che vai...

Ieri pranzo di lavoro col capo (come funzionano i pranzi di lavoro col capo meriterebbe un post tutto per sé, che è proprio una bella cosa), prima di metterci a parlare di lavoro (che poi vuol dire inventare assieme una storia, insomma una bella cosa) si chiacchiera del più e del meno.

Visto che lui non legge il mio blog, nel più e nel meno ci infilo anche il racconto di quelle cose che a voi ho detto venerdì e a quel punto, parlando di inziative marketing dagli esiti imprevisti, lui me ne ha raccontata una di cui è stato testimone.

Anni '70, i rapporti commerciali tra italia e libia sono stati fino ad allora pressoché inesistenti ma il clima sta cambiando. Un amico del capo, un illustratore, viene coinvolto in un'iniziativa publicitaria per un farmaco da banco (potrebbe essere l'aspirina, ma non ne sono certo). La campagna è ideata e prodotta qui a milano, si tratta di fare un specie di cartellone pensato, realizzato e stampato qui, il tutto poi verrà spedito là per essere esposto all'interno dei punti vendita.
È una cosa semplice, senza parole, una storiella elementare ma efficace che si risolve in tre vignette:

prima vignetta: vediamo un arabo dall'espressione molto sofferente...

vignetta accanto: l'arabo assume fiducioso il farmaco in questione – facciamo finta sia l'aspirina – vediamo bene la scatola dell'aspirina e lui che si piglia la pastiglia.

ultima vigletta: l'arabo, sorridente, ha chiramente smesso di star male e riacquistato il buon umore.

Semplice, efficace.
Si stampano 80.000 copie del cartonato (ottantamila).
Sono pronte per essere spedite nel paese arabo sunnominato.

Un attimo prima della spedizione qualcuno però si accorge di un dettaglio: la libia è, per l'appunto, un paese arabo, perciò da loro il senso di lettura è da destra verso sinistra. Perciò da loro la storiella raccontata è l'esatto opposto che da noi: un bell'arabo sereno e paciarotto assume incautamente dell'aspirina e quindi patisce le pene dell'inferno.

Ottantamila copie del cartonato se ne vanno al macero.

'notte


Metro – Criminal World (1976)


 



(avevo dodici anni, questa canzone mi piaceva tantissimo, e anche riascoltata oggi non mi pare affatto male, nel 1983 ne registrò pure una cover david bowie, niente popò di meno)

martedì 7 settembre 2010

buon vicinato

C'è questa mia amica che ha qualche problema coi vicini. I suoi vicini sono inurbani, fanno chiasso, hanno un po' di figli e amano la musica. L'amore della musica è una bella cosa, ma va temperato con la buona creanza, se si traduce in un ragazzeto che fa esercizi di tromba (leggi: "suoni inarticolati") a qualunque ora del giorno gli aggrada, senza badare ai nervi dei vicini, rischia di perdere un po' di fascino.
Questa cosa della tromba è cominciata subito prima delle vacanze estive, ultimo evento di una lunga e spiacevole catena. Io e la mia amica d'agosto si era qui a milano e lei paventava il rientro della famigliola canterina (canterina anche perché il padre di famiglia, come hobby, dirige un coro che tutti i giovedì sera, e fino a tarda ora, fa le prove nel loro salotto – salotto confinante con la camera da letto della mia amica).

La mia amica è in pensione da parecchio, quindi è spesso in casa durante il giorno (ossia durante le imprevedibili ore di esercizio con la tromba del ragazzetto) con l'età lei è anche diventata un po' sorda, ma questi qui fanno un tale baccano che dubito che diventerà mai sorda abbastanza per vivere tranquilla accanto a loro (anche perché se si cerca di ragionarci assieme non ci se la fa – non so se avete presente quei genitori di sinistra che i loro figli devono esprimersi e nessuno deve permettesi di porre confini al diritto di esprimersi dei loro figli, ecco una cosa così).

