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mercoledì 28 ottobre 2009

lucca: un coccodrillo per i cani




Questa qui sopra è una pin-up del dinamico duo di eroi Taxman & Tobin. È tratta dall'albo Il ritorno del commercialista oscuro, scritto da me e disegnato da marco ligabò. Lo pubblichiamo con i CANI che sono arrivati alla loro ultima uscita. Il tempo di presentarlo a lucca insieme agli altri, estremi, due titoli del gruppo e si chiude.

Partiamo domattina prima dell'alba. Fino a domenica sera, nel caso, mi trovate là, alla Self Area.

Poi magari, quando torno, con comodo, ne riparlo di questa cosa che i CANI chiudono, però non è che ci sia molto da dire in più di quanto non abbia già detto lorenzo qui, dove spiega i motivi e, già che c'è, sunteggia i cinque anni di attività del gruppo (che poi per davvero sarebbero sette).

Comunque, buona fine di settimana e a dopo lucca!

l'ultima lucca

Avrei voluto raccontarvi della performance di Gipi a Streep, dell'incontro col signor Muñoz che ha chiuso la rassegna, ma purtroppo non ce n'è il tempo. Che domani si va a Lucca per l'ultimo atto della storia dei CANI, gruppo di fumettisti autoprodotti di cui ho orgogliosamente fatto parte sin dai suoi esordi. Ci trovere alla Self Area. Per l'occasione esce anche una cosina mia e di marco ligabò: Il ritorno del commercialista oscuro (ma magari se ne riparla dopo lucca).



Il perché i CANI vanno a chiudere lo spiega bene lorenzo nel post ufficiale in cui annunciava la suddetta chiusura, QUI.

acquisti recenti

In attesa di lucca...



(qualcosa che ho preso di recente qui non c'è, che di sicuro l'ho lasciata in giro per casa e non mi sono ricordato,  il libro di Visintin non è un acquisto ma un regalo di lorenzo, l'ho già letto e mi è piaciuto)

(Visintin fa anche questa bella cosa qui)

con il cioccolato più slancio ti dà...

La questione di offrir cose, in carcere, mi pare abbia una certa rilevanza. Devo ancora capirla bene, ma il caffè (già zuccherato) portato nel termos, la sigaretta offerta, la caramella, credo abbiano più peso dentro che fuori. Non so se è perché lì dentro si ha molto meno di quello che si ha fuori – meno soldi, che anche chi lavora non guadagna mica tanto, e meno in termini di scelta – non lo so, devo ancora capirla bene.

Io a riguardo non do molta soddisfazione, che fumare non fumo ma in compenso neanche bevo il caffè. Allora la detenuta porta apposta le pastiglie leone da offrirmi e, in queste ultime volte che si lavora da lei al femminile, mi fa trovare acqua e orzata, oppure oggi acqua e menta.

E allora questa volta ho portato una confezione di pocket coffee (che non è stato facile, visto che nessuno dei supermercarti che frequento li tiene). Grande successo.
Perché io neanche lo sapevo, ma i pocket coffee e i mon chéri nel mio carcere sono appena andati "fuori catalogo", nel senso che prima i detenuti li potevano ordinare (all'interno del limitato elenco delle cose che possono ordinare facendo la spesa) ora non più, ora solo ferrero rocher e i raffaello, quelli al cocco (decisione a mio avviso opinabile).

Oggi abbiamo lavorato molto poco e chiacchierato un po' dei fatti nostri. Soprattutto di questioni sentimentali. La chicca della giornata penso sia questa affermazione del detenuto: "a me le donne fanno più paura delle armi" che detto da uno che una volta gli hanno sparato non mi pare male.

Io ci ho pensato un po' e poi ho deciso che no, a me fanno più paura le armi (ma forse è solo ignoranza, che io con le armi non ci ho mai avuto a che fare).


senza passare dal via (7)

caramelle all'anice

Sono nella redazione del giornale del carcere. Sto a chiacchiera con la detenuta, il detenuto e un altro detenuto che, forse, è il caporedattore (ancora non mi oriento benissimo).

Arriva la mia amica (quella che mi ha chiesto di collaborare al giornale) e mette sul tavolo, per offrircele, una bella manciata di caramelle assortite, di tutti i colori. Faccio appena a tempo a prenderne una che tutte quelle azzurre sono sparite. In un batter di ciglia non è rimasta neanche una caramella all'anice.

