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martedì 31 ottobre 2006

serendipità

Quello con cui stai parlando scopre che sei uno sceneggiatore di fumetti, a quel punto c'è poco da fare, è estremamente probabile che ti faccia una delle due solite domande.

Domanda uno: Che cosa viene realizzato prima: il testo o i disegni?

Domanda due: Ma da dove le tiri fuori le idee per le storie?

Sapevo della domanda uno anche prima di diventare sceneggiatore (leggevo interviste a sceneggiatori più vecchi di me e loro lo dicevano) e non ci ho mai creduto finché non hanno cominciato a farla anche a me.
È come chiedere a uno sceneggiatore cinematografico se viene prima girato il film oppure viene prima scritta la sua sceneggiatura.
A nessuno verrebbe in mente di chiederlo a un cineasta, ma per i fumetti è diverso. Moltissimi infatti credono che scrivere i testi dei fumetti voglia dire inventare il contenuto dei balloon quando la tavola è già disegnata. E infatti una variante della domanda uno è: ma tu scrivi i testi che vanno dentro le nuvolette? (sottintendendo: dopo che tutto il resto è stato disegnato?).
Che poi sarebbe come chiedere a uno sceneggiatore cinematografico (insisto) se i dialoghi li scrive, ad uso dei doppiatori, dopo che le scene del film sono state girate (e non è che non ci siano esempi di questo modo di lavorare, lo fa Riccardo Pangallo e lo ha fatto Woody Allen nel suo What's Up, Tiger Lily? però non è che sia così diffuso).
Insomma, rispondere alla domanda uno è abbastanza facile, grazie all'analogia col cinema di solito ci se la cava in fretta.

Rispondere alla domanda due è molto più complicato...
Da dove vengono le idee per le storie?

All'inizio non sapevo cosa rispondere. Vengono e basta.
Col tempo, visto che "vengono e basta" non piaceva, ho messo assieme questa risposta: le storie nascono dalla capacità di rielaborare creativamente gli stimoli (i più vari) che s'incontrano strada facendo.
Non è comunque una risposta divertente, dice comunque poco, ma per quanto mi riguarda è tutto quello che posso dire a riguardo.

Volendo metterla giù un po' spessa si può parlare di serendipity, l'arte di trovare le cose che non si stanno cercando. Che è arte e non semplice fortuna (ci vuole anche quella, sia chiaro) perché gli spunti non vanno solo incontrati, bisogna anche saperli riconoscere quando li si incontra.

In genere ogni storia ha un'origine a sé, non si può quindi rispondere a chi chiede da dove vengano tutte le idee, va già bene quando si è in grado di raccontare da dove ne è arrivata una in particolare. Perché spesso è difficile, l'idea è una combinazione di suggestioni, magari preconscie e quindi mica è facilissimo, dopo, dire da dove è arrivata (insomma, "le storie vengono e basta" mi pare ancora la risposta migliore).

Visto che in un prossimo post vi voglio parlare bene di uno sceneggiatore di telefilm americano, e che in chiusura del presente post vi voglio mostrare un telefilm di una serie pensata da lui, vi racconto come mi è venuta l'idea di una coppia di albi che scrissi tempo fa per Martin Mystère (ovviamente le due cose sono collegate per serendipità).

Tutto parte da un libro che compro a Londra più di dieci anni fa, si tratta di una sorta di enciclopedia della fantascienza televisiva che riporta i dati di decine e decine di serie televisive di SF e per ognuna ne elenca gli episodi trasmessi e di ciascuno fornisce una breve, efficace, sinossi.
Grazie a quel libro (che naturalmente non posso citare per titolo, perché è nel box insieme a tutti gli altri) scopro serie TV che qui da noi non si sono mai viste né sentite nominare (ed essendo la prima metà degli anni '90 neanche posso contare sull'internet). Qui scopro la serie per ragazzi "Eerie, Indiana" (USA, 1991) scritta da Jose Rivera e Karl Schaefer e diretta, tra gli altri, da Joe Dante.
Quelle trame in pillole mi conquistano. In una di queste, quella del decimo episodio, The Lost Hour, il giovane protagonista si ritrovava a vivere una brutta avventura durante l'ora "persa" del passaggio tra ora solare e ora legale.

Stacco, 1 marzo 1998. Sono passati alcuni anni e sto dando un passaggio in macchina a una mia amica, lei guardando l'orologio con datario che ha al polso nota distrattamente che deve regolarlo perché l'orologio sta segnando il 29 febbraio.

TIC

In quel momento mi viene l'idea. Penso che il 2000 dovrebbe essere bisestile, ma finendo con un doppio zero non lo sarà, quindi si può immaginare una storia di Martin Mystère in cui per lui, e per qualche altro personaggio, quel 29 febbraio che doveva esserci e che invece non ci sarà, ci sia lo stesso. Una storia in cui i protagonisti - buoni e cattivi - si ritrovino a muoversi in una città deserta (Londra, per via del meridiano di Greenwich, ma questo lo decido dopo, non lì in macchina), all'interno di un giorno che esiste solo per loro.

Tutto tronfio della mia idea mi metto a svilupparla per scoprire, subito dopo, che il 2000 essendo divisibile per 400 avrà comunque il suo bel 29 febbraio... ne parlo sconsolato a una mia collega giornalista (allora la mia attività prevalente è quella di grafico) ed è lei che mi dà l'idea di una storia in due parti: una si svolgerà il 29 febbraio del 2000 e lì si getteranno i presupposti per una che si svolgerà il 29 febbraio del 2001 (e questo sì che non ci sarebbe stato).
Così sarà. I cattivi nel 2000 compiranno il sanguinoso rito che li porterà ad avere, nel 2001, un giorno tutto per loro in cui mettere a compimento il loro disegno di conquista del tempo. Essendo però presenti al rito anche i nostri eroi, nel 2001, quel giorno extra ci sarà anche per loro e dovranno fare il possibile per salvare il mondo. Questo è ciò che scrissi.
Stacco, 30 ottobre 2006. Ieri, vagolando tra i blog che leggo, capito su questo post di Elettroni Condivisi che, riprendendo e chiosando un post di Psicocafé, parla spiritosamente dell'ora legale, dell'arrivo della della stagione buia e nomina l'ora inesistente del passaggio tra ora legale e solare (in un contesto del tutto altro dalla narrativa fantastica, mi auguro).

Leggendolo mi viene in mente di segnalare all'autrice l'esistenza di un telefilm tutto ambientato in quell'ora che non c'è e mi metto a cercare una qualche pagina internet che ne racconti la trama (visto che il mio prezioso libro è irraggiungibile). Non trovo nulla che sia meglio di questo in compenso scopro che su YouTube c'è l'intero episodio vedibile dall'inizio alla fine (ma non c'era un limite di 10 minuti?!)

Così, dopo più di dieci anni di attesa, cercando un riassuntino, trovo un'intera puntata di "Eerie, Indiana" (anzi, a dire il vero, ne trovo quattro).

Serendipità...

Chissà se è vero che in Indiana non viene (o non veniva) adottata l'ora legale?

La prima sensazione è stata di gioia. "Eerie, Indiana" è proprio come me lo immaginavo: un ottimo prodotto televisivo con un piccolo budget e delle grandi idee.
La seconda sensazione è stata di lieve imbarazzo: certe atmosfere di questa storia sono molto... simili a quelle della storia che ho scritto io (ehm... è più giusto dire che sono le atmosfere della mia ad assomigliare a questa, visto che io l'ho scritta sette/otto anni dopo).
Poiché questo telefilm l'ho visto ieri per la prima volta (il riassuntino in mio possesso era veramente minimo) non si può dire che io abbia copiato, potrei cavarmela dicendo che le grandi menti pensano le stesse cose ma com'è, come non è, un po' d'imbarazzo resta...

Di "Eerie, Indiana" su YouTube ci sono anche i primi tre episodi (tra l'altro un'ulteriore coincidenza, c'è il primo, il secondo, il terzo e il... decimo, poi basta), per ora me li tengo lì, sono solo tre, sono pure corti (era uno show di una ventina di minuti al netto delle pubblicità) non posso finirli subito.

Per oggi è tutto, di Karl Schaefer sarò lieto di parlarvi in un prossimo post.

lunedì 30 ottobre 2006

Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí (2)

 


Quella di pesare i testi usando il numero di a parole è un'usanza tipicamente anglosassone, per esempio qui c'è una catalogazione dei generi letterari per lunghezza tutta a parole (Micro-Fiction, fino a 100 parole. Flash Fiction da 100 a 1.000 parole. Short Story 1.000/7.500 palore. Novellette 7.500/20.000. Novella
20.000/50.000. Novel 50.000/110.000) ma esistono altri formati come le "vignette" o la "short short fiction".
Da noi c'è molto meno l'abitudine di pesare la narrativa e quando capita di misurare dei testi (per esempio articoli per giornali e riviste) si usa il numero di battute (inclusi gli spazi).

Un genere dove anche gli anglosassoni devono necessariamente guardare al numero di caratteri e non delle parole è la letteratura via sms.

Il 3 dicembre 1992 il primo sms della storia veniva spedito da un computer a un telefono mobile (si era in Gran Bretagna). Da allora lo short message service ne ha fatta di strada.
Non è qui che discetteremo sull'impatto sociale del nuovo, controverso, medium, c'è chi sostiene che abbia riportato le giovani generazioni alla scrittura, c'è chi sostiene che quella dei cellulari non sia scrittura. Di sicuro ha introdotto nuove forme lessicali e grafiche, specie nella lingua inglese.

Non mi curerò neppure di narrativa serializzata via sms (ormai i casi di "romanzi-sms" proposti a puntate dai gestori di telefonia ai propri utenti sono parecchi, se n'è avuti - tra gli altri - pure in India, in Cina e in Svizzera).

Mi occuperò solo di racconti brevi (e di poesie) che stiano entro lo spazio di un singolo sms (ma alla fine anche dei racconti da un minuto scritti e letti da Maurizio Maggiani nelle segreterie telefoniche dei suoi amici).

In omaggio al tema procedo per brevi punti.

1. Volendo occuparmi io di narrativa (molto) breve non darò alla poesia via sms tutto lo spazio che potrebbe avere (qui un vecchio articolo di Wired che già nel 2001 parlava del successo del genere).

