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venerdì 6 ottobre 2006

il pane e le rose

Quando si è troppo voraci nel consumare storie (come mi capita) poi passa qualche anno e succede che ce le si dimentica (ed è anche per questo che faccio 'sta cosa del blog, per non dimenticarle proprio tutte).

Qualche giorno fa ricevo un sms da un'amica che mi chiede se mi viene in mente un nome per un ristorante, di futura apertura, sincero e democratico (definizione mia).
Tra il serio e il faceto le rispondo "Il pane e le rose".

Passa mezza giornata, altro sms. Lei mi chiede l'origine della citazione.
Io con fare saccente mi accingo a rispondere e scopro che, ohibò, non la so. La sapevo, anni fa, ma adesso proprio non la so.
Vabbe'... Il pane e le rose è la storica collana della Savelli che si trovava a pacchi nei remainders nei primi anni '80 (best seller della collana: la prima edizione di Porci con le ali, tanto per dire). In tempi recenti è stato anche un film di Ken Loach (che non vidi). Ma l'origine? Nella mia beata ignoranza (ignoranza di ritorno che, per certi versi, è pure più grave) penso che possa essere una citazione da qualche autore socialista, di quelli un po' fighi (preoccupato che il popolo avesse anche dell'altro, oltre alla sussistenza). Con questa idea apro google e mi metto a cercare.
Non mi ci vuole molto per uscire dalle tenebre.
Voi la sapete di sicuro, ma faccio finta che ci sia qualcuno, come me, che non se la ricorda e gliela ri-racconto.


1912 siamo a Lawrence, Massachusetts, le industrie tessili della città adoperano operaie e operai immigrati che lavorano per 56 ore la settimana per un salario che riesce a malapena a garantire la loro sopravvivenza. Una sorta di babele industriale, qui si parlano 25 lingue diverse.
Il primo gennaio entra in vigore una legge statale che impone la riduzione dell'orario di lavoro per donne e bambini a 54 ore. Il primo risultato è una conseguente riduzione della paga, già da fame (e se, non ho capito male, vengono pure accelerate un po' le macchine delle linee di produzione, non sia mai che con la riduzione d'orario dovesse calare produttività).
La situazione è insostenibile e il 12 gennaio più di 25.000 operaie ed operai della città scendono in sciopero. Sciopero che durerà due mesi e che passerà alla storia come lo "sciopero del pane e delle rose" per via dello slogan “we want bread, and roses, too” presente sugli striscioni di alcune operaie. Nonostante una repressione inizialmente dura gli scioperanti non desistono. Il 14 marzo la vittoria. Gran parte delle richieste viene accolta (tra cui un aumento del 25% dei salari minimi).


Riscoprendo questa storia mi sono commosso. L'idea che questa frase non l'avesse pensata un qualche illuminato intellettuale che avendo già, per sé, pane e rose ne sognasse, sacrosantamente, anche per tutti gli altri, ma che invece lo slogan fosse venuto in mente a delle donne che, un secolo fa, per uno stipendio da mera sussistenza, lavoravano ai telai nove ore al giorno, tutti i giorni tranne la domenica... beh questa idea mi ha fatto proprio venire i lucciconi agli occhi.
Vogliamo il pane e anche le rose.

Poi uno fa un paio di verifiche prima di pubblicare il suo bravo post nel suo bravo blog e scopre che l'attribuzione della maternità dello slogan alle operaie di Lawrence è certamente scorretta (la poesia "Bread and Roses" di James Oppenheim è stata pubblicata nel 1911). Altre operaie e altre manifestazioni avrebbero visto la nascita della richiesta di "pane e rose" (a Chicago durante uno sciopero nel 1911, oppure l'8 marzo del 1908 a New York durante un'imponente corteo di 15.000 donne che chiedevano orari più umani).

Be'... poco cambia, sempre lucciconi sono.

21 commenti:

georgiamada ha detto...

ciao

beh chi vuoi che pensasse alle rose se non delle donne ;-)

se non ci fossimo noi alle volte a distrarvi dalle armi e da quello che credete serio, sarebbe un gran brutto mondo.

Volevo dirti che forse hai dei problemi con le immagini che ti fanno tutto quello spazio bianco terra di nessuno, ora io non me ne intendo molto (forse è solo il mio pc che vede così) ma forse potrebbe essere dovuto alla dimensione, splinder non sopporta immagini troppo grandi, quando le metti dovresti mettere sempre sotto 450, (io metto 400 o 350) però ricordati sempre di aprire prima il lucchetto (simbolino su cui basta cliccare) all'interno della finestra delle immagini altrimenti ti deforma l'immagine.

Spero di non essere importuna soprattutto di non averti dato una informazione sballata.

ciao

403 ha detto...

Darn! Ecco che torna l'eterno tema dell'incopatibilità (non parlo del rapporto uomo/donna, ma più prosaicamente di quello mac/win).


Sotto mac, io vedo tutto benissimo con safari, firefox, un vecchio mozilla ed exolorer (in realtà con explorer non benissimo - ettepareva! - ma il problema è opposto, troppo poco bianco).


Chiedo ad altri, eventuali, visitatori del sito che usino win: come vedete l'impaginazione? con quale browser la vedete? gli utenti mac segnalino solo se hanno problemi, per favore...


Quanto alle immagini io non le carico con splinder ma, mettendole su un hosting a parte, inserisco tutti i codici html a mano (e questo template ha una colonna larga 530 pxl mentre le mie immagini sono 520... vaccarana!)

georgiamada ha detto...

in splinder è chiesto espressamente che non vengano messe immagini sopra i 450.