Alla detenuta l'anice non piace, lei ne ha presa una sola e ai frutti di bosco, è chiaro che la decina e passa di caramelle all'anice se la sono intascata gli altri due. La mia amica e la detenuta ci scherzano sopra ed è chiaro che c'è qualcosa che io non so. Perché le caramelle all'anice sono così preziose?


Me lo spiegano. È che vengono messe nel caffè per farlo diventare caffè all'anice. Un piccolo lusso.

Ho imparato un'altra cosa: in carcere una caramella all'anice vale di più di una caramella ai frutti di bosco (ma non per la mia detenuta).
senza passare dal via (6)

sabato 24 ottobre 2009

giant streep

Stasera a Streep c'è John Coltrane (insomma, non proprio lui) c'è un documetario che mi pare molto interessante e c'è Paolo Parisi che fumetta dal vivo assieme a un trio jazz (pure dal vivo). Ma io mi perderò tutto quanto (o quasi, che un saltino veloce ce lo faccio comunque) perché sarò QUI a un incontro con Renato Vallanzasca...

(qui a milano non succede nulla per mesi e poi si accavalla tutto, uffa!)

venerdì 23 ottobre 2009

aridanga!

Robecchi dal suo blog, presentando il suo incontro di stasera a Streep con Gipi:

..."perché è in assoluto il mio disegnatore (fumettista mi sembra poco) preferito".

ahahah... così per il signor Robecchi "disegnatore" sarebbe di più che "fumettista"!

Ossia essere capace di disegnare e, al contempo, di concepire una storia, di articolarla in una serie di disegni, corredati eventualmente di dialoghi (che bisogna essere capaci di scrivere) è meno che essere capace di disegnare e basta.

Temo che Gipi faccia questo effetto a molta gente, è bravo e a molti dispiace (giustamente) che un pregiudizio "antifumettista" gli precluda una parte del pubblico. Ma invece di usare Gipi come prova che quello nei confronti dei fumetti è, appunto, un pregiudizio, a molti viene più naturale far proprio il pregiudizio e dichiarare che Gipi si eleva da quella poca cosa che è il fumetto.

Grazie, eh...

(un paio di altri esempi qui e qui)

streep e 2

Stasera incontro tra Matteo Garnaccia e Paolo Bacilieri con Paolo Interdonato a fare da padrone di casa. Una chiacchiarata in un salotto, con pregi e difetti di una chiacchiarata in un salotto (più pregi direi). Si è parlato di tante cose. Robert Crumb, Harvey Kurtzman, Snake Agent, Pietro Maso, Robert Crumb, Frigidaire, Zeno Porno e parecchio d'altro, finendo poi col parlare un po' di Emilio Salgari.

Quando sono andato via Bacilieri fumettava live con dj set in sottofondo.

Vedremo come va domani e nel finesettimana. Per ora c'è da chiedersi perché a queste prime due serate sia venuta così poca gente. Ma domani con Gipi-superstar le cose potrebbero cambiare.

giovedì 22 ottobre 2009

first streep...

Prima giornata. Il posto è bello, elegante e al contempo alla mano (l'entrata è nascostistissima, trovarla un casino, ma una volta dentro si gode). La mostra, pensata da paolo, sul "comics journalism" (ma racconta anche d'altro) è notevole: quaranta pannelli tutti interessanti (in realtà me ne sono tenuto qualcuno per i prossimi giorni, dico "tutti" perché mi fido e quelli che ho letto sono ottimi). Ve ne metto uno QUI.


Streep: la mostra


Il pezzo forte di stasera però era il video dell'intervista a Art Spiegelman di Enrico Deaglio. Bella, ho pensato un po' a quali aggettivi usare, ma "bella" mi pare quello giusto. Spiegelman io lo avevo visto una volta in una sua conferenza, perciò già sapevo che era brillante, ma quella volta lì lui era sì dal vivo ma su un palco, lontanto, stasera si vedeva bene l'inelligenza che ha negli occhi, la simpatia che ha dapperttuto.
Quasi tutta l'intervista è girata su Maus, cosa forse inevitabile, ma senza un attimo di noia, ho puse scoperto un po' di cose nuove (e non è che su Maus io non abbia proprio letto nulla).
E poi sono rimasto stupito dalla qualità delle immagini. In fondo quello che contava era ciò che si dicevano i due a chiacchiera, banali inquadrature e regia "di servizio" sarebbero state più che sufficienti. E invece no, il video aveva la luce giusta, le inquadrature sono quelle giuste e Spiegelman è pure bello da vedere. I sottotitoli in italiano invece non erano all'altezza, ma nulla di troppo invalidante.

