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giovedì 19 novembre 2009

gorey e io...




Parlare di Edward Gorey non mi è facile. Non mi è mai facile parlare degli autori che amo.

E poi Goery non è facile inquadrarlo di suo perché quello che fa Gorey assomiglia a varie cose diverse ma poi non è nessuna di quelle cose lì. Per esempio ha spesso usato la forma del picture book, tipica di certa letteratura per l'infanzia anglosassone, ma non è un autore per l'infanzia anche se poi c'è chi dice che "è perfetto per i bambini" (e lo dice Maurice Sendak, mica il primo bischero che passa) poi c'è anche chi dice che i libri di Gorey i bambini non dovrebbero neanche prenderli in mano, ecco tra questi non escluderei che ci fosse anche il primo bischero che passa, però c'è chi lo dice. I libri di Gorey assomigliano all'horror, al melodramma ma alla fin fine, di preciso, assomigliano solo ai libri di Gorey.

Qui da noi non è molto conosciuto, ma altrove gode di vasta fama e la sua influenza su certi autori contemporanei è lampante. Per citare solo il più famoso, penso che molto dell'immaginario di Tim Burton semplicemente non sarebbe concepibile senza Edward Gorey alle sue spalle (se avete presente il libro di Burton "Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie" e già conoscete Gorey forse sapete già anche cosa voglio dire). Più ancora di Chas Addams Gorey ci ha regalato una forma tutta personale di immaginario gotico americano.

Poi si potrebbe parlare di quanto Goery assomigliasse a un personaggio di Gorey (o viceversa, ma la preferisco detta così) alto, secco, con la barba bianca, una pelliccia da uomo e le immancabili scarpe da ginnastca ai piedi. Con una casa delle meraviglie piena di innumerevoli oggetti trovati nei mercatini dell'usato o chissà dove, gatti, libri, dischi e peluche più o meno sinistri.

Credo che il primo a pubblicare Gorey in Italia sia stato Oreste del Buono [update: e credo male, che come ipotizza Sparidinchiostro nei commenti deve invece essere stato Giovanni Gandini], sulle pagine di Linus e in un bel libro Milano Libri Edizioni uscito nel 1973 dal titolo "Tirologia", il titolo allude alle tre storie che raccoglie: "The Other Statue", "The Guilded Bat" e "The Doubtful Gest". Lo scopersi solo una decina d'anni dopo la sua uscita. Me lo portò in dote la mia consorte, faceva parte dei libri della sua infanzia (che, evidentemente, i suoi la pensavano più come Sendak che non come quel bischero di passaggio).
Tra me e il bizzarro ospite della terza storia fu amore a prima vista (e quindi, di rimando, anche verso il suo autore). Battendo le librerie di Londra, negli anni '80 e '90, quello della "G" di Gorey era uno degli scaffali che non mancavo mai di visitare. Particolarmente ghiotte, per un ragazzo squattrinato quale io ero, erano le voluminose antologie in brossura che, periodicamente, raccoglievano i lavori del nostro. Il formato delle riproduzioni lì è ben più piccolo di quello delle deliziose edizioni singole, ma "Amphigorery" allora come oggi costa circa il doppio di uno dei volumetti con copertina rigida ma oltre a "The Doubtful Gest" ne conteniene altre quattordici, di storie.

Da noi invece niente. Per rivedere il nome di Gorey in una nostra libreria mi tocca aspettare il novembre del 1994 (e, credo, non per colpa della mia svagatezza) quando la Rizzoli pubblica il volume "L'Ospite sgradito e altri 12 racconti d'umorismo nero" un'idea encomiabile portata a compimento in modo dissenato: la stampa è infatti di una qualità canagliesca e, dato il fine tratteggio e il gioco sui buî dell'autore, stampare male Gorey e non stamparlo è meglio non stamparlo.
Poi più nulla per quasi dieci anni. Nel 2003 trovo - uscito per Adelphi - "Gattegoria" (opera per me un po' trascurabile, ma magari è solo colpa del fatto che a me il pelo dei gatti fa bruciare gli occhi) ma l'anno dopo esce "L'Ospite Equivoco" facendomi contento. Da allora l'Adelphi ha fatto uscire un paio di altri titoli e ormai non è più neanche l'unica ad averlo in catalogo.

