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sabato 18 agosto 2007

vincere la guerra con le parole crociate
e parlando dialetto

Cosa accomuna un signore inglese nato nel 1912 di nome Alan Turing ai 400 e passa indiani navajo che dal 1942 vennero impiegati dai marines come marconisti durante le operazioni di guerra nel Pacifico?
A me vengono in mente tre cose: l'appartenenza a una minoranza discriminata (Alan Turing era omosessuale mentre i navajo erano navajo), l'essere stati determinati per l'esito del secondo conflitto mondiale a favore degli alleati (in particolare per i loro meriti in campo crittografico e criptoanalitico) e infine la successiva sostanziale ingratitudine di cui furono oggetto.


code-talker: come i pellerossa sconfissero i giapponesi
Chi ha visto il film di John Whoo Windtalkers sa già di cosa parlo (o almeno così immagino, io il film non l'ho ancora visto).
È il 1942 quando l'ingegnere Philip Johnston ha un'idea per migliorare la situazione dell'esercito USA nella guerra che nel Pacifico sta combattendo contro il Giappone: usare il linguaggio dei navajo come se fosse un codice segreto già pronto per l'uso. Johnston ha ben presente quanto sia difficile capire il navajo, perché in tutta l'America (e quindi nel mondo) non ci sono neanche una trentina di bianchi che sono in grado di farlo e lui è uno di questi.
Non è che in quel momento l'esercito americano non abbia dei sistemi di cifratura efficaci, anzi. Durante la seconda guerra mondiale tutte le parti in causa possono contare su macchine per la cifratura dei messaggi estremamente sofisticate, se usate bene sono addirittura imbattibili. Però la cifratura meccanica è una questione lenta, ci vuole tempo per cifrare il messaggio, tempo per trasmetterlo, una lettera alla volta, e tempo per decifrarlo. Tutte cose che si possono fare con comodo stando dietro le linee, ma provate a farle in una trincea da evacuare di corsa mentre siete sotto il fuoco nemico.
L'idea di usare dei nativi americani da un capo all'altro della radio, per scambiarsi informazioni in sicurezza durante le azioni militari, come se fossero macchine da codifica viventi, in realtà era già stata messa in pratica altre volte, fin dalla prima guerra mondiale. Ma fu nel 1942 che l'uso dei nativi, e in particolare dei navjo, venne sistematizzato e venne elaborata una serie di convenzioni per esprimere in lingua nativa termini - ovviamente inesistenti - come "portaerei" o "bombardiere".
La scelta ricadde sui navajo perché erano una tribù abbastanza popolosa per avere un numero sufficiente di maschi, bilingui (che oltre al navajo sapessero anche l'inglese) in grado di diventare marconisti. Inoltre non solo la lingua navajo era una lingua a sé, parente di nessun'altra, ma nessun linguista tedesco, prima della guerra, l'aveva studiata (come era invece successo per le lingue di sioux, chippewa e prima-papago, le altre tribù candidate).
Nonostante i nativi fossero trattati da schifo (cittadini di seconda classe, senza neanche il diritto di voto) i volontari per difendere la "loro" patria non mancarono, anzi, alcuni arrivarono a falsificare i dati anagrafici pur di partire (anche quindicenni), altri si sottoposero a una dieta di acqua e banane pur di raggiungere i 55 chili, il peso minimo per l'arruolamento.
Dopo il primo gruppo di una trentina, ne verranno formati e inviati al fronte molti altri, in tutto i code-talker (i parlatori in codice) saranno 420.
I code-talker costituiranno un vantaggio non da poco per le forze americane, secondo alcuni determinante - per esempio - in occasione della presa di Iwo Jima.

Tornati in patria i marconisti navajo, che tanto avevano fatto per l'esercito USA, non ebbero i riconoscimenti che gli sarebbero spettati e la vita che li attendeva sarebbe stata forse un po' meglio di quella ante guerra, ma per tanto tempo restarono cittadini di seconda classe. Il fatto è che l'impenetrabilità del "codice" navajo aveva dato risultati così brillanti che la cosa rimase coperta dal segreto militare fino al 1968. Quindi fino al '68 nessun riconoscimento, nessun articolo di giornale che ne commemorasse le gesta. Poi, un po' alla volta, qualcosa si è saputo. Dal 1982 esiste pure una "giornata nazionale" dei parla-codice nvajo, cade il 14 agosto, giusto un paio di giorni fa.

