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martedì 24 novembre 2009

trova le differenze

È da quasi cinque mesi che frequento questo carcere. L'idea è di dare una mano a due detenuti (un detenuto e una detenuta) nel realizzare un fumetto/fotoromanzo per il giornale della prigione.

Che differenze ci sono tra il far parte di un gruppo di lavoro qualsiasi e il lavorare con due che stanno in galera? A me capita spesso di scrivere in collaborazione con altri e quindi ho una certa esperienza. Di differenze io, finora, ne ho trovate due.




La prima è la più complicata da gestire: lavori con persone che non puoi contattare.
Perché non è che a uno che sta in carcere gli puoi mandare una mail o un sms, né gli puoi telefonare (e non puoi neanche telefonare agli agenti e lasciar detto). Insomma, se hai qualcosa da dirgli gliela devi dire di persona quando vai lì. Punto.
Tutto ciò ha due conseguenze: il lavoro procede più lentamente (molto più lentamente) e gestire gli imprevisti è problematico (abbastanza problematico). Per esempio disdire un incontro con meno di una settimana di anticipo sarebbe un vero casino. Fino a oggi non è mai capitato, incrocio le dita e confido nella mia proverbiale buona salute e in quella (già meno proverbiale) della mia automobile.

La seconda è che con loro non puoi parlare dei dintorni di dove vivono.
L'altro giorno mi è capitata una cosa buffa andando lì, una faccenda che ha a che fare con cartelli di divieto di transito e vie falsamente a fondo cieco, una roba che è divertente solo per chi conosce le strade in questione e quindi non starò qui a raccontarvela. E però non l'ho raccontata neanche a loro. Insomma ti capita questa cosa nella stradina che porta al carcere, parcheggi l'auto ridacchiando, passi i controlli che sei ancora di buon'umore, arrivi in riunione e normalmente diresti ai colleghi "lo sapete cosa mi è successo nella viuzza qui dietro?" ma non lo fai, perché hai come l'impressione che ti risponderebbero "quale viuzza, scusa?".
Non è un grosso problema, lo ammetto, però, per dire, sono mesi che vado in quel posto e ancora non ho capito come arrivarci con la tangenziale (ci arrivo solo via città) e una domanda tipo "ma per venire da voi che strada mi conviene fare?" parrebbe stupido fagliela.

Ecco, per ora mi pare che altre differenze non ce ne siano. Se ne scopro ancora ve le racconto.

Ah, settimana scorsa in galera sono successe due cose: la prima è che i pocket coffee e i mon chéri sono tornati nel catalogo delle spesine, bene così. La seconda è che ho detto ai miei detenuti dell'esistenza di questa serie di post. Adesso li stampo tutti e la prossima volta glieli porto da leggere, non senza una certa trepidazione.

senza passare dal via (9)

4 commenti:

8e49 ha detto...

secondo me fai bene (a stampare e portare questi post, dico)

403 ha detto...

be' sì, che se no mi sembra che gli sto parlando alle spalle, a quei due, che io non posso mandargli le mail ma loro neanche possono leggere i blog.

viadellaviola ha detto...

ma perchè non chiediamo a loro di scrivere qualcosa? si può?


403 ha detto...

si può?

sai che non lo so... ma questo è il meno, so a chi domandarlo.

ma perchè non chiediamo a loro di scrivere qualcosa?

e cosa gli chiediamo di scrivere?
idee?

(intanto domani gli porto le stampate di quello che ho scritto io e tra una settimana sento che ne pensano)