Almeno così ho letto io quando ho messo su il blog poi lo sai le cose cambiano velocemente :-).

All'inizio anchio postavo con il codice htlm, ma ora ci sono tutti le icone apposite.

Io vedo uno scritto iniziale poi un enorme (ma proprio enorme) spazio bianco e poi l'immagine e il resto.

prova a mettere l'immagine a 400, vediamo che succede.

geo

romandelarose ha detto...

il film si basa su una storia del genere, ma in tempi moderni.

403 ha detto...

Nel tentativo di venire a capo della questione ti ho mandato un messaggio privato... quando hai tempo gli dai un occhio?

grazie

403 ha detto...

ehm... il mio commento precedente era per georgiamada e non per romandelarose...

georgiamada ha detto...

dove mi hai mandato va tutto bene per tutte le foto.

Nessuna traccia di grandi spazi bianchi.

georgiamada ha detto...

ora va bene

403 ha detto...

Aaaaaarg! È lo stesso template, perché lì va tutto bene e qui no?

Cmq ho ridotto questa immagine a 420 pxl, mo' come va? Ma il super spazio bianco te lo fa anche negli altri miei post? (la risposta sarà sì, lo sento)...

georgiamada ha detto...

fra gli atlri post solo questo presenta lo stesso problema

anonimo ha detto...

Nel suo repertorio dei film, parlando di quello di Ken Loach che ricordi tu, Paolo Mereghetti attribuisce la frase all'attivista socialista Rosa Luxembourg (suppongo per pura paronomasia).


Immagino che da qui venga la tua convinzione a proposito dell'origine della dittologia.


ipofrigio

anonimo ha detto...



pirla ricorsivo: ora dovei averlo aggiustato


Pirla

anonimo ha detto...



va' lì il pirla: come ho fatto qualche giorno fa sul blog di D'Inchiostro, ho lasciato aperto il tag così tutto da lì in avanti è in grassetto...

403 ha detto...

Non è la tua giornata Ipofrigio... mi commenti da "sloggato", non chiudi i tag, sei convinto che è un problema non averli chiusi e invece da qui pare di no, mi linki Spari ma lo linki male... insomma, non è gioranata...

biancac ha detto...

Bel post, A.

Davvero, ti dico grazie. Tra la situazione di Bread and Roses di Loach e quella delle lavoratrici a cavallo tra 800 e '900 non c'è molta differenza.




E mi piace pensare che sia così, comunque, che io voglio il Pane ma anche le Rose. Un fiore con le spine, come qualunque sentimento.

403 ha detto...

Grazie a te biancac...

mi sa che siamo in parecchi a volere il pane e anche le rose :)


... ma io il pane già ce l'ho già, mi pare di una forza prorompente il fatto che per prime a chiederle, queste rose, siano state donne che il pane proprio non l'avevano! (e immagino che se la redazione dello slogan fosse stata delegata agli uomini al massimo sarebbero riusciti ad articolare un bel "vogliamo il pane e la figa", che magari poi in fondo in fondo per molti di loro sarebbe stato un modo per dire la stessa cosa, ma vuoi mettere la poeticità? :)

biancac ha detto...

;-))


vedi, a me quello che amareggia è che "le donne" (ammesso che si possa generalizzare) non utilizzano le enormi potenzialità che hanno. Proprio questa capacità di unire "Pane e Rose", cioè praticità e sentimento, produttività ed etica. Sono troppo poche le donne così. Talvolta le donne sanno dimostrare incredibili doti di collabrazione e cooperazione che possono nascere solo da qualità che l'essere donna ti consente.

Ti faccio un esempio degli ultimi tempi: la proposta dei DICO nasce dalla collaborazione di due donne che provengono da schieramenti politici diversi ma che li hanno aputi superare per un bene comune. Questo passa troppo spesso inosservato - forse apposta?

SimonaC ha detto...

Seguo il suggerimento della mia amica Bianca, leggo il tuo post e scopro che ho fatto bene a venire qui.


Un saluto :)

403 ha detto...

bianca grazie mille di farmi da promoter :)

il discorso sulle potenzialità non pienamente sfruttate da "le donne" è ampio e complesso... un po' è forse colpa de "le donne", un po' è forse colpa del contesto iin ci si trova ad agire, di sicuro il discorso sovrasta le mie attuali capacità :)

(e comunque proprio i DICO mi sa che resteranno vittime del contesto, in questo caso politico, che ci ritroviamo... vedremo come va in parlamento, ma ci spero poco)


ciao simona grazie di essere passata e bentrovata... sai che l'unico altro mio post "taggato" come questo persi e ritrovati deriva da un tuo post? :)

anonimo ha detto...

>iil pane e la figa", che magari poi in fondo in >fondo per molti di loro sarebbe stato un >modo per dire la stessa cosa,


no io credo che "le rose" di quelle operaie fosse qualcosa di più grande e ampio, più importante e più bello che trovare il fidanzato, ma capisco che per un uomo anche se fa il "sensibile" sia difficile da capire.....


Santina

403 ha detto...

ahahahahahah


no io credo che "le rose" di quelle operaie fosse qualcosa di più


Santina, lo credo anch'io... è che io sono sensibile, non lo faccio, quello che faccio è lo spiritoso... con quali risultati poi, direi che lo testimonia bene il tuo commento... :-)


benvenuta da queste parti