QUI la storia dei parla-codice spiegata un po' più in dettaglio.

alan turing: salvare il mondo dal nazismo e poi morire come biancaneve
Facciamo un passo indietro, torniamo durante il conflitto e spostiamoci in Gran Bretagna. Siamo verso la fine del 1941 quando il Daily Telegraph organizza un concorso tra quei lettori che sono affezionati solutori del cruciverba pubblicato quotidianamente dal giornale. Se ci mettono meno di 12 minuti a risolverlo possono vincere 100 sterline. Ovviamente dovranno dimostrarlo risolvendone uno presso la sede del quotidiano. 25 lettori accettarono la sfida e cinque di loro la superarono. Ancora non lo sanno, ma hanno appena sostenuto la prima prova per entrare a far parte del servizio segreto di Sua Maestà (al secondo colloquio sarà ammesso anche Stanley Sedgewick, che allo scadere dei dodici minuti ha completato l'intero schema tranne una parola).
Il servizio segreto britannico sta infatti cercando personale per Bletchley Park (nota anche come Stazione X) il luogo dove centinaia di cervelloni sono impegnati nella crittoanalasi (ossia nella decodifica) dei messaggi cifrati dei paesi dell'asse. Soprattutto a Bletchley Park si cerca di violare il codice dei messaggi codificati da Enigma. Si cerca e spesso, sempre più spesso, ci si riesce pure.
Per riuscirci il servizio segreto ha riunito a Bletchley Park le menti più disparate, non solo abili solutori di cruciverba (come Stanley Sedgewick), non solo linguisti e matematici ma anche "un noto collezionista di porcellane, un conservatore del museo di Praga, il campione britannico di scacchi e numerosi esperti di bridge"(*). Chiunque sia in grado di tirare fuori idee - meglio se innovative - per vincere la guerra dei codici, che corre parallela all'altra guerra, quella che si fa con navi, aerei e cannoni, a Bletchley Park è il benvenuto.

Nella composita umanità che abitava Bletchley Park c'è anche Alan Turing, brillante matematico e logico, uno dei padri teorici del computer. Di Turing ne dà una un ritratto efficace Piergiorgio Odifreddi QUI, quindi io tiro via un po' rapido [anche se purtroppo il link alla bio di Odifreddi non è più consistente QUI la wiki].
Turing sarà tra quelli che più contribuiranno allo scardinamento del codice di Enigma, da un lato scoprendo uno dei tanti errori commessi dai tedeschi nell'uso della macchina cifratrice, ossia che certe parti dei messaggi cifrati erano prevedibili a priori (per esempio il termine "wetter", "tempo atomosferico" in tedesco, che aveva una posizione fissa nei quotidiani bollettini meteorologici) dall'altro progettando una macchina elettromeccanica in grado di semplificare vertiginosamente il lavoro di decodifica.
Se i tedeschi avessero usato Enigma nel modo migliore possibile probabilmente il suo codice non sarebbe stato violato, ma - in ogni caso - senza il contributo di Turing i britannici non avrebbero mai avuto a disposizione gli strumenti per farlo.

Non è che il suo Paese non fu riconoscente verso Alan Turing, anzi, finita la guerra Turing ricevette anche un paio di onorificenze. Però Turing era omosessuale e negli anni '50 in Gran Bretagna essere omosessuale era un reato. Lo era a tal punto che quando Turing - denunciando alla polizia un furto che aveva subito - ammise candidamente di avere una relazione con un altro uomo (per altro il probabile colpevole del furto) la polizia lo arrestò per atti gravemente contrari alla pubblica decenza. Poi il processo, la notizia sui giornali, il governo che da allora gli negò l'accesso a tutte le informazioni riservate, la condanna, le sedute psicoterapia obbligatorie, la terapia ormonale - altrettanto obbligatoria - che lo rese obeso e impotente, la depressione e, infine. un paio d'anni dopo il suicidio: avvelenamento da cianuro.
E probabilmente il metodo che usò per uccidersi fu quello di immergere una mela in una soluzione al cianuro e quindi morderla. Morendo proprio come morì Biancaneve. Solo che per lui il principe azzurro non venne mai a destarlo dal sonno eterno.

- - -
(*) cito da Codici & Segreti di Simon Singh (Rizzoli, 1999) che è la mia fonte principale per tutto quanto scritto in questo post su Turing e i navajo.

