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sabato 10 ottobre 2009

williamina e tutte le altre

Fred Astaire: certo era un grande, ma non dimentichiamo che Ginger Rogers faceva tutto quello che faceva lui, ... andando all'indietro e con i tacchi alti.
Questa battuta del fumettista Bob Thaves (malgrado l'affetto che provo per Fred Astaire) l'ho sempre trovata una puntuale metafora della condizione lavorativa femminile.

L'altro giorno ho letto un libro. È un libro per ragazzi, scritto grosso, non tante pagine, si legge in fretta. Ci ho messo un paio di ore durante un viaggio in corriera per Siena. S'intitola Le tue antenate ed è firmato da Rita Levi-Montacini assieme a Giuseppina Tripodi, sottotitolo: "donne pioniere nella società e nella scienza dall'antichità ai giorni nostri". E infatti è una carrellata di 70 biografie da Ipazia a Vandana Shiva (con l'800 a farla da padrone seguito a ruota dal '700). Leggendo questo libro (e poi rileggendolo, senza gli scossoni del pullman e con la matita in mano per sottolienature e appunti) mi è venuta in mente spesso Ginger Rogers.


Tutta la storia della scienza al femminile è costellata da passioni incontenibili (quando società e mentalità dell'epoca facevano il possibile per contenerle), di successi nonostante tutto, di riconoscimenti negati, di personalità eccezionali. Leggere questo libro è stato come vivere decine di avventure una dietro l'altra. Non che le due autrici abbiano davvero scritto un libro di avventure, le avventure ce le deve vedere un po' anche l'occhio del lettore, che nel libro lo spazio è tiranno, ogni biografia tiene un paio di pagine, scritte grosse, perciò bisogna usare anche l'immaginazione, le scarne notizie biografiche vanno fatte germogliare leggendo (o magari anche scrivendo) tra le righe del testo. Ma anche il testo fa la sua parte: le scarne notizie biografiche sono quelle giuste, dette nel modo giusto, e ogni stringata biografia finisce con l'essere la tessera di un mosaico che guardato nel suo complesso ritrae il grande contributo che, nei secoli, le donne hanno dato alla comunità scientifica (volente o nolente, che la comunità scientifica spesse volte le donne neanche ce le voleva).

Il libro ci racconta di decine di menti eccelse, soprattutto astronome e matematiche, sì ogni tanto capita anche qualche biologa, qualche medica, qualche fisica, ma fino a tutto l'Ottocento sono quasi sempre matematiche e astronome. Il libro non lo dice chiaramente ma io penso che fosse perché per quelle cose lì, come la matematica e – specie prima dei telescopi – l'astronomia, ti bastava avere una bella testa, carta e penna, la voglia di scoprire e lo sguardo dritto al cielo notturno (la matematica poi la potevi fare anche quando era nuvolo). Mentre per quasi tutte le altre discipline dovevi avere accesso ai laboratori, alla comunità scientifica, alle strutture delle università (da che mondo è mondo un cielo stellato da guardare te lo procuri più facilmente di un cadavere da sezionare, m'immagino).

La storia della scienza al femminile, per come me l'hanno raccontata la Levi-Montalcini e la Tripodi, è piena di vicende appassianonati, di vite appasionanti. Che a me verrebbe voglia di dedicarmici per un po', di esplorarle ben bene, di sceglierne alcune e poi di raccontarle, estesamente. Per ora questa voglia l'appunto qui e la metto in un cassetto, che di lavoro ne ho fin troppo, beato me, ma per il futuro non si sa mai.

Magari però prima o poi torno qui a raccontarvi di qualche passo del libro che mi ha particolarmente colpito. Per oggi vi copio un pezzetto della vita di Williamina Paton Fleming (1857-1911) astronoma (autodidatta). La troviamo che si è sposata da poco ed è appena immigrata negli Stati Uniti dalla Scozia:
fonte
«Pochi mesi dopo, abbandonata dal marito mentre era incinta del primo figlio, dovette provvedere da sola al mantenimento suo e del bambino. Ottenne un lavoro come governante in casa del professore Edward Pickering, direttore dell'Osservatorio di Harward.
Pickering era insoddisfatto del lavoro svolto dai suoi dipendenti e decise di assumere Williamina per eseguire alcuni calcoli. La Paton ideò un sistema di classificazione delle stelle in base ai loro spettri.
Catalogò oltre 10mila stelle in nove volumi che stampò nel 1890 con il titolo
Draper Catalogue of Stellar Spectra. Nel 1907 pubblicò un elenco di 222 stelle variabili da lei scoperte e curò tutte le pubblicazioni dell'Osservatorio. Il direttore dell'Osservatorio le permise di assumere decine di collaboratrici. Una di queste, Henrietta Swan Leavitt, scoprì in seguito il metodo per misurare l'Universo.»

Poche righe ma è già un romanzo, un film.

E io me la vedo Williamina (che è quella in piedi, nella foto qui sopra), mentre emigra, mentre studia per conto suo l'astronomia, mentre dà la possibilità ad altre donne di dedicarsi alla scienza (e una poi trova pure il modo di misurare l'universo, dico l'universo! che a me che ho avuto qualche difficoltà anche a prendere le misure per la nuova libreria mi fa una particolare impressione), me la vedo mentre fa la governante e fa i conti di casa così bene che il suo padrone le offre un posto nel centro di calcolo di un osservatotorio astronimico, me la vedo mentre cura pubblicazioni, si cresce un figlio da sé, scopre e cataloga migliaia di stelle e il tutto sempre stando ben salda sui tacchi alti e andando, all'indietro, a tempo di foxtrot.

8 commenti:

crimilda ha detto...

ero io

anonimo ha detto...

già, tutto con i tacchi alti.
...
Dovrò comperarlo

403 ha detto...

Cri, questo è un libro per ragazzi, non aspettarti un saggio esaustivo. Le autrici segnalano e ringraziano Sara Sesti, matematica, e Liliana Moro, storica, autrici di Donne di scienza: 50 biografie dall'antichità al Duemila (edizioni PRISTEM-Università Bocconi, 1999) e di Scienziate nel tempo: 65 biografie (Libera Università delle Donne di Milano, 2008). Nei prossimi mesi, almeno il secondo conto di procurarmelo, poi ti dico.

anonimo ha detto...

Che bel post! Adesso verrai bannato da Splinder…

Ipofrigio

403 ha detto...

già, bello e bannato, è il mio destino...

anonimo ha detto...

bello e bannato

"Tenera è la botte".

Ipofrigio

UncleBiltmore ha detto...

 Sembra proprio un libro da comprare.

Grazie della recensione :)

403 ha detto...

Ciao zio Biltmore!
Grazie a te di essere passato :)