Tirando le somme: di "The Doubtful Guest" esistono in italiano tre diverse edizioni e traduzioni. Le prime due sono ormai fuori catalogo e se per quella Rizzoli non c'è da versar lacrime quella di Milano Libri può valer la pena di cercarla nelle librerie dell'usato o su eBay: la carta è ottima, la stampa pure e la cura redazionale anche, tutti i testi poi sono impeccabilmente scritti a mano (da tal Franca Ferrazza) riproducendo il lettering originale dell'autore. Anche l'introduzione al volume è scritta così. Ma visto che, difficilmente, molti dei miei cinque lettori si metteranno davvero a cercare l'edizione Milano Libri (e poi, comunque, mica è detto che la trovino) e, in ogni caso, visto che la rete per me è soprattutto condivisione del sapere ho deciso di fare una cosa...




Domani posterò qui una sorta di edizione monstre di "The Doubtful Gest", ossia tutti i disegni (ma piccini eh, che questo è un blog mica un libro), il testo originale inglese (in tutto sono ventotto versi, non aspettatevi "Infinite Jest") e le tre traduzioni in italiano.

Voi però non prendetelo come un invito a non comperarvi il libro, che anzi è proprio il contrario. La mia fantasia è che guardandolo e leggendolo a video vi venga voglia di avercelo anche per le mani, che è una cosa bella e mica è difficile da fare. L'edizione Adelphi ha un formato un po' piccino ma è un oggetto delizioso che costa nove euro, la potete ordinare dal vostro libraio di fiducia che magari vi fa pure lo sconto, oppure potete comperarla con l'internet (tipo qui, qui, qui oppure qui dove al momento viene via per sette euro e venti). L'edizione originale poi c'è da Book Depository per soli cinque euro e settantuno (e questa è una libreria on-line inglese che non fa pagare le spese di spedizione quindi, non essendoci dogana, pagate proprio solo cinque ero e settantuno e ve lo portano pure a casa, che anche Play.com è inglese e non fa pagare le spese di spedizione, ma lì costa sei euro e quarantanove) se poi volete prendervi tutta "Amphigorey" vien via per undici euro e sessantasei. Dopo il continua a leggere i miei saluti, un piccolo omaggio e un paio di link.

Parlare di Edward Gorey non mi è facile e io per oggi ho scritto fin troppo. Chiudo copiandovi l'introduzione di Oreste del Buono al volume Milano Libri del 1973 (è questo l'omaggio), che io ci ho voluto bene davvero a Oreste del Buono e poi anche dalle sue parole si capisce che parlare di Edward Gorey non sempre è facile.

A domani,
a.



Confessione

Edward Gorey, l’autore di questa Trilogia, è addirittura più misterioso dei suoi disegni. Il che, ammettetelo, è sicuramente troppo. I risvolti dei suoi numerosi libri e libretti al massimo consegnano informazioni del tipo: Edward Gorey è nato a Chicago, Illunois  Edward Gorey vive a New York City. E, badate, non tutt’e due insieme. No, una per volta, una per risvolto. È evidente che gli autori dei risvolti debbono venir colti da specie di capogiri, smanie, attacchi epilettici. Li capisco benissimo io, alle prese con lo stesso guaio. In particolare capisco quello tra loro che è decisamente impazzito e ha scritto, non solo per riempire un poco di spazio, ma anche per sfogarsi, a proposito dell’opera di Edward Gorey: remarkable funny appalling mad clever macabre pointless clean morbid antic singular innocent grisly sombre reckless etcetera… Lo capisco benissimo, come se non lo capisco.
Richiesto di un supplemento di notizie su di sé Edward Gorey non risponde; ririchiesto, non risponde, e le non risposte prolungate finiscono per suggerire prima o poi un sospetto di inesistenza. Esisterà davvero Edward Gorey, nato a Chicago, Illunois  Edward Gorey vivente a New York City? A questo punto, però, ci arrivo anch’io, voi ci sarete già arrivati da un pezzo, alla conclusione voluta da Edward Gorey, che probabilmente si è scritto tutti i risvolti ai suoi numerosi libri e libretti, spingendosi persino a simulare la pazzia del risvoltista in imbarazzo per mancanza di dati. La conclusione è che non importa affatto che Edward Gorey ci sia, qualsiasi origine e qualsiasi residenza abbia. Importa solo, questo sì che importa, importa moltissimo, che continuino a esserci, che ci siano sempre di più, i suoi straordinari disegni. Straordinari sul serio. Su questo sono convinto che non sussistano dubbi tra di noi. Io, guardate, trovo senz’altro l’opera di Edward Gorey:
remarkable funny appalling mad clever macabre pointless clean morbid antic singular innocent grisly sombre reckless etcetera…
Non trascurate l’etctera, vi prego.
Odibì


