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lunedì 25 gennaio 2010

classificare i monovocalismi

Proposta per una classificazione dei testi monovocalici in base alla loro intenzionalità (con esempi tratti dall'esperienza di me medesimo).

1. non intenzionale (o monovocalico naturale)
Si ha quando il testo monovocalico si origina spontaneamente e l'autore lo compone per altri motivi senza applicare al proprio componimento regola alcuna.

esempio:
"con box o posto moto"
(l'esempio è tratto da un modulo di pubblicità di un giornale di annunci economici che mi capitò di comporre quando ero operaio fotocompositore nel 1988)

2. preterintenzionale
Si ha quando il testo monovocalico è causato dall'applicazione di regole che hanno un fine diverso dalla composizione di un testo monovocalico e il monovocalismo è quindi solo un effetto collaterale.

esempio:
"magda fa la falsa dama"
(l'esempio è tratto dagli esercizi di dattilografia che faceva mia sorella a scuola, lo scopo era di esercitare solo alcune dita alla volta su specifici tasti, solo alcune delle frasi da battere avevano come effetto collaterale quello di essere monovocaliche)

3. intenzionale
Si ha quando l'autore compone il testo monovocalico volontariamente, allo scopo di ottenere un testo monovocalico, la maggior parte dei testi monovocalici noti ricade in questa categoria.

esempio:
"obtorto collo,
scopro lo scroto
lo mostro (poco)
gooodo!
Sono contorto?
molto! troppo!"

(l'esempio è un frammento, l'unico, del mio componimento "il timido esibizionista")

mercoledì 20 gennaio 2010

segni dei tempi

Presa al volo a un incrocio zona lampugnano, oggi.


martedì 19 gennaio 2010

il tempo al lavoro

Mi ero già occupato del tema QUI e il tema più o meno è "gente che, con infinita costanza, documeta il passare del tempo fotografando, a intervalli regolari, qualcosa, per esempio se stessi".

Oggi ci torno con un po' di filmati. Per tutti vale la regola una foto al giorno.

Una foto al giorno per tre anni di seguito parrebbe un traguardo facilemente raggiungibile, lo ha fatto Sven, lo ha fatto questa ragazza e lo ha fatto anche Lee:






Il filmato di Lee ha pure un colpo di scena nel finale (un brutto colpo di scena)...

Altri si sono cimentati su pezzature più brevi ma con filmati "a progetto" come la crescita dei capelli, della barba o della pancia (di una puerpera, però, non come quella che era venuta a me lo scorso anno) oppure di un cucciolo.

Progetti del genere penso siano l'ideale per genitori un po' ossessivi, come quelli di ellora:






Ma i due campioni di resistenza fotografica sono Noah e JK.

Noah si scatta fotografie su base quotidiana dal 2000:






JK si scatta fotografie su base quotidiana dal 1998:





 

Però dopo tutta questa immersione nell'ossessione di sé non posso che apprezzare Phil, che ha scattato foto di se stesso, ogni giorno, per il periodo di due giorni: il filmato è QUI.

lunedì 18 gennaio 2010

qualcuno deve pur farlo...

Conosco uno che di mestiere progetta cioccolato. Non è un pasticcere, è laureato in alimentaristica e lavora in una grande industria. Da quello che ho capito funziona così: arriva un responsabile prodotto della sua azienda (o di un'altra azienda loro cliente) con una richiesta, per esempio: "devo glassare una nuova merendina, ho bisogno di una copertura al cioccolato che abbia questo sapore, grossomodo queste caratteristiche e questo costo".

Il mio amico allora si mette lì e, con un arte che ai miei occhi pare quasi magica, s'inventa la formula che potrebbe avere quel cioccolato lì, con tutte quelle caratteristiche lì. Poi si fanno le prove. Ossia, a volte, il lavoro di questo mio amico è passare la mattinata ad assaggiare cioccolato, per vedere se la progettazione va nella direzione giusta, per fare le correzioni ai cioccolati.


Lui se ne va in ufficio e per quella mattina mangia cioccolato. Forse ci ricamo un po' io con la fantasia, ma da come la racconta a me pare che non si tratti di un paio di assaggini, ma proprio di una bella scopracciata (magari suddivisa su vari assaggi). Poi in pausa pranzo non mangia (e visto che per hobby lui scrive canzoni umorisiche, ed è pure bravo, magari ne approfitta per scriverne una, che tutto quel cioccolato secondo me lo mette di buon uomore).

Noi gli abbiamo chiesto se non gli viene mai a noia, dopo tanti anni che fa questo mestiere, di mangiare ancora cioccolato ma lui dice di no, dice che il cioccolato non viene mai a noia, l'odore del cioccolato magari sì, ci sono giorni che dà dastidio, ma il mangiarlo no, anzi mangiarlo può anche dare dipendenza.

