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lunedì 13 agosto 2007

esta noche

Sono reduce da una serata a tratti molto intesa. Cena a casa dei vicini con un po' di invitati, per me quasi tutti sconososciuti, tra loro c'è una coppia di mezza età di origine argentina. Quando sanno che faccio i fumetti mi raccontano che loro conoscono bene Muñoz e Quino, e già questo mi emoziona. Poi si comincia a parlare della comunità argentina di milano e da qui a parlare di quello da cui sono fuggiti loro ci vuol niente.
La tipa di fronte a me ha sette desaparecidos tra i suoi familiari, anche un fratello e una sorella, e ha una nipote - neonata all'epoca della sparizione dei genitori - che non si sa dove sia, probabilmente data in adozione a qualche militare.
I lucciconi non mi sono venuti quando si parlava del passato. I lucconi mi sono venuti quando ha raccontato di un suo recente viaggio a buenos aires (lei ha lì una mamma novantaduenne che ancora non ha rinunciato all'idea di riabbracciare la sua nipotina). Era lì, a spasso nel quartiere che ha lasciato trentanni fa, espatriando. E ha trovato, nel parco davanti a casa, una lapide messa di recente, con l'elenco di tutti quelli del quartiere che sono scomparsi durante la dittatura. Mentre la leggeva le si è avvicinato un ragazzo del posto, avrà avuto sì e no diciotto anni. Il ragazzo non la conosceva, non sapeva che su quella lapide lei stava leggendo il nome di sua sorella, di cognati e cognate, del fratello. Il ragazzo l'ha avvicinata e le ha detto "quelli sono nostri, la lapide l'abbiamo messa noi".

È questo che mi ha fatto venire i lucciconi, sentire raccontare dei ragazzi nati dopo la fine della dittatura che vogliono ricordare, che pretendono una giustizia che è ancora negata.

6 commenti:

ehvvivi ha detto...

un paio di anni fa ho assistito al monologo Buenos Aires non finisce mai, portato in scena da Ottavia Piccolo.

E' importante che non finisca, nella memoria collettiva del mondo.

pbeneforti ha detto...

Sulla strage dei desaparecidos (Oesterheld, per es.) sui molti colpevoli e complici impuniti, c'è la bella testimonianza diretta di Massimo Carlotto, "Le irregolari"

ytteb ha detto...

è una realtà che io non riesco proprio a concepire! ...insomma...non mi sembra possibile che sia accaduto veramente! è fuori da ogni logica!


PS: carino il fumetto!

403 ha detto...

Ciao a tutti e tre...


Amo ottavia piccolo, questo spettacolo però non l'ho visto... come non ho letto il libro di carlotto (bisognerà che mi rimetta a leggere per davvero, prima o poi)...

La memoria di quanto è successo in america latina negli anni '70... (o di quanto è successo nei campi negli anni '40, per dire) è importante proprio perché son cose che non ci si crede... sono cose che verrebbe facile e comodo dimenticare...


ps

Quino per me è ancora più grande nelle sue opere "libere" di quando non è autore di Mafalda (e a me Mafalda piace).

anonimo ha detto...

http://www.flickr.com/photos/jeremyicons/5243059805/

 
non so se abbia senso commentare un  post di 3 anni fa, ma quando mi trovo a ravanare nei blog altrui certe cose ovviamente le scopro tardi. Quindi non so se 'sto commento ti giungerà; ad ogni modo volevo fornire a testimonianza di ciò di cui si parla nel post; una foto scattata nel quartiere di San Telmo; ma c'è anche un Parque della memoria a Buenos Aires dove sono ricordati tutti i 30000 "spariti".

Milo

403 ha detto...

Ciao Milo!
Come dicevo ieri a laura qui i post non hanno data di scadenza, grazie della foto che mi segnali (che metto qui sotto per i più pigri, ma su flickr la si può vedere a risoluzione maggiore)

[IMMAGINE]