PS: in realtà parlare di Gorey, e bene, non è impossibile. Matteo Codignola (il traduttore dell'edizione Adelphi di "The Doubtful Gest") nel 2003 ha scritto un articolo lungo e documentato sull'argomento (lo si trova QUI, occhio che è un pdf) probabilmente in trent'anni qualche notizia in più sull'autore deve essere trapelata, con buona pace di Odibì. Per chi mastica l'inglese poi, QUI c'è un bel ricordo di Gorey da parte di una sua carissima amica, quella Alison Lurie a cui (col nome da sposata però) è dedicato "The Doubtful Gest" (il pezzo della Lurie tiene la colonna destra della pagina). Voi poi fate come volete, io però se già non conoscete l'opera di Gorey vi consiglio di non leggervele queste due cose. Anche se sono molto interessanti (specie se lette nell'ordine in cui le ho segnalate, prima Codignola poi Lurie). Che Gorey è meglio conoscerlo prima per le storie che racconta e solo poi, eventualmente, per il soggetto che era. Questo secondo me (ma forse anche secondo lui, visti quei risvolti così laconici).

14 commenti:

viadellaviola ha detto...

il post è lungo e io devo andare a dormire, però domani in libreria me lo studio per benino. poi un giorno vieni in libreria e facciamo uno scaffale nuovo nuovo di illustrati così.
ecco. buonanotte.

403 ha detto...

Sogni d'oro a te!
(guarda che se mi dici dov'è la libreria io poi ci vengo davvero, se è lontana però con comodo)

8e49 ha detto...

bel post, davvero (poi ci andiamo insieme, magari, in libreria da viadellaviola, speriamo almeno sia a metà strada :-)

sparidinchiostro ha detto...

Un po' di tempo fa, sfogliando vecchi numeri di Linus ne ho beccato uno precedente al libro Milano Libri. Roba del 70 o 71,  e quindi gestito ancora dallo zampino di Gandini che, con la sua libreria, è probabilmente quello che ha fatto incontrare del Buono e Gorey. In quel numero della rivista c'è la bicicletta epiplettica. Due sorprese: i disegni sono a colori e le scarpine sono nel numero giusto (con buona pace di codignola che nell'edizione adelphi ne ha modificato la numerosità in modo inconsistente)

Fantagraphics, qualche tempo fa, ha pubblicato un libro intervista dal titolo "the strange case of edward gorey". Io, da vero devoto, ce l'ho e, se vuoi, te lo presto.

403 ha detto...

> Francesco, volentieri! (ma "con comodo" eh, che io sono pigro e "con comodo" è il mio motto per qualsiasi impresa) comunque se è verso metà strada io ho chi ci può ospitare in zona toscana, per il nord ti posso ospitare io e per il sud tocca che mi ospiti tu :-)

> Spari grazie! Grazie dell'informazione su Gandini (che io quei numeri di Linus lì non li ho, comincio ad averli con la gestione Odibì). Per altro ci sta che la fonte fosse prorio la libreria di via Verdi (ma quant'era bella quella libreria?! io e Ipofrigio abbiamo passato nel sementirrato della Milano Libri alcuni dei pomeriggi più belli dalle scuole medie in poi – mi sento di sbilanciarmi anche per lui). Un attimo prima eri in piazza della scala, facevi due passi ed era come attraversare uno specchio (ma con meno incubi e più meraviglie rispetto alla povera Alice).
Sul prestito vediamo, che da quando mi hai fatto conoscere Book Depository io sto mettendo in conto di estinguere ogni mia sostanza acquistando libri, e Gorey è una delle categorie di spesa più consistenti.

Sulla bicicletta hai ragione, anche io non ho apprezzato... (eh... ci fossero ancora del Buono – o Gandini – a curare 'ste cose!)

