Parlare di
Edward Gorey non mi è facile. Non mi è mai facile parlare degli autori che amo.
E poi Goery non è facile inquadrarlo di suo perché quello che fa Gorey assomiglia a varie cose diverse ma poi non è nessuna di quelle cose lì. Per esempio ha spesso usato la forma del
picture book, tipica di certa letteratura per l'infanzia anglosassone, ma non è un autore per l'infanzia anche se poi c'è chi dice che "è perfetto per i bambini" (e lo dice
Maurice Sendak, mica il primo bischero che passa) poi c'è anche chi dice che i libri di Gorey i bambini non dovrebbero neanche prenderli in mano, ecco tra questi non escluderei che ci fosse anche il primo bischero che passa, però c'è chi lo dice. I libri di Gorey assomigliano all'horror, al melodramma ma alla fin fine, di preciso, assomigliano solo ai libri di Gorey.
Qui da noi non è molto conosciuto, ma altrove gode di vasta fama e la sua influenza su certi autori contemporanei è lampante. Per citare solo il più famoso, penso che molto dell'immaginario di Tim Burton semplicemente non sarebbe concepibile senza Edward Gorey alle sue spalle (se avete presente
il libro di Burton
"Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie" e già conoscete Gorey forse sapete già anche cosa voglio dire). Più ancora di
Chas Addams Gorey ci ha regalato una forma tutta personale di immaginario gotico americano.
Poi si potrebbe parlare di quanto
Goery assomigliasse a un personaggio di Gorey (o viceversa, ma la preferisco detta così) alto, secco, con la barba bianca, una pelliccia da uomo e le immancabili scarpe da ginnastca ai piedi. Con una
casa delle meraviglie piena di innumerevoli oggetti trovati nei mercatini dell'usato o chissà dove,
gatti, libri, dischi e
peluche più o meno sinistri.
Credo che il primo a pubblicare Gorey in Italia sia stato Oreste del Buono [
update: e credo male, che come ipotizza Sparidinchiostro nei commenti deve invece essere stato Giovanni Gandini], sulle pagine di Linus e in un bel libro Milano Libri Edizioni uscito nel 1973 dal titolo
"Tirologia", il titolo allude alle tre storie che raccoglie: "
The Other Statue",
"The Guilded Bat" e
"The Doubtful Gest". Lo scopersi solo una decina d'anni dopo la sua uscita. Me lo portò in dote la mia consorte, faceva parte dei libri della sua infanzia (che, evidentemente, i suoi la pensavano più come Sendak che non come quel bischero di passaggio).
Tra me e il bizzarro ospite della terza storia fu amore a prima vista (e quindi, di rimando, anche verso il suo autore). Battendo le librerie di Londra, negli anni '80 e '90, quello della "G" di Gorey era uno degli scaffali che non mancavo mai di visitare. Particolarmente ghiotte, per un ragazzo squattrinato quale io ero, erano le voluminose antologie in brossura che, periodicamente, raccoglievano i lavori del nostro. Il formato delle riproduzioni lì è ben più piccolo di quello delle deliziose edizioni singole, ma "
Amphigorery" allora come oggi costa circa il doppio di uno dei volumetti con copertina rigida ma oltre
a "The Doubtful Gest" ne conteniene altre quattordici, di storie.
Da noi invece niente. Per rivedere il nome di Gorey in una nostra libreria mi tocca aspettare il novembre del 1994 (e, credo, non per colpa della mia svagatezza) quando la Rizzoli pubblica il volume
"L'Ospite sgradito e altri 12 racconti d'umorismo nero" un'idea encomiabile portata a compimento in modo dissenato: la stampa è infatti di una qualità canagliesca e, dato il fine tratteggio e il gioco sui buî dell'autore, stampare male Gorey e non stamparlo è meglio non stamparlo.
Poi più nulla per quasi dieci anni. Nel 2003 trovo - uscito per Adelphi -
"Gattegoria" (opera per me un po' trascurabile, ma magari è solo colpa del fatto che a me il pelo dei gatti fa bruciare gli occhi) ma l'anno dopo esce
"L'Ospite Equivoco" facendomi contento. Da allora l'Adelphi ha fatto uscire
un paio di altri titoli e ormai non è più neanche l'
unica ad averlo in catalogo.
Tirando le somme: di
"The Doubtful Guest" esistono in italiano tre diverse edizioni e traduzioni. Le prime due sono ormai fuori catalogo e se per quella Rizzoli non c'è da versar lacrime quella di Milano Libri può valer la pena di cercarla nelle librerie dell'usato o su eBay: la carta è ottima, la stampa pure e la cura redazionale anche, tutti i testi poi sono impeccabilmente scritti a mano (da tal Franca Ferrazza) riproducendo il lettering originale dell'autore. Anche l'introduzione al volume è scritta così. Ma visto che, difficilmente, molti dei miei cinque lettori si metteranno davvero a cercare l'edizione Milano Libri (e poi, comunque, mica è detto che la trovino) e, in ogni caso, visto che la rete per me è soprattutto condivisione del sapere ho deciso di fare una cosa...