2. La poesia è già una forma espressiva sintetica e certi componimenti (come gli haiku) nei centosessanta caratteri di un sms ci sguazzano. E infatti gli haiku via sms godono di notevole fortuna (per esempio qui un popolare sito britannico di haiku che fornisce, anche via sms, un nuovo haiku ogni giorno).

3. La poesia-sms non vive di soli haiku qui trovate Onesixty, rivista letteraria on line (britannica) che per prima è dedicata a "opere poetiche che possano circolare sotto forma di messaggini".

4. CityPoems vuole scrivere la biografia di una città attraverso poesie-messagino. La città (britannica) è Leeds. Esiste un progetto gemellato a questo per la città belga di Antwerp (qui, ma non speriate di cavarvela sapendo l'inglese o il francese).

5. Arte e sms possono coniugarsi anche in forme non canonicamente letterarie: 160 è un progetto dell'artista Katie Lips che propone una raccolta di 160 sms da lei raccolti nell'arco di 18 mesi (e scritti da parenti, amici, fidanzato, anonimi). L'opera consiste in un archivio zip che può essere scaricato sul proprio computer (e caricato su un iPod). Katie Lips mi sa che è pure lei britannica, però adesso vive ad Amsterdam.

6. Copiare, a mano, sui fogli di grossi quaderni, gli sms che, per qualche motivo, reputo degni di sopravvivere all'oblio, è una cosa che io faccio. Certo, non è letteratura, è però una forma di epistolario nell'era contemporanea.

7. Non tutte le interazioni tra letteratura e sms hanno pretese artistiche, qui si rende conto di come gli studenti britannici (ma gli sms li usano solo in UK?!) abbiano realizzato bigini dei classici della letteratura in formato (e in linguaggio) messaggino.

Questo è Orgoglio e pregiudizio:
"5Sistrs WntngHsbnds. NwMeninTwn-Bingly&Darcy. Fit&Loadd.BigSis Jane Fals 4B,2ndSisLiz H8s D Coz Hes Proud. Slimy Soljr Wikam Sys DHs Shady Past.Trns Out Hes Actuly ARlyNysGuy &RlyFancysLiz. She Decyds She Lyks Him.Evry1 Gts Maryd."

Questo invece è Romeo e Giulietta:
"FeudTween 2hses- Montague&Capulet. RomeoMfalls_<3w/_JulietC@mary Secretly Bt R kils J's Coz &&is banishd. J fakes Death. As Part of Plan2b-w/R Bt_leter Bt It Nvr Reachs Him. Evry1confuzd-bothLuvrs kil Emselves".

8. Se non ci avete capito gran che non angustiatevi. In rete esistono appositi dizionari o addirittura servizi di traduzione automatica.
Il problema però è che si tratta ancora di linguaggi non canonizzati (ho provato a far tradurre Romeo e Giulietta e azzecca solo una parola ogni tre).

9. Se siete davvero interessati alla scrittura via sms (da ogni punto di vista, non solo artistico o sociale) e al mondo dei cellulari più in generale (ma senza quell'insopportabile attitudine da fighetti che hanno molti appassionati di cellulari) Textually.org è il blog che fa per voi.

10. Il formato racconto-sms si sta diffondendo dalle nostre parti, soprattutto grazie a vari concorsi letterari (dove però gli sms su cui far stare le opere sono più d'uno, si parla di 460/480 caratteri). L'edizione attuale del Premio Teramo per un racconto inedito ha una sezione dedicata agli sms (Premio Teramo "Città di Comunicazione": premio per un racconto inedito breve in SMS, di Euro 500. Termini di presentazione già scaduti, mi spiace). Il concorso Racconti di Primavera ha una sezione "bonsai" dedicata alla letteratura molto breve e sms. E anche Booksblog quest'anno ha organizzato un concorso di racconti erotici da messaggino (oramai già concluso).

11. Ulteriore costrizione: oltre a stare in un sms il racconto deve avere una sua dignità di racconto giallo. Trattasi dei "giallini" (nome alquanto fortunato perché richiama anche l'idea che possano venire scritti su dei post-it, altro ambito angusto in cui scrivere). Il MicroBlogGiallo ha avuto per un po' un giallino del mese, adesso mi pare che la cosa non sia più seguita tanto, ma rovistando nei suoi archivi ne trovate un po' (in realtà quelli di MicroBlogGiallo non sono necessariamente tutti racconti-sms sono però sempre racconti gialli molto corti).

12. Il blog di Zop è tutto dedicato alla sperimentazione letteraria. Se scorrete la colonna di sinistra troverete parecchi esempi di narrativa molto breve. Si va dai racconti brevi concepiti per una lettura a video, ai mini gialli fino ai microgialli (che, per l'appunto, possono stare in un sms). [zop blog] è ricchissimo di contenuti. Una vera biblioteca on line che rimanda varie eco OuLiPo-iane...

13. Restando nel formato piccolissimo ma non pesando più i caratteri ma il tempo di lettura, mi ricordo di aver sentito per radio - parecchi anni fa - Maurizio Maggiani leggere alcuni suoi racconti concepiti per avere un tempo di lettura che stesse dentro il minuto. Lo stare dentro il minuto era importante, perché i racconti erano pensati per essere lasciati nelle segreterie telefoniche degli amici di Maggiani quando questi erano assenti.
In uno di questi le autorità cinesi, alla morte di Mao, si trovavano davanti al grave problema di dare la triste notizia al popolo una regione del Paese alla volta. Perché le lacrime che le centinaia di milioni di cittadini avrebbero versato per l'amato presidente, se versate tutte insieme, avrebbero di certo causato un'inondazione.

14. Che bella cosa, tornare a casa e, tra i messaggi in segreteria, trovare un racconto inedito letto per te... a me non mi è mai capitato. Però il mio amico giuseppe quando andavo all'estero inventava un apposito inno nazionale del Paese in cui andavo ("parole" e musica) e me lo faceva trovare in segreteria (cantato da lui) al mio ritorno.

15. Letteratura al telefono è un bel tema. Non se ne parlerà certo qui e ora. Però fatemi almeno ricordare Gianni Rodari e il suo Favole al telefono in cui, nella finzione narrativa, si trovano raccolte le favole che ogni sera un papà commesso viaggiatore raccontava, in teleselezione, alla sua bambina rimasta a casa.

(2 continua...)

Dammi sei parole

Ciao a tutti,
per il numero di novembre, la rivista statunitense Wired ha chiesto a oltre una trentina di autori di scrivere racconti di fantascienza non più lunghi di sei parole, tra gli autori interpellati anche un po' di fumettisti.

Qui trovate l'articolo con tutti i racconti.

Di seguito vi copio quelli dei fumettari (sperando che non me ne siano sfuggiti):

Automobile warranty expires. So does engine.
Stan Lee

Machine. Unexpectedly, I’d invented a time
Alan Moore

With bloody hands, I say good-bye.
Frank Miller

I’m dead. I’ve missed you. Kiss … ?
Neil Gaiman

Kirby had never eaten toes before.
Kevin Smith

“I couldn’t believe she’d shoot me.”
Howard Chaykin

Broken heart, 45, WLTM disabled man.
Mark Millar

Gown removed carelessly. Head, less so.
Joss Whedon

Nessuno dei miei tre preferiti (tra quelli che ho capito bene :) è scritto da un fumettista:

Dinosaurs return. Want their oil back.
David Brin

Computer, did we bring batteries? Computer?
Eileen Gunn

Osama’s time machine: President Gore concerned.
Charles Stross

Quello dei racconti di sei parole è un vero e proprio "standard" letterario che origina da questo tristissimo micro-racconto attribuito a Hemingway:

For sale: Baby shoes, never worn.

Parlo di questo tipo di narrativa nel post di oggi del mio blog. Sia detto così, nel caso foste interessati all'argomento.

questo non è un blog, è un archivio dei miei post su IAF pensato per poter mettere le figure ai post, per commentare o leggere i commenti a questo post andate su it.art.fumetti col vostro newsreader di fiducia oppure fate clic QUI

Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí (1)

«Ciò ch'è breve, se breve, è due volte breve»
Julio Cejador y Frauca
da Catalogo e alanisi dei diversi libri di Loomis
in Cronache di Bustos Domecq
di J.L. Borges e A. Bioy Casares



Da tempo voglio fare un post in cui parlo di narrativa breve, molto breve. Rimandavo perché non ho sottomano i miei libri. Scrivere un post sulla brevità senza poter prima neanche riprendere in mano le lezioni americane di Italo Calvino non mi pareva cosa.
(Io e i miei libri ci siamo presi un periodo di separazione, è andata meglio a me: io vivo a casa mia e loro nel box sotto casa, però sento la loro mancanza. Per fortuna, mi hanno detto che presto ritorneranno da me e riprenderemo la nostra convivenza).

Qualche tempo fa leggo un'interessante raccolta di racconti a fumetti di Kevin Huezenga (ne riparleremo) dove uno dei racconti è esplicitamente ispirato a una favola italiana raccolta da Calvino e poi citata in lezioni americane come esempio di essenzialità narrativa. Mi chiedo se sia un invito del destino a parlare qui di narrativa breve, ma resitsto.

Poi il 10 ottobre passo sul blog fantasticiquattro (che adesso si potrebbe chiamare "fanstasticiquarantasette", visto che è un blog morto che - di quando in quando - parla ancora) e trovo un post sui racconti fatti di sei parole. Questo è chiaramente un invito a parlare di narrativa breve, ma resisto.

Mercoledì scorso scopro che, per il numero di novembre, la rivista Wired ha chiesto ad alcuni autori di scrivere racconti di fantascienza di sei parole (tra gli altri Gibson, Sterling ma anche Alan Moore e Stan Lee). A questo terzo invito non resisto. Questo mio post non sarà un gran che, sarà quello che la wiki chiama uno stub, un abbozzo, però intanto lo scrivo. Sempre di più il motto di questo blog deve essere: "il meglio è nemico del bene".

Si potrebbe partire da qui: un racconto di Ernest Hemingway della lunghezza di sei parole:

For sale: Baby shoes, never worn.

Vendesi: scarpe di bambino, mai usate.