403 ha detto...

ah, Spari, va da sé che tu, se non te lo sei già letto, il pezzo della Lurie te lo devi leggere...

anonimo ha detto...

Awesome!

Sai che in questi giorni non ho il tempo nemmeno di andare al gabinetto, ma che meraviglia, soprattutto il post filologico, con la collazione delle traduzioni (quella di Cavallone sta un palmo sopra le altre, mi pare dai due o tre couplets che ho letto).

Alison Lurie - ma, la scrittrice di Foreign Affairs? Pensa te…

Delle nostre incursioni all'interrato di Milano Libri ho parlato proprio recentemente con qualcuno… e ci penso spesso.

The Doubtful Guest è un vero capolavoro. Mi piace fra le tante altre ricordare quella pubblicata su Linus direi verso il 1976 e titolata in italiano Ah, quella visita…! e quell'altra sulla vita privata quotidiana di un famoso scrittore, un'altra cosa meravigliosa, in un registro insolito per Gorey.

Ipofrigio

403 ha detto...

sì sì, il premio pulitzer allison lurie, il suo pezzo leggilo, quando hai finito la maratona traduttoria che ti costringe all'uso della comoda: tra le altre cose spiega come sia implicata nella concezione da parte di Ted Gorey - come lo chiama lei - di tre dei suoi libretti più importanti: The Doubtful Guest, ovviamente, il cripto-pornografico The Curious Sofa (che le ha procurato anche qualche imbarazzo con gli amici visto che la protagonista si chiama come lei e un po' le somiglia :) e The Beastly Baby (ispirato al primo genito della lurie, quando era infante).

georgiamada ha detto...

http://georg

[..] Edward Gorey di Error 403 gorey e io... Parlare di Edward Gorey non mi è facile. Non mi è mai facile parlare degli autori che amo. E poi Goery non è facile inquadrarlo di suo perché quello che fa Gorey assomiglia a [..]

anonimo ha detto...

A voi goreyani non posso non segnalare uno dei più bei dischi di Mike Mantler, con Terje Rypdal, Carla Bley, Steve Swallow, Jack DeJohnette e soprattutto Robert Wyatt che canta testi da Amphigorey. Il disco si chiama The Hapless Child ed è uscito nel 1976 per la Watt ma la riedizione in cd si trova ancora (e in Europa la Watt è distribuita dall'Ecm).
Volevo inoltre dire che (per quel che conta) sono assolutamente d'accordo con 403 quando dice «molto dell'immaginario di Tim Burton semplicemente non sarebbe concepibile senza Edward Gorey alle sue spalle».
Mi par di vedere un'influenza (dell'uno? dell'altro? di entrambi?) in questo video promozionale di Marissa Nadler (la quale, tra l'altro, sembra pure lei il personaggio di un film di Burton, almeno quando l'ho vista alla Casa 139, a Milano).

Ciao

alessandro a.

anonimo ha detto...

grazie, è andata esattamente così. conosco Gorey a causa dell'album The Hapless Child di Michael Mantler con Robert Wyatt e molti anni fa cercai di comprare cose ma non esisteva nulla di tradotto. alla lettura del tuo post sono scattate immediatamente ricerca e  relativo aquisto
grazie ancora
aleSordi

403 ha detto...

Grazie alessandro!
il disco me lo procurai (su tua segnalazione) qualche tempo fa, ma gli diedi solo un ascolto veloce (e forse distratto) merita che ci ritorni sopra...

Grazie ale!
se ha comperato qualcosa di gorey anche grazie al mio post sono proprio contento.

(son soddisfazioni, non c'è che dire...)

anonimo ha detto...

Allora te ne segnalo un altro di cui (a quanto mi hai detto ieri quando ci siamo incrociati per caso in pizzeria) non ti avevo già parlato in passato: Max Nagl, The Evil Garden, con Lol Coxhill, Julie Tippetts e altri, su testi di – per l'appunto – Gorey.
Io non ce l'ho e su Amazon viaggia ormai sui 50 euro ma ne trovi un paio di recensioni qui e qui.
A stasera
alessandro a.
http://1.bp.blogspot.com/_j88Pm78beU4/Sle1eV_iSQI/AAAAAAAAAOY/tiiNbbCCVhA/s400/Evil_1.jpg

403 ha detto...

Grazie alessandro!
(a stasera)