Ora il fatto è che questo video è stato fatto apposta per Streep e - almeno per il momento - gli autori hanno in mano una liberatoria che permette loro di farlo vedere solo durante Streep. Quindi, almeno in teoria, c'è il rischio che lo si possa vedere solo lì (e sarebbe un peccato). È probabile che nei prossimi giorni venga replicato, se scopro quando vi avverto.


Streep: un paio di organizzatori

mercoledì 21 ottobre 2009

streep



 


Parte il via domani questa cosa organizzata - tra gli altri - da paolo interdonato (che non solo è amico mio, ma è anche uno che ci capisce di fumetto e di parecchie altre cose) lui ne ha parlato un po' QUI, ha pubblicato il programma del festival QUI, festival che comunque si tiene QUI, a milano, a partire da domani.

Se siete in zona e ci capite di fumetti sapete già che fare.

intanto a milano... - 2

Io da domani sera (e fino a domenica) sono QUI (che poi vorrebbe dire QUI) se ti piacciono i fumetti e sei in zona dovresti esserci pure tu, io penso.

domenica 18 ottobre 2009

baluardi delle libertà individuali

Oggi pomeriggio ho visto un film su Italia Uno. Non era un bel film, mi pareva un film per ragazzini fatto con professionalità ma di una discreta pochezza. Un prodotto più televisivo che di sala, e non dei migliori, non brutto ma diciamo proprio un filmetto qualunque. S'intitola D.E.B.S. spie in minigonna, è del 2004.

La storia è presto detta: le ragazze di uno speciale college americano sono tutte allieve spie alle dipendenze del governo (e sono tutte fighe). Combattono la criminalità. Ma la migliore di tutte (quella bionda, alta, al centro della locandina) s'innamora dell'oggetto della loro indagine, la persona che sta al vertice di una super organizzazione criminale. Questo le causerà parecchi guai - in primo luogo con le sue amiche - anche se alla fine l'amore (e l'amicizia) trionferà. Fine.

Il fatto è, però, che anche la persona di cui s'innamora la biondona è una gran bella ragazza, e così la biondona si scopre lesbica (mentre la criminale, di esserlo, lo sapeva già). Dopo alcune (un po' scipite) traversie la criminale - per amore - smette di essere una criminale e la spia smette di essere una spia (che poi neanche ci teneva). Fine.

La cosa notevole è che il tema omosessualità viene trattato con assoluta noncuranza. Senza alcuna strizzatina d'occhio allo spettatore maschio (e sarebbe stato facile essendo tutte le interpreti giovani e fighe) e senza atteggiamenti apologetici o barricaderi (che l'autrice poi ha girato qualche episodio di The L world e quindi il rischio magari c'era). La scoperta dell'omosessualità della protagonista è messa in scena come se fosse una cosa normale e il punto fosse un altro (perché il punto della trama è un altro, non una femmina che s'innamora di una femmina, ma una rappresentante della legge che s'innamora di una criminale). E la cosa davvero notevole è che - a parte la tematica lesbica, trattata impeccabilmente - il film è un film superficiale. Un film qualunque.

E io ho pensato due cose:

1. che, nel pomeriggio del sabato, ci vuole un bel coraggio per programmare - qui in italia - un film per ragazzi che ruota attorno a una storia d'amore lesbica (trattata, per di più, in modo non problematico). E Italia Uno da questo punto di vista a me aveva già dato le sue belle soddisfazioni (ma stavolta anche di più).

2. che questo è un altro di quei casi in cui vedo bene la differenza tra il mondo com'è e come vorrei che fosse.
Che io vorrei tanto poter dire che oggi pomeriggio su Italia Uno c'era un film un po' del cazzo che ho cominciato a vedere per sbaglio ma poi ho spento subito e sono andato a fare la spesa. E invece devo dire che oggi pomeriggio su Italia Uno c'era un film che ho cominciato a vedere per sbaglio e che mi ha colpito, che quando ho capito dove andava a parare la trama sono rimasto lì fino alla fine - che poi la spesa sono andato a farla alle quattro col supermercato pieno - per vedere come veniva gestito il ginepraio in cui l'autrice  si stava andando a cacciare (con la brillante soluzione di non consideralo un ginepraio, neanche un po').