Ecco, m'interessava raccontare che io conosco uno stimato professionista che, certe volte, va in ufficio in giacca e cravatta e per mestiere mangia cioccolato di mattina.

mercoledì 13 gennaio 2010

di calvino e uffici postali

Le poche volte che mi sono trovato "vicino" a italo calvino c'è stata di mezzo la posta. Due episodi, due piccoli uffici postali:

Agosto 1984 elena, la mia fidanzata, è in coda con me all'uficio postale di castiglione della pescaia, dobbiamo spedire qualcosa, ma cosa? adesso non me lo ricordo (però me lo chiedo, che è strano che in piene vacanze, due ragazzi di vent'anni, debbano spedire, chessò, una raccomandata). Comunque siamo lì in fila quando elena, guardando distrattamente le buste che il signore in coda prima di noi tiene in mano, riconosce la calligrafia degli indirizzi sulle buste, si gira verso di me e mi sussurra concitata "quello è italo calvino!" io guardo le buste, guardo lui cercando di vedergli qualcosa più della nuca e, in effetti sì, quello è italo calvino.

Il perché elena fosse in grado di riconoscere la calligrafia di calvino è una storia che, prima o poi, mi piacerebbe raccontare. È un segreto. Magari non sarà presto, ma prima o poi vorrei proprio parlarne. Qui.

E quindi siamo lì in coda a dieci centimetri da italo calvino, tutti eccitati, ma visto che siamo a dieci centimetri da lui neanche possiamo parlarne. Io, all'epoca, su calvino avevo già letto parecchio e sapevo che spesso passava l'estate lì, aveva una villa sul mare vicino a castiglione. Anche io passavo tutte le estati lì, questioni di famiglia. Ma che ci potessimo incontrare nel minuscolo ufficio postale di Castiglione era impensabile.

A noi dispiace lasciar scappare calvino così, quindi, sbrigate lui le sue cose, ci precipitiamo allo sportello cercando di fare il tutto prima possibile (no, non è vero, questo non lo ricordo, e potrebbe anche essere che abbiamo direttamente rinunciato a spedire quello che dovevamo) fatto sta che fuori di lì lo pediniamo. Pedinamento breve, calvino s'infila dal macellaio tre vetrine dopo le poste. Noi restiamo fuori guardandoci in faccia concitati e indecisi. Che fare? Abbiamo italo calvino lì dal macellaio e noi che possiamo fare?...

Niente. Non abbiamo fatto niente. Non l'abbiamo neanche visto uscire. Ce ne siamo andati. È che tra le tante cose che avevo letto c'era anche una sua intervista in cui diceva che tra parigi e roma lui preferiva passaggiare per parigi, perché lì non capitava di essere fermato per strada dai fan. E visto che io a calvino volevo bene (e un po' già ero a disagio nei suoi confronti, per quella cosa che ancora non sono pronto per raccontare) ho pensato che era proprio il caso di lasciarlo in pace.



Settembre 1985
italo calvino è sempre a castiglione. Io invece sono a milano, vivo ancora coi miei, in zona fiera. Calvino è colpito da un ictus il 6 settembre, viene trasportato all'ospedale di siena, è in coma, subisce una lunga operazione, si risveglia, non si riprende. Mi dispiace. Mi dispiace così tanto che una mattina (manca ancora qualche giorno alla sua morte, per emoragia celebrale nella notte tra il 18 e il 19 settembre) io prendo e vado nel ufficietto postale che c'è dietro casa, in via sebastiano del piombo. Voglio mandargli un telegramma presso l'ospedale. Ora non ricordo il testo, di certo un segno di vicinanza e partecipazione, a lui e soprattutto a chi gli voleva bene ed era in pena, così, come mi sarà venuto.

L'impiegato delle poste con cui ho a che fare non deve avere molta idea di chi sia calvino però è colpito. Dopo che ho pagato mi guarda e mi dice qualcosa tipo "speriamo proprio che si riprenda questo calvino... questo è già il secondo telegramma che gli mando, stamani". E io sono uscito di lì commosso, pensando a tutto l'affetto che doveva circondare quell'uomo così schivo, se da un piccolo ufficio postale di milano, quella mattina gli avevamo spedito già due telegrammi, aspettando, sperando che guarisse.

martedì 5 gennaio 2010

ho visto cose...

A Italo Calvino io sono molto legato. Per tanti motivi, uno di questi, neanche il più importante, sono "Le cosmicomiche". Quando da ragazzino lessi "Le cosmicomiche" e poi "Ti con zero", mi si aprì un mondo. Quella era roba che non assomigliava a nulla di ciò che avevo letto fin lì.
Una delle tante mirabili invenzioni di quei racconti è Qfwfq. Qfwfq è il protagonista/io narrante di tutto il primo libro e di parte del secondo. È una sorta di testimone totale. Non c'è accadimento nella storia dell'universo di cui non possa essere stato testimone. Quando è comparso il primo uccello sulla Terra lui c'era, quando c'è stata l'estinzione dei dinosauri lui c'era (anzi era un dinosauro), Qfwfq c'era sempre, c'era ancora prima del big bang (e ce lo racconta pure, com'era vivere tutti quanti in un punto). Ma è anche più di così, perché non solo lui è testimone di tutto ciò che è stato, ma lo è anche di ciò che non è stato. Infatti alcuni suoi racconti sono lì a suffragare vecchie teorie scientifiche ormai superate. Anche se si tratta di eventi mai avvenuti, lui c'era. Per dire, quando la luna era così vicina alla Terra da poterci salire su con una semplice scala a pioli, prima che le maree la spingessero lontano, dov'è adesso, be' lui c'era.