I primi di agosto la mia amica mi ha chiesto di accompagnarla a comperare un impianto hi-fi compatto, sufficientemente potente da contrastare i barriti trombettistici del ragazzetto (in preparazione del loro rientro dalle vacanze). Mi ha anche chiesto se avevo da consigliarle qualche cd adatto alla "guerriglia sonica" che aveva in animo di ingaggiare, una volta tornati i vicini, se questi non fossero venuti a più miti consigli. Io qualche idea gliel'ho anche data.

Poi l'altro giorno ricevo una sua mail: ha visto su internet un cd che vuole assolutamente comperare. Il cd è questo:



Revenge CD - 20 ways to calm down your noisy neighbours. Venti tracce: 1) trapano; 2) festa (con almeno 200 persone); 3) orgasmo (notevole); 4) treno; 5) tamburo (suonato da un bambino); 6) grida inumane; 7) camminata (con tacchi alti); 8) lite domestica; 9) porte sbattute; 10) bowling; 11) cane infelice; 12) esercizi, scale musicali (violino); 13) ingorgo di traffico; 14) camion dell'immondizia; 15) neonato; 16) squillo del telefono; 17) pallacanestro; 18) piccioni; 19) pulizie di primavera (aspirapolvere); 20) chicchirichì! e in omaggio ci sono pure un paio di tappi per le orecchie!

L'idea è quella di scegliere la traccia che si ritiene più adatta per i proprii vicini, ci si infila i tappi, si mette lo stereo a palla (e noi si è già andati a comperarne uno nuovo apposta) e poi gli si dà il via mettendo la riproduzione su "ripeti brano".

La mia amica è entusiasta!

Entusiasta, ma perplessa, ha cercato in ogni modo di comperare il cd ma non ha capito come riuscirci, per questo  mi ha mandato la mail, io sono più pratico.
Essendo più pratico non ci metto molto a scoprire l'amara verità: il cd non è più in commercio. Ha avuto i suoi 15 minuti di notorietà nel 2006, ne hanno scritto divertiti blog e siti, ma adesso non lo vende più nessuno.

C'è da dire però che io sono bravo a a rovistare l'internet (questo blog si chiama "error 403" proprio per questo fatto che sono bravo a rovistare l'internet, ve l'avevo mai detto?) e visto che sono bravo a rovistare l'internet io il "rar" di quel disco l'ho trovato lo stesso, in un attimo. Certo, i tappi bisogna comprarseli in farmacia a parte, ma così io ieri ho potuto masterizzaglielo (che sabato il ragazzetto e la sua fedele tromba son tornati più arzilli che mai) e lei è venuta a prenderselo tutta felice, sembrava una bimba la mattina di natale.


01 – Drill


05 – drum (played by a child)


06 – inhuman screams


Io non so se anche voi avete, o avrete mai, dei vicini scassacazzo, di certo non ve lo auguro, comunque, nel caso, sappiate che io il file l'ho trovato qui, poi vedete voi.

lunedì 6 settembre 2010

lunedì, di nuovo...

Si ricomincia, buona settimana a tutti!


Uguolino – Ma che bella gionrnata



qual è la prima cosa che noti di me?

Uno dei segreti di oggi mi ha fatto venire in mente una campagna tv che gira di 'sti tempi... si tratta di robe di donne, tipo assorbenti, proteggi slip, cose così... e alla domanda che fa da titolo al presente post, la protagonista dello spot (sui trenta/quarant'anni, bella donna) si risponde da sé:


"Di certo non saranno quelle occasionali perdite di urina". 


Io, ogni volta che la sento, mi viene da parlarle a quella tipa lì (e visto che vivo da solo lo faccio, ad alta voce, spesso con veemenza, che me frega) e a quella tipa le dico: "e vorrei anche vedere ragazza mia! ma, scusa, tu chi è che frequenti?!" no, perché solo un feticista ingrifatissimo e con fiuto da segugio noterebbe di una donna, come PRIMA COSA, le occasionali perdite di urina.
Vivere nell'imbarazzo non è mai bello, e quindi spesso le suggerisco di selezionare meglio le frequentazioni: meno pervertiti (o, quantomeno, non quei pervertiti le cui perversioni la mettono a disagio) e meno pubblicitari.