Dammi sei parole
I racconti in sei parole sono una sorta di standard della narrativa anglosassone su cui si sono misurati in tanti. Il capostipite parrebbe proprio essere il drammatico racconto di Hemingway. Narra la leggenda che rispondendo in un bar a un suo ammiratore che si lamentava dell'eccessiva lunghezza dei suoi racconti, Ernest smise di sorseggiare la sua birra, ci pensò su un attimo e rispose col succitato racconto (ne esiste una lezione leggermente diversa "For sale: Baby shoes, never used" ma è molto meno accreditata).

La blogosfera è letteralmente infestata da post sui racconti di sei parole che, di solito, producono catene di commenti in cui i lettori propongono uno o più loro micro-racconti. Un tentativo di censirli è impossibile. Comunque qui, qui, qui, qui e qui ne trovate un po'.

Il sunnominato post dei fantasticiquattro ha lanciato il "craze" anche qui da noi, trovate raccolte di racconti di sei parole, in italiano anche qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui.

Six Word Story è anche il nome di uno dei gruppi di Flickr, il sito di social networking in cui si condividono le proprie foto (e in cui molte delle cose interessanti non sono le foto degli utenti, ogni tanto ne parlo qui). Gli utenti del gruppo applicano l'idea delle storie in sei parole per commentare le proprie foto in mostra. Il tutto lo trovate qui.

I racconti di sei parole questa settimana godono di particolare fortuna grazie a Wired che ha chiesto a una trentina abbondante di autori di scrivere un loro racconto di fantascienza in sei parole: qui li trovate raccolti tutti (con un bel po' di "bonus" che nella versione cartacea non ci sono entrati).

I miei tre preferiti:

Dinosaurs return. Want their oil back.
David Brin

Osama’s time machine: President Gore concerned.
Charles Stross

Computer, did we bring batteries? Computer?
Eileen Gunn

A proposito di fantascienza e di racconti brevi come non ricordare la doppia antologia di Urania: 44 microstorie di fantascienza e Microfantascienza: altre 44 storie. Direi che è qui che, ancora ragazzino, per la prima volta mi capitò di leggere della micronarrativa.

Se stiamo a sentire i suoni e non badiamo troppo alla grafia c'è chi ha fatto di meglio, raccontando storie non con sei parole ma con solo cinque sillabe. Mi riferisco al Piccolo sillabario illustrato di Georges Perec e al Piccolo sillabario illustrato della lingua itraliana di Italo Calvino.
Però è vero fino a un certo punto, perché le storie di questi sillabari, per capirle, bisogna che gli autori ce le illustrino ossia ce le spieghino con qualche altra parola in più.
Altrimenti questi racconti risultano un po' ermetici, tipo: "Bab. Ebbi Bob. U." oppure "Ma a me mimo mu".

Be'... per essere un post sulla brevità mi pare già fin troppo lungo (e ancora altro c'è da dire).
More soon...

giovedì 26 ottobre 2006

au revoir

Ritornerai
lo so ritornerai
e quando tu
sarai con me
ritroverai
tutte le cose che
tu non volevi
vedere intorno a te
e scoprirai
che nulla è cambiato
che sono restato
l'illuso di sempre
E riderai
quel giorno riderai
ma non potrai
lasciarmi più
ti senti sola
con la tua libertà
ed è per questo che tu
ritornerai, ritornerai...
ti senti sola
con la tua libertà
ed è per questo che tu
ritornerai, ritornerai
ritornerai, ritornerai...

mercoledì 25 ottobre 2006

morte & fumetti

Ciao a tutti,
in attesa del 2 novembre mi sono oziosamente messo lì a fare una lista di fumetti che abbiano come tema nodale quello della morte (in senso stretto). Questi i primi che mi sono venuti in mente:

• Le due mini di Death

Pollo alle mandorle prugne (di Marianne Satrapi)

• Il signor Max (di Alfredo Castelli, Eric Siò)

• John Doe

escludo tutti i fumetti con varie forme di non-morti (vampiri, zombie,
ma anche Spawn e forse perfino il Corvo) escludo fumetti in cui la morte
è un tema ricorrente (Dylan Dog) ma non fondante...

forse includerei

Ehi, aspetta... di Jason
(più del suo Non puoi arrivarci da qui che parla di non morti)

any other idea?

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martedì 24 ottobre 2006

canten tucc:

Torno a scrivere prendendo spunto dal sito Chi era costui? ricchissima raccolta di lapidi commemorative sparpagliate sui muri del capoluogo lombardo...

Quest'oggi altri tre stranieri passati di qui.



Per questioni di lavoro, nel 1894 la famiglia di Albert Einstein si trasferisce in Italia, prima a Milano poi a Pavia (affittando una casa in che cent'anni prima aveva ospitato Ugo Foscolo), quindi nuovamente a Milano. Albert ha quindici anni e resta in Germania presso dei parenti per finire gli studi e poi nel 1895 è anch'egli in Italia. Dopo un anno sarà in Svizzera, sempre a studiare, e tornerà in Italia per le vacanze estive ancora per qualche anno a seguire. Nel 1902 suo padre morirà prematuramente e verrà sepolto presso il cimitero monumentale di Milano.



La biografia di Ho Chi Min mi era abbastanza nota e, conoscendo la lapide in questione, sapevo anche dei suoi soggiorni milanesi negli anni '30, però quella lapide di via Pasubio è la mia unica fonte... di Ho Chi Min milanese purtroppo non so altro (e credo sarebbe invece interessante il saperne).



La permanenza milanese di Ernest Hemingway è la più nota. Durante la prima guerra mondiale, ancora diciottenne, si offre volontario come autista di ambulanze. La mattina del 7 giugno 1918 Hemingway arriva alla stazione di Porta Garibaldi e assume il suo incarico presso la Croce Rossa. Raggiunge il fronte e l'8 luglio le schegge di una granata austriaca raggiungono lui e lo feriscono a un piede e a un ginocchio. Torna a Milano, ricoverato in un ospedale militare. Qui, tra un'operazione chirurgica e l'altra, conosce e s'innamora di Agnes von Kurowsky, una delle crocerossine che lo accudiscono. Per chi mastica l'inglese la loro storia è raccontata qui per sommi capi. Questa vicenda personale sarà anche l'ispirazione per il suo romanzo Addio alle armi del 1929.


Il giovane Ernest in uniforme da autista della Croce Rossa.



Il titolo di questo post è tratto da quella che è probabilmente la più famosa canzone milanese di tutti i tempi: O mia bèla Madunina scritta negli anni '30 da Giovanni D'Anzi (anche a lui la sua bella lapide, ovviamente). Il testo della canzone l'ho trovato sempre molto interessante (qui c'è una sorta di stele di rosetta, col testo in milanese grafia tradizionale, in milanese grafia moderna e in inglese). In particolare i versi:

Canten tucc: "Lontan de Napoli se moeur",
ma poeu vegnen chi a Milan!
(Cantano tutti "Lontano da Napoli si muore",
ma poi vengono qui a Milano!)


li trovo notevoli. Ci vedo l'invidia di chi si sente formicuzza contrapposta alla cicala... (e però poi la cicala invece di patire gli stenti dell'inverno, viene ammirata in tutto il mondo per la sua arte e bellezza).

giovedì 19 ottobre 2006

a forza di leggere giornaletti...

Ho aperto uno spazio in cui mettere i post che scrivo per il newsgroup it.arti.fumetti.
Non si tratta propriamente di un blog perché non si può commentare nulla (però si è vivamente pregati di farlo nel newsgroup) e l'aggiornamento non sarà certo frequente.

Più che altro è un modo per mettere le figure ai mie post su IAF, lo trovate QUI.

Seth in pdf dal sito New York Times

postato in origine il 26 settembre 2006

Ciao,
ma voi ogni tanto vi ricordate di passare da qui?

Io davvero troppo poco spesso... al momento c'è una nuova graphic novel di Seth in corso di pubblicazione: "I. George Sprott (1894-1975)" siamo all'inizio, c'è in linea il prologo e il primo capitolo [nota di poi: nel frattempo siamo giunti al capitolo quattro].

Appena sotto c'è il link a quello che loro chiamano "Interactive Feature", in realtà una cosina multimediale del luglio 2004: "Graphic Novels a visual language" (ossia questa cosa qui). Cinque sezioni dedicate ad altrettanti fumettisti. Si sente la loro voce che parla del tema del titolo (m'immagino, in vero ne ho sentito solo un pezzetto) mentre scorre uno slideshow d'immagini pertinenti (sempre che m'immagino).

Interventi di: Seth, Art Spiegelman, Chris Ware, Joe Sacco e Chester Brown.

Ci si legge
a.

nota: per accedere alla pagina del New York Times è necessario registrarsi, gratuitamente, ma per chi fosse allergico alle registrazioni qui è possibile reperire credenziali d'accesso per la bisogna.

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letture recenti (agosto)

postato in origine l'11 agosto 2006

Ciao a tutti,
ci sono un po' di cose che ho letto di cui vorrei rendere conto, ma io sono in ritardo con vari impegni e qui stanno andando tutti in vacanza. Allora posto subito qualche impressione di lettura e quello che resta fuori me lo tengo per un post post-vacanze (vostre ;-)
Per i colori delle immagini tenete conto che il mio monitor è staratissimo e quindi c'è poco da fidarsi.

Morrison/Quitely - WE3 nuovo organismo ibrido - Magic Press (Vertigo)
A me Morrison (quando non fa troppo il matto :) piace davvero tanto. Questo WE3 mi sembra un lavoro piccolo ma impeccabile... Storia molto semplice ma che "tiene" bene dall'inizio alla fine, credibilissimi i pensieri degli animali, disegni sempre all'altezza (ed essendoci pochissimo testo i disegni hanno il loro gran bello spazio).


Leila Marzocchi - Niger 1 - Coconino
Altra uscita per la meritoria collana Ignatz. Trovo incredibile che io non abbia mai letto nulla di questa autrice. Nel 1990 è stata cofondatrice della rivista Fuego (la ricordate?) io facevo "l'operaio fotocompositore" nella fotocomposizione che ne ha realizzati un paio di numeri, però di tutti quei fumetti ricordo proprio poco (facevo i turni, avevo sempre sonno :)
Poi ha pubblicato su Mondo Naif, per il Centro Fumetto, già per Coconino... ma la mia strada di lettore non l'aveva ancora incontrata.
Leggo questa prima parte di Niger e, per ora, sospendo il giudizio. Bel tratto, bei disegni, un'atmosfera notturna tra la favola e il gotico, ma - ancora - la storia quasi non c'è. Aspettiamo Niger 2...