Insomma, io vorrei tanto vivere in un posto dove D.E.B.S. non fosse, almeno per me, argomento di conversazione (e di ammirazione), un posto in cui questo post (e neppure il film, un ottimo film sull'omosessualità abilmente travestito da teen-spy-movie qualunque) non avrebbe nessuna ragion d'essere.

giovedì 15 ottobre 2009

tiziano ferro

Ieri nel mio carcere c'è stato tutto il giorno il cantante Tiziano Ferro che era lì a girare un video. Ancora oggi era l'argomento del giorno. Nella nostra solita camminata di rientro al femminile chiedo alla detenuta com'è andata e lei – col suo solito ironico distacco – mi dice che al femminile c'era proprio un gran subbuglio e molte delle donne lì erano agitatissime.

"Molto più le agenti delle detenute" aggiunge con un sorrissetto giusto un filo maligno...






senza passare dal via (5)

lunedì 12 ottobre 2009

l'assessorato international

A quanto pare in Svezia l'assessorato ombra del buonumore è finanziato dalla Volkswagen.












[via wittgenstein]

sabato 10 ottobre 2009

williamina e tutte le altre

Fred Astaire: certo era un grande, ma non dimentichiamo che Ginger Rogers faceva tutto quello che faceva lui, ... andando all'indietro e con i tacchi alti.
Questa battuta del fumettista Bob Thaves (malgrado l'affetto che provo per Fred Astaire) l'ho sempre trovata una puntuale metafora della condizione lavorativa femminile.

L'altro giorno ho letto un libro. È un libro per ragazzi, scritto grosso, non tante pagine, si legge in fretta. Ci ho messo un paio di ore durante un viaggio in corriera per Siena. S'intitola Le tue antenate ed è firmato da Rita Levi-Montacini assieme a Giuseppina Tripodi, sottotitolo: "donne pioniere nella società e nella scienza dall'antichità ai giorni nostri". E infatti è una carrellata di 70 biografie da Ipazia a Vandana Shiva (con l'800 a farla da padrone seguito a ruota dal '700). Leggendo questo libro (e poi rileggendolo, senza gli scossoni del pullman e con la matita in mano per sottolienature e appunti) mi è venuta in mente spesso Ginger Rogers.


Tutta la storia della scienza al femminile è costellata da passioni incontenibili (quando società e mentalità dell'epoca facevano il possibile per contenerle), di successi nonostante tutto, di riconoscimenti negati, di personalità eccezionali. Leggere questo libro è stato come vivere decine di avventure una dietro l'altra. Non che le due autrici abbiano davvero scritto un libro di avventure, le avventure ce le deve vedere un po' anche l'occhio del lettore, che nel libro lo spazio è tiranno, ogni biografia tiene un paio di pagine, scritte grosse, perciò bisogna usare anche l'immaginazione, le scarne notizie biografiche vanno fatte germogliare leggendo (o magari anche scrivendo) tra le righe del testo. Ma anche il testo fa la sua parte: le scarne notizie biografiche sono quelle giuste, dette nel modo giusto, e ogni stringata biografia finisce con l'essere la tessera di un mosaico che guardato nel suo complesso ritrae il grande contributo che, nei secoli, le donne hanno dato alla comunità scientifica (volente o nolente, che la comunità scientifica spesse volte le donne neanche ce le voleva).

Il libro ci racconta di decine di menti eccelse, soprattutto astronome e matematiche, sì ogni tanto capita anche qualche biologa, qualche medica, qualche fisica, ma fino a tutto l'Ottocento sono quasi sempre matematiche e astronome. Il libro non lo dice chiaramente ma io penso che fosse perché per quelle cose lì, come la matematica e – specie prima dei telescopi – l'astronomia, ti bastava avere una bella testa, carta e penna, la voglia di scoprire e lo sguardo dritto al cielo notturno (la matematica poi la potevi fare anche quando era nuvolo). Mentre per quasi tutte le altre discipline dovevi avere accesso ai laboratori, alla comunità scientifica, alle strutture delle università (da che mondo è mondo un cielo stellato da guardare te lo procuri più facilmente di un cadavere da sezionare, m'immagino).

La storia della scienza al femminile, per come me l'hanno raccontata la Levi-Montalcini e la Tripodi, è piena di vicende appassianonati, di vite appasionanti. Che a me verrebbe voglia di dedicarmici per un po', di esplorarle ben bene, di sceglierne alcune e poi di raccontarle, estesamente. Per ora questa voglia l'appunto qui e la metto in un cassetto, che di lavoro ne ho fin troppo, beato me, ma per il futuro non si sa mai.

