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sabato 11 novembre 2006

Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí (4)

55
Nel 1987 il settimanale californiano New Times indìce un concorso letterario per racconti che contino, al massimo, 55 parole. È la nascita di un genere.
Pensare di censire le risorse in rete dedicate alla 55 fiction è pura utopia, ce n'è quasi quante di quelle dedicate ai racconti di sei parole.

Qui un articolo (in italiano) di Antonio Gallo sui racconti da 55 parole.

Qui le regole ufficiali del concorso del The New Times (che si tiene ogni anno). Qui un articolo della stessa rivista, sempre sull'argomento.

Altri siti dedicati al genere: qui, qui, qui, qui e qui.

Steve Moss l'editore e fondatore di New Times che ha dato origine al genere inventando il concorso, ha anche curato due antologie:
The World's Shortest Stories sottotilo: Murder, Love, Horror, Suspense, All This and Much More in the Most Amazing Short Stories Ever Written, Each One Just 55 Words Long
The World's Shortest Stories of Love and Death sottotilo: Passion, Betrayal, Suspicion, Revenge, All This and More in a New Collection of Amazing Short Stories-Each One Just 55 Words Long




54
Perché indugiare nella prolissità delle 55 parole quando si può scrivere dei racconti più asciutti ed eleganti di 54? Ryan Powers da anni colleziona racconti di 54 parole che pubblica nel suo sito www.brassmonkey.com. Ne ha una raccolta ricchissima, la trovate qui, qui, qui e qui.

300
In genere in numero di parole attorno a cui si articola un racconto di Microfiction.

(4 continua...)

DISCLAIMER: questo continua a essere un lavoro compilatorio, io ho letto pochissimo di ciò che segnalo. Le risorse citate contnuano a essere in inglese tranne dove espressamente segnalato.

6 commenti:

katiuuuscia ha detto...

interessantissimo..

Ipofrigio ha detto...

Alla fine, questi esercizi mi pare abbiano molto più in comune con le parole incrociate, o le sciarade o i rebus che con la letteratura in qualunque sua accezione: soprattutto per il fatto che sono divertenti per chi li fa molto più per chi li legge (ma appunto: qualcuno li legge, tolti i 'contestant' che vogliano rendersi conto della concorrenza, visto che quasi tutte queste operazioni sono poi concorsi indetti da riviste presso i lettori?).

anonimo ha detto...

Concordo in buona parte con Ipo. Da un lato, è vero che il vincolo formale è necessario all'arte (pensiamo al sonetto, che esiste solo se obbedisce a una struttura formale peraltro rigidissima); però è vero che strutture così asfittiche (6 parole!) fanno pendere la bilancia più verso l'enigmistica che verso la letteratura. Insomma, detto fra noi, non è che dall'Oulipo sia poi venuto fuori 'sto gran che...

Ipofrigio ha detto...

Le strutture formali dell'arte, tuttavia, sono struttura organiche con una storia: prendi proprio il sonetto, in origine una stanza di canzone, ma poi tutte le altre forme metriche.


Nella poesia poi, quando naturalmente sia poesia, la forma non è solo un vincolo, anzi, non lo è affatto se non dal punto di vista puramente materiale, perché provvede anzi un complemento di senso (la versione in prosa di un sonetto non è più niente).


Ma cento - cinquantacinque - sei parole, o due frasi, sono ostacoli artificiali e puramente ludici, proprio nel senso della Settimana Enigmistica.

anonimo ha detto...

Sempre più d'accordo con Ipo.

A questo punto, la Grande Sfida sarebbe: inventare vincoli formali - arbitrari, certo, - ma che non siano puramente gratuiti, e che quindi abbiano ANCHE un senso narrativo. De Gaulle avrebbe commentato: "vaste programme..."

Anche se (e qui mi contraddico, ma vabbè) un vincolo basato sulla lunghezza non è di per sé privo di senso: in fondo, già Poe sosteneva che l'età moderna avrebbe visto testi da leggere in un'unica sessione, a differenza del romanzo-fiume del primo Ottocento...

403 ha detto...

Calma...


C'è piacere enigmistico e piacere enigmistico.


Che un racconto chiuida bene in 55 piuttosto che in 54 parole può anche fottermene il giusto. Però i racconti in sei parole, quando funzionano (ed è ben raro) sono proprio ganzi.


È vero che la maggior parte della produzione dell'OuLiPo è macchinosa, cervellotica e, in fin dei conti, pallosissima. Ma roba tipo Esercizi di stile o (restando nei meccanismo molto costrittivi) il sillabario illustrato (di Perec, di Calvino) sono lampi d'intelligenza che, di certo non parleranno al cuore come fa la Letteratura vera, ma al cervello parlano eccome (allmeno al mio) ed è una gioia.


Detto ciò è vero che siamo più dalle parti del Limerick che da quelle del sonetto.


Divertimenti.


Ma a volte capita che mi diverto. E non è poco.