Shaffer/Genovese - The Awakening (Il Risveglio) - BD altafedeltà
A me Luca Genovese piace come fumettista, come editore, lo stimo e mi sta simpatico. È pure un bel ragazzo. Ma questa sua opera ammericana mi pare proprio trascurabile. Gran parte è colpa della storia: un "filmetto" mistery/horror di serie B, però anche i disegni non è che facciano gridare al miracolo.


Milani/Micheluzzi - Molly Manderling - Lizard
Mino Milani è un caposaldo della mia infanzia. Ho imparato a leggere sulla sua serie di romanzi western Tommy Rivers. Sulle pagine del Corriere dei Ragazzi, la serie "Il Maestro" ha davvero plasmato il mio immaginario (assieme alle altre meraviglie colà pubblicate). Michelluzzi è proprio bravo e non credo abbia bisogno che ne parli bene io in questa sede.
Molly Manderling non lo lessi all'epoca (uscì nella prima metà anni '80 su un settimanale) ed ero davvero curioso di leggerla.
La storia ha, in effetti, tutte le potenzialità per funzionare bene, è un bell'intrigo storico (la storia parte il 3 aprile 1888) con buoni personaggi e un'ambientazione molto credibile. Quello che proprio non è credibile è lo sviluppo della sceneggiatura che a metà storia è già scivolata, senza ritorno, nel topolinesco. Senza stare a spoilerare: alla fine tutti i personaggi presentati nella vicenda (e non sono pochi) si scopriranno essere (più o meno casualmente) legati a quasi tutti gli altri. Più che un intrigo di palazzo sembrano beghe condominiali; visto che dai regnanti, a chi è capitato lì per caso da un altro Paese - la protagonista -, ai cospiratori, all'ultimo degli zingari, si conoscono TUTTI.
Riuscendo a passare sopra questa ingenuità di fondo (e il mestiere di Milani e Micheluzzi possono riuscire a farla dimenticare, almeno un po') il volume resta divertente, ben disegnato e ben raccontato.
Curiosità: specie all'inizio è molto evidente l'originaria scansione settimanale delle uscite, con un momento di climax, a chiudere la puntata originale, ogni sei tavole.


Pak/Tocchini - 1602, il nuovo mondo - Marvel
Io a volte sono un cretino (solo a volte, sia chiaro).
A me aveva già annoiato la serie originale di Gaiman. Sfogliandola, questa qua, aveva tutta l'aria di essere una sola (con la "o" bella aperta, alla romana).
Sapevo che se l'avessi comprata non avrei fatto un buon acquisto. Beh... non sono neanche riuscito a finirla, che palle!... Forse bisogna essere un po' più fan della casa delle idee di quanto non sia io...
A volte basterebbe astenermi dall'acquisto, sarebbe così facile.
Copertine di Sergio Toppi (poco più di una bizzarria)...


Azzarello/Risso - 100 Bullets, Terza via - Magic Press (Vertigo)
Questa serie si legge sempre volentieri, Risso sa disegnare e Azzarello non annoia mai. Poi io sono troppo distratto per capire bene cosa cavolo sta succedendo nella sottotrama in continuity e, in ogni caso, non condivido i giudizi di capolavoro assoluto che ogni tanto capita di sentire. Però avercene di fumetti così.
Su IAF se ne parlò già bene qui.



RECUPERI:

Zimmerman/Fegredo - Ultimate Adventures, Soldatino di latta - Marvel (2004)
Sto raccogliendo un po' d'idee attorno alla figura di Batman e quindi mi sto leggendo/rileggendo un po' di cose a riguardo. Questa all'epoca mi era sfuggita. È, in buona sostanza, una rilettura del rapporto Batman/Robin, concentrandosi su quest'ultimo e venando il tutto di una discreta dose di grottesco.
Trattandosi di un'uscita Marvel, ovviamente, sono state necessarie un po' di trasposizioni (via i pipistrelli, dentro i gufi, via da Gotham si arriva a Chicago)...
I disegni non sono in uno stile che mi faccia impazzire, ma questo è solo un problema mio, Duncan Fegredo sa proprio il fatto suo e risolve ottimamente parecchie scene non facili da rendere.
Curiosità: credo di aver trovato un buco. All'inizio il maggiordomo dice al miliardario (insomma, a Batman) che lavora per lui da quando lui ha dodici anni, nella seconda parte li vediamo assieme, a dodici anni, entrambi orfani, giocare assieme... mmm...
Storia piacevole, si legge facile ma - temo - si dimenticherà altrettanto in fretta.


Ci si legge
a.

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letture recenti 4 di 4 varie ed eventuali

postato in origine il 25 giugno 2006

e con questo chiudo il post kilometrico...
... sperando di esser stato d'interesse per qualcuno.

Trillo/Risso - Borderline 6: tempo di morte - Free Books
Risso sa molto bene cosa vuol dire disegnare un fumetto e Trillo è un solidissimo e brillante professionista. Però arrivati alle penultime battute io sto cominciando a disinteressarmi a questa storia. Penso con piacere all'idea che la prossima sia l'ultima uscita (e confido nel finale).

Ott - Cinema Panopticum - Black Velvet
Io ho l'impressione che Thomas Ott sia un po' monotono. È anche vero che qui da noi non è che sia uscita tutta questa roba. Le idee alla base delle storie brevi di questa antologia non sono tutte buone, anzi, ma il disegno e le forza espressiva dell'artista svizzero tedesco hanno ben poche flessioni. Un gotico urbano, poco moderno (il che, nel suo caso, non mi pare un male).

Spark/Gorey - Un bellissimo orologio - Adelphi
Finalmente Adelphi, dopo due volumi in formato ridotto, pubblica un albo di Edward Gorey in formato originale. Solita cura nei disegni, ben più solare del solito la trama (che infatti non è sua :)
Senza dubbio preferisco il Gorey gotico/surreale, resta consigliatissimo L'Ospite Equivoco, sempre Adelphi purtroppo mignon (ne esiste una antica edizione Milano Libri - raccolta assieme ad altre due storie - quella è nel formato giusto ma è introvabile da sempre, sconsigliatissima invece l'antologia Rizzoli di qualche anno fa, pubblicare Gorey per stamparlo male perché? Gaglioffi!).
Dal catalogo Adelphi: qui e qui.

Roca - Il faro - Tuné
Una storia semplice, anche prevedibile, però ben raccontata. Disegni all'altezza. Buono il finale drammatico, meno buono il finalino positivo (sempre imho, ovviamente).

Don Rosa - Capitan Kentucky 1 di 3 - Andamar
Incuriosito dal leggere un Don Rosa totalmente non disneyano e allettato dal formato orizzontale (l'ho già detto che mi piace il formato orizzontale?) ho speso i miei bei 15 euro per questo primo volume che comincia a raccogliere le tavole settimanali che Rosa ha realizzato, a cavallo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80, per il giornale Louseville Times Scene. Avventure grottesche di un supereroe per caso, ispirate – nel tono – alla satira di Mad, ma (a mio avviso) qui non si esce dall'ambito locale. Consigliato, forse, solamente a chi di voi fosse originario di Louiseville, Kentucky.

Ibn Al Rabin - L'avventura permanente - Q Press
Non è che mi piace solo il formato orizzontale, mi piacciono pure tutti i formati strani, questo albo, per esempio è molto verticale (10,5 x 30 cm). 12 tavole di omini in silhouette in cerca di forti emozioni. Una storia ironica che però funziona solo a tratti. La composizione della tavola è interessante ma, dato il tipo di disegno, non si va oltre uno storyboard.

Huizenga - Ganges - Coconino
Un'altro motivo (e già ce n'era!) per parlar bene della collana Ignatz.
Un tratto pulito, un protagonista che ricorda Dagoberto (l'altra metà di Blondie) quadretti di vita – familiare e personale – semplici e strani al contempo. Un fumetto in cui i personaggi non fanno molto: chiacchierano e pensano, ma va bene così. E poi, un po', pensano pure i lettori. Consiglio.

Beh, questo - almeno per un po' - è quanto...
ci si legge
a.

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letture recenti 3 di 4 giovine italia

postato in origine il 25 giugno 2006

Letture recenti terza e penultima tranche, il Bel Paese:

Aa. Vv. - Self Comics: Antologia 2005 - Self Comics
Di tutti i progetti "indie" del panorama fumettistico italiano quella di Self Comics mi pare l'esperienza più riuscita. Di sicuro è quella che ha l'idea editoriale più forte. Per chi non sapesse di cosa parlo che facesse un salto qui.
Detto in due parole: fumetti autoconclusivi, di otto tavole, liberamente scaricabili da internet, anche in formato pdf già impaginato in modo da potersi stampare da soli il relativo mini-comic.
Questa qui è invece un'antologia di 160 pagine che testimonia i primi due anni di attività dell'etichetta e la si trova in fumetteria (potete scaricare le varie storie dall'internet, ma davvero volete perdere la possibilità di dare 10 euro a questi ragazzi e avere in cambio un bel volume brossurato?).
Bei fumetti, bravi autori, un gran bella idea.

Scopetta/Rak - Zero or One - Lavieri
A me piace molto il formato orizzontale (il mezzo A4, quello del mensile di Lupo Alberto, per intenderci) e provo un certo interesse per le storie senza parole. Questo fumetto (muto e orizzontale, per l'appunto) parte che già mi sta simpatico. Mi resta simpatico anche dopo averlo letto, niente di sconvolgente, per carità, una storiella avventuroso fantascientifica molto fumetto francese anni '80.