Per me è solo con Qfwfq che la parola "supertestimone", spesso usata dai notisti di cronaca, assume pieno significato.

Questa cosa dell'essere testimoni di accadimenti remoti mi ha sempre fatto molta impressione. Sin da bambino. Prendete per esempio il Generale Sherman, non l'oscuro personaggio storico, intendo l'albero che si chiama così: una sequoia che se ne sta nel Sequoia National Park in California e che ha tra i 2.500 e i 3.000 anni. Che se fosse stato piantato in un altro posto poteva essere testimone, chessò, della nascita di Cristo. Ma ci pensi? Un essere vivente che io domani posso prendere un aereo e andare lì e toccarlo e che già secoli prima di Cristo era lì a prendere il sole. Non una pietra scolpita, non un fossile, qualcosa che, ancora oggi, si nutre e respira.
Quell'albero lì, poi, non è neanche il più vecchio che c'è (ma il più voluminoso sì: è alto più di 80 metri e pesa più di 1300 tonnellate). Da qualche parte negli Stati Uniti ci sono pini che si calcola abbiano cinquemila anni. Cinquemila! Che ci potevano essere già quando l'alto e basso regno venivano unificati da Menes, il primo sovrano della prima dinastia dell'Antico Egitto. Oh, dico, cinquemila!

Ecco pensate che gioia può aver provato qualche tempo fa un impallinato di questa cosa dei testimoni come me quando, leggendo il suo libro da metrò, ha scoperto l'esistenza della tartaruga Timothy.



La tartaruga Timothy purtroppo è morta nel 2004, però non si può parlare di morte prematura, almeno a mio modo di vedere, aveva circa 160 anni ed era il più vecchio abitante del Regno Unito.
Timothy era l'ultimo veterano della guerra di Crimea (che si era conclusa nel 1856). Timothy fu trovata dal capitano John Courtnay Everard della marina militare britannica a bordo di una nave corsara portoghese, era il 1854. Da allora servì in qualità di mascotte, in numerose navi da guerra, solcando i mari delle Indie orientali o della Cina, fino 1892. E Timothy, per l'appunto, era imbarcata sulla HMS Queen durante il primo bombardamento di Sebastopoli nella guerra di Crimea.
Uscita dalla marina si ritirò finendo poi nel castello di Powderham, presso il decimo conte di Devon, un parente di Everard. Qui visse tranquilla il suo ritiro fino alla morte, nel 2004 (insomma si è goduta la pensione per tutto il '900, completo, e passa).

Io penso che Timothy meriterebbe di essere la protagonista di un libro, ma non un saggio che racconti la sua storia (quello già c'è, almeno in inglese) no, un suo libro di memorie in cui Tinothy fosse voce narrante e protagonista. Ma ci pensate? Quasi quarant'anni nella marina di Sua Maesta e prima ancora coi corsari! Ma quante ne avrebbe da raccontare Timothy?!

Io me la immagino come una piccola Qfwfq ma col carapace.
(e forse persino un poco più avventurosa)

sabato 2 gennaio 2010

oggi pomeriggio

Esco per un paio di commissioni, già che son fuori decido di fare un salto al supermercato, che manco da un po'. Entro con l'idea di comprare quelle cose che in casa di un uomo non possono mancare, tipo altra birra o un po' di pancetta affumicata. Faccio il mio giro in fretta, non c'è casino, esco, torno verso casa.
Oggi a milano c'è vento, è strana. Rientrando mi viene sete, tolgo dal sacchetto un tetrapack di succo d'arancia fresco, apro il tappo, bevo. Sono arrivato al solito pezzo di marciapiede che c'è di fronte al carraio di casa e lì mi rendo conto che alla fine ho comperato arance, succo d'arancia, insalata mista, insalata soncino e radicchio, i grissini quelli buoni... insomma tutta roba sana che più sana non si può. E l'ho fatto senza neanche accorgermene, sovrappensiero.

Il fatto è che, tempo fa, ho promesso a un'amica che col nuovo anno si cominciava dieta insieme, poi però in 'sti ultimi giorni son successe cose e a me questa faccenda della dieta mi è passata di mente. O almeno mi pareva così, ma da qualche parte in testa doveva essere rimasta, visto che poi, alla fine, ho preso solo robe da dieta.

Birra e pancetta però le ho prese, sia chiaro, che in fondo ero entrato per quelle.