10 commenti:

stefanone ha detto...

una bella e interessante lettura domenicale :)

(anche se siamo di sabato vabbè)

e cmq accidenti a te e al giochino bloxorz :D

ancorablu ha detto...

da qualche anno sono accessibili via internet gli archivi della marina militare, non tutti ovviamente. quello che il signor Turing e i suoi colleghi consideravano uno stimolante esercizio intellettuale era uno strumento di morte, non lo si dovrebbe dimenticare. La maggior parte delle navi della flotta italo tedesca sono state affondate proprio perche gli inglesi sapevano in anticipo il loro percorso. Mio nonno era su una di quelle navi, 300 regazzi tra i venti e i 25 anni, che non hanno niente a che fare con churchil e mussolini e che si trovano ad affondare con le loro navi in una notte di gennatio, con l'acqua a meno di 10 gradi. sono morti in 290, non annegati, ma perche il freddo era insopportabile, perche i soccorsi sono arrivati dopo 10 ore, e perche i giubbotti di salvataggio erano fatti in modo da spezzare il collo a chi li indossava al passare delle onde. Ora, mio nonno e' sopravvissuto, portandosi per ricordo un soffio al cuore e l'epilessia. questa e' solo una storia su centinaia di migliaia, e letta nella biografia di Turing e' un trionfo della marina inglese, ma se guardata in una prospettiva piu ampia racconta della mancanza totale di scrupoli di chi si ritrova ad avere potere. Il governo inglese ha trattato Turing con lo stesso rispetto per l'uomo e l'umanita che contraddistingue i governi in generale. Solo che all'occorrenza chi si frappone allaconquista di questo potere viene chiamato nemico, dello stato, nel caso della guerra, della famiglia e della morale nel caso dei gay, e via dicendo. detto cio, mi ha fatto molto piacere leggere questo post, buon finesettimana:)

403 ha detto...

stefanone

accidenti a te e al giochino bloxorz


Non è colpa mia, è come giocare a "ce l'hai" io ne ho letto su inkiostro che ha sua volta ne ha letto su un altro blog che aveva saputo la cosa da un amico e così via...


Comunque alla fine si arriva all'ultimo livello e tutto finisce... certo, prima ci si deve arrivare, ma non è che i livelli si complichino di tanto, andando avanti.

anonimo ha detto...

La maggior parte delle navi della flotta italo tedesca sono state affondate proprio perche gli inglesi sapevano in anticipo il loro percorso.


Con tutta la comprensione e la simpatia sincera per tuo nonno, vittima innocente della guerra, io dello scatafascio della flotta italo-tedesca, nell'occasione, non riesco proprio a dolermi, pensando all'alternativa.


Ipofrigio

403 ha detto...

ancorablu

io l'ho ben presente che quello che si faceva a Bletchley Park era guerra, importante (e quindi letale) tanto quanto la guerra che si combatteva sul campo. E all'epoca ce l'aveva ben presente anche Churchil che a una richiesta del personale di Bletchley Park che si lamentava di non aver avuto i mezzi e gli uomini in più richiesti ai loro superiori fece in modo che avessero con assoluta priorità tutto ciò che era loro necessario. Churchil non pensava ai giochi intellettuali, Churchil sapeva che avere un'efficiente unità di criptoanalisti voleva dire avere un significativo vantaggio rispetto al nemico. E in guerra un significativo vantaggio è una maggiore capacità difensiva e una maggiore capacità offensiva.

Che tradotto in vite umane vuol dire meno morti dei nostri, più molti dei loro.


La cosa difficile quando si racconta un fatto storico, e ancora di più se si parla di guerra, è il punto di osservazione. Raccontando qui la storia di Turing e dei navajo il punto di osservazione migliore mi è parso quello che hai letto, stando al di qua delle linee alleate. Perché stando al di qua, io che scrivo, i governi britannico e USA, i navajo e Turing all'inizio siamo tutti dalla stessa parte e in questo modo mi pare che sia più efficace quando - finita la guerra - invece di aver vinto tutti, ci si ritrova con i governi vincenti da un lato e io (ossia il punto di vista della storia), i navajo e Turing sconfitti dall'altro. Questo era il mio intento (se ci sia riuscito o meno, bene o male, non lo so).


La parte che riguarda i navajo, adesso deve servirmi da spunto per una piccola storia a fumetti per ragazzi che devo scrivere per lavoro ed è un guaio. Perché lì non mi potrò permettere più di tanto il taglio polemico che ho usato qui (un po' comunque ci tento). Ho già provato a impostare la storia assumendo il punto di vista dei giapponesi e per ora non ne è venuto fuori nulla di buono. Non riuscirò a scrivere qualcosa di sostanzialmente pacifista, perché il fulcro della narrazione è un altro e io ho troppe poche pagine a disposizione, però non è che si può ambientare una storia per ragazzi durante la seconda guerra mondiale, concentrandosi solo sull'aspetto curioso del codice-navajo e non spendere neanche un pensiero su quanto è orrenda la guerra (posso farlo qui dove a voi lettori v'immagino già cresciuti e non sento quindi responsabilità verso la vostra educazione :)

Insomma è un casino e non so come ne uscirò.