Aa. Vv. - 24hour Italy Comics - Scuola del fumetto
20 fumettisti italiani, chiusi in una stanza per 24 ore con il compito di realizzare, in quel lasso di tempo, un fumetto di 24 tavole ciascuno.
È capitato lo scorso ottobre. Da poco è uscito il volume che raccoglie tutto quanto prodotto in quelle 24 ore: 464 pagine, 24 euro (24 ore... 24 tavole... 24 euro... 20 autori, ahi!).
Ne vale la pena? Mah... se vogliamo vederla come una mera antologia a fumetti direi di no, non son tante le storie si apprezzano anche senza sapere il contesto in cui sono state realizzate. Se la vogliamo vedere come la testimonianza di un gesto atletico sì (okkey, questa cosa della testimonianza interesserà a pochi, lo capisco).
Quelli che mi sono piaciuti di più: Davide Toffolo, Leomacs, Alberto Ponticelli, Massimo Giacon e menzione d'onore ad Alfredo Castelli che, con un disegno in perfetto stile omino buffo, riesce a consegnarci 14 tavole sostenendo di avercene date 37 (due di queste sono pure invertite e, mi sa, per colpa sua) il titolo? "Non mi sono preparato!" un distillato di talento e cialtroneria.
L'idea dei fumetti 24 tavole in 24 ore è di Scott McLoud.
24hic.it, www.24hourcomics.com

Aa. Vv. - Monipodio! numero tre: Utopia - Cut-Up
Altra realtà "indie" da seguire con interesse. Non tutto è sempre di mio gradimento, ma l'idea di dedicare un numero all'utopia mi pare già una gran bella cosa. Un pizzico di sperimentazione, molto solido fumetto.
Merita di essere sfogliata e, se piace, sostenuta.
www.monipodio.net

Baronciani - Una storia a fumetti - Black Velvet
Questa storia a fumetti se l'è goduta davvero chi si è abbonato all'epoca e l'ha ricevuta, per posta, a puntate fotocopiate, nell'arco di cinque anni. Il racconto della vita di alessandro e dei suoi amici letto adesso, tutto insieme, raccolto in volume, è bello ma forse un po' poco denso.
Non sono stato uno dei suoi abbonati e mi dispiace (lo sono stati molti amici miei e, pur non avendolo scoperto dall'inizio, avrei potuto esserlo anch'io. Mannaggia alla pigrizia!). Un rapporto così diretto tra un autore e il suo pubblico è un'esperienza rara e affascinante (tutti i lettori della serie originali sono ringraziati con nome e cognome!).
Noi ci si può consolare col volume, che comunque consola abbastanza.

A tra un attimo con l'ultima parte di questo post...

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letture recenti 2 di 4 area francese

postato in origine il 25 giugno 2006

Proseguo il post (e qui metto in "Francia" autori svizzeri, americani e italiani, però qualche francese dovrebbe esserci)...

Morvan/Buchet - Sillage 5: Kamikaze - BD
Perché non ho mai imparato il francese? Qua da noi devono ancora uscire sei volumi (tra serie regolare e spin off), si va avanti col contagocce... Intanto questo episodio l'ho trovato un po' sotto la media. Discreto soggetto, sceneggiatura un po' poco emozionante, troppe vignette. In ogni caso vale la pena, sia chiaro.

Busiek/Alberti - Redhand: L'arma degli dei - Pavesio
Busiek lo preferisco quando fa i supereroi (ho da leggere l'ultimo Astro City, ma sono scoraggiato dai disegni) e Alberti, quando disegna Morgana, è molto più accurato e d'impatto. Però questo secondo capitolo di Redhand si lascia leggere bene (e il fantasy non è neppure il mio genere, l'ho gia detto?)

Manchette/Tardi - Griffu - BD
Noir datato 1977. Classico hard boiled in cui sono tutti stronzi. Ben delineato il protagonista. Storia, a mio avviso, un po' di maniera. Si legge. Il defunto sceneggiatore è un acclamato scrittore di romanzi di genere, io lessi solo "Posizione di tiro" e anche quello si lesse, non condivido però l'entusiasmo che gli aleggia attorno (ma visto che gli entusiasti sono lettori di cui, in genere, mi fido forse è sfuggito qualcosa a me).

Benaquista/Ferrandez - Il mangione - Q Press
Di Tonino Benaquista lessi il suo brillante esordio narrativo ("Saga" divertente romanzo per Einaudi) poi, mi si dice, si sia dedicato al romanzo noir. Questo fumetto è difficilmente classificabile, parte da un omicidio ma non è un noir, ruota attorno a uno stranno rapporto tra un uomo e una donna ma non c'è né sesso, né amore (non tra loro comunque). La storia è molto interessante ma 56 tavole mi sono parse inadeguate: troppe per la semplice esposizione dell'idea, troppo poche per entrare davvero nella vita dei personaggi principali. I disegni, corretti ma un po' scolastici, aggiungono poco.

Peeters - Lupus - Kappa
Diciamolo subito: per me Pillole Blu è stato uno dei fumetti più emozionanti mai letti. Ciò detto Lupus non mi ha deluso. Siamo altrove, ma non mi ha deluso. Una storia che, almeno per ora, usa la fantascienza solo come ambientazione (la stessa storia la si sarebbe potuta ambientare negli Stati Uniti negli anni '60 e sarebbe stata identica) e parla, in realtà, di condizione e rapporti umani.
Sono preccupato. In patria Lupus è arrivato al quarto tomo mentre qui, mi dice il mio spacciatore di fumetti, non sta vendendo un cazzo. Visto che io non leggo il francese (l'ho già detto, vero?) vuol dire che non
saprò mai come va a finire?

Fatemi un favore: compratevi Lupus, è un bel fumetto
(e io non leggo il francese)

next stop italy...

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letture recenti 1 di 4 comic book

postato in origine il 25 giugno 2006

Ciao,
visto che sono tornato a intervenire dopo anni in questo ng senza presentarmi, ho pensato di mettere in fila un po' di letture (diciamo una buona parte di ciò che ho letto nell'ultimo mese/mese e mezzo) con un mio breve commento.
Un tardivo biglietto da visita.

Visto che si tratta di un po' di titoli divido il post in quattro tranche, rozzamente spartite in categorie.

Grillo-Marxuach/McCline - Middle Man - BD
Piacevole ma materiale narrativo già molto visto. Molto apprezzato, al di là sei suoi meriti, da alcuni fan di "Lost" di mia conoscenza (lo sceneggiatore è il medesimo). Io di "Lost" non visto neanche un episodio ma dubito che mi avrebbe fatto sembrare questo fumetto più originale.

Vaughan/Guerra/Marzàn - Y l'ultimo uomo: Cerchi di verità - MagicPress
Gran volume. Finalmente nella saga di Yorick, Ampersand e compagne succede qualcosa! Anzi succedono un sacco di cose. Se c'è qualcuno che ha smesso di prendere "Y" col quinto volume annoiato dal lento procedere degli eventi, si prenda questo sesto tomo e sarà ripagato dall'attesa.

Aa. Vv. - Dark Horse: il libro della stregneria - Free Books
Facile lettura, poco impegno, buona qualità. Ma perché un cartonato? (stesso commento vale per l'altro volume, quello sulle case infestate).

Aa. Vv. - Hellboy Junior - MagicPress
Sono un vero fan di Hellboy, evidentemente però non sono un grande fan dell'umorismo di Bill Wray (curatore dell'opera e autore della maggior parte dei testi) a me questo Hellboy Jr. mica è piaciuto un gran che...

Moore/Cannon/Currie - Smax - MagicPress
Leggere Moore vale sempre la pena. Anche questa mini, che a mio parere è una delle cose meno interessanti uscite per America's Best Comics, si legge veloce e con gusto (c'è poi da dire che il fantasy non è il mio genere).

Keith/MesserLoebs - The Maxx - MagicPress
Sospendo il giudizio e aspetto il secondo volume. Di Keith ho letto solo Zero Girl, e mi è piaciuto. Maxx lo trovo un po' confuso e faticoso da seguire, però ho idea che ci siano ancora i margini perché mi piaccia il suo sviluppo.

Motter/Seth - Mister X volume 3 - Free Books
Bella l'ambientazione e bello il personaggio principale. Con il proseguire della serie le storie le trovo un po' poco avvincenti. Leggerò comunque volentieri il quarto volume finale.

Morrison/Bond - Vimanarama - Magic Press
Molto divertente. Questa specie di "bollywood-fantascienza" ambientata a Londra l'ho trovata davvero azzeccata. Efficaci anche i disegni di Philip Bond. Non un'opera epocale ma lo stesso un consiglio di lettura.

Cho - Shanna - Marvel
Questo l'ho preso in originale pagandolo 25 euro la settima prima che uscisse in italiano a 15 euro (forse dovrei tenermi più informato sulla roba in uscita). L'edizione italiana è in un formato maggiorato che non condivido (però per 10 euro in meno, va bene uguale).
Amo molto i disegni di Frank Cho e le tarzanidi sono una mia piccola fissa (qui poi ci sono pure i dinosauri). Forse, date le premesse, era inevitabile che questa mini mi deludesse un po'. Buoni i disegni ma la storia è davvero poca cosa. La colorazione delle tavole, molto realistica e ben fatta, l'ho trovata poco "fumettosa" (e una tarzanella DEVE essere fumettosa)... Insomma non sconsiglio ma neanche spingo all'acquisto, siete grandi decidete da soli...

Tra poco roba francese e dintorni...

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Visca

postato in origine il 20 giugno 2006

Andrea Pazienza - Visca - Fandango Libri - 164 pagine - 22 euro

L'ennesimo fondo del barile. Visca è stato il professore di disegno di Pazienza e qui ci sono soprattutto sue caricature. Qualche fumetto a pennarello (bello scolorito) dei tempi del liceo (protagonista sempre Sandro Visca) e altre minutaglie.

Vale la pena di spendere più di 42 mila lire (ai tempi di Paz l'euro non c'era) per tutto ciò?

Direi proprio di no.

Il mio è stato un acquisto impulsivo (meno scrivo fumetti e più me ne viene da comperare) e non ho saputo resistere a oltre cento pagine di disegnini inediti del Paz.
Certo i disegnini di Paz danno la birra a parecchi disegnoni di molti altri, ma sempre disegnini sono.

Dieci euro di meno (anche con un'edizione meno figa) e avrei volentieri consigliato. Così no.
Solo per completisti dalle pingui finanze.