Vabbe'... il postsecret che ho scelto oggi (di postsecret la prima volta ho parlato qui) mi pare faccia un po' giustizia di tanta fobia degli odori che, da sempre, impera nella comunicazione commerciale indirizzata alle donne (lo so, per me è facile parlare che sono maschio e quasi del tutto anosmico)...



la mia vagina emana l'odore più piacevole in cui mi sia mai imbattuta!



segreti della settimana (55)

sabato 4 settembre 2010

quelli eran giorni

Ho deciso! Con oggi apro l'album fotografico dei miei ricordi più cari, solo per voi (clic sulle foto per ingrandire).

(che poi non è porpio un album, sono due di scatole di cartone di diversa foggia e dimensioni, tre vecchie cartelline con elastico e una busta gialla di plastica del supermercato)

Il titolo del post è preso da qui.




Marina di Carrara, dicembre 1979: in gita col babbo e nonno galileo (io sono quello più alto) – foto: mio babbo.




Verona, 1987: in gita con un caro amico (io sono quello a sinistra) – foto: M. Calderara.




Torino, 1995: un grande avvenire davanti (io sono quello a colori) – foto: G. Mangoni.


sorrida, prego (1)




venerdì 3 settembre 2010

travolti da catastrofico successo

Avere amici che fanno cose interessanti è una figata. Pensate, io ho questo amico che fa il traduttore, lo fa di mestiere, quindi gli capita di tradurre un po' di tutto. Perciò gli capita di tradurre anche libri molto interessanti, di cui io non avrei saputo l'esistenza (o capito l'interesse) che poi lui mi regala. Io me li leggo e godo.

Per esempio sto finendo in questi giorni una dettagliata storia dei team comici statunitensi, ossia quei comici che hanno lavorato in coppia o in gruppi più allargati (quindi Chaplin no, ma Stanlio e Ollio sì, i fratelli Marx sì, Jerry Lewis sì, ma solo fin tanto che ha fatto coppia con Dean Martin, poi no). È una storia della comicità dal vodville ai giorni nostri, che abbraccia teatro, radio, cinema e televisione. È una storia che oltre a raccontare delle vite degli artisti e delle loro carriere, cerca di evidenziare i tratti contraddistintivi dei vari personaggi e il peculiare rapporto che si instaurava tra i personaggi portati in scena da quel team (parallelamente ai rapporti reali tra gli attori nella vita fuori scena), poi l'autore spiega il perché – a suo parere – certi caratteri abbiano avuto successo in certi precisi momenti della storia americana, illustrando le ragioni psico-sociologiche del perché un certo tipo di umorismo abbia smesso di funzionare, per dire, con l'arrivo della depressione del '29 o del perché nel dopoguerra si sia affermato un genere piuttosto che un altro. Risultando quindi, in modo indiretto, anche un sunto, con taglio economico e sociale, della storia degli Stati Uniti da fine ottocento a, quasi, i giorni nostri. Il tutto per 18 euro (e a me è stato pure regalato).

Sto parlando di Quando i comici facevano touchdown di Lawrence J. Epstein (trad. Marco Bertoli, Sagoma Editore, 2010) dopo averne detto così bene mi si permetta di appuntare che titolo italiano e copertina proprio non mi paiono all'altezza del resto (che l'edizione è pure buona, curata e intelligentemente illustrata con parecchie foto degli artisti menzionati).