Mio nonno era su una di quelle navi, 300 regazzi tra i venti e i 25 anni, che non hanno niente a che fare con churchil e mussolini


durante la guerra molte nostre città sono state più volte bombardate dall'esercito alleato, ovviamente hanno avuto i loro bravi morti tra i civili e mica tutti erano sostenitori di mussolini... la guerra è sempre atroce, mi dispiace per ciò che è toccato a tuo nonno e ai suoi compagni, come mi dispiace della sorte di chi è morto qui e altrove. Però penso che sia importante che i paesi dell'asse siano stati sconfitti.

In una prospettiva storica il mio punto di vista resta al di qua delle linee alleate, anche quando bombardavano la casa dei miei nonni (e mia nonna ha ancora tre schegge di granata vicino al cuore).


Certo, quello che poi ne è sortito non è il mondo migliore possibile, questo credo che lo vediamo un po' tutti.

ancorablu ha detto...

403 grazie della tua risposta, credo che alla fine siamo dello stesso parere, gli sconfitti e i "vincenti" (ammesso che di vincenti si possa parlare) non stanno sempre dietro alla stessa bandiera. mi sembra bellissimo che tu stia cercando di raccontare questa storia a fumetti, l'hai scelto tu l'argomento? spero tu abbia spazio per inserire qualcosa di piu del semplice aneddoto, che ai ragazzi male non fa.


Ipogrifo, al di la della storia di mio nonno, che mi ricorda solo che non e' sempre bene spersonalizzare, ci siamo liberati dell'asse ma abbiamo generato gli u.s.a. (minuscolo non a caso), il che influenza la nostra vita forse meno direttamente del fascismo, ma in ogni caso non poco. siamo passati dalle dittature nazionali a quelle mondiali. piu subdole.ora, per quanto sono il per prima ad essere contentissima che l'italia abbia perso la guerra, non sono proprio sicura che si possa parlare di sconfitta dei "cattivi" da parte dei "buoni". come dice il padrone di casa, non certo il migliore dei mondi possibili....




anonimo ha detto...

Ipogrifo


Non sono una creatura ariostesca, ma un melodioso modo della musica greca: l'ipofrigio.


[IMMAGINE]


ci siamo liberati dell'asse ma abbiamo generato gli u.s.a


Non abbiamo di sicuro generato gli usa e del resto non ci siamo liberati dall'Asse ma ce ne hanno liberati, guarda un po', in massima parte proprio gli USA (maiuscoli, abbia pazienza); ma anche se fosse, e sempre limitatamente all'episodio in questione, non posso che ripetere: meno male, meno male, meno male. Che cosa posso farci? Peggio di Hitler e del suo progettino per il mondo non mi viene in mente niente, neanche sforzandomi.


Ipofrigio

403 ha detto...

insomma sul fatto che gli sconfitti siano stati i "cattivi" credo si possa essere tutti d'accordo... poi pensare che tra i "buoni" ci fosse Stalin, tanto per dire, mi fa venire un po' i brividi...


l'hai scelto tu l'argomento? spero tu abbia spazio per inserire qualcosa di piu del semplice aneddoto


è questo il problema, troppo poco spazio, ho solo quattro pagine di fumetto e due di articolino per esporre l'aneddoto, comunicare tutto il resto e imbastire anche una piccola avventura per i protagonisti (che sono due reporter di un universo parallelo che saltabeccano su e giù lungo la storia della Terra)...


gli argomenti della serie li ho scelti tutti io ma l'ho dovuto fare in fretta, prima che la serie fosse approvata e quando ancora non avevo preso bene le misure su quello che si riesce a raccontare in quattro tavole (io ero abituato a scriverne cento alla volta di tavole, è tutta un'altra storia, letteralmente)...


vabbe'... in qualche modo farò...

anonimo ha detto...

E c'è qualcuno che pensa che Turing meriti delle scuse:


http://news.bbc.co.uk/2/hi/technology/8226509.stm



403

slog

anonimo ha detto...

Ma quali scuse! Ben gli è stato, ha affondato il nonno di quella là!


Ipofrigio