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mercoledì 18 ottobre 2006

dalla parte del torto

Ma quanto erano bravi quelli che nei film di Bud Spencer e Terence Hill si prendevano le mazzate? Proprio bravi.

lunedì 16 ottobre 2006

buon non complenno a te

Oggi Dino Buzzati compie 100 anni.

domenica 15 ottobre 2006

dubbi... (2)

Oltre al lungo down di ieri pare che ci siano ben altre cose su cui riflettere, come forse già saprete siamo stati comperati da Dada. E se chi vende dice che "Splinder comunque e` in buone mani" c'è già qualcuno che sbaracca:

«Splinder è stato comprato da Dada.
Il che significa che questo blog chiude, adesso.
Detesto Dada da quando acquistò Clarence (in breve: cancellò i forum e i blog degli utenti senza preavviso, disperdendo la community che si appoggiava alla piattaforma) e non intendo ritrovarmi a scrivere come ospite sui loro server.»


da "ho fatto la ceretta al gatto" che non è proprio l'ultima arrivata.

I miei due blog in linea non sono in imminente procinto di chiusura, ma quelli di prossima apertura non apriranno a breve (e chissà, magari non apriranno qui)...

Qualche atro dubbio qui e qui.

sabato 14 ottobre 2006

web, ricerche e ketchup (di ketchup poca, grazie)

Quando io ho cominciato a scrivere fumetti, il web non esisteva proprio. Sarebbe nato qualche anno dopo. E quando ho cominciato a scrivere fumetti, io ho cominciato (grazie e assieme al mio amico della carta carbone) scrivendo Martin Mystère. Un fumetto che, in genere, richiede un puntiglioso lavoro documentario. Ho sceneggiato per Martin durante tutto l'arco degli anni '90, il web l'ho visto arrivare da sceneggiatore avido di fonti documentarie. Gli argomenti su cui indagare, i più disparati. Tanto per dire negli anni ho (assieme a svariati amici coautori) scritto storie sulle macchie di Rorschach, su M.C. Escher, sui "mondo movies", su Jorge Luis Borges, sull'isola dei morti di Böcklin, su Lewis Carroll, sull'isola di San Giulio, su Santa Caterina di Bologna, sul trono di James Hampton, sul 29 febbraio, su Arnold Schönberg. La maggior parte prima dell'arrivo del web e, beh, è forse inutile dire che tra il reperire informazioni "ante web" e il farlo "post web" c'è stato l'abisso.
Però non è che il web sia la soluzione di ogni problema del ricercatore. Il web è infido. Ti può dare informazioni incomplete, a volte anche sbagliate, a volte contraddittorie, può darti troppe informazioni o troppo poche. Inoltre, se poi quelle informazioni devi pubblicarle a stampa, è sempre bene avere pezze d'appoggio di una certa autorevolezza e in genere il web (wikipedia in testa) non può garantire autorevolezza.
Adesso, per lavoro, devo scoprire l'origine della ketchup, per il momento ho scoperto che non è facile...

Ora, non è che c'è proprio qualcuno che vuole davvero che io faccia questa ricerca. È che per questo testo (un articolo) che devo scrivere ho una certa libertà di scelta e c'è un punto in cui mi sembra giusto raccontare l'origine della parola ketchup.

Mi rivolgo con fiducia alla wikipedia italiana e trovo:
"Il ketchup è una salsa di origini orientali, il nome deriverebbe, infatti, dalla parola malese kecap, una salsa a base di pesce azzurro macerato e fermentato."
È risaputo che le wiki mondiali pubblicano spesso senza coordinazione alcuna tra loro e che quella in inglese è in genere la più ricca:
"It originated in Eastern Asia; the word ketchup is used in Chinese, Malay and Indonesian (e.g., kecap manis)" mmm....
Pur essendo io un disastro in francese, faccio comunque un salto sulla wiki francese e - sorpresa - non solo vi trovo l'articolo più lungo ma l'etimo che mi dà è pure un po' diverso:
"Les Anglais qui voyageaient en Orient à cette époque rapportèrent dans de petits tonneaux une sauce piquante que les chinois nomment Ké Tsiap (茄汁)".

Abbandono la wiki e mi inoltro nel mare aperto del web.
QUI mi si dice: "Infatti il termine "ketchup" è preso in prestito dal malese kecap, che in origine fu una salsa a base di pesce (soprattutto acciughe) fermentato."
QUI mi si dice: " En effet, c’est au 18e siècle que des navigateurs anglais ont rapporté d’Orient des tonnelets de sauce piquante que les Chinois appelaient "Ke Tsiap". e QUI: "l’origine le ketchup est... chinois. Au XVIIe siècle les anglais ramenèrent d’Asie du "Ke Siap".
Insomma, la pagina in italiano conferma l'etimo della wiki italiana e quelle francesi confermano la francese, così non mi si aiuta...

Già questa pagina franco-canadese mi sembra un po' meno derivativa dalla wiki: "Selon les historiens, l’origine du Ketchup remonterait à l’époque de l’Empire romaine, alors qu’une sauce nommée “garum” était faite à base d’entrailles de poissons séchés. Le mot plus connu “ketchup” proviendrait plutôt d’un mot chinois “kôe-chiap” ou “kêtsiap,” une sauce faite à base de saumure de poisson mariné ou de crustacés." Fermo restando che il francese mi è lingua presché ignota, a naso, questa mi sembra abbastanza attendibile.

Decido di proseguire per un'altra via. Dalla lettura degli articoli sulla ketchup risulta evidente come la Heinz sia stata l'artefice del successo commerciale della salsa rubra, già da fine '800. Faccio quindi una ricerca nei varî siti Heniz nazionali. Il rischio è che raccontino una storia addomesticata pro domo loro, però sull'etimo potrebbero essere sinceri.
Il sito belga della Heinz conferma quanto già sostenuto da altri: "Le Ketchup était, à l'origine, fait en Chine, à partir du jus de poisson conservé et pas à base de tomates. Le nom 'ketchup' proviendrait donc d'un mot chinois 'Kê-tsiap' qui signifie 'la saumure de poisson conservé'."
Per sicurezza faccio un salto su quello italiano è qui ogni mia certezza cade: "Ketchup è una parola strana la cui origine non è stata ancora accertata dai linguisti.
Alcuni la collegano al Francese escabeche che, nonostante suoni completamente differente, pare sia il nome di una marinata o di una salsa da cucina. Altri invece pensano che derivi da dal cinese ketsiap che si riferisce ad una salamoia di pesce sottaceto. Secondo un dizionario del XVII secolo, comunque, catchup è una forte salsa tipica dell’India orientale (in alcune zone degli USA, infatti, ketchup si scrive ancora “catsup” o “catchup”).
La migliore definizione è forse quella fornita dall’edizione del 1831 del “Domestic Chemist”, secondo la quale è una salsa il cui nome può essere pronunciato da chiunque ma scritto da nessuno.


Basta, abbandono la ketchup su internet.
In realtà sarebbe sufficiente consultare i miei tre dizionari etimologici per vedere quale sia la lezione più diffusa tra i nostri linguisti. Purtroppo però tutti i miei libri sono in ordinate scatole di cartone, a riempire il mio box. Ma a me non la si fa, ho sempre un asso nella manica io, in questo caso nella persona dell'amica a cui già chiesi le attestazioni in lingua italiana di "stronzata" e "cazzata".
Tutti dovrebbero avere una cara amica che lavora in un posto dove si fanno dizionari conto terzi.

Ah... io (per simpatia con la maionese e la senape) continuo a dire e scrivere la ketchup la ketchup... ma Giorgio De Rienzo è molto chiaro: "Nei dizionari italiani "ketchup", che è sostantivo inglese invariabile, è classificato come sostantivo invariabile maschile." ehm... sarà bene tenerlo presente...

dubbi...

Splinder giù per circa otto ore... prossimamente dovrò aprire altri tre blog (di cui uno per le notizie dei cani, che così non si può andare avanti) mi chiedo se Splinder sia poi la scelta giusta.

giovedì 12 ottobre 2006

in scena, per 54 anni, senza staccare un giorno

La vità di Billy Tipton non ha nulla di particolare. Buon sassofonista prima, cantante garbato e anche pianista poi, entra a lavorare nel mondo della musica alla fine degli anni '30. Avrà una lunga carriera come jazzista, in trio, in quartetto e anche da solo.
Senza arrivare mai al grande successo Billy vivrà di incisioni e soprattutto di serate fino a tutti gli anni settanta (in realtà il combo di cui è leader nel '58 ha anche l'occasione di conquistare la fama nazionale, ma Tipton sceglie diversamente, rifiutando un'importante scrittura a Reno e originando una crisi che porterà allo scioglimento del gruppo).
Negli anni '80 lavorerà, un po', come agente di altri artisti. Ma gli ultimi anni della sua vita saranno i più mesti. Senza un soldo, senza una famiglia (con alle spalle cinque matrimoni, tre figli) finirà i suoi giorni da solo, in una roulotte nella periferia di Spokane, stato di Washington. Il 21 gennaio del 1989 Tipton muore, a 74 anni, per le conseguenze di un'ulcera.
Se in vita Billy Tipton non ha mai guadagnato gli onori della stampa nazionale, con la sua morte arriva anche la fama a livello mondiale. Lo sbigottito medico legale che si occuperà di refertarne il decesso, scoprirà infatti che Billy Tipton era in realtà una donna. Dorothy Lucille Tipton ha infatti finto di essere un uomo per oltre 50 anni, e non lo ha fatto solo col pubblico, ma ha finto anche con i colleghi, le mogli e i figli...