A volte a me capita – mentre mi lascio affascinare dalle storie che qualcuno mi sta raccontando (e in questo libro di storie se ne racconta parecchie) – che io trovi il modo di entusiasmarmi pure per certe storie che non vengono  raccontante, che vengono solo abbozzate (e così posso immaginarmele io, che certe storie sono così tanto "storie" che basta solo un accenno e quell'accenno diventa ciò che a Hollywood viene chiamato l'high concept il, brevissimo, nucleo narrativo da cui parte tutta la macchina che poi dà vita a un film. Solo che in questo caso il film avviene tutto nella mia testa).

Oggi, leggendo il capitoletto del libro dedicato alla coppia Sid Caesar e Imogene Coca trovo un paragrafo che mi pare formidabile (siamo nel 1949):
Liebman produsse l'Admiral Brodway Revue, il primo varietà televisivo di Caesar, e il primo con cast artistico e tecnico permanente. Nel primo figurava Imogene Coca. Il programma durò solo diciannove settimane. Fu cancellato per il troppo successo: lo sponsor vendette così tanti televisori che dovette risparmiare i soldi della pubblicità per investirli nella produzione degli apparecchi ordinati!

Ma voi ve lo immaginate? È praticamente già un film. C'è la trepidazione di produttore e attori per questa innovativa produzione. C'è lo sponsor, che fabbrica televisori (che già questo è un po' paradossale, perché lo show ovviamente era visto soprattutto da chi un tivù già ce lo aveva, vabbe'). C'è l'incertezza delle prime puntate, l'incertezza sull'acccoglienza che il pubblico riserverà allo show, l'incertezza sugli umori dello sponsor. Sarà soddisfatto? Continuerà a finanziare il programma? E poi c'è il successo. Esplosivo e imprevisto. E c'è la gioia degli artisti, e la gioia dello sponsor che finisce in un blitz tutte le scorte di televisori che aveva in magazzino e per produrne ancora deve smettere di sponsorizzare il programma, che – per chissà quale giro contabile – gli introiti delle vendite eccezionali non gli sono ancora entrati in tasca e lui deve investire nella produzione di nuovi apparecchi. E così a un tratto STOP. Tutti a casa. Il programma chiude i battenti. Gli affezionati spettatori, avendo comperato troppi televisori della marca sponsorizzatrice, non hanno più il loro programma preferito da guardare dentro quei televisori lì.

Poi, volendo, c'è comunque un lieto fine. Nel senso che noi sappiamo che il successo di Sid Caesar e Imogene Coca non si limitò all'Admiral Brodway Revue e altri show gli attendevano.


A me l'idea di un successo del tutto inaspettato e dagli esiti catastrofici pare divertentissima. Restando nel campo dello show business questo è il tema – benché declinato in modo tutto diverso – di quel piccolo capolavoro che è "Per favore non toccate le vecchiette" primo film diretto da Mel Brooks nel 1968 (se non lo avete visto, qui la storia non ve la racconto, che va visto, punto).


Lasciando perdere il mondo dello spettacolo, dopo aver letto quel passo del libro di Epstein, mi è venuta subito in mente una cosa letta dieci anni fa (che la mia memoria per le cazzate alle volte è fenomenale), mi ricordavo anche in quale libretto l'avevo letta e così sono andato in caccia di quel libretto lì, per le mie varie librerie (e, incredibilmente, l'ho pure trovato! e non era né nel palchetto né nella libreria che ricordavo, che la mia memoria dà e la mia memoria prende). Dalla gioia l'ho pure copiata, la cosa che mi era venuta in mente, eccola:
Si è conclusa con la svendita della Hoover all'italiana Candy quella che probabilmente passerà alla storia come l'iniziativa promozionale più scriteriata del marketing mondiale. Nel 1993 la notissima industria produttrice di aspirapolveri lanciò un'offerta senza precedenti: chi spendeva più di 100 sterline, circa 280mila lire, in prodotti della casa poteva avere in omaggio due voli per l'Europa o gli Stati Uniti. Il risultato è stato drammatico: le richieste sono state più del doppio di quelle previste, la Hoover si è ritrovata con un conto di 48 milioni di sterline in biglietti d'aereo da pagare e il mercato degli aspirapolveri britannico è rimasto per molti mesi paralizzato per l'enorme offerta di apparecchi di seconda mano, ma in realtà nuovi, comprati da chi voleva semplicemente l'aereo gratis.