Magari però prima o poi torno qui a raccontarvi di qualche passo del libro che mi ha particolarmente colpito. Per oggi vi copio un pezzetto della vita di Williamina Paton Fleming (1857-1911) astronoma (autodidatta). La troviamo che si è sposata da poco ed è appena immigrata negli Stati Uniti dalla Scozia:
fonte
«Pochi mesi dopo, abbandonata dal marito mentre era incinta del primo figlio, dovette provvedere da sola al mantenimento suo e del bambino. Ottenne un lavoro come governante in casa del professore Edward Pickering, direttore dell'Osservatorio di Harward.
Pickering era insoddisfatto del lavoro svolto dai suoi dipendenti e decise di assumere Williamina per eseguire alcuni calcoli. La Paton ideò un sistema di classificazione delle stelle in base ai loro spettri.
Catalogò oltre 10mila stelle in nove volumi che stampò nel 1890 con il titolo
Draper Catalogue of Stellar Spectra. Nel 1907 pubblicò un elenco di 222 stelle variabili da lei scoperte e curò tutte le pubblicazioni dell'Osservatorio. Il direttore dell'Osservatorio le permise di assumere decine di collaboratrici. Una di queste, Henrietta Swan Leavitt, scoprì in seguito il metodo per misurare l'Universo.»

Poche righe ma è già un romanzo, un film.

E io me la vedo Williamina (che è quella in piedi, nella foto qui sopra), mentre emigra, mentre studia per conto suo l'astronomia, mentre dà la possibilità ad altre donne di dedicarsi alla scienza (e una poi trova pure il modo di misurare l'universo, dico l'universo! che a me che ho avuto qualche difficoltà anche a prendere le misure per la nuova libreria mi fa una particolare impressione), me la vedo mentre fa la governante e fa i conti di casa così bene che il suo padrone le offre un posto nel centro di calcolo di un osservatotorio astronimico, me la vedo mentre cura pubblicazioni, si cresce un figlio da sé, scopre e cataloga migliaia di stelle e il tutto sempre stando ben salda sui tacchi alti e andando, all'indietro, a tempo di foxtrot.

venerdì 9 ottobre 2009

bullarsi delle amicizie altrui

Oggi mi dovevo vedere con un paio di amici  per l'aperitivo (c'era di mezzo il prestito dell'alimentatore di un vecchio powerbook, questioni interessantissime che neanche vi sto a dire) e - con mia grande sopresa - uno degli amici è poi stato raggiunto da lei:







In primo luogo sono stato stupito dalla coincidenza: io la seguo (in vero un po' saltuariamente) dall'inizio delle sue youtube-apparizioni ma è proprio oggi che è stata citata da giglioli (dando così una spinta a una notorietà che comunque merita). In secondo luogo ho dovuto un po' ricredermi: ero convito che maddalena fosse fotogenica, beh non lo è.

mercoledì 7 ottobre 2009

cogliere l'attimo

"la mia reazione alla bocciatura del lodo Alfano sarebbe molto articolata, ma contiene sicuramente le parole meu amigo charlie brown" benty su ff


[via pensieri spettinati]

lunedì 5 ottobre 2009

15 ottobre, 23 ottobre



un anno dopo...




Un anno fa come fosse oggi moriva il mio amico marco e mi sembrano passati pochi giorni. Evidentemente non è solo quando ci si diverte che il tempo vola. Nell'aprile scorso avevo aperto una pagina flickr per mettere su un po' di foto sue (che mi ha dato sua moglie, gabriella) per quei percorsi un po' misteriosi della psiche sono riuscito in brevissimo tempo a perdere e dimenticare gli estremi per accedervi. Non ho più potuto aggiornarla e l'ho preso come un segno. Per ora ho messo in un cassetto l'idea. Per chi passa di qui e ha conosciuto marco metto lo stesso il link così almeno quelle poche foto se le può vedere. Un giorno, magari, apro una nuova pagina e ricomincio.

Il link è questo.