La vità di Dorothy Lucille Tipton è una vita straordinaria. Quando nei primi anni '30 ha già scoperto da tempo il suo amore per il sassofono e il suo essere lesbica, la speranza di lavorare come musicista nelle orchestre dell'epoca è inesistente. Fa anche qualche provino, è pure brava, però la risposta è invariabilmente la stessa: questo non è un lavoro, o un ambiente, adatto a una donna, ci dispiace. Dorothy non si perde d'animo, se quello che vuol fare non è un lavoro adatto a una donna, allora lei sarà un musicista uomo, ci è pure portata (per entrambe le cose).
Grazie alla complicità delle due cugine presso la cui famiglia la giovane Dorothy vive, nasce Billy Tipton, un personaggio che presto s'imporrà alla realtà facendo scomparire del tutto Dorothy. L'aspetto più incredibile di questa vicenda riguarda sicuramente la vita privata di Dorothy/Billy, con le sue cinque mogli e tre figli (adottivi) avuti con l'ultimo matrimonio.
All'indomani della morte la stampa si scatena alla ricerca di parenti e amici da intervistare, molti preferiscono tacere, quelli che non lo fanno si dividono in due netti schieramenti: coloro che affermano di non aver mai saputo nulla di "Dorothy" e coloro che dicono di aver saputo. Tra coloro che nulla avevano capito anche qualche moglie e uno dei tre figli. Documenti falsi e la storia di un incidente d'auto che avrebbe leso genitali e torace del povero Tipton avrebbero fornito la copertura alla sua storia, anche per gli affetti più cari.
Il finale è triste, tutto il can can sollevato dopo la morte di Tipton porta a tali divisioni tra i parenti che perfino le sue ceneri vengono divise tra i due schieramenti: una parte agli inconsapevoli, una parte ai consapevoli.

Per per oltre mezzo secolo Billy Tipton è stato in scena, e non solo quando era su un palco, ma anche nella vita privata. Evitando i medici per cinquant'anni, comprimendosi il seno con una fascia, cambiando spesso città, forse rinunciando deliberatamente al grande successo per paura che la fama avrebbe portato con sé troppi rischi di uno smascheramento.
In scena ogni giorno, tutto il giorno, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Per 54 anni.
Altro che i reality show!

La vicenda di Billy Tipton ha avuto una notevole fortuna: rappresentata in tre commedie e in un musical è anche servita da spunto alla scrittrice Jakie Kay per il suo romanzo Trumpet (La Tartaruga, 2000).

Io questa storia invece l'ho scoperta solo qualche anno fa grazie a un gruppo di musiciste con base a Seattle: le Tiptons. Nate attorno alle due figure forti di Amy Denio e Jessica Lurie, sono originariamente un quartetto di sassofoni col nome di Billy Tipton Memorial Saxophone Quartet e poi allargano la formazione (a una percussionista) e accorciano il nome.
Le Tiptons sono; Amy Denio: sax alto, voce, Jessica Lurie: sax alto e tenore, voce, Tina Richerson: sax tenore, voce, Tobi Stone: sax baritono, voce, Faith Stankevich: batteira (ha recentemente sostituito la percussionista Elizabeth Pupo-Walker)
Sono bravissime. E hanno pure una predilezione per l'Italia (solo negli ultimi tre anni ho visto qui quattro loro concerti, uno più bello dell'altro). Tra fine ottobre e i primi di novembre dovrebbero essere di nuovo in Europa, se passano dalle parti di casa vostra vale sicuramente la pena che le andiate a vedere (ma non è necessario che vi fidiate di me, in rete ci sono prove inoppugnabili della cosa, continuate a leggere).

Link
QUI trovate la storia di Billy Tipton ben raccontata da Rosanna Fiocchetto. Nella parte finale dell'articolo l'autrice accenna brevemente a molti altri casi storici di donne che hanno assunto identità maschili (soprattutto in ambiti religiosi e militari, ma non solo). Molto molto interessante.

QUI una timeline fotografica della vita di Tipton. È tratta dal sito della studiosa Diane Middlebrook che a Billy Tipton ha dedicato una biografia. Nel sito anche file audio con la voce e la musica di Tipton.
La biografia di Tipton è inedita in italia, della Middlebrook l'editrice Le Lettere ha pubblicato la biografia della poetessa Anne Sexton.

QUI la storia di come la scoperta del Billy Tipton Memorial Saxophone Quartet prima, della storia della vita di Billy Tipton poi, e quindi la lettura del libro di Jackie Kay abbia aiutato una tipa, Giulia, nel suo percorso per diventare Eugenio.

QUI la pagina MySpace delle Tiptons. Dove è possibile ascoltare (e scaricare!) quattro loro brani. Ascoltate almeno "12 Days", per favore.
Ah, le Tiptons sono così ganze che hanno dedicato una canzone a una delle città invisibili di Italo Calvino, Zemrude, anche questa la trovate in linea.

QUI il sito delle Tiptons.
QUI la pagina MySpace di Amy Denio.
QUI il sito di Amy Denio.
QUI la pagina MySpace di Jessica Lurie.
QUI il sito di Jessica Lurie.
QUI la pagina MySpace di Tobi Stone.

intimismo

Gran cosa l'invenzione dei colori atossici...

QUI quadri dipinti (con le tette) dalla doppiatrice statunitense Angel Tolentino. In realtà il sito (www.breastpals.com) che vendeva i quadri veri e propri non è più in linea da un po' (sì, seguo con interesse questo movimento artistico da qualche anno). Adesso si può comperare una vasta gamma di oggetti di merchandising riproducenti i suddetti quadri (opere, per altro, davvero brutte e infantili).

QUI in vendita quadri dipinti (con la sua natura) da ~J~ (che si può vedere all'opera qui, mentre qui si può ammirare una ricca galleria dei suoi "vagina paintings"). ~J~ realizza autoritratti di parti del suo corpo (in genere della propria vagina depilata, ma usa anche i seni e - a richiesta - altre parti ancora).
45 dollari per un quadro fatto di suo estro, 75 per un quadro su commissione. L'artista è stata censurata da eBay e quindi adesso lì non può più vendere le sue opere.

QUI in vendita quadri dipinti (letteralmente col cazzo) da Pricasso (che in italiano potrebbe tradursi Picazzo) con la firma a imitare quella del sommo pittore catalano (e così la Rete non ci ha risparmiato neanche questo). Pricasso si presenta come "The Worlds Greatest Penile Artist", il che farebbe temere l'esistenza di altri. Una tela 60 x 50 viene via a 295 dollari, ma è incluso un DVD della performance (sconti per acquisti cumulativi). Pezzo forte della collezione: un ritratto di Geroge W. Bush (parte della serie "world leaders").
E qua ci starebbe bene un caustico commento di chiusura, ma proprio non mi viene... Fate pure voi...


martedì 10 ottobre 2006

meglio contro bene: 1 a 1 (palla al centro e nuovo blog)

Un paio di settimane dopo l'apertura di 'stacosa posso dire che non sta funzionando come me la immaginavo. Non che funzioni male, ma funziona diversa.
I miei post sono al contempo meno e di più (ossia sono numericamente meno numerosi rispetto alle cose interessanti che incontro e di cui vorrei mantenere traccia e sono, in genere, più strutturati e lunghi di quello che mi sarei aspettato, quindi mi pigliano più tempo quindi, necessariamente, sono meno numerosi). Insomma, il meglio (che ottengo, ma solo sporadicamente) continua a essere nemico del bene (che invece richiede continuità).
Visto che però la piega che sta prendendo 'stacosa non mi dispiace (non che ne sia proprio soddisfatto, anzi, ma mi piacerebbe migliorarla seguendo l'indirizzo che ha preso) s'impone l'istituzione di un'altra cosa. Uno spazio che assolva all'originaria funzione pensata per 403, una scatola dove mettere le cose in cui inciampo, cose a cui non ho la possibilità di dare spazio subito e su cui vorrei tornare, cose piccole, grandi, anche minuscole che potrebbero tornar buone poi.
Chissà come si svilupperà la dialettica tra 'stacosa e l'altra cosa?...

In ogni caso quest'altra cosa la trovate qui (oltre che, d'ora in poi, nella colonna qui a sinistra, per il momento tra gli amici).

bye bye Kofi

*** Ban Ki-Moon "NEW YORK, 9 OTT - L'Onu ha designato il ministro degli esteri sudcoreano Ban Ki-Moon alla successione al segretario generale Kofi Annan . L'annuncio della scelta del sudcoreano Ban Ki-Moon è stato fatto dall'attuale presidente del consiglio di sicurezza, l'ambasciatore giapponese Kenzo Oshima. La designazione del sudcoreano dovra' adesso essere confermata ufficialmente dall'Assemblea Generale dell'Onu, un'approvazione che appare scontata" (fonte ANSA).

*** Google Moon versione lunare di Google Earth: meno completa, meno utile e meno divertente.

*** Keith John Moon "è stato il batterista che nel corso della sua vita ha distrutto più batterie su cui qualsiasi altro batterista abbia avuto modo di suonare sopra, si ispirava al batterista dei Muppet Animal e con il suo carattere pazzo e giocoso conquistò tutti i membri del gruppo" [sic] (fonte The Who's italian page). Keth Moon è il secondo, e più famoso batterista degli Who. Muore a 32 anni, a Londra nel 1978, per overdose di medicinali legati all'abuso di alcool.

*** Marquee Moon disco d'esordio dei Television, "capolavoro assoluto dell'intera new wave, è una struggente rivisitazione della vecchia psichedelia underground, un mosaico di accompagnamenti dissonanti e assoli stranianti, entrambi impostati sulla ripetizione monotona della stessa frase e su variazioni di timbro. Le canzoni sono segnate soprattutto dalle straordinarie frasi di chitarra di Verlaine. Basi blues, riff irresistibili ricchi di arpeggi, feedback, tremoli e glissati, assoli bizzarri, vagamente jazzati che strizzano l'occhio anche ad alcune suggestioni orientali" (fonte OndaRock).

*** Reverendo Moon (Sun Myung Moon), è fondatore ed attuale capo della Chiesa dell'unificazione (quella dello scandalo di monsignor Milingo). "Con fede, obbedienza e amore assoluti, il Rev. Moon si è dedicato alla chiamata di Gesù. Attraverso la forza di Dio e dei Principi, nonostante le molteplici persecuzioni, ha saputo portare a termine il lavoro a cui Gesù lo aveva chiamato" (fonte True Love).