Da "Storie Vere – il cadavere esploso e altri fatti realmente accaduti" (Indice Internazionale, 1999).

Come a dire: "quantevveroiddio ci rimettiamo!"

Immaginarmi gli uomini marketing della divisione britannica della Hoover che si scervellano per concepire quella campagna promozionale (in vero partita nel '92 e poi proseguita nel '93), poi esultano per il successo che sta avendo, poi strepitano per il fatto che il successo è al di là di ogni loro più rosea aspettativa e poi: a) scoprono che avevano fatto male i conti e quei biglietti aerei finiscono per costargli un perù e b) dal giorno dopo la fine della campagna le vendite degli aspirapolvere vanno a zero in tutta la Gran Bretagna (che tutti quelli che si erano comperati l'Hoover solo per avere il biglietto per andare a trovare il nipote a Boston, o per vedere Barcellona una volta nella vita, stavano rivendendo a metà prezzo quelle migliaia e migliaia di aspirapolvere nuovi) e perciò c) che la divisione britannica della Hoover viene, sostanzialmente, affondata dall'iniziativa e che alla fine deve essere data via – a prezzi di liquidazione – alla concorrente Candy (di Brugherio, Milano). Ecco, dicevo, immaginarmi tutto questo mi fa ridacchiare anche mentre ve lo sto scrivendo. In pratica un altro film fatto e finito (che la BBC ha anche realizzato, sia pure in forma di documentario).


Già che ci sono vi ricopio anche come va a finire quel passo di "Storie Vere" che mi sa tanto che il libercolo è ormai fuori catalogo e il pezzo merita, che i fatti narrati sono di una discreta comicità involontaria e così fate la conoscenza di altri geni del marketing, quelli della Wild Turkey:
Il quotidiano londinese The Indipendent ha approfittato del caso Hoover per raccontare alcune spettacolari catastrofi promozionali. Alcune erano difficilmente prevedibili, come quella che toccò nel 1984 alla McDonald's di Los Angeles che decise di offrire consumazioni gratis per ogni vittoria statunitense alle Olimpiadi di quell'anno prima che venisse annunciato il boicottaggio dei paesi del blocco comunista, cosa che portò gli Usa a un clamoroso record di successi. Più bizzarro l'errore dei marketing manager del bourbon Wild Turkey, "tacchino selvatico", che per rafforzare l'immagine dell'etichetta decisero di riempire i cieli di una città degli Stati Uniti di tacchini svolazzanti. Solo dopo che centinaia di pennuti erano già stati sganciati dai primi sei aerei cargo, allestiti per l'occasione, qualcuno si rese conto del fatto che i tacchini non sanno volare.
E con l'immagine di questi poveri tacchini che precipitano rovinosamente al suolo (e dei poveri abitanti dell'innominata cittadina, che stanno sotto questa pioggia di tacchini potenzialmente letale) direi che per oggi possiamo lasciarci così, in allegria.

un'aggressione immotivata a un prodotto dolciario sostanzialmente innocuo

Da quanto ho ripreso a venire in redazione (due settimane) io, giornata più giornata meno, patisco un po' l'alzata mattutina ("patisco un po'", quando si dice l'understatement).
In queste mattine, per tutto il viaggio da casa a ufficio, non fo che ripetermi un paio di versi di una canzone di Radiogladio (alias Sergio Messina), "La vendetta del Mulino Bianco" che io ricordo in una audiocassetta allegata a Cuore nel '94 ma che di sicuro è uscita anche su un cd di Radiogladio.

I versi sono questi:

e al mattino io mi sveglio affranto,
altro che biscotti,
mi ci vuole un trapianto!