Domani posterò qui una sorta di edizione
monstre di
"The Doubtful Gest", ossia tutti i disegni (ma piccini eh, che questo è un blog mica un libro), il testo originale inglese (in tutto sono ventotto versi, non aspettatevi
"Infinite Jest") e le tre traduzioni in italiano.
Voi però non prendetelo come un invito a non comperarvi il libro, che anzi è proprio il contrario. La mia fantasia è che guardandolo e leggendolo a video vi venga voglia di avercelo anche per le mani, che è una cosa bella e mica è difficile da fare. L'edizione Adelphi ha un formato un po' piccino ma è un oggetto delizioso che costa nove euro, la potete ordinare dal vostro libraio di fiducia che magari vi fa pure lo sconto, oppure potete comperarla con l'internet (tipo
qui,
qui,
qui oppure
qui dove al momento viene via per sette euro e venti). L'edizione originale poi c'è da
Book Depository per soli cinque euro e settantuno (e questa è una libreria on-line inglese che
non fa pagare le spese di spedizione quindi, non essendoci dogana, pagate proprio solo cinque ero e settantuno e ve lo portano pure a casa, che anche
Play.com è inglese e non fa pagare le spese di spedizione, ma lì costa sei euro e quarantanove) se poi volete prendervi
tutta "Amphigorey" vien via per undici euro e sessantasei. Dopo il continua a leggere i miei saluti, un piccolo omaggio e un paio di link.
Parlare di Edward Gorey non mi è facile e io per oggi ho scritto fin troppo. Chiudo copiandovi l'introduzione di Oreste del Buono al volume Milano Libri del 1973 (è questo l'omaggio), che io ci ho voluto bene davvero a Oreste del Buono e poi anche dalle sue parole si capisce che parlare di Edward Gorey non sempre è facile.
A domani,
a.
Confessione
Edward Gorey, l’autore di questa Trilogia, è addirittura più misterioso dei suoi disegni. Il che, ammettetelo, è sicuramente troppo. I risvolti dei suoi numerosi libri e libretti al massimo consegnano informazioni del tipo: Edward Gorey è nato a Chicago, Illunois Edward Gorey vive a New York City. E, badate, non tutt’e due insieme. No, una per volta, una per risvolto. È evidente che gli autori dei risvolti debbono venir colti da specie di capogiri, smanie, attacchi epilettici. Li capisco benissimo io, alle prese con lo stesso guaio. In particolare capisco quello tra loro che è decisamente impazzito e ha scritto, non solo per riempire un poco di spazio, ma anche per sfogarsi, a proposito dell’opera di Edward Gorey: remarkable funny appalling mad clever macabre pointless clean morbid antic singular innocent grisly sombre reckless etcetera… Lo capisco benissimo, come se non lo capisco.
Richiesto di un supplemento di notizie su di sé Edward Gorey non risponde; ririchiesto, non risponde, e le non risposte prolungate finiscono per suggerire prima o poi un sospetto di inesistenza. Esisterà davvero Edward Gorey, nato a Chicago, Illunois Edward Gorey vivente a New York City? A questo punto, però, ci arrivo anch’io, voi ci sarete già arrivati da un pezzo, alla conclusione voluta da Edward Gorey, che probabilmente si è scritto tutti i risvolti ai suoi numerosi libri e libretti, spingendosi persino a simulare la pazzia del risvoltista in imbarazzo per mancanza di dati. La conclusione è che non importa affatto che Edward Gorey ci sia, qualsiasi origine e qualsiasi residenza abbia. Importa solo, questo sì che importa, importa moltissimo, che continuino a esserci, che ci siano sempre di più, i suoi straordinari disegni. Straordinari sul serio. Su questo sono convinto che non sussistano dubbi tra di noi. Io, guardate, trovo senz’altro l’opera di Edward Gorey: remarkable funny appalling mad clever macabre pointless clean morbid antic singular innocent grisly sombre reckless etcetera…
Non trascurate l’etctera, vi prego.
Odibì
PS: in realtà parlare di Gorey, e bene, non è impossibile. Matteo Codignola (il traduttore dell'edizione Adelphi di
"The Doubtful Gest") nel 2003 ha scritto un articolo lungo e documentato sull'argomento (lo si trova
QUI, occhio che è un pdf) probabilmente in trent'anni qualche notizia in più sull'autore deve essere trapelata, con buona pace di Odibì. Per chi mastica l'inglese poi,
QUI c'è un bel ricordo di Gorey da parte di una sua carissima amica, quella Alison Lurie a cui (col nome da sposata però) è dedicato
"The Doubtful Gest" (il pezzo della Lurie tiene la colonna destra della pagina). Voi poi fate come volete, io però se già non conoscete l'opera di Gorey vi consiglio di non leggervele queste due cose. Anche se sono molto interessanti (specie se lette nell'ordine in cui le ho segnalate, prima Codignola poi Lurie). Che Gorey è meglio conoscerlo prima per le storie che racconta e solo poi, eventualmente, per il soggetto che era. Questo secondo me (ma forse anche secondo lui, visti quei risvolti così laconici).