*** Sailor Moon "è il titolo con cui sono universalmente noti un fumetto giapponese creato da Naoko Takeuchi (竹内直子(たけうちなおこ?) e il suo rispettivo anime. Esportato in numerosi paesi esteri, l'anime è diventato uno dei maggiori successi dell'animazione giapponese su scala planetaria lungo gli '90 presso il pubblico infantile, adolescente e di giovani adulti appassionati del genere" (fonte Wikipedia).

lunedì 9 ottobre 2006

prove tenniche di trasmissione

Per venire incontro ad alcuni utenti con handicap percettivi più o meno socialmente riconosciuti (problemi di vista, utenza windows) ho fatto qualche cambiamento a 'stacosa: modificato qualche colorino (che mi sa che presto ricambierà), aggiunti i commenti in pop up (così i microsoffici dovrebbero poter goderne pienamente anch'essi), aumentato il corpo di post e titoli.

Buona lettura,
il tenutario

domenica 8 ottobre 2006

l'invincibile sconfitto

Radio popolare l'ascolto (e apprezzo) sempre meno. Pace. Questa mattina sono stato piacevolmente sorpreso dalla messa in onda de La maglia nera un monologo di Matteo Caccia sulla carriera di ciclista di Luigi Malabrocca.

Siamo al Giro d'Italia del 1946, il giro della ricostruzione. Nell'Italia del dopoguerra la gente sogna grazie a Bartali, Coppi e alla radio e la gazzetta che raccontano le loro gesta.
Il giovane Luigi Malabrocca, di Trotona, detto il Cinese per via di due occhi un po' a mandorla, si ritrova ad essere il fanalino di coda del giro. Dopo poco scopre che dei tanti posti in classifica a cui può ambire, quello non è certo il peggiore. La sua famiglia non è ricca, lui fa il ciclista per mestiere e scopre che essere l'ultimo del giro, beh, può diventare un mestiere anche quello. La gente prova simpatia per lui, per la "maglia nera" (definizione inventata apposta, in opposizione alla maglia rosa che guida la classifica). Cominciano ad arrivare i regali, in natura, ma anche in contanti. A fine giro ha guadagnato di più con i "premi tappa" dei tifosi che non con l'ingaggio della squadra.
La sua carriera è segnata, non è che non abbia dei numeri, anzi il Cinese è un corridore forte e resistente, ma non può certo ambire alle vette del Giro d'Italia e la maglia nera rende sempre meglio. Nel 1947 a fine giro, come ultimo in classifica Malbrocca ha guadagnato più del terzo. Ma non è che basta arrivare ultimo, bisogna farlo bene. Bisogna non arrivate fuori tempo massimo che si verrebbe squalificati, bisogna concedersi alla stampa e mantenere la simpatia del pubblico. E Malbrocca lo sa fare.
Nel 1948 la sua squadra non partecipa al Giro d'Italia, ma l'anno successivo la storia della maglia nera arriva al suo culmine. Nel 1949 Malabrocca, per la prima volta, ha un antagonista.

Quell'anno il giro è più seguito che mai, la radio ha messo in pista il Giringiro, un varietà dopo corsa - scritto da Garinei e Giovannini e condotto da Mario Riva - che ha un grande successo. Gli autori del Giringiro capiscono quanta presa possa avere la maglia nera sul pubblico e la trasmissione contribuisce non poco ad aumentarne il mito (e il premio in denaro che arriverà a fine giro).
Quell'anno, all'ultimo momento, è stato chiamato a partecipare alla corsa Sante Carollo, un muratore vicentino di 25 anni che deve sostituire un campione infortunato. Carollo è un disastro, sin dalla prima tappa si fa staccare dal gruppo di ore. E mentre Carollo si dispera e si vergogna per la sua ultima posizione in classifica, Malabrocca comincia a preoccuparsi.
E fa bene. Carollo non ci mette molto a capire di trovarsi in una posizione che può fruttargli parecchio. Malabrocca corre ai ripari, le immagina tutte pur di rallentare, provoca o s'inventa forature, pedala al minimo accettabile, arriva perfino a infrattarsi per lasciar passare gli altri. Mentre in vetta alla classifica Bartali e Coppi si sfidano in velocità (vincerà Coppi) in coda Carollo e Malabrocca si sfidano in lentezza, con un confronto che arriverà ad appassionare i tifosi quasi quanto quello per la testa.
Il direttore del giro arriva a convocarli per richiamarli all'ordine, in una gara pensata per premiare il corridore più veloce d'Italia, tutta questa attenzione e simpatia per il più lento pare sconveniente. E poi i cronometristi non ne possono più. Troppe le ore di lavoro fatte in più per aspettare i due contendenti alla maglia nera. I cronometristi minacciano di scioperare. Il direttore vorrebbe che trovassero un accordo almeno per contenere i ritardi, Malabrocca di suo ci aveva anche già provato, ma Carollo tiene duro, sta vincendo (ossia perdendo) con un buon margine e sente di avere la maglia nera in pugno.
Quel giro finirà con un'epica tappa Novara-Milano, Carollo forte delle sue due ore e venti di vantaggio (ossia di svantaggio) su Malabrocca arriva col gruppo senza curarsi troppo del rivale, ma il Cinese sta per superare se stesso: copre i 40 chilometri della tappa in 3 ore e 16 minuti, cito dalla gazzetta: "approfittò di una foratura, entrò in un’osteria, accettò prima da bere, poi l’invito a casa di un tifoso che gli voleva mostrare una particolare attrezzatura per la pesca, infine si rimise in sella e pedalò al minimo. Un trionfo al contrario". Malabrocca recupera tutto il margine di Carollo e chiude il giro con un quarto d'ora in più dell'avversario. Ma la maglia nera non sarà comunque sua. I cronometristi infatti, estenuati dal suo ritardo, se ne sono andati a casa assegnandogli un tempo di fantasia che garantisce a Carollo una sconfitta (ossia una vittoria) con margine.
È l'ultimo giro per Luigi Malabrocca che lascia il ciclismo e si mette a fare il pescatore sul Ticino. È anche il primo e ultimo giro per Sante Carollo che lascia anche lui il ciclismo.

Ma la storia del Cinese non è finita qui. Passano due anni e Malabrocca si lascia convincere dall'amico giornalista Adriano Dezan a partecipare al primo campionato di ciclocampestre, una nuova disciplina che sembra fatta apposta per le doti atletiche dell'ex perdente professionista.
È il 1951: ultimo sulla strada, Luigi Malabrocca sarà il primo nel fango, diventando campione d'Italia di ciclocross e bissando il successo nel 1953.

Malabrocca è morto a 86 anni giusto una settima fa. La sua storia oltre che nello spettacolo di Matteo Caccia (che sarà in giro per teatri la prossima stagione) è raccontata nel libro Coppi, Bartali, Malabrocca e Carollo di Benito Mazzi. Qui e qui due recensioni (Avvenire e Stampa) del libro.
Qui il coccodrillo della gazzetta per la sua morte.
Qui la voce Wikipedia su di lui.

sabato 7 ottobre 2006

comprereste un'auto usata da Steven D. Levitt?

Un amico mio (lo stesso della carta carbone) mi ha prestato un bel libro. C'è raccontata una storia che secondo lui mi sarebbe potuta piacere (è proprio così, ma ve la racconto un'altra volta). Il libro è Freakonomics di Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner (sottotitolo "un economista anomalo esplora il lato nascosto di tutto quanto"). Ne traduco un pezzetto che parla di auto usate o meglio parla del potere dell'informazione.

L'informazione è un faro, un randello, un ramo d'ulivo, un deterrente, dipende da chi la maneggia e come lo fa. L'informazione è così potente che il solo presumerla, anche quando questa informazione non esista davvero, può avere l'effetto di destare dal torpore. Prendiamo il caso di un'auto con un giorno di vita.
Il giorno in cui un'auto esce dal concessionario è il peggiore della sua vita, in un istante perde un quarto del proprio valore. Può sembrare assurdo, ma sappiamo che è così. Una macchina nuova comperata per 20.000 dollari non la si può vendere per, diciamo, più di 15.000 dollari. Perché? Perché l'unica persona che, a rigor di logica, vorrebbe vendere un'auto nuova fiammante è qualcuno che ha scoperto che quell'auto è un catorcio. Così, anche se l'auto non è un catorcio, il potenziale acquirente presuppone che lo sia. Suppone che il venditore abbia qualche informazione sulla macchina che lui, il compratore, non ha - e il venditore viene punito per questa presunta informazione.
E se l'auto
è un catorcio? Il venditore farebbe bene ad aspettare un anno per venderla. Dopo un anno, il sospetto di catorceria sarebbe svanito, ci sarebbe chi vende auto vecchie d'un anno in perfetto stato e il catorcio vi si confonderebbe in mezzo, fruttando anche più di quel che vale.

Sono senza i miei libi, dizionari inclusi, ho tradotto con le risorse della rete. E mentre cercavo (inutilmente) di venire a capo di una frase ho scoperto che qualcuno, qui ha messo on line il pdf di tutto il libro. Il che - oltre che sicuramente illegale - è comodo per fare ricerche nel testo (e per fare il copia e incolla volendo chiedere aiuto a un altro amico che fa, tra le varie cose, il traduttore per mestiere).

fare la differenza

Un'altra storia persa e ritrovata (da me s'intende).
Alla fine del 1997 una tipa in California sale su una sequoia secolare destinata all'abbattimento. Si tratta di una protesta di un gruppo di ecologisti che spera così di impedirlo. L'idea della tipa è quella di restare lì qualche settimana. Per i due anni successivi non scenderà più, vivendo da sola su una piccola piattaforma a sessanta metri da terra, esposta alle intemperie e ai tentativi di farla desistere da parte dei disboscatori.
A me piacciono molto le storie di singole persone che riescono a fare differenza, a combinare - da sole - qualcosa d'importante per gli altri. E la storia di Julia Butterfly Hill (la tipa) e di Luna (la sequoia) la trovo poetica e significativa. Un po' non mi capacito che ne abbia saputo all'epoca e che poi me la sia scordata. Per fortuna l'altro giorno sono passato da questo post che me l'ha fatta ricordare.

Qui la storia (in inglese) raccontata da lei medesima, ci sono anche piccole belle foto della sua vita su Luna. Il tutto dal sito di Circle of Life l'organizzazione ambientalista da lei co-fondata.
Qui trovate qualcuno che vi racconta (in italiano) questa storia con un po' più di particolari di quanto non abbia fatto io.
Se volete ancora più particolari non vi resta che comperarvi il libro che Julia ha scritto su questa esperienza.