Radiogladio – La Vendetta del Mulino Bianco





Che poi è chiaro il valore metaforico dell'affermazione di Messina, ché qualunque trapianto, di qualsivoglia pezzo di ricambio, anche il più piccolo, è ovvio che mi lascerebbe più affranto di come sono stamani (e vi assicuro che stamani sono affranto un gran bel po' :)


A proposito del Mulino Bianco, ricordo che, da ragazzino, mi facevano molto specie le loro campagne pubblicitare infarcite di retorica pre-industriale: "Quando i mulini erano bianchi..." e poi giù a spalare luoghi comuni sulla genuinità dei prodotti e altre piacevolezze poco credibili – che già da quando ero piccolo io non era difficile associare il marchio Barilla alla meccanizzazione dei processi produttivi, che io sono cresciuto a milano, e me li ricordo i capannoni della Barilla che vedevamo dall'autosole andando al mare a Cattolica, capannoni industriali blu, mica mulini ad acqua bianchi. Che io sono cresciuto a milano e noi le uscite scolastiche alle medie mica le facevamo per andare nelle fattorie a vedere le mucche, le facevamo per andare a vedere gli stabilimenti, "le fabbrichètte", tipo quello della Star... dove a ben vedere, alla Star, le mucche le vedevamo anche lì, sia pure durante il loro processo di trasformazione in dado per il brodo.

Insomma, crescendo, a noi questa cosa di un'italia vintage e bucolica, piena di Mulini bianchi e migliore della nostra, convinceva poco, e quindi avevamo sostituito il marchio, il jingle, della Barilla con un altro, di nostra invenzione.
In luogo di
Muuliinoo Biaanco! noi cantavamo: Buuriinoo Staanco! E poi attaccavampo col loro stesso pippone bucolico-retorico: "Quando i burini erano stanchi..." seguiva il resto del loro testo, che però, così ci sembrava più digeribile. Che immaginarsi un'italia preindustriale piena di burini stremati dalla fatica era più facile che immaginarsene una piena di mulini bianchi e famiglie felici, il cui principale problema fosse se scegliere "le macine" o "i galletti" per la loro prima colazione.

È così, stamattina ho così sonno che, pur di rimandare l'inizio del lavoro qui in redazione, mi metto pure a raccontarvi delle cazzate del liceo... delle gite delle medie... abbiate venia...

giovedì 2 settembre 2010

Odio le state

Odio le state e più
Quelle che un bacio no
Quelle che sì e poi no
Quelle che chiama tu
Quelle che se ti va
forse le trovi al Pois*.

Odio le chissà se
(poi sai che tutti sa)
Quelle che chissà chi
crede sia suo papà
Quelle che del tu dà
a tutti a tutte età.

Odio le cambio look
Quelle che solo rock
Quelle col taglio shock
tutti i samedi al Plastic**
Quelle che quando fuck
vuol sempre e solo Bach.

Odio le un po' retrò
tutte fri fri e fru fru
Quelle mio Dio non so
Quelle va be' fa' tu
Quelle che a notte no
non torno col metrò.

Odio le ho letto che
Quelle koinè agorà
Quelle che genio è
specie per la sua età
Quelle tutte cioè
cioè quelle come te.

di Gianni Micheloni
uno dei quattro del gruppo "Bufala Cosmica" la poesia è tratta da "Rime Tempestose" (Sperling & Kupfer, 1992)

* locale milanese di tendenza, anni '80.
** discoteca milanese di tendenza, anni '80, '90...

QUI altre tre poesie di Micheloni, monovocaliche, tratte dal medesimo libro, io sono particolarmente legato a "I Ciclisti" – "Vidi i ciclisti / in bici sì vivi, / li vidi tristi / di bici privi [...]" – all'epoca avevo anche pensato di scriverne un seguito ("I Ciclisti Bis") mi appuntai anche un po' di versi, ma poi non lo scrissi.