Ciao marco!


giovedì 1 ottobre 2009

girando a vuoto

Sono in auto, c'è un traffico denso e lento, se continua così arriverò il ritardo alla prigione. Dopo la pausa di agosto abbiamo spostato di un'ora i nostri incontri esco di casa tardi e arrivo sempre al pelo. Il traffico alle due e mezza in luglio non è quello delle tre e mezza in settembre, ma questa cosa non mi vuole entrare in testa.
Sono fermo al semaforo in general cantore, sto per imboccare papiniano quando mi accorgo che non ho preso il tesserino. Tirando giù un paio di madonne svolto a sinistra e prendo la via di casa.

In prigione senza tesserino non entri. A chi sta ai cancelli non importa di sapere come ti chiami, chi sei o cosa ti porta lì, questo lo sa già il tesserino. Ha le dimensioni di un biglietto da visita, non è stampato, è una fotocopia in bianco e nero plastificata, dall'aria artigianale. Sopra c'è la mia faccia in fototessera e un codice a barre, non molto altro. E quel cazzo di tesserino, invece di essere nella tasca posteriore dei jeans che ho addosso, è nel frigorifero che sta in sala, quello rotto, dove tengo i documenti. Intanto il traffico si scatena.

Arrivo in prigione con mezz'ora buona di ritardo. Mi dispiace. Questo è il primo giorno che porto la mia macchina fotografica (ho recuperato ieri l'autorizzazione) e dobbiamo fare le foto per la seconda puntata della specie di fotoromanzo che stiamo facendo. Mi dispiace che avremo meno tempo per lavorare e mi dispiace per la detenuta, che sarà nell'atrio del femminile ad aspettarmi da chissà quanto (che lei è sempre lì prima).
L'agente di custodia mi apre e io ci metto un po' a capire che le cose non stanno come al solito. Sulle prime penso che sia perché sono arrivato in ritardo: la detenuta non è neanche lì ad aspettarmi, si sarà stufata. Poi capisco che invece c'è qualcosa che non va, l'agente è agitato, recuperare la detenuta sembra complesso. Alla fine lei arriva, come scusandosi del suo ritardo.

Usciamo dal femminile e mentre attraversiamo il cortile che ci separa dal maschile mi spiega. Poco prima dell'ora del nostro appuntamento c'è stata una perquisizione a sorpresa (pare che in sartoria sia sparito un paio di forbici, di quelle lunghe) ora le detenute sono tutte nel cortile della "passeggiata" mentre gli agenti passano al setaccio le celle. Quindi non solo la mia detenuta è in ritardo, ma non è potuta tornare in cella a prendere il libro su cui ruota la seconda puntata del nostro foto-fumetto. In altre parole: se al maschile non hanno una copia del libro mi sono fatto mezzo pomeriggio nel traffico per nulla.

Naturalmente al maschile una copia di quel libro non salta fuori. Nemmanco a pagarla. Si vede che oggi va così.

Senza il libro da fotografare vediamo di non buttare via del tutto l'incontro e col detenuto (che alla fine della fiera ci ha aspettato per tre quarti d'ora) discutiamo delle idee che gli son venute per la terza puntata. La terza procede bene: per la prima volta non ci sarà un semplice dialogo tra il personaggio-detenuto e la personaggia-detenuta e sarà molto più dinamica. Ci diciamo un paio di cose, capiamo che manca ancora una situazione comica, e bon. Dieci minuti di riunione in tutto.
Però poi parliamo d'altro: dei progressi che lui sta facendo nel disegno (che mica faremo un fotoromanzo per sempre, prima o poi passeremo ai disegni veri), di quello che ci piace leggere e guardare in tivù, dell'implausibilità delle fiction poliziesche italiane (e loro lo possono ben dire), dei rapporti con gli altri detenuti (più facili per lui, più difficili per lei, mi pare). Insomma, adesso il pomeriggio non mi sembra più così da buttare. Alla fine gli faccio comunque qualche foto, una specie di prova generale per quelle vere, rinviate di sette giorni.

Mentre rientriamo al femminile la detenuta si chiede se la perquisizione sarà finita e se potrà rientrare in cella e, soprattutto, spera che gli agenti non abbiano lasciato troppo casino tra le sue cose. Avvicinandosi, lentamente, all'edificio sentiamo gli schiamazzi delle altre. Se vengono da fuori vuol dire che la perquisizione è ancora in corso e che si stanno lamentando perché vogliono rientrare. Quando siamo sotto capiamo che no, vengono dal secondo piano, allora sono nelle celle, mi dice lei, si stanno lamentando del disordine.

Ci salutiamo sul portone blindato mentre l'agente la fa rientrare.
Ciao, a settimana prossima.

senza passare dal via (4)